Da “IL DIARIO INSIEME” – 22 ottobre 2017

Da “IL DIARIO INSIEME” – 22 ottobre 2017
settimanale della collaborazione pastorale dei Frari, di San Pantalon e dei Tolentini di Venezia.

Il periodico si apre, come quasi tutti i fogli parrocchiali, con il commento del Vangelo della domenica.
La seconda pagina è dedicata alla spiritualità del Terz’ordine francescano. Questo gruppo è attivo soprattutto perché la parrocchia dei Frari, che rappresenta il punto di forza di questa “collaborazione pastorale” è gestita dai frati conventuali.
Segnalo pure l’articoletto “cinque giorni per dire Gesù nelle strade”. Questa iniziativa mi pare particolarmente coraggiosa ed innovativa nel contesto della nuova evangelizzazione. Mi piacerebbe quanto mai che prima o poi si facesse qualcosa del genere anche a Mestre per poter valutare più seriamente l’impatto che essa può avere con la gente del nostro tempo.

Ordine Fancescano Secolare (O.F.S.)

Nella Parrocchia dei Frari è presente da tanti decenni l’Ordine Francescano Secolare che, un tempo, si chiamava Terz’Ordine Francescano.
Desideriamo presentarne l’origine e il carisma.
Al Tempo di S. Francesco d’Assisi, molte persone volevano seguirlo e vivere come lui, ma non tutti potevano farlo a causa del loro stato di vita (es. persone sposate).
Ad essi il Santo promise di pensare e diede loro una Regola adatta. Con essa, Francesco dava vita, dopo il primo Ordine (Frati), il secondo Ordine (Clarisse), al Terz’Ordine, quello per i laici ed anche per i chierici (vescovi, sacerdoti e diaconi).
1 Francescani secolari s’impegnano a vivere il Vangelo in comunione fraterna. A questo scopo i membri dell’O.F.S. si riuniscono in comunità ecclesiali chiamate Fraternità.
La Fraternità è la cellula prima dell’Ordine Francescano Secolare, segno visibile della Chiesa e comunità di amore.
I Francescani secolari, desiderosi di vivere il carisma francescano, si ritrovano insieme:
– per la preghiera – per celebrare l’Eucarestia – per la formazione e la condivisione – per prendere
iniziative di carità, di solidarietà e di servizio.
II loro stile dovrebbe essere:
di povertà, mirando alla sobrietà;
di umiltà, ricercando l’ultimo posto;
di semplicità, nello spirito delle Beatitudini;
di gratitudine a Dio, nello spirito di S. Francesco.
Il francescano secolare ha una Regola e delle Costituzioni; si entra a far parte dell’Ordine per vocazione e, dopo un tempo di formazione, c’è una Professione che impegna a vivere secondo lo stile di vita francescano in famiglia, nel lavoro, promuovendo la giustizia, ricercando vie di dialogo, rispettando il creato e divenendo messaggeri di perfetta letizia.
La Fraternità OFS dei Frari s’incontra il mercoledì alle ore 18, nella sala
S. Francesco, vicino alla sacrestia della Basilica.
Coloro che desiderano conoscere personalmente l’OFS, sono benvenuti

Cinque giorni per dire Gesù nelle strade

È il tema dell’Evangelizzazione di strada che si terrà dal 27 al 31 ottobre. Un’esperienza che si ripete da alcuni anni, a cui anche i giovani della Diocesi possono aggregarsi. Il programma prevede:
ritrovo in Patronato dei Frari venerdì 27 alle ore 15.00;
poi, per cinque giorni, vita in comune, formazione, preghiera e annuncio del Vangelo in vari punti della città;
sabato 28 interverrà il Patriarca in S.Pantalon, celebrando la Messa e consegnando il ‘mandato’ agli evangelizzatori.

Da “VITA PARROCCHIALE” – 29 ottobre 2017

Da “VITA PARROCCHIALE” – 29 ottobre 2017
settimanale della comunità cristiana di Santa Maria del Carmelo di via Terraglio

Oltre le solite notizie che riguardano la vita parrocchiale, mi pare di dover segnalare un articolo a firma di Pierantonio che illustra le origini di ispirazione religiosa poi completamente degenerate nella banalità, nel cattivo gusto ed irrispettose della celebrazione dei “Santi” e del “Morti” della cosiddetta festa di Halloween. Purtroppo questa “festa” s’è diffusa anche da noi come una gramigna, ulteriore segno della perdita di valori più seri e più cristiani.
A mio modesto parere la stampa parrocchiale dovrebbe esser più severa nei riguardi di questa infelice americanata.

SACRO E PROFANO

Nei giorni 1 e 2 novembre si celebrano due feste importanti: la Solennità di tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti.
La devozione per i Santi ha le sue radici nelle antiche tradizioni della Chiesa. Dal 11° secolo abbiamo te­stimonianze che i corpi dei martiri erano venerati.
I primi cristiani celebravano la loro memoria ed effondevano preghiere per essere aiutati ad imitare la loro vita esemplare. La chiamata alla beatitudine della santità risplende del resto per tutti: sta a noi la scelta.
Halloween sembra aver sostituito in un colpo solo le due ricorrenze cristiane. D’altro canto la festa è giocosa, divertente, seducente. Quasi un secondo carnevale, in un periodo dell’anno climatica­mente triste ed in cui si è lontani sia dalle ferie estive sia dall’atmosfera natalizia che ci offre insomma un pausa gradita. Originariamente si chiamava Ali Hallows Ève, vigilia di tutti i Santi, era una festa celtica. Tutto ha inizio nell’Irlanda pre-cristiana dove l’antico popolo dei Celti celebrava ogni 31 ottobre la vigilia del nuovo anno.
Il termine dell’estate e l’inizio della buia e fredda stagione invernale, coincideva con il momento in cui, per una notte, le anime dei morti tornavano sulla terra. Una credenza popolare, ma bastava a togliere il sonno. Così, la gente rendeva buie tutte le proprie case e si travestiva il più spaventosamente possibile nella speranza di confondere e impaurire gli spiriti dei morti. E per ingraziarseli, per loro lasciava del latte e qualcosa da mangiare fuori dalla porta (da ciò deriverà la formula ricattatoria “dolcetto o scherzetto”.
La massiccia immigrazione di irlandesi, dalla seconda metà del 1800, diffuse Halloween in America. Qui la festa esplose ma, persi i suoi significati religiosi e rituali, si ridusse a un’occasione per divertirsi e vestirsi in maschera, anche con eventi musicali. Divenuta in seguito popolare pure da noi, è ormai un appuntamento fisso di fine ottobre, che rimanda agli influssi tenebrosi di misteriose potenze del male. Le vie delle nostre città, dei nostri quartieri vengono invase da zucche, streghe, scheletri, zombie, diavoli, fantasmi. Un horror in cui prevale soprattutto il colore nero.
Mentre si rischia di ridicolizzare il ricordo dei defunti, la morte, quella vera, si allontana e scolorisce, anche nei riferimenti religiosi.

Pierantonio

Da “LETTERA APERTA” – 22 ottobre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

In un settimanale vero non solo si registrano i fatti della vita, ma si esprimono pure le reazioni che essi producono nell’animo di chi vive da protagonista queste vicende.

In questo numero del periodico di Carpenedo si avvertono tutte le variazioni delle corde dell’animo del parroco don Gianni di fronte a situazioni particolari della vita della sua comunità.

Nel foglio parrocchiale c’è una reazione sdegnata di fronte all’infamia del comportamento dello Stato, della Regione e del Comune, enti che spendacchiano a favore delle scuole comunali e statali e sono invece di una tirchieria incomprensibile verso le scuole paritarie che lo stesso Stato riconosce come realtà atte a impartire un insegnamento quanto mai qualificato, ma che poi priva delle risorse assolutamente necessarie per sopravvivere.

Il periodico informa poi sui problemi particolari che riguardano la parrocchia nelle sue articolazioni, quali la disponibilità ad offrire un alloggio ad una donna anziana, la situazione di crisi della San Vincenzo Giovani (la parrocchia di Carpenedo è forse l’unica che può disporre di un gruppo di giovani per assistere i poveri). Infine il felice reperimento di una dozzina di catechisti e di alcuni scout anziani per la guida delle comunità esistenti.

IL GERMOGLIO
dritti al centro

La Regione Veneto ha tolto il 18% del proprio contributo alla nostra scuola paritaria il Centro Infanzia il Germoglio. L’assessore Lanzarin è responsabile di questa scelta che per il secondo anno consecutivo penalizza tutte le scuole paritarie per risparmiare circa 6 milioni di euro dal proprio bilancio regionale. Abbiamo interpellato il suo ufficio che ci ha risposto: i tagli sono stati operati da Roma nei confronti della Regione e altrettanto la Regione ha dovuto fare col proprio bilancio verso le realtà locali. Ho telefonato dunque a Roma che mi ha detto essere questo il frutto del federalismo fiscale. Pazienza. Sappiamo che la realtà regionale è doverosamente laica e si pone davanti a noi non certo come un “amico” fedele. Ne teniamo conto e di volta in volta sapremo come indirizzare le nostre scelte. Ben peggio invece è andata con la Fism (Federazione Italiana Scuole Materne), che di per sé dovrebbe esprimere e difendere gli interessi delle scuole paritarie cattoliche. Invece, al posto di far rispettare le proprie necessità davanti alle forze politiche, ha ritenuto semplicemente di togliere alla nostra scuola paritaria del Germoglio il 50% del contributo comunale per distribuirlo alle altre scuole del territorio.
Per carità: non ci dispiace sostenere i confratelli. Ci preoccupa invece il fatto che al centro di Mestre la nostra realtà sia rimasta l’unica scuola Materna di origine cattolica a misurarsi di fronte a molteplici proposte pubbliche che godono di contributi statali del tutto corposi. Per questo, in passato, don Armando aveva ottenuto che il Comune avesse un contributo più consistente per permettere a questa realtà di muoversi nel territorio. Ci sono stati tolti circa 2000 euro al mese che peseranno non poco. Il parroco già si sta attrezzando per far fronte alla cosa, ma ripensa al celebre proverbio di un tempo: dagli amici mi guardi Dio che ai nemici ci penso io. I problemi più forti vengono spesso dal fuoco amico.

UN POSTO ALLA PIAVENTO
La struttura e le finalità della Piavento sono note a tutti. In questo momento si è liberato un posto per accogliere un signora del nostro territorio. Questi, in sintesi i requisiti.
Che la persona abbia superato i 60 anni circa, che abbia bisogno di un alloggio e sia in difficoltà a procurarsene uno. Le sarà data una camera da letto con un angolo cottura e un bagno al piano. Avrà la possibilità ditrovare tutto il necessario per la vita quotidiana e potrà arredarsi il proprio ambiente. Dovrà versare un’offerta fissa di circa 130 euro al mese nel quale è compreso tutto: l’alloggio, le utenze, e le tasse. La persona potrà restare nell’Ente finché sia autosufficiente e a condizione che un parente firmi la responsabilità in caso debba un giorno essere assistita.

LA SAN VINCENZO GIOVANI
Maddalena Perale mi ha parlato del gruppo San Vincenzo della parrocchia con una certa preoccupazione dal momento che, a parte le “colonne” del passato, non si sta aggiungendo alcun giovane da anni. Anzi: se dovessimo continuare così il gruppo potrebbe essere finito nell’arco di pochissimo tempo. Serve la disponibilità di genitori e di giovani che abbiano a cuore gli ultimi, abbiano il desiderio di visitarli e di provvedere, con quanto la parrocchia mette a disposizione, alla loro vita ordinaria.

INCONTRO CATECHISTI
In parrocchia avevamo bisogno di catechisti. In poco meno di una settimana ne abbiamo trovato più di una dozzina e non nascondo che la cosa mi lusinga, visto che su queste adesioni stava scemando l’entusiasmo, e c’era una disponibilità superficiale o immatura.
Ci conosciamo nel bene e nel male già da 6 anni e chi si è reso disponibile ha compiuto il passo con generosità maanche con grande equilibrio di giudizio. In così grande numero di adesioni mi fa pensare dunque che ci sia una certa fiducia in quello che la parrocchia sta proponendo.
Detto questo, annuncio che venerdì prossimo, 27 ottobre, mi farebbe piacere fare una breve riunione dalle 18.00 alle 18.45 dove tutti ci conosciamo almeno una volta. Dopo non sarà frequente essere tutti presenti, ma domanderei se per questo incontro soltanto si può fare uno sforzo. Grazie di cuore.

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 22 ottobre 2017

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 22 ottobre 2017
settimanale della comunità cristiana di Mira

Segnalo ancora una volta gli “Appunti di don Gino” e la rubrichetta settimanale mediante la quale il parroco, don Gino Cicutto, apre il cuore ai suoi parrocchiani rendendoli partecipi delle gioie, delle preoccupazioni e dei suoi problemi di pastore.
Ritengo che questo strumento di approccio con i fedeli sia uno dei più efficaci.

Appunti… di don Gino
LA MESSE E GLI OPERAI

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi” è la frase del Vangelo scelta per la Giornata Missionaria Mondiale. Di solito ci fermiamo a sottolineare la seconda parte della frase: “gli operai sono pochi” e finiamo per piangerci addosso dicendo che ci sono pochi preti. Credo, invece, che vada sottolineata la prima parte: “la messe è molta”. C’è un senso di gioia e di se­renità che emerge da questa visione del Signore, che deve diventare anche la nostra. Guardati attorno e vedi quanto bene c’è, non fermarti, con tristezza, a sottolineare il male. Questo c’è e ci sarà sempre, ma il grano è maturo, non per opera no­stra, ma per un dono del Signore. E ci potrebbero essere anche tanti operai se i cristiani si rendessero conto che sono chiamati a raccogliere questo “ben di Dio”. Non solo i preti, ma anche i catechisti, i papà e le mamme di famiglia, i giovani e gli anziani che dedicano la loro vita per il bene. Vien da dire che forse il Signore sta allargando, in questo tempo, la schiera dei suoi “operai” perché il bene non vada perduto.

TUTTO E’ PRONTO
Per spiegare la parabola dell’invito a nozze ho usato, con i bambini, l’immagine della festa di compleanno. Uno di questi, tornato a casa, ha espresso alla mamma tutta la sua amarez­za. “Pensa, mamma, se dopo aver preparato tutto per la festa, non venisse nessuno dei miei amici”. La parabola dice proprio questo. C’è un Dio che prepara tutto perché la vita sia una fe­sta e il mondo abbia la possibilità di realizzare quel sogno grande che Gesù ha mostrato con la sua vita. Siamo invitati ad entrare in questa festa. L’invito è segno d’amore, ma deve fare i conti con la nostra libertà. Il rifiuto diventa assurdo e incom­prensibile. L’uomo è così stolto da scambiare il dono di una festa con l’ansia e le preoccupazioni legate “al campo e ai pro­pri affari”. Finché non ci rendiamo conto dell’assurdità di que­sto rifiuto non riusciremo mai a comprendere la bellezza dell’invito del Signore. Purtroppo il nostro mondo va così, ma Dio non si stanca di rinnovarci l’invito alla gioia e alla festa, per fortuna! E forse affida a noi il compito di percorrere le strade del mondo e della vita per far risuonare questo invito.

AL MATTINO
C’è una bella comunità che si ritrova ogni mattina nella chiesa di Mira Porte per celebrare l’Eucaristia all’inizio di un nuovo giorno. Una bella preghiera invita ad affidare al Signore ogni inizio e a trovare in lui ogni compimento. Quando celebro l’Eucaristia mi viene spontaneo invitare questo piccola comuni­tà a raccogliere nella preghiera i bambini, i ragazzi che comin­ciano un nuovo giorno di scuola, gli adulti che si stanno recan­do al lavoro, gli ammalati e gli infermi che devono affrontare un’altra giornata difficile. Facendo questo mi par di vedere che la chiesa e l’altare si popolano di volti sereni, sorridenti o pre­occupati e stanchi e che su tutti veglia il Signore con il suo a-more e con la sua protezione. Mi piacerebbe che altre persone potessero unirsi a condividere questo momento bello. Tanti sono a casa e potrebbero farlo con gioia.

Da “DIMENSIONE PI” – 22 ottobre 2017

Da “DIMENSIONE PI” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Marco di viale san Marco

Il parroco don Mario, partendo dal fatto che a marzo del 2018 avrà luogo il Sinodo dei Giovani, promosso da Papa Francesco, affronta in maniera seria le problematiche del mondo giovanile in genere ed in particolare della sua parrocchia nei riguardi della fede e dell’impegno pastorale.
Credo che sia quanto mai opportuno conoscere questa presa di posizione saggia e misurata.

In rapporto a questo discorso di carattere teorico, nel notiziario c’è pure la segnalazione di una serie di iniziative che riguardano la vita dei gruppi giovanili di questa parrocchia.

Quanto interessante poi l’iniziativa di promuovere una messa mensile alle ore 21 per tutti i giovani della parrocchia.

 

SINODO DEI GIOVANI

Dopo i due Sinodi sulla famiglia (Ottobre 2014 e Ottobre 2015) sfociati nell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Familiaris Laetitia” dei 19 marzo 2016, il Papa ha convocato un nuovo Sinodo dei Vescovi sui giovani che si terrà nell’Ottobre del 2018.
La parola ” Sinodo” vuol dire “camminare insieme”. La Chiesa, fatta da tutti coloro che sono stati battezzati nella fede in Gesù Cristo, deve camminare, imparare a camminare insieme. Non è sempre facile, lo vediamo anche nelle nostre famiglie,nelle nostre parrocchie, nei nostri quartieri. Lo vediamo anche a livello nazionale europeo e mondiale. Siamo di tante idee, di tante sensibilità diverse che non sappiamo ben gestire e armonizzare; magari non sappiamo rinunciare ad un nostro particolare e lo estremizziamo. Spesso viviamo la diversità come conflittualità mentre dovrebbe essere un talento da donare e accordare con gli altri. Senza questa disponibilità si fa fatica a camminare insieme e i percorsi si fanno più difficili e lenti. Camminare insieme vuol dire saper tanto ascoltare e cercare di capire. La “Sinodalità” è un’esperienza antica nella Chiesa che si è concretizzata appunto nei Sinodi, nei Concili, negli “organi di partecipazione” che ci sono anche nelle nostre parrocchie, nella presenza dei vari gruppi che concorrono alla vita e vitalità della comunità. Compito del parroco è quello di promuovere e custodire la “comunione” senza soffocare nessuno. Per noi fonte e centro di unitàè Gesù Cristo e il Vangelo. A Lui continuamente guardiamo, insieme, senza che nessuno singolarmente presuma di capire e conoscere tutto di Lui. Insieme ci si avvicina di più e meglio a fare nostro il suo spirito. E questo mai una volta per sempre. Le varie situazioni personali e sociali, economiche, culturali ci sollecitano sempre ad una comprensione nuova, più approfondita, insieme, dello spirito del Vangelo, perchéè lo Spirito che dà vita; fermarsi alla lettera,uccide. La lettera, le varie formulazioni con le quali cerchiamo di esprimere la fede, che pure sono utili e necessarie, non devono diventare una gabbia dentro alla quale imprigioniamo la ricchezza del Vangelo. Il Vangelo è buona notizia, deve restare buona notizia che dà risposte alle domande degli uomini. Tornando al Sinodo dei giovani: il Papa, la Chiesa,vuole ascoltare i giovani. Non presume di conoscerli. Desidera che parlino, che si esprimano, che dicano quello che hanno in cuore: le loro gioie, attese, speranze, frustrazioni, accuse, rimproveri…Che raccolgano tutto questo e lo offrano al Papa, ai Vescovi in occasione del Sinodo, perché possano ragionare sulla realtà dei giovani quale loro stessi la esprimono. L’invito è rivolto a tutti i giovani del mondo, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani: sono giovani e basta, portatori di situazioni molto diverse. Spero che anche i giovani dei nostri gruppi parrocchiali, non solo, ma anche quelli che non si riconoscono in essi, accettino questo invito e diano il loro contributo per farsi conoscere alla Chiesa e al mondo. La “sinodalità” in questo caso non ha colore.

don Mario Liviero

CATECHESI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE: Dopo gli inviti fatti in chiesa da A.C. e Scout a partecipare a questi gruppi, anche le comunità del cammino neocatecumenale durante !e Messe di questa Domenica rivolgeranno l’invito a partecipare alla catechesi da loro promossa. Questa catechesi quest’anno si svolgerà nel patronato della parrocchia di S. Giuseppe al LUNEDI’ e al GIOVEDÌ’ con inizio alle ORE 20.45. Si protrarranno fino ad inizio o metà dicembre.

GRUPPI DEL POST CRESIMA: continuiamo a ricordare ciò che tante volte si è detto e deve diventare convinzione comune: la celebrazione del Sacramento della Cresima non è la fine della catechesi e della frequentazione della comunità cristiana, ma il compimento della iniziazione cristiana e quindi un coinvolgimento più maturo nella vita e nella missione della Chiesa che concretamente ha le dimensioni della parrocchia, della Diocesi e poi della Chiesa tutta attraverso la testimonianza nei nostri ambienti di vita. Ai neo cresimati perciò rivolgiamo l’invito a continuare la loro formazione cristiana. Da anni ormai ci sono i GRUPPI DEL POSTCRESIMA: già una diecina gestiti secondo lo stile del cammino neocatecumenale, altri sei-sette guidati da animatori che provengono dall’esperienza di A.C. o Scout o gli stessi catechisti. E’ bello vedere come tutte le realtà presenti in parrocchia siano disponibili a dare una mano ai più giovani a crescere.
VENERDÌ’ scorso, 13 Ottobre, questi giovani sono stati invitati ad una serata insieme e lì si sono organizzati (precedentemente anche gli animatori si erano incontrati). Non resta che augurare un buon lavoro: Se si fa bene e volentieri non mancheranno le soddisfazioni per tutti:

S. MESSA MENSILE DEI GIOVANI: In questi anni, a cura della PA.GI (Pastorale Giovanile parrocchiale che promuove momenti di incontro comuni tra tutti i ragazzi e i giovani che “militano” in gruppi diversi) ogni terzo Mercoledi del mese si invitavano i giovani a partecipare ad una S. Messa al mattino, alle ore 6.45, prima di cominciare la scuola o il lavoro. La cosa è andata avanti abbastanza bene, ultimamente però il sonno, la fatica, varie difficoltà hanno rarefatto la loro presenza. Ai responsabili della PA.GI. non pare bene rinunciare a questo momento qualificante che è fonte dell’impegno e della vita cristiana e che dà forza e ulteriore motivazione alla partecipazione alla Messa domenicale. Propongono perciò di cambiare giorno ed orario: al terzo MARTEDÌ’ del mese alle ORE 21.00 a cominciare da MARTEDÌ’ 17/10. Certamente una opportunità da non perdere. Ne hanno parlato nel loro incontro di Venerdì scorso. Se fosse una bella idea anche per altri meno giovani, nessun problema.

Da “Comunità parrocchiale SS.TRINITA’” – 22 ottobre 2017

Da “Comunità parrocchiale SS.TRINITA’” – 22 ottobre 2017
settimanale della comunità cristiana di via Terraglio

Con don Angelo Favero, parroco della Santissima Trinità ed ex preside del liceo classico Frnchetti di Mestre, si può essere d’accordo o meno, comunque i suoi interventi sul foglio della parrocchia sono sempre autorevoli e documentati. In più egli è uno dei pochissimi sacerdoti che abbia qualcosa di serio da dire sulle vicende della nostra società e sulla nostra Chiesa.

Nella sua consueta rubrica settimanale “Questo nostro tempo” del numero del 22 ottobre, scrive: “Al fratello delinquente assassino Cesare Battisti”. In sostanza don Angelo afferma che se questo membro delle brigate rosse avesse un minimo di dignità umana, dovrebbe consegnarsi alla giustizia italiana per scontare la pena inerente ai suoi delitti.

Ho la sensazione che né il Battisti, né quasi tutti gli altri protagonisti degli “anni di piombo”, sappiano neppure che cosa sia la dignità. Questo sacerdote poi non solamente condanna senza riserve Battisti e i suoi colleghi, ma ha pure seri dubbi sulla “dignità umana dei socialisti Mitterand e Lula che hanno protetto questo delinquente.

La conclusione mi pare quanto mai nobile: anche la rivoluzione non può essere perseguita trascurando o oltraggiando il valore sacro dell’umanità.

Questo nostro tempo

Al fratello delinquente assassino Cesare Battisti non conosco le sue posizioni ideologiche e religiose, ma il suo caso pone a tutti noi, uomini e donne di buon senso, problemi di coscienza non indifferenti. Lei è in fuga dall’Italia da moltissimi anni ed in Italia la giustizia l’ha ritenuta colpevole di ben quattro omicidi, con l’aggravante di avere costretto sulla sedia a rotelle un ragazzo, ora uomo maturo, di S. Maria di Sala per un colpo di pistola che ha ucciso più lo spirito che il corpo. Certamente non le è ignoto che la giustizia italiana, seppur lenta, è chiaramente del tutto garantista; infatti passa per ben tre gradi giudizio tanto che nel caso suo ha decretato senza alcun dubbio alcuno la sua colpevolezza. La pena che le è stata inflitta è l’ergastolo. Le posso assicurare che quando c’è stato il referendum su simile pena io ho votato per l’abolizione dell’ergastolo poiché la stessa nostra Costituzione richiede che la pena abbia una dimensione medicinale per poter eventualmente essere reintrodotti nella società. Ma non ho mai pensato che chi ha commesso simili delitti potesse farla franca senza alcuna pena. Se Lei fosse una persona credente religiosa le direi che non c’è alcun dubbio che il perdono divino si ottiene dopo un serio e convinto pentimento, non di comodo, e a seguito di un’adeguata penitenza. Ma le dirò in confidenza che ho l’impressione che affrontare il problema per questa via sia una perdita di tempo. Finora lei è sfuggito alla condanna inflittale dal tribunale civile trovando dapprima protezione presso la Francia di Mitterand, il quale si professava socialista ma sui generis; ancor oggi non mi rendo conto cosa significhi essere socialista e sfuggire agli obblighi della giustizia. E poi ha trovato protezione presso il Brasile dì Lula, altro socialista che ha dato protezione a un delinquente dalla pistola facile; il socialista operista Lula è stato denunciato dalla giustizia brasiliana per corruzione grave e per questo sottoposto alla ignominia popolare. E allora guardando ai personaggi che finora l’hanno protetta non possiamo dire che lei possa gloriarsi di godere di una buona fama.
Non c’è alcun dubbio che vale anche per lei l’assioma che facciamo risalire alla grandezza del diritto romano: nemo tenetur tradere seipsum; ma questo vale in fase dibattimentale allorquando si deve accertare la responsabilità di chi è indagato, ma non certamente nel momento in cui la sentenza dopo i vari gradi giudizio diviene definitiva. A questo punto mi permetto di fare appello alla dignità umana di cui ogni uomo dovrebbe godere. Non le rimorde la coscienza questo suo sottrarsi alla giustiziaumana che richiede di pagare un conto aperto a causa di gravi delitti fuggendo da un paese all’altro con la protezione di amici probabilmente non meno loschi di lei? Non occorrono grandi ed elevati discorsi per convincersi che “chi sbaglia paga”; mi sembra che basti fare appello alla dignità della persona, al valore della coscienza, al rispetto della convivenza civile. Ma come può continuare a vivere serenamente una persona come lei che ha sulla coscienza tanto gravi delitti? Non le è di monito vedere la figura di quel Signore di S. Maria di Sala costretto a passare la vita in carrozzella a causa della sua malvagità espressa con la pistola facile? Anche se le fossero inflitti trent’anni al posto dell’ergastolo, come richiede la giustizia brasiliana, le faccio l’appello di dare spazio alla sua coscienza e alla sua dignità, se ce l’ha; si consegni spontaneamente alla giustizia italiana e paghi il conto dei suoi delitti; almeno nell’ultima parte della sua vita potrà godere di un minimo di dignità.

Don Angelo Favero

Da “DIMENSIONE PI” – 29 ottobre 2017

Da “DIMENSIONE PI” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Marco di viale san Marco

L’editoriale del parroco è una bella riflessione di don Marino Liviero il quale, vedendo una serie di fotografie nelle quali appaiono i volti dei membri e dei protagonisti della vita della parrocchia di un tempo, conclude che nulla va perduto e che la proposta fatta dalla parrocchia o fiorisce e matura in essa, oppure si realizza dove questi parrocchiani si spostano in altre comunità. E’ giusto quindi avere un orizzonte vasto e lavorare avendo presente più la Chiesa che la propria “chiesola”.

CI SONO ANCORA? TUTTI?

In questo periodo alcuni amici hanno scaricato in FB una valanga di foto di quando erano giovani e tutti insieme facevano gruppo in questa parrocchia. Quanti erano! E che gioia, che serenità traspare la quelle immagini! Camminate in montagna, scherzi, giochi, recite, momenti di dialogo e momenti di preghiera. Naturalmente la più parte non li conosco e quelli che conosco…beh! erano diversi allora, erano giovani. Ora sono uomini, donne, madri e padri di famiglia, persone impegnate in vari settori Iella vita lavorativa e professionale. Quelli che sono rimasti legati alla nostra parrocchia, ho imparato i conoscerli anch’io, e a stimarli. E gli altri? Quelli che sono in zona e quelli che si sono trasferiti altrove ci sono? hanno conservato i doni ricevuti? Li stanno “restituendo” impegnandosi nelle loro comunità? E’ naturale che chi si trasferisce faccia fatica ad inserirsi in un ambiente nuovo che non conosce, soprattutto se è molto lontano da qui. Ci sono giovani di allora che si sono sposati e hanno trovato casa qui a Mestre o poco lontano e continuano a venire e a lavorare qui in parrocchia; i figli partecipano alla catechesi e ai gruppi che ci sono qui. Quanti hanno dovuto allontanarsi, quali difficoltà hanno trovato? Hanno conservato la fede e la pratica cristiana? So di alcuni di questi giovani di allora, ma anche più recenti, che danno un buon contributo alla vitalità delle loro attuali parrocchie. E’ bello questo; è una forma di missionarietà e di collaborazione fra comunità; è un modo di far fruttificare ovunque i talenti e i doni ricevuti.
Ho visto anche qualche “rimpatriata” di ex. E’ positivo creare occasioni di reincontrarsi tra vecchi amici: si ristabiliscono relazioni, ci si aggiorna sulle proprie vicende personali e familiari, ci si può aiutare trovandosi in difficoltà. Può essere l’occasione, per chi le vicende della vita abbia fatto allontanare dalla fede e dalla comunità cristiana, di riscoprire, di provare nostalgia di quella fonte che negli anni giovanili ha dissetato la sete di significato e di valori.

Don Mario Liviero

Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA’”– 29 ottobre 2017

Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA’”– 29 ottobre 2017
settimanale della comunità cristianadi via Terraglio

Se s’avverasse l’utopia di stampare un solo periodico per tutte le parrocchie di Mestre, composto da una parte dedicata al pensiero e alle problematiche teologiche e pastorali e da una parte fatta di notizie delle singole parrocchie, credo che l’editoriale di don Angelo Favero dovrebbe apparire ogni settimana nella prima parte di questo “periodico chimera”, perché questo parroco tratta sempre temi validi con intelligenza e documentazione.

Questa settimana don Favero affronta, nella prima parte dell’articolo, il tema del senso del vivere e del morire, nella seconda parte le vicende che hanno condotto alla riforma protestante. Tutti e due i discorsi sono seri ed importanti.

Questo nostro tempo

Che destino abbiamo? Che senso ha la nostra vita compresa tra due poli irrinunciabili: nascere e morire? L’arco che comprende il nascere e il morire ci accomuna a tutto il mondo animale, ma il nostro arco di vita ha la stessa dimensione o gode di un valore diverso? L’avvicinarsi del periodo dell’anno dedicato ai Santi e ai Defunti non permette di sfuggire agli interrogativi più radicali intorno alla nostra esistenza umana. Ricercare il senso del nostro esser-ci è impegno dell’intera vita, è il ruolo fondamentale dello strumento più prezioso di cui godiamo, l’intelligenza; e la ragione, che ha la funzione di elaborare quanto la nostra intelligenza viene a conoscere su questo tema, è in continua ricerca. Perché ci sono e non ci sono? chiederebbe Heidegger; è la domanda principe e due sono le risposte fondamentali possibili: sono un semplice caso, come una cartaccia sperduta sulla strada della vita sbattuta dai colpi di vento, direbbe Sartre, o appartengo ad un disegno provvidenziale di cui costituisco un punto di un complesso intelligente che supera le mie capacità di comprensione? Capita proprio in questa settimana di ricordare una scadenza fondamentale della storia della Chiesa e anche della storia dell’intera Europa. Il 31 Ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero, professore di Teologia, esponeva le sue 95 tesi appendendole al portale della chiesa del castello di Wittenberg; si trattava di un costume dei professori universitari di allora: esporre le tematiche che poi avrebbero trattato nelle lezioni cattedratiche. Si trattava di tesi che sconvolgevano non solo i concetti teologici di base ma soprattutto sconvolgevano l’intera Chiesa anche nel suo aspetto istituzionale. Occorre riconoscere che la Chiesa viveva un momento particolarmente difficile e nessun buon esempio veniva dall’alto. Celebri personaggi come il veneziano card. Contarmi continuavano a ripetere che occorreva una radicale riforma della Chiesa in consonanza con l’autentica fede in Cristo: Ecclesia semperreformanda in capite ed in membris. Papa Giulio II, cui dobbiamo l’avvio della costruzione della basilica di S. Pietro nel 1505, era in origine un francescano ma forse era più bravo come condottiero di eserciti che come papa; Venezia stessa ha avuto con questo Papa scontri bellici memorabili. Nel 1513 diviene Papa Leone X, figlio di Lorenzo de Medici, un papa più dedito alle arti che alla fede. Insomma la Chiesa era veramente mal diretta e il caso scoppiò proprio con la vendita delle indulgenze; per far soldi per la costruzione della basilica di s. Pietro Leone X hasvenduto l’arcivescovado di Magonza con tutte le conseguenze che ne derivarono. La ribellione di Lutero fu fin dall’inizio un grido di allarme e soprattutto una spinta alla revisione della vita, dei costumi, della teologia, della fede della Chiesa in quel momento. In nome dei soldi si tradiva dapprima la teologia presentando l’indulgenza come un toccasana meccanico per la salvezza eterna invece di una revisione della pena in forza della fede nel merito della croce di Cristo. Ma la cosa ancor più grave stava nel fatto che il popolo, gravemente ignorante, si fidava di predicatori che ingannavano l’umile gente con discorsi dal sapore farisaico. Questo grido di Lutero, che si ribellava ad una concezione teologica gravemente deformata, non sopportava l’inganno in nome dei soldi. L’interesse finanziario si trasformò in una spaccatura grave della Chiesa con un rifiuto prolungato delle parti di incontrarsi e discutere. La situazione si aggravò con l’intromissione delle parti politiche che per un verso vedevano la pericolosità della spaccatura che comprometteva l’unità dell’impero, come l’imperatore Carlo V, e per altro verso vedevano la possibilità di una religiosità autonoma da Roma con la conseguenza di non dover più versare denaro a Roma e nel contempo di entrare in possesso dei beni della Chiesa locale, come Federico di Sassonia. Dopo 500 anni siamo chiamati, sulla scia del Concilio, a ripensare a tutta questa storia di fratture che ha spezzato la comunità cristiana sotto alcuni aspetti in modo irreparabile. E’ difficile il dialogo ma è l’unica strada possibile.

Da “VITA DI COMUNITA’” – 15 ottobre 2017

Da “VITA DI COMUNITA’” – 15 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria Goretti di Carpenedo

E’ molto difficile presentare questo periodico perché le due facciate sono tutte piene di appuntamenti e di incontri. Penso che, una volta per tutte, o forse meglio ogni tanto, facciamo una fotografia del foglio perché sacerdoti e laici impegnati possano rendersi conto di quante cose si possono fare in una settimana pure in una parrocchia di periferia di 4500 fedeli e con un prete solo.

CRESIMANDI
Oggi domenica 15 ottobre alle ore 11 presenteremo ì nostri ragazzi di 2A media alla comunità e consegneremo loro la preghiera allo Spirito Santo.
Auguriamo a questi ragazzi di maturare la loro scelta cristiana nella Cresima per diventare dei bravi giovani con la fede.

3°CONVEGNO TRIVENETO PARROCCHIE ADORATRICI

CORSO
“GESÙ NEI QUATTRO VANGELI”
7-9 Dicembre 2017
Il fine settimana dell’Immacolata in parrocchia faremo il Corso “Gesùnei quattro Vangeli”
Il corso sarà tenuto dall’equipe parrocchiale.
Le iscrizioni, al più presto, in ufficio parrocchiale
ORARI
Giov. 7 dic. h. 20,45 – 22,30 – Ven. 8 dic. h. 9-12/14,30-17,30 – Sab. 9 dic. h. 9-12 /14,30-17,30

TORTE PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
Domenica prossima 22 ottobre ricorre la Giornata Missionaria Mondiale. Il gruppo missionario parrocchiale venderà torte sul sagrato per aiutare i missionari. Chiede ai generosi e bravi pasticceri della comunità, di dare un aiuto a preparare i dolciumi da vendere. Grazie a tutti!

DOMENICA 22 INCONTRO UNITARIO CELLULE DI EVANGELIZZAZIONE

“Evangelizzatori e Missionari: servitori della gioia e dell’incontro Gesù”
Domenica prossima 22 ottobre, giornata missionaria mondiale, le cellule di evangelizzazione vivranno una bella mattinata di incontro con la messa e il pranzo insiem (porta e offri). – Ore 9.30 inizio: Preghiera, riflessione, testimonianze; -ore 11 S.Messa; -ore 12.30 pranzo.

5 Novembre FESTA DELLA FAMIGLIA
“Essere papà guardando San Giuseppe”
Sono invitate tutte le famiglie, soprattutto le più giovani; ci sarà servizio di baby sitter. Si tiene presso Parrocchia Sacro Cuore di Mestre Domenica 5 nov. dalle 14.30 con Messa del Patriarca alle 17.15. Vi sarà lo spettacolo su San Giuseppe di Pietro Sarubbi (attore che ha impersonato Barabba in “The passion”).

LE 10 PAROLE DI VITA PER GIOVANI
Ogni martedì alle ore 21 riprende il cammino di formazione cristiana per giovani dai 20 ai 30 anni. Con il confronto tra vita e Parola di Dio, continua questa preziosa esperienza che sta coinvolgendo circa 20 giovani, alla scoperta di quanto meglio si vive alla luce delle indicazioni del nostro Signore e creatore.
27 – 29 ottobre: Ritiro del 6° comandamento a Villa Assunta -Torreglia Colli Euganei

INCONTRO UNITARIO GIOVANI
Venerdì 20 ottobre 2017: – ore 19 Cena insieme – ore 20.30 Scuola Diocesana di Preghiera.
Segue un momento di saluto con i giovani delle altre parrocchie in salone del patronato.

COMPLIMENTI
Mercoledì 11 ottobre si è laureata in medicina a pieni voti la giovane Chiara Ceolin, nostra parrocchiana, un tempo anche animatrice dei giovanissimi. A Chiara neo dottoressa le congratulazioni di tutti noi che ci affianchiamo alla gioia dei familiari.

S.O.S. PARROCCHIA
Questa iniziativa è per sostenere la Parrocchia in questo frangente di difficoltà economica dovuta anche a una cartella esattoriale per il ricalcolo del TARI (5 anni arretrati) del Patronato. L’ammontare è di 12.000 euro. Finora sono stati raccolti 3.000 euro. Se possibile, con 20 euro a famiglia, ce la facciamo! Grazie di cuore a tutti.

CORSO DI PITTURA
Domani lunedì 16 ottobre riprende il Corso di Pittura aperto a tutti i bambini e bambine, ragazzi e ragazze delle elementari a cui piace dipingere.
Orario: ogni lunedì dalle 16.30 alle 17.30 Vi aspettano in patronato
Albina, Sandra, Gabriella

RIAPERTO IL MERCATINO
Il mercatino ha riaperto al lunedì e giovedì con orario 16 -18 in patronato.

“PICCOLO CORO SANTA MARIA GORETTI”
E’ ripresa l’attività dei piccoli cantori; per animare la messa. Aspettiamo tutti i bambini che hanno voglia di cantare e offrire questo servizio alla comunità:
– Sabato 21 ottobre ore 14.30
– Sabato 4 novembre ore 14.30 Venite, è bello, vi piacerà!

CORO S.M. GORETTI
Ogni martedì alle ore 20.30 in chiesa, sono riprese le prove del nostro coro. Chi desidera fare un buon servizio alla chiesa si unisca a questo bel gruppo.

Da “SEGNO DI UNITA’” – 22 ottobre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

Oltre i soliti avvisi e gli appuntamenti per le celebrazioni dei “Santi” e dei “Morti”, il periodico riporta la relazione fatta dal diacono giovane che opera in parrocchia il quale si è recato nel Benin a visitare e portare aiuto a delle missioni seguite dalla sua comunità di Santa Maria della Pace e da altre parrocchie.

L’aiuto alle missioni mediante incontri diretti rende sempre più credibile e fecondo questo rapporto e crea anche una mentalità più solidale col mondo intero.

LA MISSIONE IN AFRICA DEL DIACONO GIOVANNI

Carissimi parrocchiani buongiorno! Sono il diac. Giovanni. Da un po’ di giorni sono ritornato dal viaggio che ho fatto in Africa; ora voglio darvi alcune informazioni.
I bagagli quest’anno si sono riempiti oltre dei capi di biancheria e vestiario, anche di circa seimila euro provenienti dai vari mercatini e da molte offerte ricevute personalmente. Come già sapete, sono stato in Benin, dove ho concluso il primo progetto consistente nell’arredo di cinque aule scolastiche: La madre superiora, ringraziando per l’opera compiuta, con il sorriso sulle labbra ha lanciato un’altra esca, dicendomi: «Giovanni, avremmo la necessità di costruire una grande aula polivalente per questi studentelli: qui farebbero merenda e poi riposerebbero fino al rientro in aula». Ho assecondato in parte questo suo desiderio, comperando cemento e ferro per iniziare l’opera, senza però onestamente impegnarmi ulteriormente.
È stata una piccola goccia, ma utile. Poi ho continuato a pagare la retta universitaria iniziata due anni fa: altri due anni e la studentessa terminerà il corso. Ho anche avviato il sostentamento per il figlio di una ragazza madre che frequenta la scuola materna. Tutto questo a Porto Novo. Non mi sono fermato qui però. Un sacerdote del luogo che ho conosciuto qui a Venezia e che anche molti di voi conoscono, mi ha presentato un’altra realtà nel villaggio Affanmè: un istituto di religiose che accudiscono un orfanatrofio esclusivamente femminile di età compresa tra i sei e i diciotto anni che frequentano scuole statali. Necessitano di tutto, ma principalmente di materiale scolastico e alimentare. Anche in questa realtà, con il rimanente denaro ho potuto comperare un po’ dell’uno e un po’ dell’altro (chi volesse vedere le foto che attestano tutto ciò può richiedermelo). Queste due madri superiori ringraziano e assicurano una preghiera per tutti coloro che hanno contribuito a tutto ciò. Ora devo dirvi un’altra cosa: ricordate quel detto “una ciliegia tira l’altra”? Bene, ho avuto da un altro sacerdote la richiesta di aiutare un’ulteriore realtà sempre nell’ambito scolastico, in Burkina Faso, altro paese dell’Africa occidentale. Anche in questo caso non ho preso un impegni formale, ho risposto che valuterò la proposta. Dovrò soddisfare anche questa richiesta? Sinceramente non lo so. Mi consola – vi confesso – il fatto che in Costa d’Avorio l’anno scorso ho concluso il progetto dell’allestimento del piccolo ambulatorio pediatrico (molti di voi hanno già visto lefoto), grazie anche alla generosa offerta di una azienda del nostro territorio. Quindi l’impegno per l’anno 2018 potrei rivolgerlo in questo nuovo Paese. Riuscirò? Lasciamo che il tempo maturi le “nespole”.
Come dice Benedetto XVI nella “Deus caritas est”, oltre all’annuncio della Parola di Dio è necessario anche il servizio della carità, “diafonia”, ed io come umile servo cerco di soddisfare al meglio questo mio compito anche se inadeguatamente. Se ho servito male risponderò a Dio del mio operato, se ho servito bene lo devo agli parrocchiani di questa e di altre parrocchie veneziane, alle aziende e alla generosità di alcune singole persone con le loro offerte. Grazie a tutti di avermi fatto diventare uno strumento della provvidenza per quelle realtà sopracitate, apparentemente lontane, ma sempre vicine nei nostri cuori. Il Signore benedica voi e i vostri cari.

Diac. Giovanni

Da “LA VOCE NELLA RIVIERA” – 22 ottobre 2017

Da “LA VOCE NELLA RIVIERA” – 22 ottobre 2017
settimanale delle parrocchie Sacro Cuore di Gesù, S. Pietro in Bosco e S. Maria Maddalena di Oriago

Il periodico di questa unità pastorale della riviera del Brenta si articola in sei facciate A4 e graficamente si presenta elegante e con brani contenuti.
Segnalo ancora una volta la rubrica “Pensieri in libertà di un parroco della Riviera” del coordinatore don Cristiano Bobbo. Ribadisco che queste confidenze, o queste riflessioni ad alta voce del parroco, le trovo una soluzione ottimale per aprire un dialogo vivo tra parroco e cittadini.
Riporto anche un articolo sulla Giornata Missionaria, però il periodico offre molto altro materiale che non riesco a presentare perché mi sono arrivati tre numeri contemporaneamente, ma mi riservo di farlo per il futuro.

 

Lungo il fiume
Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

Carrelli pieni
In tarda mattinata sono entrato nel supermercato che si trovava sulla strada del mio rientro a casa. Non dovevo fare molti acquisti ma solo una lampadina per il confessionale da sostituire a quella bruciata. Ho individuato la corsia dedicata al genere di prodotto che cercavo e mi sono recato subito alla cassa per il pagamento. Benché le cassiere fossero molte, ho trovato lunghe file di acquirenti, uno dietro l’altro, ciascuno con il proprio carrello, in paziente attesa. Con la mia lampadina in mano mi sono accodato ad una coppia di mezza età che spingeva un carrello pieno oltre misura e in procinto di svuotarlo deponendo gli articoli sul nastro trasportatore. La gentile signora, accorgendosi della mia presenza, mi ha fatto cenno di passare avanti dicendo: “Passi pure! Ma è strano vedere qualcuno che non ha bisogno di usare il carrello per la spesa! Qui – come vede – facciamo a gara per averlo più pieno!”. “Grande carrello, grande famiglia” – ho risposto – “No, padre, siamo solo mio marito ed io! E di una buona parte di quello che vede qui, potevamo benissimo farne a meno. Ma quando ci si trova qui, ci si lascia prendere la mano…”. Ed è proprio questo lo slogan dominante ai nostri giorni: acquistare, accumulare, possedere, consumare. Ti convinci che puoi star bene solo se hai comprato, se disponi di beni (per lo più superflui) da ostentare o da accumulare nelle dispense e negli armadi di casa. Questo miraggio attira tutti, anche quelli che si arrabattano con risultati economici modesti. E accontentarsi di una semplice lampadina non è stato certamente frutto di un comportamento virtuoso ma soltanto provvidenziale mancanza da parte mia di una frequentazione assidua dei supermercati!

Libri per meditare
Sul mio comodino si danno continuamente il cambio i testi che accompagnano l’ultimo tratto della giornata prima del riposo notturno. Quella di leggere alcune pagine prima di addormentarmi è un’abitudine che conservo fin da ragazzo quando mi appassionavo dei classici della letteratura, soprattutto i romanzi. Questo appuntamento, garantito nel corso degli anni, mi ha educato alla riflessione, a meditare anche sulle poche pagine che la stanchezza della giornata concede ancora di assimilare prima che il sonno prenda il sopravvento. Sì, perché un conto è l’erudizione, che tra l’altro può sempre esser battuta da un computer, e ben diversa è la profondità che nasce appunto da assimilazione, elaborazione e riflessione.
Anche gli ultimi istanti del giorno che finisce, possono regalare, a piccoli sorsi, quella ponderazione, quel raccoglimento e quella capacità di giudizio che nel corso degli anni arriva a maturazione.

La luce della fede
L’appuntamento era fissato al termine della S. Messa serale, ma la coppia di genitori che dovevo incontrare per fissareil Battesimo della figlia, è arrivata in largo anticipo partecipando così anche alla celebrazione eucaristica. Non è stato un errore ma, volutamente, avevano messo in conto di far precedere la Messa al nostro incontro. E sono stati contenti di averlo fatto perché era da un po’ di tempo che non partecipavano alla preghiera della Comunità cristiana. Siamo poi rimasti insieme a riflettere sull’importanza del Battesimo nella vita del cristiano, sulla fede, sui loro progetti di genitori cristiani. Mi hanno chiesto di aiutarli a garantire uno sguardo positivo sulla vita anche quando le difficoltà e le prove si fanno sentire. E, ai nostri giorni, è facile lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo.
Esso sboccia dalla consapevolezza di essere immersi in una storia segnata dal peccato, di avere un cuore attratto dal male, di vivere in una società marchiata dall’ingiustizia. Eppure dentro lo scenario oscuro che avvolge la nostra storia, questi giovani genitori sono venuti a chiedere il Battesimo per la loro creatura, quasi a voler vincere la rassegnazione e far prevalere la certezza di una presenza salvatrice, quella di Cristo, che è giunto in quel groviglio per districarlo. È questa la convinzione semplice ma determinata di questi genitori che aprono il cuore alla speranza e alla certezza di non essere abbandonati. Ringrazio il Signore che questa sera, al di là di ogni previsione, li attendeva alla sua mensa per ravvivare la loro speranza!

La missione, il gruppo sposi e l’esperienza di fede in Colombia

Sabato 7 ottobre il gruppo sposi di San Pietro ha incontrato padre Daniele Zarantonello e padre Diego vivendo un momento forte di confronto con l’esperienza di fede in Colombia, raccontata da due testimoni speciali. Padre Daniele, fratello della “nostra” Marcella, è missionario comboniano in una parrocchia di circa 25.000 persone a Tumaco, nel sud della Colombia. Come si è autodefinito, lui è un “gringo” (straniero). Padre Diego, sacerdote colombianoche opera nella diocesi accanto a quella di padre Daniele, sta svolgendo a Roma un triennio di studi in materie sociologiche. Tumaco è una cittadina sulle coste dell’oceano Pacifico, caratterizzata dalla presenza di molto verde e da una configurazione che rende necessario utilizzare quale mezzo principale per raggiungere le varie comunità la canoa. Dal punto di vista naturalistico è un piccolo angolo di paradiso, ma narcotraffico, ingiustizia sociale e corruzione creano una situazione molto difficile da gestire. La popolazione, discendente dagli schiavi deportati dall’Africa, è per la quasi totalità nera: in loro è incisa in modo indelebile l’eredità della schiavitù, ma è crescente sempre più la voglia di riscatto in una società che vorrebbe tenerli ai margini (sulla loro carta di identità è scritto lo stato sociale di appartenenza, in una scala che va da 1 a 6). L’impegno di padre Daniele è quello di “non essere come loro, ma se stesso al loro servizio”: questo è il suo modo di essere testimone di Cristo nella vita di tutti i giorni. A partire dal saper rifiutare gli aiuti per la parrocchia provenienti da soldi del narcotraffico (seppure tra i mille e più bisogni che ci sono). La missione è “dare e comunicare vita”, in mezzo ad un popolo che va conosciuto bene prima di essere giudicato con l’occhio dell’uomo e del cristiano europeo. In questo si sente molto confortato ed aiutato dal pontificato di Papa Francesco, che ovviamente conosce bene realtà come quella vissuta a Tumaco. Lo sforzo è rivolto in modo particolare verso i ragazzi, per offrire loro delle alternative valide ed appetibili rispetto a quella di entrare nei gruppi armati. Borse di studio all’università, momenti di aggregazione sportiva, … sapendo bene che a causa della guerra civile consumatasi in questi anni tantissimi uomini sono stati uccisi e spesso le famiglie sono rette dalle donne. Le donne rivestono anche il ruolo di catechiste nelle varie comunità che formano la parrocchia: sono loro che ricevono settimanalmente via radio da padre Daniele la riflessione sulle letture da proporre alla comunità la domenica, visto che il sacerdote non può essere presente ovunque ed a volte passano mesi (o addirittura anni) prima che riesca a recarsi in ogni comunità. Sono le stesse catechiste che battezzano i bambini con l’acqua, in attesa che un sacerdote abbia occasione di passare in parrocchia e “completare” il battesimo con l’unzione (lì chiamata “oleo”). Padre Daniele ci ha spiegato come lo scopo ultimo dei suo essere missionario è quello di strutturare la parrocchia per poi lasciarla in mano al clero ed alla comunità locale, per poi andare in una nuova realtà e ricominciare di nuovo. Un messaggio di grande speranza ci viene dal popolo Colombiano: pur tra le tante difficoltà e contraddizioni di ogni giorno, si vive sempre con quel sorriso sulle labbra che nel nostro mondo occidentale spesso non è presente sui nostri volti. Con questi due testimoni abbiamo avuto modo di condividere anche la celebrazione della messa, assieme alla comunità, ed una buona pizza in allegria… concludendo la giornata di festa con il rinnovo delle promesse sponsali ed un significativo saluto in spagnolo.

di Elisabetta e Gionata Asti

Da “LA MIA PARROCCHIA” – 15 ottobre 2017

Da “LA MIA PARROCCHIA” – 15 ottobre 2017
settimanale della parrocchia Beata Vergine Addolorata

Dal periodico si apprende che questa parrocchia fin dalla primavera si è fatta carico di tre famiglie terremotate con le quali ha stabilito una formula di gemellaggio. Si apprende pure che si è organizzato un incontro di preghiera per le stesse famiglie aiutate.

Mi pare molto bello che la comunità cristiana esprima nei confronti di chi ha bisogno non solamente l’aiuto economico, ma anche quello spirituale.

Il foglio parrocchiale informa che nonostante la parrocchia sia grande e il parroco sia solo, egli ha iniziato la benedizione delle famiglie, soluzione assolutamente opportuna per conoscere i parrocchiani e celebrare la pastorale in relazione ai loro bisogni.

UN’AVE MARIA per i terremotati e…

Sabato 28 ottobre la Comunitàè invitata a partecipare ad un momento di preghiera per coloro che soffrono, in particolare per tutte le persone, le famiglie che sono state vittime di eventi atmosferici avversi come il terremoto. Un tempo di questa preghiera sarà dedicato alle tre famiglie terremotate con le quali ci siamo gemellati a partire dalla primavera scorsa. La preghiera inizierà alle 18 con la recita del Rosario e proseguirà con la Messa delle 18.30 che avrà le stesse intenzioni del Rosario. I nostri fratelli non hanno bisogno solo dell’aiuto economico ma anche di sentire il nostro affetto che arriva loro tramite il ricordo nella preghiera e l’affidamento a Maria.

BENEDIZIONE FAMIGLIE

Don Mauro passerà per benedizione delle famiglie di via Salsa.

Terremoto? Grazie internet!!!
Vogliamo segnalare alcune opportunità che internet ci offre per seguire e capire ciò che sta avvenendo alle famiglie che sono state colpite dall’evento tragico del terremoto, in particolare alle tre famiglie con le quali la nostra parrocchia si è gemellata:
“Casa d’altri”: cortometraggio presentato alla mostra del cinema di Venezia (lo trovi in internet)

Da “INSIEME” – 22 ottobre 2017

Da “INSIEME” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Giovanni Evangelista di via Rielta

Finalmente posso segnalare che almeno questa parrocchia ha capito che è quanto mai opportuno cominciare il catechismo con la prima elementare.

Segnalo inoltre la bella testimonianza di due catechisti che han compreso che far catechismo parte dal vivere personalmente le proposte che si offrono ai ragazzi.

Catechismo

Ve li voglio presentare
Si chiamano Elena, Sara, Samuele, Riccardo, Nicola, Samuele, Francesco, Anna, Carol, Martina, Samuele, Daniele, Marianna e Rebecca.

Sono 14 gioiosi e vivaci bambini di prima elementare che sabato scorso hanno cominciato l’avventura del catechismo!
Sono arrivati accompagnati dai loro genitori, alcuni esuberanti, altri più timidi (qualcuno addirittura non ne voleva sapere di lasciare la mano della mamma).
Dopo le presentazioni di noi catechiste e il saluto da parte di Don Roberto abbiamo subito iniziato una serie di giochi per imparare a conoscerci ed a fare amicizia!
Cari bambini, io sono convinta che Dio Padre, il Creatore, ha già preparato per quest’anno di catechismo tante sorprese, fatte di giochi, disegni e storie che ci aiuteranno a conoscere suo figlio Gesù e a capire quanto è bello e quanto siamo fortunati a stare in Sua compagnia!
lo mi sento carica, ho tanta voglia di scoprire quali novità ci aspettano e voi?!

Valentina Fantin

~ Ci è stato chiesto di dire due parole su cosa significa fare catechismo. Bene, innanzitutto la catechesi di cui parliamo sì rivolge ad una fascia di età che va dai 6 ai 12/13 anni e in questo periodo vengono consegnati a questi bambini, e poi ragazzi, ben 3 sacramenti fondamentali per la vita di un cristiano.Da qui l’importanza che questa catechesi comporta, l’impatto che possono avere le nostre parole, i nostri gesti, i nostri giochi anche, le nostre proposte che tendono comunque e sempre ad un unico obiettivo: far conoscere l’amore dì Dio attraverso suo figlio Gesù che agisce in noi per mezzo dello Spirito Santo.
Fare catechismo “vuol dire” non riuscire a trattenere solo per se questa meravigliosa notizia che Dio ci ama e ha fatto anche con noi una alleanza come per il popolo dì Israele, “vuol dire” dire di si a Gesù che ci ha lasciato dicendoci dì portare a tutte le genti la buona notizia e soprattutto ai più piccoli a cui teneva molto; “vuol dire” cominciare a gettare il seme per rendere questi bambini dei cristiani forti nella fede e consapevoli che attraverso la Chiesa siamo tutti chiamati alla santità.
Spesso noi catechisti ci abbattiamo perché i bambini non ascoltano, vengono poco agli incontri o a Messa, vediamo che pensano di più al gioco o allo sport; è una cosa umana per noi e normale per loro e la loro età. Da qui’ l’importanza della testimonianza sincera e concreta dì quanto ha fatto con noi il Signore che diventa essere il vero messaggio della catechesi.
Non vi nascondiamo che è anche un impegno importante, in termini di tempo e preparazione che ci coinvolge molte ore alla settimana e che richiede anche un po’ di sacrificio, ma la bellezza di stare con loro e vederli concludere questa parte della loro vita nella Chiesa ci da sempre una carica immensa.

Riccardo e Cristina

Da “IL PUNTO” – 20 ottobre 2017

Da “IL PUNTO” – 20 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di Catene e di Villabona di Marghera

Questo periodico, che presento per la prima volta, ha il formato di un foglio A4 e, da un punto di vista grafico, si offre con un volto ordinato. I contenuti sembrano quelli comuni a quasi tutte le parrocchie: un breve commento del Vangelo del giorno, avvisi parrocchiali e diocesani.

Mi par giusto segnalare un articoletto sulla Giornata missionaria, articolo nel quale appare un particolare impegno verso le missioni, sia a livello di aiuto materiale che spirituale, ma soprattutto mi pare quanto mai importante apprendere che queste parrocchie hanno un collegamento costante con alcune realtà missionarie e perciò i fedeli sono resi compartecipi di questo gemellaggio a livello di fede e di carità.

 

Giornata Missionaria mondiale

“Il mondo ha bisogno del Vangelo di Gesù”. E’ quanto afferma il Papa nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale che sarà celebrata questa domenica. Francesco ricorda il potere trasformante del Vangelo ed esorta a far crescere “un cuore missionario”. I fedeli di tutti i continenti sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese. Saranno così sostenuti con le offerte della Giornata, progetti per consolidare la Chiesa mediante l’aiuto ai catechisti, ai seminari con la formazione del clero locale, e all’assistenza socio-sanitaria dell’infanzia. Oltre alle offerte raccolte durante le sante Messe sarà organizzata dai genitori della Scuola Materna la vendita di ciclamini e torte. È un modo semplice per raccogliere fondi destinati alle chiese in terra di missione. Ricordiamo che la nostra comunitàè impegnata da anni nel soccorrere alcune opere specifiche: la missione di Padre Polo in Ecuador, la Casa degli Angeli di Sr. Angela Bertelli in Thailandia, e la parrocchia di San Marco ad Ol Moran in Kenia. Ogni anno infatti, grazie alla generosità dei parrocchiani, riusciamo ad inviare loro decine di migliaia di euro.

Da “STRADE” – ottobre 2017

Da “STRADE” – ottobre 2017
mensile della parrocchia di San Pietro Orseolo di viale don Sturzo

Il mensile è tutto da leggere perché presenta i molteplici aspetti nei quali la comunità si articola ed esprime il suo essere “Popolo di Dio”.

Offro, a chi vuole averne un saggio, la relazione di un incontro nel quale un gruppo di una quindicina di responsabili della parrocchia ha riflettuto sull’essere Chiesa approfondendo in maniera particolare la portante spirituale.

 

A LENTIAI PER COSTRUIRE LA COMUNITÀ

Anche quest’anno una quindicina di persone della nostra comunità si è ritrovata a Lentiai, nella casa delle suore di mons. Caburlotto, per dedicarsi alla preghiera e alla riflessione sulla vita della nostra parrocchia. Titolo della tre-giorni: “Annunciava Gesù e la risurrezione” (Atti 17,16). Di seguito la sintesi personale che ci ha offerto la più giovane dei partecipanti.

I tre giorni trascorsi a Lentiai sono stati molto intensi e ci hanno dato la possibilità di riflettere su temi quanto mai attuali!
Abbiamo parlato del nuovo contesto a cui la nostra comunità si deve rivolgere e di come la comunicazione con esso sia difficile in un epoca in cui l’ascolto è superato e prevale la mentalità del “tutto e subito”; abbiamo cercato di capire se i nostri rapporti siano veramente segno della nostra comunione con Dio e con coloro che ci stanno attorno o siano semplicemente dei “rapporti di lavoro”, dove per lavoro si intendono le varie attività della parrocchia; ci siamo concentrati soprattutto sulla Parola e sulla Liturgia che sono, o meglio dovrebbero essere, il fulcro di tutta la nostra vita sia comunitaria che quotidiana.
In questi tre giorni mi sono resa conto di come queste tematiche potrebbero sfuggire se non siamo noi in grado di ritagliarci del tempo per rifletterci, oppure essere date per scontate perché dopotutto “si è sempre fatto così” e non si riesce a cercare un nuovo modo di pensare. In realtàè proprio questo il fulcro di tutta la nostra vita: per cercare di acquisire questo nuovo punto di vista è necessario ascoltare la Parola di Dio! Solo Lui infatti può dirci chi siamo e quale sia la nostra strada; ma per capirlo dobbiamo avere “familiarità” con il suo linguaggio, per evitaredistorsioni e manipolazioni personali, e questo ci può venire solo dal continuo ascolto della Sua Parola e dal nostro continuo metterci in discussione seguendo le Sue orme. Questo è un esercizio che non finisce mai ed è una “necessità” come dice San Paolo non un obbligo…per chiunque abbia la Fede è istintivo e necessario crescere seguendo gli insegnamenti di Dio e metterli soprattutto in pratica! (Abbiamo infatti capito a Lentiai come anche Dio insegni sia con opere che con parole e entrambe si spiegano e si completano a vicenda).
Per mettere in pratica il primo passo è quello di capire, o di provare a capire, cosa il Signore voglia dirci: non si tratta di avere chissà quale titolo di studi ma si tratta di parlarne assieme e di intuire assieme cercando di non travisare il discorso o di mettere noi, con le nostre idee e i nostri preconcetti, al centro. Ovviamente questo non è possibile farlo per tutta la comunità anche in termini pratici però, come Gesù ne ha scelti solamente dodici all’inizio, così anche in pochi si può diffondere la Parola…e poi il resto verrà da Gesù stesso!
La parte più bella di questo annuncio è che è rivolto a tutti anche se a volte non ce ne sentiamo degni o pensiamo che non sia fatto per noi! “Come il corpo è un solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo […]
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” così parla San Paolo e questa è la descrizione migliore, a mio avviso, di come dovrebbe essere la comunità…nessuno è inutile o in più, nessuno non è grado di fare qualcosa per la comunità…tutti siamo chiamati da Gesù a fare parte di questa famiglia e siamo chiamati a instaurare legami veri e sinceri verso tutti infatti “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli […]”.
L’affetto che noi mostriamo fra noi e verso gli altri ci permette di distinguerci solo se è immagine di quello di Dio stesso!
La parte più importante rimane però sempre la S. Messa. L’Eucarestia è infatti il culmine di tutta la nostra fede perché celebriamo la nostra fiducia nella morte e resurrezione di Gesù ed è qui che possiamo sentire di essere parte di un’unica famiglia e ci ricordiamo quale è la vera direzione in cui stiamo camminando: annunciare Gesù e la sua resurrezione!

Maria