L’undici febbraio si è celebrato in tutta Italia “la giornata dell’ammalato”.
Nella nostra città, fortunatamente, esiste ancora un rimasuglio di organizzazione che riesce a portare nelle parrocchie delle locandine che ricordano questo aspetto della vita. Però, a mio modesto parere, questo è poco, troppo poco, anzi talvolta mi viene da pensare che sia perfino dannoso perché illude i cristiani, ma soprattutto le parrocchie, di potersi ritenere con la coscienza in pace per queste locandine apposte nelle bacheche delle chiese.
Sono quanto mai meritevoli i membri della San Vincenzo e gli accoliti che fanno assistenza nei nostri ospedali però credo sia poco, troppo poco anche questo e soprattutto manchi un minimo di coordinamento e di messa in rete delle iniziative. Sono pochi i parroci che riescono a conoscere e visitare i propri ammalati in casa o in ospedale. La Chiesa purtroppo arranca anche in questo settore! Ricordo i miei tentativi durante la mia lunga vita di parroco, quando, per un lungo periodo, sono riuscito ad essere aggiornato settimanalmente su chi era ricoverato in ospedale e a cui scrivevo per assicurare il ricordo e la preghiera della comunità. Purtroppo “la privacy” spense questa iniziativa. Ricordo il quindicinale che stampavamo per i degenti degli Ospedali di Mestre con le testate “L’Angelo” e successivamente “Coraggio” ma purtroppo anche questa iniziativa venne meno perché isolato e non sostenuto da alcuno. Ricordo ancora il gruppo parrocchiale “San Camillo” per l’assistenza agli infermi che per fortuna continua ad operare a Carpenedo. Nonostante vari fallimenti però non mi sono ancora arreso, o meglio credo di non dovermi arrendere e di dover offrire la mia testimonianza in materia di solidarietà. Noi non possiamo abbandonare a se stesso il mondo degli ammalati perciò, due volte alla settimana, con Suor Teresa, portiamo ottocento copie de L’Incontro, un centinaio di opuscoli con “Le preghiere e le principali verità cristiane”, un centinaio de “Il messaggio di Papa Francesco”, ogni mese centocinquanta “il Sole sul nuovo giorno” ed altrettanto fanno dei volontari per Villa Salus e per il Policlinico. Di certo con tutto questo non salveremo il mondo ma possiamo almeno sperare di riuscire a testimoniare che si può fare di più e di meglio rispetto a quel poco che si è fatto fino ad oggi!