Grazie ai benefattori

Grazie ai benefattori

Nostro Signore Gesù Cristo ha detto che i nomi delle persone perbene, degli onesti, dei galantuomini e soprattutto delle persone generose è “scritto in cielo” e che essi “riceveranno il centuplo quaggiù e la vita eterna lassù”.

Noi che fortunatamente veniamo a conoscenza di questi concittadini di buon cuore che non si stanacano mai di dare una mano al prossimo, nell’attesa dell’eternità pensiamo bene di dedicare un monumento ideale della solidarietà che vogliamo erigere a Mestre in loro onore, perché tutti vengano a conoscenza dei cittadini benemeriti che sono molto più degli imbroglioni, dei disonesti e degli egoisti. Perciò vogliamo suggellare i loro nomi perché tutti ne siano edificati, siano loro riconoscenti, e soprattutto tentino di imitarli perché a fare del bene non c’è mai un limite.

I loro nomi oltre che in Cielo devono, infatti, essere scritti anche in terra. Cominciamo subito con lo scoprire alcuni dei benefattori di quella splendida realtà che abbiamo denominato “Polo solidale dei Centri don Vecchi” e che presto speriamo di denominare “Ipermercato solidale” Santa Marta, la santa che non stava con le mani in mano.

Eccovi dunque la prima “lapide” con i primi 11 nomi:

  1. Ditta Del Bello, che dona spesso grosse quantità di frutta esotica.
  2. Azienda agricola di Emanuele Durigon, che almeno due volte al mese ci fornisce notevoli quantità di trote e storioni.
  3. Azienda Ortolana del signor Gerardo del mercato ortofrutticolo di Treviso, che ogni settimana offre una quantità consistente di frutta e verdura.
  4. Azienda agricola Basso, di Favaro Veneto, che ha cominciato ad offrire frutta, verdura e prodotti alimentari, che produce direttamente.
  5. Azienda alimentare Agrà di Antonella Albano, di Spinea, per la grossa fornitura di olive belle di Cerignola, lupini e quant’altro.
  6. Dolciaria Mestrina, che ogni giorno ci fornisce brioche e altri dolci.
  7. Cafè Retrò di Silvia Spada di Carpenedo, che più volte alla settimana ci offre panini imbottiti, torte e brioche.
  8. Coop di piazzale Roma, che quasi tutti i giorni ci mette a disposizione ottima carne fresca e pesce, e altri prodotti alimentari.
  9. La catena di ipermercati Cadoro, (ben sette grandi strutture locali) che ogni giorno di tutti i mesi dell’anno e da molti anni ci consegna notevoli quantità di generi alimentari perfettamente commestibili.
  10. Dolci e Delizie, le pasticcerie di via Pio X e di via Bissuola che inviano quasi tutti i giorni notevoli quantità di dolci tanto che gli anziani di tutte le sei strutture dei Centri don Vecchi possono godere di queste elargizioni.
  11. Pasticceria Ceccon di Carpenedo, che alterna le sue elargizioni di dolci tra la parrocchia e i Centri don Vecchi, ma che comunque si ricorda spesso dei nostri anziani.

Questa è la prima lista del più bel monumento di Mestre, ma quanto prima informeremo su altri nomi che fortunatamente abbiamo la possibilità e il dovere di portare a conoscenza e all’ammirazione dei concittadini.

I magazzini San Giuseppe

La prima attività a carattere solidale, nata al Centro don Vecchi di Carpenedo, è stata quella della raccolta e della distribuzione di indumenti a favore dei concittadini in disagio economico.

Questa agenzia caritativa è certamente una delle più efficienti non solo nel Veneto ma pure in Italia. Ben più di cento volontari operano presso questi magazzini, che l’anno scorso hanno festeggiato i quindici anni di attività con centinaia di migliaia di persone in difficoltà che vi sono ricorse ogni giorno per poter vestire in maniera dignitosa.

Hanno fatto seguito ai magazzini San Martino, non a caso intitolati al santo che ha condiviso il mantello con il povero, i magazzini San Giuseppe, che trattano della raccolta di mobili e arredo per la casa. La dedicazione a San Giuseppe è abbastanza ovvia, perché il padre putativo di Cristo ha mantenuto la “sacra famiglia” lavorando il legno. I magazzini San Giuseppe non hanno ancora avuto lo sviluppo di quelli di San Martino, però in questo ultimo tempo hanno pure fatto passi da gigante, sia come sistemazione logistica dei mobili in offerta sia nel ritiro e nell’offerta.

A Mestre gli extracomunitari, che sono riusciti ad affittare o meglio ancora ad acquistare un appartamento, si rivolgono tutti a questa struttura per arredare le loro case. Molti di loro, poi, si rivolgono pure ai nostri magazzini per inviare in Moldavia, in Ucraina, in Romania e in Polonia i mobili per i loro parenti che non riescono ad acquistare in patria a motivo del costo.

Attualmente la Fondazione Carpinetum, in attesa dei nuovi tanto sospirati magazzini, è riuscita ad aggiungere qualche spazio permettendo così un’esposizione dei mobili molto più felice.

Pure molti mestrini, che amano il proprio alloggio, spesso cercano e spesso trovano presso i nostri magazzini quel pezzo di “pregio” che abbellisce ed impreziosisce la loro abitazione. Nel magazzino dei mobili si possono trovare e ricevere oggetti di vario tipo e diversa dimensione a fronte di una modestissima offerta, necessaria per le spese di gestione essenziali.

Il responsabile storico dei magazzini si chiama Nico Pettenò, che ha visto sorgere questa struttura e ne sta accompagnando la crescita con lodevole dedizione e impegno. Da un po’ di anni, inoltre, opera come volontaria in questo magazzino la signora Luciana, moglie di un imprenditore dell’hinterland, che ha un estremo buon gusto e pure una bella competenza specifica nel settore dei mobili in genere e dei lampadari in particolare, avendo un’istintiva capacità nel riconoscere i gusti e i bisogni dei richiedenti e sapendo accontentarli con la soluzione ottimale per arredare il loro alloggio.

I “visitatori” che, anche per caso, hanno conosciuto questa attività benefica non solo ritornano, ma addirittura portano amici e famigliari perché possano trovare a costo solamente simbolico, mobili per dare un aspetto dignitoso e gradevole alla loro abitazione. Non sempre si trova la lavatrice, il frigo, o la carrozzella che servono, però basta prenotarsi e quando arrivano questi accessori, i responsabili dei magazzini telefonano al richiedente per informarlo della disponibilità.

I magazzini San Giuseppe svolgono anche la funzione di ritirare gratuitamente i mobili dei quali qualche cittadino per motivi diversi vuole disfarsi, aiutando contemporaneamente chi è in difficoltà. Spesso ci sono persone che hanno assoluta necessità di sgombrare un appartamento e allora i volontari del San Giuseppe sono a disposizione previa copertura dei costi sostenuti per la discarica.

I magazzini sono sempre aperti dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 18.30 ed è sempre attiva la segreteria telefonica allo 0415353204, per cui chi avesse bisogno di un intervento può lasciare il suo numero e sarà richiamato il più presto possibile.

“Messaggio” della confraternita San Cristoforo e della Misericordia di Venezia

Ricevo, per interessamento di non so chi, il trimestrale che si occupa di forme di solidarietà ma anche di onoranze ai defunti. L’aspetto di questo opuscolo sa un po’ di ottocento, però i contenuti sono positivi e quanto mai edificanti.

Questa vecchia confraternita, che veste alla maniera delle antiche “scuole” di Venezia, che sono antesignane delle vecchie corporazioni o degli attuali sindacati, pur mantenendo un linguaggio e degli aspetti del passato, ha saputo rinnovarsi nei contenuti ed offrire ai concittadini dei “servizi” quanto mai attuali ed efficienti.

Oggi si parla giustamente e con ammirazione degli ambulatori aperti a Marghera dall’ente “Emergency”, però l’attività sociale e assistenziale della nostra confraternita di San Giacometto non è certo meno valida e attuale.

Pubblico due pagine di questo periodico perché chi vive a Mestre ma anche chi ha conoscenti da queste parti sia informato sui servizi offerti.

NEWS sodalizio

I MEDICI DELLA MISERICORDIA DI VENEZIA OFFRONO VISITE SPECIALISTICHE GRATUITE ANCHE A PENSIONATI VENEZIANI IN DIFFICOLTA’ ECONOMICHE ELIMINANDO TEMPI LUNGHISSIMI DI ATTESA.

E’ noto che la città di Venezia, pur essendo prevalentemente una città ricca per le attività turisti-che e l’attività del terziario, presenta sacche di povertà che le istituzioni pubbliche e di volontariato stentano a controllare dal punto di vista sanitario, d’altra parte è elevato il numero di anziani con pensioni minime che non riescono ad accedere ai servizi sanitari specialistici per vari motivi, uno dei quali è principalmente il tempo di attesa tra prenotazione ed esecuzione della visita. Pertanto, il gruppo di Medici Volontari dell’Ambulatorio di San Giacometto. costituito per lo più da medici specialisti o polispecialisti è disponibile ad offrire consulenze specialistiche per i casi di pazienti veneziani o in difficoltà economica.

L’aiuto offerto potrà, per il momento, essere dato per le seguenti specialità:

Cardiologia

Endocrinologia

Gastroenterologia

Geriatria

Ginecologia

Malattie infettive

Medicina interna

Neurologia

Otorinolaringoiatria

Pediatria

Reumatologia

Urologia

Il servizio di consulenza sarà organizzato come segue: le visite dovranno essere prenotate tele-fonando alla segreteria della Misericordia e verranno eseguite nell’ambulatorio sito a S. Giacometto concordando data ed ora. Casi di pazienti particolari, valutati caso per caso, potranno essere visitati nell’ambiente del paziente stesso.

NON E’ NECESSARIO PRESENTARE DICHIARAZIONE DEI REDDITI O ALTRA DOCUMENTAZIONE COMPROVANTE CHE UNA PERSONA NON E’ RICCA !!! ORMAI “POVERI” SIAMO UN PO’ TUTTI !!!

NEWS sezioni interne

Sezione “ARCOBALENO Consuntivo 2° Trimestre 2017

A – DIVISIONE PEDIATRICA – OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA

Assistenza ai bambini in divisione pediatrica ore n. 160

Assistenza per Emergenze ore n. 20

B – CASA CIRCONDARIALE FEMMINILE – GIUDECCA

Intrattenimento con i bambini delle detenute ore n. 60

C – CASA FAMIGLIA AURORA

Assistenza ai bambini ore n. 105

D – ISTITUTO PROV. S.M. DELLA PIETÀ

Assistenza ai bambini in comunità ore n. 105

Sezione “FILO D’ARGENTO” Consuntivo 2° Trimestre 2017

A – PUNTO DI ASCOLTO presenze n.217

1. Richieste di informazioni, assistenza e compagnia n.241

2. Telefonate effettuate per comunicazioni e compagnia n.507

B – SERVIZI EFFETTUATI

1. Assistenza e compagnia a domicilio n.175

2. Spese a domicilio n. 46

3. Accompagnamento a visite mediche n. 42

4. Espletamento pratiche amministrative n. 57

C – ATTIVITÀ PRESSO STRUTTURE PUBBLICHE

1. Ospedale Civile – vari reparti presenze n.606

2. Fatebenefratelli: R.S.A. presenze n.100

3. Fatebenefratelli: Hospice presenze n.49

4. Case di Riposo presenze n.177

AMBULATORIO Consuntivo 2° Trimestre 2017

Visite ambulatoriali generiche n. 30

Richiesta visite specialistiche n. 5

Richiesta esami radiologici n. 10

SERVIZIO DI CONSULENZA PSICOLOGICA su appuntamento presso l’AMBULATORIO, telefonando al mattino al 041.5224745.

I nostri protagonisti: Teresa

I nostri protagonisti: Teresa

Ho la sensazione che mentre tutti a Mestre hanno sentito parlare dei Centri don Vecchi, e credo pure che la stragrande maggioranza ne abbia una buona opinione, purtroppo invece pochissimi vi abbiano messo piede e quasi nessuno conosca il “meccanismo” umano che ci fa vivere e fa vivere bene. Quindi non vorrei mai che questa realtà, che credo rappresenti uno degli aspetti innovativi e migliori nella nostra Città, possa ridursi a una nozione o a una icona, per quanto apprezzata, ma appesa a un chiodo della galleria dei ritratti delle componenti della nostra città. Per questo motivo ho deciso di cercare di diffondere i “meccanismi” segreti che sorreggono questo “miracolo” sociale.

Oggi tenterò di descrivere il volto e il cuore del personaggio che dirige ad anima l’ultimo nato della Fondazione Carpinetum, il don Vecchi sei, il centro destinato ai disabili, ai coniugi separati e alle famiglie in forte difficoltà esistenziale. La vita non è facile in questo centro, perché ospita una sessantina di persone che per i ben pensanti rappresentano il frutto amaro della nostra società irrequieta, e con pochi punti di riferimento sicuri. La persona che è la responsabile si chiama Teresa, una giovane donna, che ha fatto un serio percorso di volontariato in un paese del sud d’Italia, e che poi le irrequiete norme che regolano il mondo della scuola ha deposto come una naufraga nella nostra Città. Questa concittadina acquisita da una dozzina di anni esercita la professione di maestra e dedica tutto il tempo libero e tutta la sua ricchezza umana alle persone che sono giunte bisognose, dopo peripezie difficili, nelle nostre strutture: gente di tutte le età, di tutte le esperienze, scelte solamente per il denominatore comune del bisogno. Teresa spesso è costretta a nascondere la tenerezza e il suo amore di donna sotto “l’armatura” della decisione, della capacità di imporsi e di far osservare le regole, indispensabili per poter vivere in comunità. Qualcuno dice che è perfino troppo forte e decisa, mentre io sono convinto che ella deve spesso imporsi la decisione per tenere il timone di questa comunità per nulla omogenea e per nulla facile da condurre. Spesso provo tanta tenerezza per una creatura che non sempre può lasciarsi andare a una naturale amabilità e dolcezza per una donna e debba assumere posizioni più rigide perché la vita scorra ordinata e serena.

Talvolta però, vedendo quanta è la amabilità con cui si lascia andare verso i bambini, ma pure con quanta comprensione tratti le giovani mamme provate dalla vita, o giovani uomini che arrancano sotto il peso di fallimenti familiari o lavorativi, provo per lei comprensione, ed ammirazione, stima e bisogno di esserle accanto perché non si senta sola di fronte a drammi umani veramente dolorosi. Sono convinto che sia giusto e doveroso che la nostra città sia cosciente che non ci sono solo tra noi donne effimere e deludenti, ma che a Mestre si possono incontrare pure creature forti, generose come Teresa che scelgono di spendere il meglio di sé, della propria giovinezza e del proprio cuore per chi, pur non conoscendolo, scopre che ha bisogno di essere incoraggiato, sorretto e amato.

Onore alla memoria

Da circa un anno e mezzo è tornata alla casa del Padre la concittadina Annamaria Malvestio, che ha seguito sempre con tanta attenzione e generosità lo sviluppo dei Centri don Vecchi e mi ha accompagnato con stima ed affetto nella realizzazione del progetto di offrire agli anziani in disagio economico un alloggio decoroso e funzionale a costi accessibili anche per chi gode solamente della pensione sociale.

La signora Annamaria ha suggellato questa collaborazione anche dopo la sua morte, disponendo che una parte del suo notevole patrimonio fosse destinata ad una decina di strutture solidali, tra i quali c’è stata pure la Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi. Proprio in questi giorni s’è concluso l’iter testamentario che ha portato nelle casse della Fondazione circa 80 mila euro.

Porto a conoscenza della cittadinanza questo evento perché Mestre possa onorare i suoi cittadini più saggi ed altruisti e si venga a sapere che lo sviluppo pressoché “miracoloso” dei nostri centri è dovuto in parte notevole a questi lasciti testamentari che hanno permesso che in circa vent’anni la nostra città potesse fruire di più di quattrocento alloggi quanto mai degni e signorili per gli anziani meno abbienti, i quali a motivo di questa generosità possono vivere serenamente la loro vecchiaia in ambienti protetti e soprattutto alla portata anche di chi dispone di poco.

Segnalo pure questa scelta tanto meritoria perché sia di esempio e sprono a tutti coloro che dispongono di qualche bene e che non hanno doveri verso parenti diretti affinché tengano conto di questa scelta così meritoria e socialmente utile.

Segnalo pure alla cittadinanza l’impegno e la bravura con i quali l’avvocato Ugo Ticozzi, tanto affezionato alla Fondazione Carpinetum, ha portato a termine questa eredità, che ha presentato dei passaggi quanto mai impegnativi.

Una volta ancora tocco con mano che se gli obbiettivi sono nobili e condivisibili e quando tutti i membri della comunità lavorano per il bene comune è possibile realizzare opere notevoli. Questa ultima eredità sta spronando il Consiglio di amministrazione della Fondazione Carpinetum a sognare con maggiore concretezza e realismo il Centro don Vecchi sette da costruire agli Arzeroni, località in cui dispone di una superficie idonea e di un permesso a costruire da parte del Comune.

Donazioni di opere d’arte

Rita Bellini, artista quanto mai affermata nel mondo della pittura contemporanea, ha comunicato d’aver deciso di donare tutta la sua produzione a carattere religioso alle strutture dei Centri don Vecchi.

Ella ha esposto più volte alla galleria d’arte “La Cella”, gestita dalla parrocchia di Carpenedo e alla Biennale d’arte sacra promossa dalla stessa comunità cristiana. La Biennale d’arte sacra è stata un’importante iniziativa durata un quarto di secolo, che aveva come finalità quella di accostare gli artisti del Triveneto alle tematiche religiose per aiutare i pittori a dare ai soggetti religiosi espressioni che si rifacciano alla sensibilità e allo stile del nostro tempo.

La pittrice, che ci ha fatto questa generosa e preziosa donazione, già nel passato aveva donato alla villa Flangini di Asolo una serie di quadri che illustravano il “Cantico delle creature”; opere che sono custodite nella sala dei congressi della residenza.

Con i quadri appena regalatici possiamo realizzare a fine estate una mostra nella galleria San Valentino al Don Vecchi di Marghera, per poi tentare di trovare uno spazio per farne una galleria permanente presso uno dei nostri centri.

Mi pareva doveroso informare la cittadinanza di questo dono così significativo, dono che arricchisce ulteriormente la più grande pinacoteca d’arte moderna esistente nella nostra città che ha sede presso i nostri Centri don Vecchi e nel contempo dare pubblica notizia di questa offerta e manifestare la riconoscenza della Fondazione Carpinetum e dell’intera città alla nostra artista veneziana.

La nostra editrice

La parrocchia di Carpenedo prima e la Fondazione Carpinetum poi che le è succeduta hanno sempre puntato ad essere a Mestre una testimonianza cristiana che si esprimesse attraverso le opere: le residenze innovative per gli anziani poveri e i mass media che via via è andata pubblicando.

Circa le strutture per anziani e la dottrina che le supporta, si è ritornati a parlare più volte, mentre ci pare meno conosciuta l’attività editoriale che è pure uno dei fiori all’occhiello della Fondazione Carpinetum, relativamente giovane, perché ha solo venti anni di vita. L’omonima editrice è forse l’unica editrice di ispirazione religiosa a Mestre che si esprime mediante più testate, e che, tutto sommato, offre voce al pensiero dei cattolici della nostra Città. La pubblicazione più nota è certamente “L’incontro”, che pure è un periodico molto giovane, perché ha appena 12 anni, ma che forse pensiamo sia il periodico in assoluto più letto a Mestre con la sua tiratura di cinquemila copie nei mesi migliori. Ora il periodico si presenta più strutturato, a carattere monografico, ma soprattutto esso può contare su giornalisti tra i migliori della nostra città.

Fa parte pure della catena editoriale il settimanale “Il messaggio di Papa Francesco”, curato da Enrico Carnio, periodico che riporta gli interventi più significativi del Santo Pontefice. Questo periodico ha la tiratura di 500 copie settimanali. Come terza pubblicazione nella catena dell’editrice “L’incontro”, c’è il mensile “Sole sul nuovo giorno”, è un quaderno che propone per ogni giorno del mese delle riflessioni quanto mai interessanti e ricche di proposte umane, civili e religiose. Questa pubblicazione è curata da me e da Luigi Novello ed esce in 400 copie ogni mese. Ultimo nato della filiera è il quindicinale “Favole per bambini e per adulti”, curato da Mariuccia Pinelli, la quale ricorre alla favola per presentare una proposta morale assolutamente positiva e in linea con il pensiero cristiano. (d.A.)

Nuovi magazzini solidali

Quello che ho definito ormai da anni “Il polo solidale del Centro don Vecchi”, per illustrare le varie attività dei magazzini per il ritiro e la distribuzione degli indumenti, della frutta e verdura, dei mobili antichi e moderni, dell’arredo per la casa, dei supporti per gli infermi, per i generi alimentari in scadenza e di quelli offerti dal banco alimentare di Verona e altri ancora, attualmente è collocato proprio presso il don Vecchi. Però in spazi ridotti e non idonei.

Il numero sempre maggiore di frequentatori (che in gergo commerciale sarebbero chiamati “clienti”, ma per noi persone bisognose da aiutare) è diventato tale da costringere il Consiglio di amministrazione a programmare nuovi magazzini, progettati secondo le esigenze di queste attività, seppur di valenza caritativa.

Mestre pare abbia compreso appieno l’importanza dell’attività della Fondazione, che si avvale attualmente de “Il Prossimo”, il nuovo ente no profit, costituito per razionalizzare tutta l’attività, e ha già offerto una somma tale da poter affrontare e risolvere positivamente questo problema quanto mai urgente.

Le difficoltà però non sono nè poche nè facili, perché si deve trovare una superficie di 15-20 mila metri quadrati in un luogo facilmente raggiungibile sia dai volontari che dai beneficiari, e spazi che abbiano un costo alla portata della somma accumulata a questo scopo.

Io, ormai vecchio e senza potere alcuno, mi sono ritagliato uno spazio in questa vicenda scegliendo di pregare il Signore perché dipani questa matassa quanto mai così ingarbugliata. Desidero continuare ad essere coscienza critica per i consiglieri della Fondazione, ricordando quanto importante sia che che i soldi non restino a disposizione in banca e che quando vengono impegnati per realizzare opere a favore dei poveri sostanzialmente raddoppiano di valore.

Al Don Vecchi l’arte è di casa

Proprio in questi giorni la signora Anna Foramiti ci ha donato una decina di quadri tutti di notevole valore artistico e alcuni di grandi dimensioni.

Non passa giorno che i cittadini, conoscendo le scelte della Fondazione Carpinetum di arredare le loro strutture in maniera elegante e di appendere alle pareti delle sale e dei corridoi opere pittoriche degli artisti più noti della nostra città, non donino opere che spesso superano il buon gusto per raggiungere tranquillamente la soglia dell’arte.

La Fondazione ha sempre dato importanza a questa attenzione al bello, tanto che da anni ha aperto al Centro don Vecchi di Marghera la “Galleria San Valentino”, l’unica esistente in quel grande popoloso quartiere e che finora ha organizzato più di un centinaio di mostre personali. A questa galleria, nella quale si alternano ogni quindici giorni mostre personali, si aggiungono alcune esposizioni stabili: una al Centro don Vecchi di Carpenedo con novanta opere di Vittorio Felisati; una a Marghera con una ottantina di opere di Umberto Ilfiore; e una al sesto centro degli Arzeroni con una trentina di opere di Toni Rota. Ma pure tutti i centri sono tappezzati di quadri, alcuni dei quali di vero pregio artistico, altri di valore decorativo.

Per renderci conto di questa grande pinacoteca, certamente la più numerosa ed importante della città, basti pensare che solamente al Centro don Vecchi sei degli Arzeroni, aperto un anno fa, sono stati collocati sulle pareti 720 quadri. I quadri, tutti catalogati, s’aggirano intorno a tremila opere, non tutte di Raffaello o di Leonardo da Vinci, ma comunque tutte gradevoli e di estremo buon gusto. Agli anziani di Mestre la Fondazione è impegnata a offrire non solamente un alloggio funzionale e a basso costo, ma anche un ambiente elegante e ricco di bellezza.

Un carico di dolcezza

Tutti abbiamo bisogno di dolcezza, specie gli anziani che spesso si sentono messi da parte. Quanto ci giunge gradito un saluto affettuoso, un sorriso caldo, una carezza e talvolta un bacetto fraterno! Ma tra queste delicatezze, nessuno disdegna e anzi ambisce a un dolcetto alla crema, una spumiglia, una francesina. Al Centro don Vecchi si può affermare senza timore di smentita che i nostri vecchi sono veramente sommersi da queste attenzioni così dolci e care. Talvolta la dottoressa Casarin, il medico per antonomasia delle nostre case, mostra qualche preoccupazione a motivo del diabete. Io, invece, mi preoccupo per i peccati di gola! Chi sono le persone che stanno viziando i nostri anziani? Voglio indicarvi questi concittadini: i titolari della “Dolciaria mestrina” mandano quasi ogni giorno vassoi su vassoi di brioche e Silvia, la giovane titolare di “Caffè Retrò”, invia molto spesso delle prelibatezze di dolci. Paolo e Mariagrazia Ceccon, i secolari gestori della celebre pasticceria vicino alla chiesa di Carpenedo, mandano di frequente le loro notissime prelibatezze. I titolari dei due negozi di “Dolci e Delizie” non lasciano passare un giorno senza far avere ogni ben di Dio avanzato dalla giornata. Questi amici non sono solamente benemeriti per le loro attenzioni ai nostri anziani, ma sono pure tra i pasticceri più seri perché quel che avanzano dalla produzione giornaliera non la riciclano, come potrebbe accadere! A tutte queste persone care e generose i 500 anziani dei 6 Centri don Vecchi ricambiano con un bacio e un abbraccio quanto mai affettuosi.

Rose ma anche spine

Dopo l’euforia per la splendida notizia dei supermercati Alì, purtroppo è arrivata pure una “spina” che conosco fin troppo bene, che mi punge e mi fa sanguinare da quando ho scelto di occuparmi dei poveri della nostra città. I generi alimentari non ce li spediranno per posta, ma serve un furgone, e questo per fortuna l’abbiamo, ma soprattutto un autista e un aiutante per ritirare nei giorni e nell’ora prescritta i prodotti alimentari. La ricerca di autisti volontari, mi fa perdere il sonno ogni notte! Questo appello l’ho fatto perfino durante le prediche nella mia “cattedrale tra i cipressi”, ma pare che i fedeli siano più propensi ad accendere un lumino a padre Pio che a offrire un paio d’ore alla settimana per ritirare i viveri per i poveri. “Cari concittadini, non fatemi morire di crepacuore, ma datemi una mano!”.

Di autisti ce ne servirebbe un esercito, perché c’è pure da ritirare i generi alimentari dei supermercati Cadoro, della Despar e altri ancora. E poi frutta e verdura da i mercati generali di Padova, Treviso, Mestre e di Santa Maria di Sala. E dolci dalla Dolciaria Mestrina, pasticceria Ceccon, Caffè Retrò, Dolci e delizie, senza parlare dei mobili e dei vestiti! Tu che mi leggi, facci un pensiero e se non hai la patente, di certo hai genitori, nonni, figli, nipoti ed amici ai quali puoi chiedere questo favore. Sappi che nulla si fa per niente, il Signore ricambia sempre con il centuplo. Contattami. Adesso attendo!

L’ultimo miracolo

Dopo più di un anno di suppliche, novene e tridui a San Antonio, a Santa Rita e a tutti gli amici del signor Francesco Canella, presidente della catena dei supermercati Alì e del suo diretto collaboratore Emanuele Buttarin, lo scorso 8 giugno mi è stata data conferma che ogni lunedì, mercoledì e venerdì possiamo ritirare dai supermercati Alì di via Piave e di piazzale Candiani i generi alimentari in scadenza e non più commerciabili. Io solitamente non pratico i supermercati, ma in questa occasione ho scoperto questi ultimi, una terra del paradiso o perlomeno i frutti della terra promessa!

Sono rimasto incantato per tanta abbondanza e nel contempo angosciato al pensiero che fino all’altro ieri almeno una parte di tanta grazia di Dio ogni giorno andava a finire nella pattumiera. Ringrazio di cuore, ma proprio di cuore tutti coloro che hanno reso possibile questo ultimo miracolo. Prego perché d’ora in poi ci sia una fila infinita di clienti che vada a fare la spesa in questi due supermercati e spero quanto prima che questo succeda per tutti i supermercati Alì di Mestre e dell’hinterland.

Dateci il marciapiede

Quattro anni fa avevo già fatto domanda all’allora assessore alla Mobilità Ugo Bergamo di studiare e realizzare un percorso pedonale tra il Centro don Vecchi 4 e il centro del paese. Questa richiesta nasceva dal fatto che gli anziani, data la pericolosità di via Orlanda, rimanevano reclusi nell’area di residenza. Il discorso sembrava che andasse avanti, tanto che il Comune aveva fatto fare uno studio di fattibilità.

Con l’arrivo della nuova amministrazione ho ripreso i contatti con il nuovo assessore Renato Boraso, ottenendo rassicurazione che l’opera era possibile e che il Comune avrebbe fatto suo il progetto, anche per il fatto che quel tratto di strada sarebbe passato dalla competenza dell’Anas a quella del Comune. Peraltro, l’Anas ha un cantiere nei dintorni tanto che gran parte del verde del don Vecchi è stato espropriato: motivo per cui la soluzione sembrava di vicina realizzazione.

Nel frattempo, però, i giorni e i mesi continuavano a passare, nonostante l’ex dirigente delle strade gestite dalla Provincia e quindi esperto della materia, Lanfranco Vianello, a nome mio avesse preso contatto con l’assessore ottenendo sempre promesse, che sono rimaste solo promesse!

Essendo passata la “luna di miele” dopo il primo anno e mezzo di governo della giunta Brugnaro ed essendo pure convinto che quando si parla per il bene della collettività e soprattutto delle persone più deboli, al Comune non si debba presentarsi con il cappello in mano, ma coscienti d’essere cittadini, m’è parso di dover informare l’opinione pubblica di questo stallo, visto che di dipendenti da impegnare ne avrebbe perfin troppi. Mi auguro che a questo scritto, al quale ne seguirebbe uno alla settimana se necessario, arrivi finalmente una risposta concreta.

Addio a un testimone di solidarietà

La stampa cittadina ha segnalato con un certo rilievo la morte del dottor Vittorio Coin, già presidente della notissima impresa d’abbigliamento della nostra città. I quotidiani locali hanno parlato della competenza e dei meriti di questo imprenditore che giustamente devono essere sottolineati. Dal canto mio, vorrei aggiungere una nota per esprimere stima e ammirazione a questo nostro concittadino. In proposito, di primo mattino m’è giunta una telefonata della figlia del dottor Vittorio Coin, informandomi che suo padre era mancato durante la notte aggiungendo poi che, avendo avuto egli molta stima su quanto andiamo facendo con i Centri don Vecchi e con le nostre varie attività caritative, ha ritenuto doveroso darmi la dolorosa notizia. Questa telefonata ha fatto emergere dalla mia memoria alcuni episodi della vita di questo concittadino, che non solo ha ben meritato nei riguardi della città con la sua attività commerciale dando lavoro e benessere a tanta gente, ma pure ha avuto attenzione per i poveri e chi si occupa di loro.
Eccovi alcuni episodi degni di nota.

  • Un paio di anni fa, invitato dal signor Danilo Bagaggia, ex dipendente della Coin e attuale direttore del più grande ipermercato di carattere solidale del Triveneto, ha visitato i nostri magazzini, ha partecipato alla cena dei 110 volontari, ci ha offerto una cifra notevole e ci ha promesso il suo aiuto.
  • L’attuale associazione “Vestire gli ignudi” gestisce un enorme ipermercato di vestiti, per metà usati e per metà nuovi, offerti dalla Oviesse. È certo che una volta è stato lui a fare questa scelta e poi, quando è uscito dall’azienda, ha certamente presentato favorevolmente la nostra attività, tanto che continuiamo a ricevere una gran quantità di indumenti nuovi.
  • Lo scorso anno, in occasione delle sue nozze d’argento, ha invitato gli amici a non fargli regali ma a offrire il corrispondente alla nostra Fondazione. In quell’occasione abbiamo incassato ben euro 27.000.

Mi piace indicare questi lati nascosti della personalità di questo imprenditore, lati che dimostrano la sua bravura di gestore di una grande azienda ma soprattutto la sua alta statura umana.

Natale 2016, un bimbo non può nascere in un garage senza acqua né luce

Quarant’anni fa un racconto su una famiglia meridionale e su un parto sopra una stalla fece arrabbiare la Mestre `bene’. Adesso l’emergenza e il grido di aiuto sono reali: di nessuno abbandoni questo `San Giuseppe’ immigrato. Il Natale ha senso se si riconosce Cristo incarnato nei poveri, nei sofferenti che rinnovano la grotta di Betlemme.

Dei natali della mia infanzia, ricordo il presepio con le montagne di cartone e il laghetto fatto con un vecchio specchio, Gesù bambino e le statuine, di gesso. Nonostante la proibizione dei miei genitori, noi fratelli non riuscivamo a non toccare, facendole quindi cadere con dispiacere e rimorso, come se avessimo fatto un gran danno in famiglia. Ricordo ancora la messa a mezzanotte, con un cielo non ancora “affumicato”, in cui le stelle brillavano come perle preziose e la terra era sempre coperta di ghiaccio e spesso anche di neve.

Del tempo del Seminario, il mio Natale era liturgico, quasi che Gesù non sarebbe disceso volentieri dal cielo se le candele non fossero state dritte, le vesti del prete e dei chierichetti bianche e immacolate, i fiori ordinati e le colonne della chiesa avvolte nei damaschi rossi.

Il volto del Bambinello cambiò progressivamente ed in maniera radicale quando, da giovane prete, il Natale lo celebravo a san Lorenzo con una chiesa gremita di giovani seduti per terra, canti ritmati dalle chitarre ed un Gesù atteso come un rivoluzionario alla Che Guevara piuttosto che portato in terra da angeli osannanti. Eravamo nel sessantotto e la contestazione toccava persino il volto del Redentore. I miei ragazzi, ma pure il loro giovane prete, aspettavano più il figlio dell’uomo che il figlio di Dio: un Redentore che finalmente facesse giustizia nella società iniqua e ingiusta. Il mio Natale cominciò ad umanizzarsi ed incarnarsi nelle attese e nelle sofferenze dei poveri. In quella stagione nacque il “Caldonatale”. Un centinaio di ragazzini scouts, con tricicli e motorini presi a noleggio, cominciarono a portare nelle case dei poveri le “uova” di carbon coke che il presidente della Save, l’ingegner Re, su intercessione di monsignor Vecchi, ci donava, mentre il Cavalier Dell’Abaco ci mise a disposizione un camion di antracite e la Breda gli stampi in legno dei manufatti che produceva. A pensarci oggi, quella mi sembra una bellissima avventura, ma a quei tempi fu un dramma: la ventina di tricicli, alcuni a pedali altri a motore, montati da ragazzi tra i dodici e quattordici anni, girare da mane a sera per strade affollate da automobili; per loro fu un’impresa ma per me un’angoscia mortale. Comunque quel Gesù vestito da povero, al quale i miei ragazzi portavano legna e carbone, mi piaceva sempre di più! In quel tempo cominciavamo pure alla San Vincenzo a far Natale distribuendo “Buoni Caldo” ai più derelitti della città.

Fatto parroco a Carpenedo inventammo il pasto di Natale per “Gesù bambino e la sua famiglia”. I parrocchiani, ai quali un paio di settimane prima di Natale avevamo fornito le borse, le riportavano piene zeppe di generi alimentari. Pure a ogni negozio fornivamo le ceste per la carità. I ragazzi poi, durante la “messa della carità” accostavano davanti all’altare giocattoli, vestiti, dolci per il Gesù che qualche giorno dopo sarebbe arrivato.

La chiesa gremita di ragazzi, genitori e nonni offriva uno spettacolo veramente emozionante. Era un Natale anticipato che neppure gli angeli avrebbero potuto rendere più bello!

A quel tempo, prima invitavamo gli anziani e i poveri a pranzare, il giorno di Natale, in canonica assieme al parroco, poi, essendo i locali inadeguati perché troppo piccoli trasferimmo il pranzo di Natale al Ritrovo degli anziani in via del Rigo, nella sala capace di una cinquantina di coperti. Di quel volto di “Gesù bambino” finii per innamorarmi follemente: non avrei potuto riconoscerlo altrimenti, neppure fosse vestito come re Davide o la regina di Saba!

Il Natale dell’ultima stagione della mia vita lo sto vivendo da dodici anni al “don Vecchi” assieme a “Gioacchino e Anna”, genitori della Madonna, nonni di Gesù e suoceri di san Giuseppe. Il “don Vecchi” è già di per se stesso un presepio ogni giorno dell’anno, perché in esso c’è un Gesù vivo e reale anche dopo la sua morte.

Al “don Vecchi” la solidarietà dà volto al Risorto, motivo per cui ogni giorno si celebra sia Natale che Pasqua come dice il canto sacro: “Ubi caritas, ubi Deus”!

Comunque anche i nostri anziani sentono il bisogno di fare ogni anno un presente a Gesù bambino, infatti nella hall del don Vecchi, con l’Avvento, è stato posto un cassone che potrebbe contenere un miliardo e anche più di euro, con la scritta “ogni giorno una scodella di latte per i Gesù, bambini neri come l’ebano, che mia sorella Lucia ha scoperto dimorare a Wamba, un villaggio sperduto nella savana keniota.

Questo è il Gesù bambino che lungo le stagioni della mia vita ho scoperto e che per me ha il volto più reale e sicuro del Figlio di Dio da conoscere, amare e servire. Questo Gesù mi ha liberato dal magico, dalla leggenda, dal rito e dal folclore e ha ancorato la mia fede alla vita reale di tutti i giorni e agli uomini bisognosi di aiuto e di amore.

Senonché martedì 6 dicembre di quest’anno, giorno della seconda settimana di Avvento, mentre stavo prendendo la mia “Punto” per distribuire L’Incontro, suor Teresa, che doveva aiutarmi, prima di entrare in auto già con il motore acceso, si è fermata a parlare con un giovane sui trent’anni. Quando finalmente entrò in macchina, mi raccontò che quel giovane era venuto al don Vecchi per chiedermi aiuto, confessando che la sua giovane sposa è al terzo mese di gravidanza, vivono in un garage al freddo, senza luce e senza acqua e non riescono a trovare un alloggio perché il loro “Gesù” non nasca in quello squallore. Questo giovane fa il panettiere e quindi può pagarsi l’alloggio, ma la nostra gente non si fida di questo extracomunitario. Circa quarant’anni fa, si era di Natale anche allora, scrivessi per il periodico della San Vincenzo, “Il prossimo”, un racconto in cui narravo che due coniugi del Sud, a quei tempi c’era l’enorme salita di immigrati al Nord provenienti dal Sud d’Italia, giunti a Mestre cercavano affannosamente alloggio perché la giovane sposa aspettava un bimbo. Li inviai alla San Vincenzo, alle varie parrocchie, ma ottennero sempre un rifiuto dopo l’altro. Allora li indirizzai alla sede della Croce Rossa di Mestre, ma le Dame erano intente a preparare i regali per Natale e quindi neppure li ricevettero. Infine, deluso e disperato li mandai alla casa colonica dei Pettenò che si trova, ora restaurata, vicino al cavalcavia dei Quattro Cantoni. Sapevo che quella gente di buon cuore ospitava talvolta qualche povero offrendo di dormire nel fienile, dove pure questi due coniugi furono accolti, e Gesù nacque quindi sopra la stalla! In quel frangente il presidente della Croce Rossa, che era un ammiraglio in pensione, minacciò di farmi querela perché avevo sparlato delle sue Dame. Quella storia però era un racconto, inventato ma verosimile, mentre la richiesta di martedì 6 dicembre è tragicamente reale! Non vorrei proprio che quest’anno Gesù fosse costretto a nascere in un garage della periferia! Per scongiurare questo evento fornisco ai quindici – ventimila lettori de L’Incontro il nome di “San Giuseppe”, il futuro padre, e il suo cellulare. Cari amici, vi prego non macchiamoci quest’anno di un ulteriore rifiuto ed assieme facciamo in modo che finalmente Natale sia veramente Natale per tutti noi! Se avete dubbi, telefonatemi direttamente. Solamente dando una risposta positiva a questa richiesta di alloggio, a Mestre nascerà il vero Gesù e non quello di gesso, dei panettoni e delle luminarie allestite dal Comune nelle strade più importanti di Mestre.