Da “LA MIA PARROCCHIA” – 8 ottobre 2017

Da “LA MIA PARROCCHIA” – 8 ottobre 2017
settimanale della parrocchia della Beata Vergine addolorata di via Servi di Maria

Questo settimanale ha una configurazione particolare perché è strutturato come supporto liturgico ai testi delle letture della domenica con un relativo breve commento del Vangelo tratto dalla pubblicazione “La Chiesa”. Contemporaneamente offre notizie sulle attività parrocchiali.

Di questo numero segnalo due notizie che hanno un certo rilievo. La prima è la benedizione delle famiglie, perché la presenza nel territorio e il rapporto personale con i parrocchiani, cose oggi spesso trascurate da molte parrocchie, mi sembrano quanto mai importanti. La seconda notizia riguarda un certo rapporto ed aiuto ai terremotati, fratelli ormai dimenticati dalle nostre parrocchie.

 

BENEDIZIONE FAMIGLIE

Questa settimana don Mauro riprende la benedizione delle famiglie. Le vie interessate sono via Baldissera, via Salsa.

VISITA A UNA FAMIGLIA TERREMOTATA

Il gruppo che sta seguendo le famiglie terremotate sta organizzando una piccola trasferta per conoscere di persona una delle famiglie che stiamo aiutando. Chi ha piacere di unirsi, l’invito è aperto, fino a un massimo di tre persone. Si svolgerà in uno dei giorni dell’ultima settimana di ottobre Chi volesse informazioni può contattare Michela

Da “IN CAMMINO”

Da “IN CAMMINO”
settimanale della parrocchia di Sant’Antonio di Marghera

Il settimanale è sintetico, riporta solamente date e appuntamenti. Trovo solamente una notizia che potrebbe indicarci un qualcosa di più esauriente sulla vita della parrocchia: “Il giornalino mensile” (per conoscere il contenuto serve visitare il sito indicato).

Notizia originale è la segnalazione degli articoli più interessanti del settimanale “Gente Veneta”, sperando che siano molti i parrocchiani che leggono questo giornale.

VISITATE IL SITO www.santantonioparrocchia.it
Troverete notizie sulla no­stra parrocchia, il giornalino mensile e gli avvisi settimanali.

GENTE VENETA:
* Chi sta rubando il futuro dell’Italia?: pag. 1
* Adulti veri e coerenti, sennò gli adolescenti mollano: pag. 10-11
* 1° ottobre la Domenica a tempo pieno, insieme al Patriarca: pag. 19

Da “CAMMINO” – 8 ottobre 2017

Da “CAMMINO” – 8 ottobre 2017
Settimanale della parrocchia di San Leopoldo Mandic di Favaro

Il parroco di questa parrocchia di Favaro, che conta quasi 2000 fedeli, don Alfredo Basso, dedica la prima facciata del foglio parrocchiale di questa settimana alla ripresa dell’anno pastorale. Nell’editoriale il parroco riferisce della ripresa, dopo le ferie estive, di una attività quanto mai interessante: ogni mercoledì la comunità offre la colazione ai poveri, mette loro a disposizione indumenti e infine fa loro un’offerta di denaro. Apprendo poi con piacere che quest’anno si è raddoppiato l’obolo con il quale si congedano i poveri, passando da uno a due euro.

La parrocchia di san Leopoldo appartiene all’unità pastorale di Favaro che comprende le parrocchie di San Leopoldo, San Pietro, Sant’Andrea e di Dese. Credo che questa “comunità di parrocchie” avrebbe vero contenuto e sostanza se fossero tutte a concorrere e sviluppare quest’opera di carattere caritativo, se assieme pubblicassero un settimanale con più contenuti religiosi, con iniziative parrocchiali condotte assieme. Ad esempio in questo stesso numero don Alfredo informa di un incontro di “tombola e carte” per gli anziani, di una visita alla Chiesa e alla Scuola Grande dei Carmini, di teatro nella parrocchia di San Pietro.

Queste attività potrebbero essere organizzate per tutte le parrocchie. Le unità pastorali avrebbero senso, utilità e sostanza unificando certe iniziative parrocchiali. Allora le “macroparrocchie” potrebbero adoperare al meglio la capacità dei singoli sacerdoti, dei laici, dei mezzi economici e delle strutture. Questa potrebbe diventare facilmente non solo una bella speranza, ma pure una prospettiva facilmente realizzabile.

 

TUTTI IN MISSIONE

Mercoledì abbiamo iniziato il servizio della colazione per i nostri amici “senza fissa dimora”. Dopo le vacanze estive, rivedere le solite facce ma anche qualche faccia nuova, è stato un momento di festa. Festa anche perché le nostre donne, durante l’estate, hanno raccolto molta biancheria da donare e mercoledì mattina sembrava di essere al “mercato”: tutti attorno ai banchetti di biancheria a chiedere un giubbino, un paio di pantaloni o di scarpe … E per finire l’obolo di “arrivederci” è stato di € 2, anziché € 1 come al solito, e allora i ringraziamenti e gli abbracci si sono moltiplicati. Una bella aria di festa e di amicizia pur nella povertà visibile e conosciuta di tanti di loro. Il mese di ottobre è pure chiamato “mese missionario” perché il 22 ottobre celebreremo la domenica missionaria.
Papa Francesco scrive che la missione è “al cuore della vita cristiana”. Non si tratta di proporre una ideologia o una morale, ma di portare la buona notizia della salvezza di Cristo e di far incontrare tutti con il Signore. È per questo che la missione non riguarda solo coloro che partono verso le terre lontane per annunciare il Vangelo. Tutti noi cristiani siamo missionari, ciascuno di noi è chiamato a testimoniare Cristo nella vita di ogni giorno a casa, nei posti di lavoro, a scuola …. Fa parte del nostro essere cristiani far conoscere a tutti la bellezza e la gioia della nostra fede.
Oggi abbiamo una possibilità in più. Si sta discutendo, in questo periodo, dei migranti. A molti fanno paura, creano disagio. E in parte è comprensibile in un Paese come l’Italia che da qualche anno sta soffrendo una grave crisi economica. Anche se la paura spesso è fomentata da spinte ideologiche propagandate da alcuni mezzi di informazione. Papa Francesco invece ci fa notare l’opportunità che l’arrivo di queste persona offre per “essere missionari”.
È come se non fosse più necessario partire per diventare annunciatori di Cristo. Lo possiamo fare restando a casa nostra. Certo, una buona parte dei migranti è già cristiana, e quindi si tratta di un incontro tra fratelli, che ci arricchisce e apre le nostre menti e il nostro cuore al dialogo ecumenico.
Tuttavia con tanti è una occasione aperta per vivere la vocazione missionaria propria della nostra fede cristiana. Papa Francesco così sintetizza la nostra opportunità:
“Da una prospettiva missionaria, i flussi migratori contemporanei costituiscono una nuova “frontiera” missionaria, una occasione privilegiata di annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo senza muoversi dal proprio ambiente, di testimoniare concretamente la fede cristiana nella carità e nel profondo rispetto per le altre espressioni religiose …L’incontro con i migranti e rifugiati di altre confessioni e religioni è un terreno fecondo per lo sviluppo di un dialogo ecumenico e interreligioso sincero e arricchente “.
Le parole di Papa Francesco suggeriscono, a noi tutti, uno sguardo più dolce, un atteggiamento più disponibile e un desiderio di salutare o aprire un dialogo con tanti fratelli e sorelle migranti, non per convertire, ma per testimoniare l’amore che Gesù ci ha insegnato ed è bello viverlo con tutti. Anche nel servizio delle colazioni qualcosa di nuovo da vivere.

don Alfredo

Da “CAMMINIAMO INSIEME” – 8 ottobre 2017

Da “CAMMINIAMO INSIEME” – 8 ottobre 2017
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie di san Cassiano, san Silvestro, san Giacomo dell’Orio e san Simeone profeta di Venezia

Don Renzo Mazzuia, che penso sia il coordinatore di questa unità pastorale, ha steso l’articolo di fondo col quale indica le mete, le modalità e gli strumenti di questa difficile impresa.

Il foglio è ancora abbastanza generico e fa trapelare le difficoltà di dar vita a questa voce che dovrebbe rappresentare la melodia di un quartetto di realtà che da centinaia di anni sono vissute in uno splendido isolamento. Comunque è lodevole questo audace tentativo.

Ai redattori mi permetto di suggerire la lettura di questa rassegna anche perché credo che ne avrebbero una grande utilità.

 

Inizio pastorale 2017-2018
“Non stanchiamoci di fare il bene” (Gal 6,9)
“…Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno”
Papa Francesco

Collaborazione pastorale: il punto.

La collaborazione pastorale tra le nostre quattro parrocchie tra i due ponti sul Canal Grande (San Silvestro, San Cassiano, san Giacomo e San Simeone) procede su due strade. La prima è quella che percorre alcuni momenti pastorali comuni già vissuti assieme da alcuni anni: le celebrazioni penitenziali, la via crucis, la veglia di pentecoste, la catechesi post-cresima e quella giovanile.
La seconda nasce della volontà del Patriarca Francesco di creare un “cenacolo” in ogni collabo­razione. Desidera che alcuni rappresentanti delle parrocchie, laici, sacerdoti, religiosi, si incontri­no con una certa frequenza per costituire un gruppo di persone “corresponsabili delle comuni­tà, figure di riferimento per i principali ambiti e livelli pastorali, con un mandato specifico”. Questa nuova modalità ha due motivazioni: la consapevolezza della vocazione e missione di ogni battezzato nell’annuncio del Vangelo e l’assenza del sacerdote residente stabile in ogni parrocchia (guardando ad un futuro…. prossimo).
Il Patriarca chiede a queste persone di porsi a disposizione della Chiesa in uno spirito di “servizio corresponsabile”.
Il cenacolo della nostra collaborazione sta muovendo i suoi primi passi.
Alcuni incontri hanno avuto lo scopo di una conoscenza reciproca, di una doverosa fraternità e soprattutto della comprensione di cosa deve essere il cenacolo.
Essendo una realtà nuova si è sentita la necessità di conoscere e fissarne con chiarezza i conte­nuti, le motivazioni, il metodo, le prospettive concrete.
Fino ad ora non è mancata la preghiera, l’approfondimento, la discussione, l’ascolto di tutti, la buona volontà di impegnarsi in questo cammino con la fiducia nello Spirito, anche se la strada è piuttosto in salita.
È doveroso che le nostre comunità parrocchiali conoscano questo cammino intrapreso e ne seguano lo sviluppo.
Cercheremo di farlo con grande fiducia nella operosa presenza dello Spirito Santo.

don Renzo Mazzuia

Da “LA FESTA” – 1° ottobre 2017

Da “LA FESTA” – 1° ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Cassiano e San Silvestro di Venezia

Mi piace segnalare un evento sul quale riferisce il parroco don Antonio Biancotto nel suo periodico, evento che si rifà al noto invito del nostro Pontefice “Essere cristiani in uscita”. E’ non solo bello, ma pure doveroso, che i cristiani di oggi trovino il coraggio di “uscire dalle sagrestie” per dar pubblica testimonianza della loro fede.

Ricordo che una trentina di anni fa, quando decisi di fare la via crucis la sera del venerdì santo per le strade della parrocchia, tutti i miei collaboratori temevano le reazioni dei laicisti, che in effetti ci furono, però nel giro di qualche anno questa celebrazione fu seguita da centinaia di fedeli senza che alcuno avesse più qualcosa da obiettare.

Bella quindi l’iniziativa della “messa in pescheria” ed altrettanto bella quella della messa celebrata coralmente da tutte le parrocchie di Marghera.
La chiesa oggi ha bisogno di innovazione, di coraggio, di nuove esperienze.

Abbiamo bisogno di collaborazione per allestire l’altare in pescheria

Domenica prossima 8 ottobre alle 7.00 ci troveremo con alcuni volontari in campo San Cassiano per preparare il palco, l’altare, per portare sedie e panchine in Pescheria (loggetta piccola). Ci divideremo in due squadre: la prima trasporterà il materiale dal Patronato San Cassiano al luogo designato, la seconda allestirà l’altare e preleverà quanto serve dal giardino di San Silvestro e dalla chiesa. Altri invece si dedicheranno al sonoro. Contiamo di terminare entro le 10.00 per dar modo a tutti i volontari di prepararsi alla celebrazione e al coro per fare le prove. Non siamo alla prima esperienza, ma la presenza delle altre parrocchie, ci spinge a metterci più impegno. Chi desidera dare una mano contatti il sottoscritto. Vi ricordo inoltre di dare l’adesione al pranzo comunitario di domenica 8 ottobre entro mercoledì 4 ottobre.

don Antonio Biancotto

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 27 agosto 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 27 agosto 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale san Marco

Ho già scritto che monsignor Angelo Altan, mio insegnante di storia ai tempi in cui frequentavo il liceo in seminario, ci raccontava che comperava un quotidiano, lo lasciava sulla scrivania e lo leggeva un mese dopo per constatare come il tempo avesse decantato notizie e commenti. Un mio amico, qualche giorno fa, mi ha confidato che un suo coinquilino, docente di lettere al liceo Marco Polo di Venezia, fa la stessa cosa. Dati questi precedenti, mi permetto anch’io di comportarmi, almeno in questa circostanza, alla stessa maniera. Aggiungo poi che io tento di raccogliere “più bollettini possibile”, mi appunto le notizie importanti e poi le presento quando ne ho l’opportunità.

Come scrissi in passato, il signor Alessandro Seno tiene una rubrica fissa su Comunità e Servizio, rubrica che si rifà ai fatti che emergono dalla stampa. Nella settimana a cui mi riferisco era avvenuta l’esecrata strage a Barcellona da parte dell’ISIS e il giornalista, per affermare che tutti dobbiamo essere partecipi e reattivi a ciò che avviene nel mondo, riferisce che un nuotatore spagnolo impegnato nei mondiali di nuoto, avendo saputo che gli organizzatori della gara avevano negato il minuto di silenzio per condannare il massacro, al momento del tuffo ha dimostrato la sua partecipazione astenendosi dal tuffarsi. Che bella lezione di vita!

Approfitto di questo episodio per suggerire a tutti di leggere ogni settimana questa rubrica perché è sempre positiva, saggia e cristiana.

 

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Come si fa a non scrivere dell’ennesimo brutale e vile attentato perpetrato ai danni di persone inermi -adulti e bambini, turisti e residenti- accaduto la settimana scorsa a Barcellona? Se non avessi affrontato l’argomento mi sarei sentito come uno che vuole nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere e sentire, ma d’altro canto ognuno dì noi è stato investito, da qualche giorno a questa parte, da notizie, video, interviste che hanno scavato a fondo su tutte le questioni possibili legate a questo tragico fatto; dai servizi all’interno degli appartamenti usati dai terroristi fino allo speciale sui blocchi difensivi messi a protezione di piazze e obiettivi sensibili, ogni aspetto ha trovato il giusto approfondimento. E allora, visto che non posso e voglio aggiungere nulla a questo doveroso rincorrersi di notizie, affronterò la questione partendo da un fatto quasi di costume ma che spero possa far riflettere sull’ importanza della vita umana. L’informazione è questa: un nuotatore spagnolo, impegnato nei mondiali di nuoto master, cioè dedicati agli atleti con più di 25 anni, preso atto che il comitato organizzatore aveva negato il minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attentato di Barcellona, al momento della partenza della sua gara anziché tuffarsi allo start ha deciso di prendersi autonomamente questi istanti di ricordo ed è restato sul blocco di avvio per onorare i morti della cittadina catalana.
Le sue parole dopo il fatto sono state molto belle: “Mi hanno detto che non potevano farci nulla perché non si poteva perdere nemmeno un minuto, visto il programma già prefissato della giornata — ha spiegato il nuotatore spagnolo — Ma certe cose non valgono tutto l’oro del mondo “. Bravo! Un gesto così vale più di mille parole perché fa sentire la vicinanza, anche a migliaia di chilometri di distanza, di una persona sconosciuta e normale, a tutti i parenti delle persone uccise.
Di più, fa capire come c’è ancora qualcuno disposto a rinunciare ad anni di sacrifici e allenamenti per ribadire la sua appartenenza al genere umano buono e generoso, quello che tutti i giorni va a lavorare e vive a contatto con svariate etnie nella più serena armonia.
Qualcuno osserverà che la gara alla quale ha rinunciato l’atleta spagnolo non era la finale olimpica ma, per lui, era pur sempre un evento importante al quale si era preparato ed aveva sicuramente affrontato sacrifici, ma ha voluto “donare ” questa sua partecipazione a chi non potrà mai più vederlo e soprattutto l’ha data a noi, che siamo ancora qui e continuiamo la nostra esistenza con un po’ di paura in più, questo è sicuro, però, grazie a qualche secondo fermo su un blocco di partenza con la certezza che milioni e milioni di persone normali sono pronte a dare qualcosa di personale e concreto per poter vivere in un mondo migliore e sicuro.
La tristezza è infinita per quello che è successo a Barcellona ma, attraverso un piccolo grande nuotatore spagnolo, la speranza di essere ancora un popolo umano e aperto agli altri c’è!

Da “LETTERA APERTA” – 1° ottobre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 1° ottobre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

In questi giorni si è fatto un gran parlare della violenza sulle donne e mi pare che questo sia veramente un discorso di civiltà. La violenza è da condannarsi comunque e sempre, ma soprattutto quando è rivolta verso una creatura più fragile e, almeno da un punto di vista di forza fisica, certamente la donna lo è. Però mi fa piacere e mi desta ammirazione che il parroco di Carpenedo scriva una cosa che mi pare ovvia, quando afferma che pure la donna deve impegnarsi a non provocare e pure a non mettersi in occasioni tali da suscitare motivi per essere violentata.
Nel nostro Veneto c’è un detto che la dice lunga a questo proposito: una ragazza dice a sua madre “Mama, Piero me toca!”, e poi, rivolgendosi al provocatore, soggiunge “Tochime Piero!”. Mi piace che don Gianni abbia avuto il coraggio di uscire dal gregge e con onestà abbia ribadito questo concetto.
Segnalo pure con piacere la notizia della ripresa della catechesi settimanale per adulti perché notizie del genere non mi capita purtroppo di leggerle frequentemente nei bollettini parrocchiali.
Ultima notizia da sottolineare: l’iniziativa dedicata ai concittadini senza dimora. E’ questa una notizia bella e positiva, mi piacerebbe però, tanto e proprio tanto, che si potesse scrivere che le parrocchie di Mestre si impegnano a costruire e gestire un ostello dedicato a questa povera gente.

MEGLIO PREVENIRE
dritti al centro

Detesto la sopraffazione sui deboli e quando sento parlare di violenza sulla donna mi vergogno di essere maschio e mi chiedo che tipo di amore certi genitori hanno insegnato ai figli. Mi chiedo che soddisfazione si possa cercare quando si abusa di un debole: la du­rezza non lascia gioia nel cuore, non scalda la vita né illumina il futuro. La forza sta semmai nel fatto di saper resistere alla provocazione e guidare gli istinti. Capisco però che se poco per volta vogliamo arginare il proble­ma della violenza sul “sesso debole” dobbiamo anche educare le persone più fragili a non esporsi oltre misu­ra. Sento per esempio che alcune ragazze anche stra­niere (ultima la spagnola) erano tanto prese dall’alcol da non ricordare neppure i fatti dello stupro. Bisogna dunque ricordare la prudenza: chi si lascia ubriacare o drogare si espone a situazioni gravissime. Potrebbe poi veder compromessa la propria fama se un video arrivasse in Internet. La prima difesa della persona sta purtroppo nella prevenzione, soprattutto quando c’è da fare i conti con delinquenti che non conoscono freni inibitori e andrebbero sottoposti a pene esemplari.
Don Gianni Antoniazzi

LA CATECHESI PER GLI ADULTI

Riprende da martedì sera prossimo, 3 ottobre, la catechesi per gli adul­ti. Si alternano nel guidare questo servizio il parroco e mons. Mario che condurrà un incontro al mese sulle principali figure della Scrittura divina. Il tema suggerito dal parroco sarà in­vece alcune lettere di Paolo, viste al­cune richieste da parte dei presenti.

don Gianni Antoniazzi

NOTTE DEI SENZA DIMORA

La Caritas Veneziana in collabora­zione con la rete delle associazioni cittadine invita parrocchie e gruppi alla Notte dei senza dimora 2017 Parrocchia di Altobello Mestre – 21 ottobre. Anche nella nostra dioce­si viene celebrata la Giornata del­le Nazioni Unite contro la povertà e Caritas Veneziana invita tutte le parrocchie e comunità a partecipa­re all’iniziativa denominata “Notte dei senza dimora”.
Sabato 21 otto­bre dalle ore 17 alle 22.30 atten­diamo dalle parrocchie e dai luoghi di servizio della diocesi i volontari della carità, per partecipare ad una serata di incontro e conoscenza con le persone disagiate che ven­gono accolte nelle nostre strutture caritative. Potrà essere un’ottima occasione anche per i giovani dei gruppi parrocchiali e dei gruppi scout. La piazza e la comunità di Altobello diventano per una sera un’unica piazza animata dalla pre­senza di cittadini e “quasi-cittadini” come li chiama papa Francesco, fratelli “invisibili” perché in condi­zioni di povertà, persone senza fissa dimora, coinvolti in diversi momenti di animazione, incontro e presa di parola. Referenti del gruppo organizzatore e disponibi­li per qualsiasi informazione sono:
Chiara Marra
Silvia Dona

don Gianni Antoniazzi

Da “L’INCONTRO” – 8 ottobre 2017

Da “L’INCONTRO” – 8 ottobre 2017
settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi

Il sogno della redazione di questo settimanale è che arrivi ogni settimana in ogni famiglia di Mestre. “L’Incontro”, a tutt’oggi, è il periodico di ispirazione cristiana, offerto gratuitamente alla città, in cinquemila copie. Pensiamo che in nessuna città ci sia un periodico così diffuso. Quindi il mio invito è che ogni parrocchia si faccia carico di diffonderlo perché fra i bollettini parrocchiali è l’unico periodico cattolico che preferisce i contenuti alle notizie e agli appuntamenti e, fra l’altro, non fa alcuna concorrenza ai foglietti parrocchiali. E invitiamo i concittadini non solo a leggerlo, ma a leggerlo tutto.

Di questo numero segnaliamo l’articolo di don Sandro Vigani, a pag. 9, che parla della ricchezza spirituale degli anziani e quello di Adriana Cercato sulla “non violenza” e sulla resistenza passiva di Gandhi, l’uomo che, pur non cristiano, ha interpretato nella maniera più fedele l’insegnamento di Cristo per superare e risolvere soprattutto i problemi della difficoltà di rapporto fra i popoli e gli Stati.

 

Testimoni di fede e di vita
di don Sandro Vigani

Mi racconta che è triste perché la madre, ultranovantenne, andrà in casa di riposo. Si è recata a visitare il posto: piccole stanze anonime, una sala un po’ più grande per la televisione e i momenti di ricreazione, le pareti bianche e un’aria da ospedale. Mamma, che è lucida, nonostante l’età e gli acciacchi, come la prenderà? Le case per anziani sono il business del futuro, dato che la società invecchia sempre di più. Secondo un recente rapporto dell’lstat sul Veneto, la speranza media di vita per le donne arriva ad 84 anni, per gli uomini a 80.
Negli ultimi vent’anni le donne hanno guadagnato 5 anni di vita e i maschi addirittura 7. Andiamo verso una società di centenari. Altro dato: oggi nel Veneto su 100 abitanti 18 sono sopra i 65 anni. In un mondo dove le conoscenze sono sempre più parcellizzate, dove la specializzazione in ogni ambito e la velocità delle comunicazioni conduce a una frammentazione culturale che fa perdere l’unità della persona, la presenza degli anziani diventa, ancor più di un tempo, un dono inestimabile.
Ce lo ricordava Giovanni Paolo II in un messaggio nel quale parlava proprio di questa età della vita. E una lettera a tratti commovente, perché autobiografica: l’anziano Pontefice parla degli anziani e parla di se stesso. “L’anziano – ha scritto – può svolgere un suo ruolo nella società. Se è vero che l’uomo vive del retaggio di chi lo ha preceduto e il suo futuro dipende in maniera determinante da come gli sono trasmessi i valori della cultura del popolo a cui appartiene, la saggezza e l’esperienza degli anziani possono illuminare il suo cammino sulla strada del progresso verso una forma di civiltà sempre più completa”.
Una famiglia senza anziani rischia di perdere la memoria, il senso delle proprie radici e quindi dell’appartenenza a un nucleo sociale, una famiglia, un clan. E questo pregiudica la stessa coscienza della propria identità. Ma soprattutto gli anziani sono spesso testimoni di una fede profonda, assoluta in quella che essi chiamano “Provvidenza”.
La “Provvidenza” è fede in un Dio che non è solo un modello, un termine di paragone per la vita, un’ insieme di principi morali, Colui che si invoca solo quando si va in chiesa o si è nel bisogno. La fede di quelle persone anziane era fiducia in un Dio concreto, che “entra” nella vita di ogni giorno. Un Dio che si prende cura dell’uomo e lo avvolge col mantello della sua infinita misericordia. È una fede indiscutibile e assoluta, come l’aria che si respira.
Fatta di cose essenziali: la preghiera del mattino e della sera, la messa domenicale e spesso anche infrasettimanale, il rosario, la confessione…
E poi tanta vita. Sorge spontaneo il confronto con quella che è spesso la nostra fede, la fede dei cristiani d’oggi. Più consapevole, dopo il Concilio Vaticano II.
Più ricca di teologia, di conoscenza biblica, di possibilità di approfondimento intellettuale.
Ma spesso molto più povera di vita. Una fede che c’è, ruota attorno ad alcuni momenti importanti come la messa domenicale, gli incontri comunitari… Però poi si perde, si diluisce quando entra in contatto con gli appelli della vita quotidiana. E Dio rimane quasi alla porta, presente ma lontano. È un Dio che “guarda”, ma non “provvedere”. Non a caso qualche volta oggi si parla di ateismo cristiano o cristianesimo ateo, per indicare una fede che c’è, ma appunto non trasforma la vita.

Gandhi
di Adriana Cercato

Mohandas Karamcand Gandhi era detto il Mahatma che significa “grande anima”. Era considerato l’apostolo della “non violenza” e l’inventore della “disobbedienza civile”. Il suo insegnamento ha travalicato i confini dell’India, dov’era nato e vissuto, e si è diffuso nel mondo intero, influenzando tutti i movimenti pacifisti.
L’obiettivo di Gandhi era duplice: ottenere l’indipendenza per il suo Paese e combattere le grandi differenze sociali che avvelenavano il suo popolo. La popolazione indiana era divisa in caste: una piramide al cui vertice stavano i notabili, i potenti, e la cui base era rappresentata dai “paria”, gli intoccabili, considerati una sottospecie umana. Gandhi aveva un corpo minuto, scarnificato dai digiuni, malamente avvolto in una pezza di stoffa bianca che lasciava vedere un paio di consunti sandali da monaco; la grossa testa rapata, le orecchie fuor di misura e i rotondi occhialini di ferro completano la sua immagine, che tutti noi ricordiamo.
Eppure quest’uomo, privo di forma eroica, armato solo di intelligenza e fede nell’amore universale e nella non-violenza, ha messo in ginocchio il grande e potente impero inglese. Dopo decenni di paziente lavoro, sopportando carcere e umiliazioni da un “nemico” che rifiutava di odiare, Gandhi costrinse “Sua Maestà” britannica ad abbandonare l’India, da oltre un secolo colonia sfruttata economicamente e violentata nella propria millenaria raffinata cultura. Perennemente fedele ai principi che lo avevano accompagnato per tutta la vita, vide realmente realizzarsi il suo sogno il 15 agosto 1947, quando venne proclamata l’indipendenza dell’India.
Della vita e del pensiero del Mahatma è stato scritto moltissimo, ma quello che tutto il mondo ricorda di lui riguarda soprattutto questa sua enorme impresa. Come riuscì a realizzarla? Con la forza sbalorditiva della non violenza, del boicottaggio pacifico, della resistenza passiva e della ricerca della Verità cioè Dio. Come possiamo noi, oggi, applicare il suo insegnamento? Come possiamo essere anche noi portatori di pace in un mondo che continua a essere macchiato dalla violenza e dalle guerre? (2/segue)

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 20 agosto 2017

Da “COMUNITA’ IN CAMMINO” – 20 agosto 2017
settimanale della parrocchia di S.Pietro di Oriago

La notizia che presento è davvero un po’ vecchiotta, ma mi offre l’opportunità di offrire due suggerimenti che mi sembrano non solo attuali, ma quanto mai opportuni.

Don Cristiano, parroco di questa parrocchia, nonostante le ferie estive non fossero ancora finite, cioè quando pure le parrocchie sono tentate di allungare le vacanze, ha avvisato in anticipo che a metà settembre sarebbe iniziato il catechismo: un monito a non perdere tempo. Infatti il detto popolare afferma che “chi ha tempo non aspetti tempo”.

Il parroco annuncia pure che i catechisti avrebbero raggiunto ogni singola famiglia con l’avviso specifico degli incontri di catechismo. Anche questa notizia è singolare ed esemplare perché l’”avvisetto” sulla porta della chiesa è veramente troppo poco.

A queste due notizie che suppongono vero zelo, ne aggiungo una di mia: perché non cominciare il catechismo in prima elementare? Io l’ho fatto durante tutti i 35 anni durante i quali sono stato parroco e non solo è stato possibilissimo, ma i bambini hanno imparato le preghiere fondamentali che rimarranno incise nella loro memoria per tutta la vita. Vale anche in questo campo il proverbio “chi prima arriva prima alloggia”. Nessuno mai mi ha indicato delle contro-indicazioni!

Pensiamoci su

Gli esercizi spirituali rendono sereni. Lo dice la scienza
di Rino Cammilleri

Gli americani adorano studiare «scientificamente» la religione in ogni suo aspetto. Alcuni ricercatori della Thomas Jefferson University hanno studiato le risposte cerebrali di un gruppo dì persone, dai 24 ai 76 anni, che ha partecipato a una sessione di sette giorni dì Esercizi Spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio di Loyola. I partecipanti sono stati sottoposti a una Tac sia prima che dopo. Ebbene, alla fine, tutti avevano manifestato significativi aumenti dei livelli di dopamina e serotonina nel cervello. La dopamina è nota come «piacere chimico», mentre la serotonina è l’ormone che induce a «sentirsi bene». Ebbene, è la conferma scientifica dì quel che tutti i frequentatori degli Esercizi sanno da sempre. Mi si permetta un ricordo personale (l’esperienza è sempre meglio di qualunque teoria). Ero giovane quando mi iscrissi per la prima volta a un corso di Esercizi ignaziani con altri coetanei più o meno freschi di conversione. Per motivi chi di studio, chi di lavoro, optammo per quelli «abbreviati»: una settimana (gli ordinari durano un mese).
Proprio come nell’esperimento americano. Alcuni conoscenti, già sperimentati, ci anticiparono gli stati d’animo che avremmo attraversato: per i primi tre giorni bisognava resìstere alla tentazione di scappare, poi sarebbe stata tutta in discesa. E così fu. Una settimana di silenzio, meditazioni, confessioni, messe, Vie Crucis. L’anziano prete che condusse gli Esercizi, francese, poi – seppi – optò per l’allora nascente movimento di Lefèbvre, tanto per inquadrare il tipo: Via Crucis in ginocchio sulla ghiaia con attraversamento di rovi, confessioni generali della durata di ore, sempre in ginocchio. E così via. I primi tre giorni furono davvero lancinanti e il desiderio di piantare tutto in certi momenti era insopportabile. Ma poi, magìa: i giorni seguenti lo stato d’animo mutò radicalmente. Stavamo benissimo lì, e ci sembrò un peccato dover andarcene. Quando, finito tutto, avemmo il permesso di ricominciare a parlare, nessuno fiatò e tutti ci rendemmo conto che stavamo bene in silenzio. Già: non c’è niente di meglio di una settimana di bocca chiusa per rendersi conto di non aver molto da dire. Sì, perché la maggior parte delle nostre parole sono inutili e te ne accorgi solo dopo gli Esercizi. Partimmo che eravamo letteralmente euforici. Pieni di gioia, avrebbe detto il Vangelo.
Quelli che rientrarono in treno – apprendemmo – erano diventati vere macchine da conversione: gli altri passeggeri nello scompartimento sperimentarono il loro apostolato felicemente contagioso.
Dice la tradizione che sant’Ignazio ricevette gli Esercizi direttamente dalla Madonna. Di questo sono sicuro (e non per fede ma per esperienza), e mi fa piacere che se ne siano accorte anche le Tac dei dottor Andrew Newberg, direttore dell’istituto di ricerca che ha esaminato i quattordici partecipanti all’esperimento. Il dottore, tuttavia, è rimasto sorpreso e così ha dichiarato al Catholic Herald: «in qualche modo il nostro studio suscita più domande che risposte. !l nostro team è curioso di sapere quali aspetti del ritiro abbiano provocato i cambiamenti nei sistemi di neurotra-smìssione e se ritiri diversi produrrebbero effetti differenti». Alla seconda domanda ci sentiamo di rispondere di no (abbiamo partecipato ad altri tipi dì «esercizi», ma nessuno di essi pretendeva di provenire dalla Madonna; e si vedeva). Per la prima, un suggerimento: il dottor Newberg, li faccia lui, gli Esercizi. L’esperienza è sempre meglio di qualunque teoria.

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Letture: is 56, 1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15, 21-28

Intenzioni SS. Messe dal 21 al 27 Agosto

Lun. ore 18:00 + Luigi, Marina, Angela, Antonio, Norma
Mar. ore 18:00 + Vianello Luigina (in die anniversario)
Mer. ore 18:00 + Volpe Lino (in die trigesimo) -Maddalena, Laura, Giuseppe, Vasco, Antonia -Donadel Teresa, Maria, Giovanni, Linda, Odori-co, Giovanna, Egidio, Oreste, Giorgio
Giov. ore 18:00 + Meggiolaro Luigi (in die trigesimo) – Simionato Beniamino – Corrò Giuseppe, Mario, Regina
Ven. ore 18:00 + deff. famm. Bellemo, Perini -Bertocco Milena
Sab. ore 18:00 + deff. fam. Chinello – deff. fam. Corrò Lino – Giuseppina, Gioacchino

XXI Domenica del Tempo Ordinario

ore 8:00 + Fusaro Maristella – deff. fam. Rigon ore 9:30 + Renata, Mafalda, Luigi, deff. fam. Guglielmi
ore 11:00 + Poli Renato, Nicolò-deff. famm. Angi, Gobbato
ore 18:00 M’issa prò populo

Da “LA BORROMEA” – 1° ottobre 201

Da “LA BORROMEA” – 1° ottobre 201
settimanale del duomo di San Lorenzo

Il parroco, monsignor Gianni Bernardi, scrive normalmente di persona l’editoriale di questo periodico, mentre tutto lo spazio rimanente è dedicato alla cronaca e agli appuntamenti della settimana.

In questo numero il parroco della più importante comunità cristiana della città, riferendosi ad un incontro nel quale s’è trattato della catechesi degli adulti, tira delle conclusioni abbastanza amare. Purtroppo ben raramente i periodici parrocchiali trattano questo argomento; pare infatti che in ben poche parrocchie si facciano tentativi del genere e in pochissime sembra ci siano risultati soddisfacenti.

Sarà mio scrupolo, quando mi venisse di leggere esperienze positive, segnalarle perché possano diventare punti di riferimento.

 

Adulti assenti dalla comunità: come si può tener viva la fede?

Nell’incontro con i collaboratori del 16 settembre scorso, abbiamo riflettuto anche sulla catechesi degli adulti. Vi propongo oggi quella riflessione, perché possa essere di aiuto a tutti.
In parrocchia ci sono due gruppi che riflettono sulla Parola di Dio della domenica e ci sono i Gruppi di Ascolto. Si tratta di realtà significative, considerando prima di tutto che i responsabili sono per lo più laici e poi per la durata nel tempo e per la partecipazione e la qualità degli incontri. I partecipanti sono molto spesso persone attentissime alla vita della comunità e generose nel mettersi a servizio delle più diverse iniziative parrocchiali. Preoccupa il fatto che non ci sia stato “ricambio generazionale” e che, di conseguenza, l’età media dei partecipanti sia piuttosto elevata. Si tratta di realtà che vanno riproposte con forza. D’altra parte, la catechesi degli adulti esprime la consapevolezza che la formazione cristiana non ha mai fine: si deve davvero parlare di formazione permanente per la vita di fede. Certo, bisogna trovare le modalità giuste, dato che oggi la vita degli adulti è particolarmente complessa e carica di impegni e responsabilità. Come parrocchia, ad esempio, facciamo fatica a coinvolgere in un itinerario formativo i giovani sposi: qualcosa si fa durante la preparazione al sacramento, ma molti di coloro che si sposano nelle nostre chiese vanno ad abitare altrove e gli altri sono presi dalla loro quotidianità; qualcosa si fa con la catechesi in occasione dei battesimi, ma rischia di essere poco. Abbiamo visto che non sempre riescono gli appuntamenti pensati apposta per le famiglie giovani, pur trattandosi spesso di incontri a contenuto psico-pedagogico e che, quindi, dovrebbero presentarsi almeno come interessanti per le varie problematiche relative all’educazione dei figli.
E mi domando cosa sia possibile fare con l’età che va dai 35 ai 50/60 anni…
Quest’anno la parrocchia dà ospitalità a una realtà diocesana che ha una lunga storia di formazione: la Scuola Biblica, che, voluta dal patriarca Marco Ce nel lontano 1979, si è progressivamente radicata in varie parti della diocesi; il metodo che la caratterizza può essere definito “culturale” in quanto si propone di accompagnare credenti e non credenti all’incontro con la Sacra Scrittura, dando loro gli strumenti per un approccio serio e non sentimentale. Il programma diocesano prevede, quest’anno, la lettura delle due lettere di Paolo ai Tessalonicesi. A guidare il gruppo, che si ritroverà al mercoledì, dal 4 ottobre al 6 dicembre in Centro San Lorenzo alle ore 18:00, sarà la prof.ssa Francesca Fattore.
Naturalmente, si tratta di una iniziativa rivolta a tutta la città: auspico che anche i parrocchiani vogliano usufruire di questa nuova e ulteriore opportunità.
A questo punto, però, può presentarsi una questione: e se anche noi diventassimo poveri nella fede? Purtroppo, bisogna dire che si tratta di una possibilità non assurda: quanti uomini e donne sono cresciuti nelle comunità cristiane (anche nella nostra), hanno frequentato i vari gruppi, sono stati vicini a sacerdoti, magari hanno fatto i catechisti o gli animatori… e poi… la vita ha preso un altro indirizzo, fino a portarli lontani dal Signore! Di fronte a questo possibile pericolo dovremmo tutti chiederci: come fare per tener viva la nostra fede? Vedrei un’unica risposta: con la preghiera e la partecipazione sincera alla vita liturgica della comunità. Dovremmo senza dubbio interrogarci e riflettere sul senso della preghiera e della liturgia nella nostra vita e nella vita della nostra parrocchia. Per ora, lancio la questione. Sarà importante riflettere insieme: lo faremo espressamente in un altro momento.

don Gianni Bernardi

Autocertificazione

Abbiamo costatato che il tentativo di garantire una possibilità di aiuto a
chi è povero, mediante dichiarazioni, tessere o altri documenti per così
dire ufficiali non solo è macchinoso, ma che proprio i “furbi” riescono a
farla franca lo stesso. Perciò, quando queste certificazioni non siano
esigite dalle leggi o dai regolamenti, preferiamo scrivere a caratteri
cubitali un cartello: “Questi generi alimentari sono destinati ai poveri,
chi non lo fosse, sappia che ruba il pane a chi ha fame!”. Sembra che
questo avvertimento sia alla fine molto più efficace.

Da “DIMENSIONE PI” – 1° ottobre 2017

Da “DIMENSIONE PI” – 1° ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Marco Evangelista di viale san Marco

Vi propongo un simpatico intervento del parroco don Mario Liviero. Don Mario da un lato afferma che pur avendo compiuto 75 anni – età canonica per la pensione dei preti, è ancora lui il parroco. Poi però chiarisce ai suoi parrocchiani come stanno le cose circa la “collaborazione pastorale” alla quale appartiene la sua parrocchia, perché a questo riguardo c’è ancora molta confusione nella base.

Mi vien da dire che se si vuol far sopravvivere per un poco di tempo ancora il sistema attuale delle parrocchie, bisogna eliminare il limite dei 75 anni per il pensionamento dei preti. Però insisto nel pensare che le soluzioni reali sono due: creare le macro-parrocchie con una équipe di sacerdoti e con l’assunzione, a tempo pieno, di collaboratori laici preparati e motivati, oppure mantenere, anzi sviluppare il sistema di micro-parrocchie. In questo caso scegliere, come parroci, persone di fede e che amano il prossimo e incaricarli di svolgere dei corsi di addestramento di un paio d’anni per dei collaboratori, siano essi celibi o sposati, uomini o donne, ai quali affidare in seguito le parrocchie. Gli apostoli di certo non hanno studiato in seminario e Cristo non scelse donne perché per la cultura di quel tempo la cosa sarebbe stata inconcepibile, ma ora che si è “scoperto” che la donna ha un’anima ed una dignità pari a quella dell’uomo, non credo che ci sia alcuna difficoltà, comunque possiamo aspettare perché quello che noi oggi non abbiamo il coraggio – o l’intelligenza – di fare, lo farà domani la Provvidenza!

Chi è il parroco in San Marco a Mestre?

L’altro giorno mi ha telefonato il Vicario Generale della Diocesi dicendomi che alcune persone si erano rivolte in Curia chiedendo chi è il parroco di San Marco qui a Mestre. Chiaro: sono io!!! E’ vero che negli ultimi numeri di Dimensionepi, prima della pausa estiva, avevo condiviso con voi alcune constatazioni e riflessioni: sono vicino al compimento dei 75 anni (si vede?), età in cui, secondo il codice di diritto canonico, i sacerdoti sono richiesti di rimettere nelle mani del Vescovo il loro incarico. Sarà poi il Vescovo a decidere di accettare tenendo conto di tanti fattori. Al Vescovo piace questa obbedienza dei suoi sacerdoti e il loro attaccamento più al servizio che al ruolo. Personalmente ho cercato di educarmi e di prepararmi a questo momento quando verrà. Nel frattempo sono parroco a tempo pieno e a tutti gli effetti e, secondo le mie capacità, cercherò di farlo al meglio.
La nostra parrocchia, questo lo sapete, fa parte della “collaborazione pastorale” (così si chiama e ne abbiamo già scritto) che comprende appunto San Marco-San Giuseppe e la parrocchia del Corpus Domini nel quartiere Pertini. Di questa “collaborazione pastorale” don Natalino è il “Moderatore”, è cioè il sacerdote incaricato a promuovere il lavoro comune che è possibile, senza che questo significhi annullare le particolarità, le iniziative e i gruppi in ciascuna parrocchia esistenti. E qualora il moderatore divenisse anche parroco, per necessità, delle altre parrocchie, queste certamente non sarebbero appiattite l’una sull’altra ma sarebbero reciprocamente stimolo per passi ulteriori fatti insieme. Continuiamo perciò la nostra vita di parrocchia aperti alle altre a servizio, da cristiani, della gente del nostro territorio.

Don Mario Liviero

Da “LA COMUNITA’” – 1° ottobre 2017

Da “LA COMUNITA’” – 1° ottobre 2017
settimanale della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi

In passato non mi capitava di frequente di poter leggere questo periodico, ma con l’inserimento del nuovo parroco, monsignor Marino Gallina, ho fatto una felice scoperta perché le otto pagine del settimanale sono ricche di eventi, riflessioni e appuntamenti. Ritengo che chi ha a cuore “il respiro” delle parrocchie di Mestre dovrebbe leggerlo ogni settimana.

Segnalo un articolo che mi ha destato una felice sorpresa. Fino ad ora pensavo che l’Azione Cattolica fosse morente o che comunque languisse alquanto. Ritenevo infatti che all’infuori della parrocchia di Chirignago, che ha un gruppo consistente di aderenti a questa associazione, ci fosse il deserto. Mentre l’articolo che leggo in questo periodico mi fa scoprire che nel cuore di Mestre esiste un gruppo consistente di aderenti all’Azione Cattolica. C’è pure una lunga premessa che illustra le finalità di questa associazione che fino ad una trentina di anni fa era “la madre” di tutte le associazioni parrocchiali.

L’AZIONE CATTOLICA PARROCCHIALE RIPARTE CON IL NUOVO ANNO PASTORALE

L’Azione Cattolica italiana è un’associazione di laici presente in tutto il territorio italiano e radicata capillarmente in quasi tutte le parrocchie d’Italia; dal 1867, anno della sua nascita, e negli ultimi 150 anni l’associazione ha aiutato e aiuta bambini, ragazzi, giovanissimi, giovani e adulti, corresponsabili della missione evangelizzatri­ce della Chiesa, a sperimentare la gioia che nasce dall’incontro con Cristo e dalla bellezza di costruire legami autentici, mettendosi in ascolto della vita di ciascuna persona.
Nell’AC ciascuno vive in forma comunitaria l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità, a servizio della Chiesa locale e all’interno della Chiesa universale, grazie a percorsi permanenti, organici e graduali, adatti ad ogni età, alle condizioni e agli ambienti di vita, ai diversi livelli di accoglienza della fede.
L’Azione Cattolica è una delle vive realtà presenti nella nostra parrocchia. Attual­mente siamo un’Associazione formata da laici, di tutte le età, che cercano di essere testimoni del Signore nel vivere quotidiano, di fare della propria vita, della propria comunità, una palestra di santità, dove mettere in gioco i propri talenti ed il proprio entusiasmo al servizio degli altri. Ispirati dal “si” di Maria, cerchiamo a metterci al servizio degli altri ognuno con il proprio carisma, partecipando ai grappi, condivi­dendo esperienze, facendo servizio con grande attenzione al prossimo.
Ma chi siamo e dove siamo concretamente? Siamo parrocchiani come voi! Ci avete incrociati a Messa, nella preparazione delle feste parrocchiali, ai gruppi di ascolto della Parola, nei gruppi digiovani, nel coro, tra i catechisti, tra chi prepara il bollettino … insomma condividiamo queste esperienze assieme a tutti voi.

Don Marino Gallina

L’Azione Cattolica è formata da diversi gruppi suddivisi in base all’età:

• ACR: dai 6 ai 13 anni (elementari e medie); si incontrano ogni domenica dopo la Messa delle 10.30 in patronato. Seguiti da animatori, vivono la speciale esperienza di iniziazione cristiana a loro misura per essere protagonisti della Chiesa e del mondo. L’ACR è un cammino di fede vissuto in gruppo che li aiuta a crescere e ad accogliere le tappe dei Sacramenti, a partire dal Battesimo, come doni significativi dell’amore di Dio.

GISSIMI: dai 14 ai 18 anni (superiori) ogni venerdì alle 18.30 in patronato

GIOVANI dai 19 ai 25 anni ca. alle 21 con giorno da stabilire. Essi in gruppo e personalmente scoprono chi sono, scoprono il loro stile di relazio­narsi con gli altri, con Dio, di stare in Comunità e nella società, dando ad esse il loro originale contributo.

• ADULTI per formare uomini e donne capaci di vivere nel mondo, nella fami­glia, nel lavoro, nella società in modo autentico e originale la propria espe­rienza cristiana, lasciandosi coinvolgere pienamente nell’evangelizzazione e nei servizi necessari alla Chiesa. Comprende persone dai 26 anni in su. Si ritrova due volte al mese la domenica dopo la messa delle 10.30

Chi volesse informazioni, chieda pure in segreteria. Siete i benvenuti!!
www.parrocchiasacrocuore.net/realta/azione-cattolica

Da “PROPOSTA” – 24 settembre 2017

Da “PROPOSTA” – 24 settembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Il bollettino di questa settimana esce con un numero doppio di pagine perché riporta la relazione del parroco, don Roberto Trevisiol, sull’assemblea parrocchiale tenutasi il 22 settembre. Questa parrocchia è alquanto numerosa perché conta ben 7769 anime e svolge un’attività pastorale quanto mai articolata, intensa ed efficiente. Comunque la relazione è così dettagliata e complessa da farmi pensare che né la costituzione del re Carlo Alberto, né quella della nostra repubblica siano così corpose e pignole.

Nonostante questa nota scherzosa, sono profondamente convinto che se tutti i parroci delle 120 parrocchie della nostra diocesi la leggessero, così come do loro la possibilità, ne trarrebbero certamente vantaggio.

Don Roberto giustifica questo intervento così radicale perché essendogli stato tolto il cappellano, pensa di doversi attrezzare pastoralmente con un nuovo progetto. Vale la pena quindi di prenderne atto perché ormai la quasi totalità delle parrocchie del nostro Patriarcato si trovano nella stessa situazione.

Assemblea 22 settembre relazione del parroco

Siamo arrivati ad una svolta nella vita della nostra parrocchia.
Da tanto tempo, lo ricorderanno tutti, dicevo e scrivevo che la mancanza di vocazioni alla vita consacrata in generale e a quella sacerdotale in particolare avrebbe cambiato il volto della Chiesa. Se il nuovo volto sarà migliore o peggiore di quello che conosciamo lo vedremo, è certo però che il cambiamento non sarà indolore e ci vorranno decenni, se non di più per trovare un nuovo equilibrio che permetta alla chiesa di camminare serena sulle strade del mondo per svolgere la sua missione che è quella di portare il Vangelo, la Buona Notizia, ad un mondo che senza Dio è destinato alla disperazione. Una disperazione che talvolta viene nascosta sotto la cappa del consumismo, dell’edonismo, del fatalismo, ma che rimane pur sempre disperazione. Dopo secoli, la parrocchia di Chirignago non ha più un cappellano, o un vice parroco.
E non facciamoci illusioni. In un momento storico nel quale le parrocchie vengono accorpate per il solo ed esclusivo motivo che mancano i preti (non credete a quelli che imbrogliandosi ed imbrigliando dicono che questa è una pastorale nuova non dettata dalla mancanza di clero, ma dalla voglia di cambiare. O sono bugiardi o sono illusi) non c’è da sperare che in tempi ragionevoli il posto lasciato vuoto da don Andrea venga riempito da un sacerdote giovane e a tempo pieno.
Non siamo però alla frutta.
Il buon Dio e la tanta fatica fatta nel passato ci hanno donato due figure, diversissime tra di loro, che suppliranno, unendosi a me ed io a loro, alla mancanza di un vicario parrocchiale.
Sono don Sandro Vigani e la Katia Vanin. Don Sandro viene da una serie di esperienze pastorali importanti e si inserisce in qualità di collaboratore pastorale nominato dal Patriarca assumendo via via compiti sempre più importanti man mano che troverà il suo posto in mezzo a noi.
Al momento celebra la santa messa nei giorni feriali e festivi e collabora con l’azione cattolica come subito vi dirò. Ma la strada è aperta e chissà dove lo e ci porterà. La Katia è nata e cresciuta nella nostra comunità. Ragazza intelligente, buona, brillante e colta come voi la conoscete, si è consacrata con i voti religiosi nell’Ordo Virginum alcuni anni fa.
A nominarla collaboratrice pastorale ho provveduto io, e perciò don Sandro, la Katia ed io siamo il perno attorno al quale ruoterà la nostra parrocchia intanto per il prossimo anno.
Solo il prossimo anno?
Io sono sempre stato convinto che la pastorale deve avere un progetto che guarda molto lontano, dagli orizzonti quasi illimitati, ma poi che ha un respiro annuale. Intanto per quest’anno abbiamo questo numero di catechiste, di animatori, di capi scout ecc ecc. L’anno prossimo si vedrà.
Potrebbe scoppiare la guerra atomica e potremmo trovarci tutti a giocare a tresette in paradiso. Una cosa alla volta.
Non ho detto quella che sarà la competenza, la delega della Katia.
Lei sarà il motore, la consigliera, la referente del catechismo delle superiori e dei giovani oltre la maturità. Gli incontri con i ragazzi e con gli animatori, la ridefinizione dei progetti educativi sarà roba sua.
Naturalmente lavoreremo in stretto contatto e per quanto possibile darò la mia presenza e la mia collaborazione. Ma i pensieri saranno suoi. Un’ ultima parola su me.
Credo di essere in discreta salute, ma su queste cose non si può mai dire nulla di sicuro. Ma tra un mese compirò 68 anni, che sono 68 anni. Un’età in cui la stragrande maggioranza delle persone è ormai in pensione.
La natura non fa sconti a nessuno e nemmeno a me. Perciò vi prego di non continuare a credere e a dire quello che non è vero. Ho i miei anni e li sento.
Ho dovuto anticipare la sveglia al mattino dalle sei alle cinque e mezzo per avere un minimo di tempo per la preghiera e per preparare le cose della giornata. Per questo alla sera dopo le 22 non fate conto su di me. Vi prego di non insistere con la scusa che si tratta di un’eccezione: di eccezioni è piena la vita di una parrocchia. Così vi prego di non invitarmi a pranzo o a cena: sarebbe una fatica in più e la tentazione di derogare alla dieta che debbo fare per non avere i valori sballati che avevo anche poco tempo fa. Non vivo attaccato al cellulare. Anzi, ho con il telefono un rapporto conflittuale. E molte volte non sento le chiamate, molte altre non posso rispondere perché sto celebrando, sto guidando, sto parlando con qualcuno.
Non mi sento obbligato a richiamare chi mi avesse chiamato senza una mia risposta.
Se avete qualcosa di urgente da comunicarmi fate la fatica di scrivere un messaggio. Se non lo farete, non mi sentirò in colpa per non avervi risposto.
Ma c’è sempre una segreteria in canonica che dalle 9.00 alle 12.00 risponde e prende appunti. C’è anche il lunedì pomeriggio e (forse) il giovedì pomeriggio. Approfittatene.
Ma quando scenderemo al dettaglio saranno più chiari le responsabilità e i compiti.
Poi c’è Bogus che nello scorso anno è stato sotto utilizzato. Non sarà così quest’anno: verrà tutto il sabato e la domenica mattina.
Al sabato terrà una classe di catechismo di 2A elementare; porterà la comunione ad alcuni ammalati; nel pomeriggio seguirà l’ACR e parteciperà alle prove del coro dei giovani E di domenica mattina farà il Balòo in branco. Così potrà mettere a servizio della nostra parrocchia le sue tantissime capacità.

Ed ora in dettaglio:

La liturgia

E’ il primo compito della Chiesa: il servizio divino, che rende presente il Signore in mezzo a noi e nel quale il Signore offre con noi al Padre se stesso. Contiamo che la liturgia continui con i ritmi consueti. Nei giorni feriali sarà celebrata la S. Messa al mattino alle 7.00 eccettuato il mercoledì in cui ci sarà la Messa dei giovani, quando la celebrazione, come tutti sanno, comincerà alle 6,30.
Nei pomeriggi faremo come gli anni scorsi: lunedì, giovedì, venerdì e sabato alle 18,30; il martedì alle 15 (rosario e Messa) in cimitero; il mercoledì alle 9.00 la messa catechistica che sarà celebrata da don Sandro. Di domenica le quattro solite celebrazioni alle quali ci alterneremo don Sandro ed io: un mese 8.00/11.00 e 9,30/18/30 e viceversa.
Per le confessioni mercoledì durante la Messa catechistica: don Sandro celebra e io confesso; e al sabato pomeriggio, dalle 15.00 alle 18.00.
Le lodi (da tanto tempo le recitiamo solo in due) alle 7,30 e i vesperi alle 18,15
Per le grandi celebrazioni nei tempi forti continueremo come nel passato, rafforzando la presenza di chierichetti non più bambini per far da cerimonieri e guidare i più piccoli. Continueremo a celebrare le quattro grandi veglie dell’anno: Natale (con l’aiuto determinante della Simonetta Spinola); Pasqua (che ci è offerta pari pari dalla Liturgia); Pentecoste (preparata dai giovani che hanno fatto la Professione di Fede) e l’Assunta (che preparo io). Continuerà e spero si rafforzerà con nuove avocazioni” il servizio dei ministri straordinari dell’Eucaristia. Si dovranno convincere più anziani e ammalati possibile a ricevere la comunione da un ministro laico, e anche se informerò le imprese di Pompe funebri che il primo venerdì del mese non celebrerò funerali, rimane sempre il fatto che il parroco non può portare la comunione a tutti.
Per quanto riguarda i funerali continueremo sulla strada fin qui percorsa: andremo a benedire le salme prima della chiusura della bara quando la camera ardente sarà qui vicino (all’Angelo, al Policlinico, o nelle case di riposo di Mestre); non andremo quando saranno più lontane. Non accompagnerò bare ad altri cimiteri che il nostro e non ritornerò per la sepoltura delle ceneri.
Fu saggia la decisione di alcuni anni fa quando decisi di non farlo più: quest’anno ho già celebrato 68 funerali, e per quasi una sessantina c’è stata la cremazione. Avessi continuato come prima avrei dovuto fare due funerali per defunto, perché, per quanto poco, il ritornare in cimitero, l’aspettare ecc. comporta tempo ed esclusione di altre cose. E questo in orari non concordati ma imposti dalle imprese di onoranze funebri.

La catechesi

E’ il secondo compito della comunità cristiana e di chi la guida.
Distinguiamo il tempo della cosiddetta iniziazione cristiana e il tempo successivo.
Per la catechesi battesimale tutto continua come prima: già tutto era in mano di una equipe di laici e hanno fatto molto bene e che continueranno a farlo.
Quella delle elementari e medie la seguivo già io da sempre, e continuerò a farlo.
Ci saranno solo piccoli cambiamenti: condurrò io tutti gli incontri del mercoledì con le catechiste; farò io il momento di preghiera in chiesa dopo l’ora di catechismo (a questo proposito questo appuntamento non sarà più una prova di canto, ma la conclusione fatta insieme del catechismo di quel giorno); con Suor Guidala e Suor Ada seguiremo i singoli gruppi di catechiste; e ci sarà un cambiamento per il fioretto del mese di maggio: non più riservato all’ultima settimana del mese ma spalmato durante l’intero mese accorciando di un po’ la lezione delle catechiste ed utilizzando il quarto d’ora di fine lezione. Così avremo la presenza a questa preghiera di tutti i bambini e ragazzi e di moltissimi genitori che vengono a riprenderseli al termine degli incontri.
Nei giorni di martedì e di mercoledì sarò presente in centro durante le lezioni per garantire la disciplina e l’ordine. Porterò il cordless e il computer e se qualcuno mi cercherà in quel tempo mi troverà non in canonica ma in centro. Per i giovani dalla prima superiore in su, come già detto, ci sarà Katia a prendere in mano il timone. Io però non mi metterò in un angolo. Non dovendo più celebrare la Messa delle 18,30 mi renderò presente e disponibile per partecipare agli incontri a cui sarò invitato, non per essere il perno compito riservati ai catechisti, ma per dare una mano se necessario Per la CO/Gi garantiremo la MESSA DEI GIOVANI il 2° e il 4° mercoledì del mese; la TRE SERE di Avvento e di quaresima; l’ANNUNCIO PASQUALE, le PROFESSIONI DI FEDE e il FIORETTO, oltre che le veglie di cui abbiamo già accennato.
Cercheremo di completare il catechismo per i giovani con il campo invernale a caracoi di cui si sta già interessando la Katia e il campo di giugno, al quale vorrei essere presente anche se il compito di organizzarlo spero lo vogliano assumerselo quelli che l’hanno preparato negli ultimi anni.
hanno più bisogno di una presenza autorevole.
Per gli adulti ci sarà continuità nella discontinuità. La MESSA DEL MERCOLEDÌ’ con la sua catechesi sarà presa in mano, totalmente, da don Sandro. Il catechismo del Giovedì sarà portato avanti da me come gli anni scorsi, ma con l’aggiunta di una quarta lezione, che sarà tenuta da don Sandro e che avrà come tema: IL FATTO DEL MESE, una rilettura alla luce della fede di avvenimenti particolarmente significativi del mese trascorso.
Per i gruppi famigliari tutto come sempre: l’incontro con gli animatori avrà luogo ogni primo martedì del mese con qualche eccezione che è già stato segnalato agli animatori.
Per il gruppo anziani, se riuscirà a sopravvivere alle tante partenze per il cielo, penso di poter continuare con la presenza per spiegare il vangelo della domenica successiva.

La benedizione delle case

Finora sono riuscito a visitare le famiglie che mi aprivano tutti gli anni: ho fatto in tutto 28 visite. Spero e desidero continuare a farlo almeno finché ne avrò la possibilità.
Dedicherò a questa cosa il lunedì e il giovedì pomeriggio, e un po’ dì più in giugno ed in settembre. Se non riuscirò a completare il giro in un anno ci impiegherò quello che servirà.
E’ un servizio faticoso. D’inverso si starebbe meglio a casa ma credo che sia una cosa non solo gradita ma anche molto utile. Cercherò di portarla avanti.

Le associazioni

Le associazioni, ha detto don Andrea, sono le colonne su cui si appoggia la nostra comunità. Ma sono anche quelle che soffriranno di più per la sua partenza.
Io mi impegno a partecipare al Consiglio mensile dell’AC ed alle comunità capi degli scout. Bogus farà il balòo del branco; la Graziella e Davide Fontanel faranno gli assistenti del reparto; Katia l’assistente di Noviziato e Clan.
Mi sono dichiarato disponibile per dedicare una mezz’oretta all’ACR il sabato pomeriggio e continuerò a seguire il gruppo adulti. Don Sandro seguirà l’ACG 1 e 2.
Ma la nostra presenza si ridurrà di molto per quanto riguarda staf, gred ecc. E per l’estate?

Campi e campeggi

Questo sarà il settore che sarà più a rischio. Cominciando dai campi invernali: quello delle superiori sarà animato da Katia e io rimarrò in parrocchia quello delle famiglie fine e inizio d’anno sarà senza sacerdote; quello dell’ACG sarà senza prete (a meno che don Sandro non voglia parteciparvi.
Campo delle superiori in giugno: ci sarò io Campeggio medie di luglio: ci sarò io Campo ACG nessun prete (a meno che don Sandro non voglia parteciparvi)
Campo scout (Graziella e Davide Fontanel) Vacanze di Branco dei lupetti (Bogus?) Campo ACR senza un prete Campi di Noviziato e Clan : Katia.
Mi sono riservato il campo dei giovani e il campeggio medie perché tra tutti sono quelli che non hanno una struttura organizzativa e gerarchi stabili e perciò sono quelli che hanno bisogno di una presenza autorevole.
Per i campi nei quali non sarò presente cercherò di garantire la celebrazione della S. Messa e la presenza per almeno alcune confessioni il lunedì. Non la domenica pomeriggio, perché la domenica è già piena di tante cose e dovrei per forza fare solo una toccata e fuga. Il lunedì, invece, potrò dedicare tutta, la giornata a chi andrò a visitare.
Infine: una opportunità ed un problema. L’opportunità sarà quella dell’adorazione perpetua diurna. Il tabernacolo della cappellina, opportunamente modificato, permetterà di esporre il Santissimo Sacramento, in sicurezza, durante tutta la giornata: dalle 7,30 alle 12.00 e dalle 14,30 alle 18,30, metteremo anche un gran cartellone per raccogliere le adesioni di chi si impegnerà ad un turno di adorazione.
Il problema:il consiglio pastorale.
Così come è attualmente strutturato e funzionante non mi convince più. Questa è la situazione di tutti gli organi rappresentativi nati sull’onda delle riforme del Concilio e della contestazione del ’68.
Ma credo che sia arrivato il tempo di conservarne la sostanza, che è la partecipazione della comunità alle scelte della Parrocchia, cambiandone ciò che va cambiato. Vi prego di pensarci e di aiutarmi.
Mettiamoci nelle mani del Signore ed invochiamo Maria che alle nozze di Cana ha provveduto quando il vino è venuto a mancare e a San Giorgio, che non si è fermato davanti al dragone, ma lo ha sfidato e vinto.

Don Roberto Trevisiol

Da “INFORMAZIONI DELLA COMUNITA’” – 1 ottobre 2017

Da “INFORMAZIONI DELLA COMUNITA’” – 1 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Pietro apostolo di Favaro

In questo mese nelle parrocchie si fa un gran parlare di inizio dell’anno pastorale e del relativo “mandato” sia del Patriarca che dei singoli parroci.

Don Andrea, pastore di questa parrocchia, dedica il suo editoriale a questo argomento ed insiste affermando che “il suo mandato” è rivolto a tutti, proprio a tutti, giovani e vecchi e a tutti coloro che in parrocchia sentono di dover essere testimoni di Gesù nel mondo di oggi. Ora i credenti sono certamente in minoranza ma, anche se in pochi, essi devono essere “lievito, sale e luce”.

MANDATO 2017

Nel nostro territorio in questo tempo si avvia quello che chiamiamo “l’anno pastorale” che ricalca i tempi dell’anno scolastico dei bambini, dei ragazzi e dei giovani. Ovviamente è solo una convenzione, una prassi. In realtà la vita di un cristiano è tale 365 giorni l’anno senza soluzione di continuità, anche se con ritmi diversi a seconda dei periodi e delle stagioni. Prendiamo comunque sul serio questo momento che ormai è entrano nella prassi delle nostre parrocchie. E rinnoviamo il nostro impegno a seguire il Signore.
I catechisti, gli educatori, gli animatori dei bambini, dei ragazzi, dei giovani ricevono questo “mandato”: lo ha fatto anche il patriarca domenica scorsa per tutta la diocesi. E’ giusto ricordare che, per quanto riguarda i bambini e i ragazzi, questo incarico (usiamo un’altra parola) lo hanno prima o assieme agli educatori della parrocchia, i genitori stessi che sono sempre e comunque i primi responsabili della vita e della formazione dei loro figli anche per quanto riguarda la fede. Ma ci sono anche coloro che si occupano di annunciare il Vangelo agli adulti e agli anziani. Questi non hanno genitori o comunque sono responsabili della propria vita in prima persona…
In realtà chi ha l’incarico, il mandato, è la chiesa tutta, di cui tutti facciamo parte: genitori, bambini, giovani, adulti, preti, diaconi… e tutti siamo chiamati a far nascere una nuova umanità che viva nell’amore del Signore a cui il passo di San Giovanni ci richiamava.
Mi pare molto bello ricordarci questo. In un mondo lacerato da falsità, lotte, violenza, imbrogli … noi su mandato del Signore cerchiamo di costruire una civiltà diversa, un mondo come Dio vuole, il mondo che Dio sogna.
Nella vita delle nostre famiglie. In un “ecologia integrale” che rispetti la bellezza di tutto in modo vero, pieno e totale. Buon anno pastorale a tutti!
Ringraziamo davvero i catechisti, gli animatori, gli educatori. Persone buone e generose che servono il Signore e la comunità in modo totalmente gratuito e con passione, spesso anche tra critiche e incomprensioni.
Grazie!

Don Andrea