Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA'” – 12 novembre 2017

Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA’” – 12 novembre 2017
settimanale della parrocchia omonima del Terraglio

L’articolo di fondo del parroco, don Angelo, è interessante come sempre. Egli, partendo dalla gazzarra fatta in Parlamento in occasione dell’approvazione della legge elettorale e dell’assoluta disistima che stanno attirandosi i parlamentari, ha la saggezza e il coraggio di affermare che la democrazia parlamentare, nonostante tutti i suoi difetti, è ancora il miglior metodo di governo.

Don Angelo mette in guardia dalle “tentazioni” della dittatura, della democrazia diretta e, peggio ancora, della democrazia online dei grillini. Credo che tutti i concittadini dovrebbero leggere questo articolo anche perché la sua gente non è per nulla interessata.

don Armando

Domenica 12 Novembre 2017 trentaduesima del tempo ordinario

Questo nostro tempo
Lascia molto perplessi l’atteggiamento di qualche partito circa il comportamento tenuto in occasione dell’approvazione della legge elettorale.

Qualche atteggiamento balordo si è già verificato in passato e tuttavia è necessario richiamare che il parlamento è l’espressione della base popolare e rimane il miglior strumento per un governo democratico, pur con tutte le carenze che solitamente emergono e le difficoltà di gestione per il mancato adeguamento alle opportune riforme di questo strumento. La cosiddetta democrazia diretta appare a tutti una grande balla e ancor meno credibile risulta la democrazia on-line di cui un partito attualmente si fa sempre più interprete. Ogni forma diversa dal metodo parlamentare_ appare disorientante e non idonea per la vita democratica. Non occorre andare lontano nella memoria per ricordare che le famigérate brigate rosse degli anni ’70 volevano la democrazia diretta tanto da ricorrere anche al latrocinio e all’omicidio per realizzare il loro programma. Ma soprattutto non possiamo dimenticare cosa affermava il fascismo dell’aula parlamentare il 16 Novembre 1922 appena arrivato alla presa di potere: “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. La lezione della storia sta ad indicare che occorre avere rispetto per le forme che esprimono la volontà popolare anche quando sono distanti dal nostro modo di pensare. L’alternativa al metodo parlamentare è la dittatura con tutte conseguenze che questa comporta. Il momento presente è particolarmente difficile;

la convivenza civile è fortemente compromessa a causa di gravi problemi insoluti come quelli della migrazione, della povertà crescente, del disagio del mondo giovanile. L’appello alla buona volontà di tutti appare necessario ed urgente poiché lo storia passata ci insegna che, in assenza di un metodo democratico senza la collaborazione di persone testimoni del rispetto delle persone e in autentico servizio della comunità e non dei propri interessi, si affaccia il pericolo o della banalità populista, che ci espone al fallimento del nostro Paese, o alla presa di potere dell’uomo forte in un clima dittatoriale. In Italia abbiamo avuto grandi figure che hanno saputo lavorare per la costruzione democratica del Paese; penso a Cavour, a Giolitti, a De Gasperi. Perché non deve apparire ancor oggi qualche persona simile testimone di umanità, di servizio, di democrazia, in grado di trarre verso mete più alte rifiutando la banalità e l’inconsistenza di tanti nostri politici attuali?

don Angelo Favero

Da “SEGNO DI UNITA'” – 5 novembre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

E’ di certo tardiva la riflessione del signor Virgiglio sulla “Comunione dei Santi” e la Comunione dei Defunti. Spesso nelle nostre parrocchie si danne per scontate certe locuzioni che i preti usano nelle prediche o negli articoli dei fogli parrocchiali. Purtroppo invece cii sono certi termini che si continuano ad usare, ma che per la gran parte dei fedeli dicono niente o quasi niente. E’ quindi opportuna la “catechesi”, ossia la spiegazione dei contenuti, magari fatta in maniera un po’ più succinta di quanto si sia fatto in questo periodico.

don Armando

catechesi
LA COMUNIONE DEI SANTI
LA COMUNIONE DEI DEFUNTI

Preparando questo numero di Segno di Unità con don Liviano nei giorni precedenti le Festività dei Santi e dei Defunti, è emerso un dato che ci ha fatto riflettere. Proprio in queste settimane sono a zero le intenzioni di preghiera per i defunti, cioè la gente sempre più raramente fa celebrare la s. messa in suffragio dei propri cari scomparsi e tanto più sorprende nei giorni in cui i cimiteri si riempiono di persone che vanno a porre fiori e accendere lumini.

Ci siamo chiesti: quanti vanno per pregare? Accettiamo il fatto che, come per Natale e Pasqua è consuetudine farsi vedere in chiesa, andar per cimiteri in questo periodo fa parte più della tradizione che di una consapevole convinzione che anche in questa vita, il cristiano è in comunione con i defunti.

Allora don Liviano ha preso in mano il Catechismo della Chiesa Cattolica ed ha individuato due punti in cui si parla in rapida successione, della Comunione dei Santi e della Comunione dei Defunti.

Sono termini che ci sono familiari oppure richiamano alla mente – per gli anziani, se va bene -concetti confusi che si perdono nella notte dei tempi (catechismo delle elementari, formule imparate a memoria), mentre per i giovani appartengono al “mai sentito prima d’ora”? Forse non ce ne accorgiamo neppure, ma fanno parte del Credo che recitiamo ogni domenica a messa: Credo la Santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi…, cioè queste affermazioni fanno parte della nostra continua professione di Fede, per la quale crediamo che, in forza dello Spirito Santo c’è una Comunione di beni spirituali. Per questo la mia preghiera non è un fatto personale, ma comunitario anche quando mi rivolgo a Dio nell’intimità dei miei pensieri. Riportiamo i due paragrafi dal suddetto Catechismo (nn. 957-958).

957 – La comunione con i santi. « Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d’esempio, ma più ancora perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall’esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio »: «Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del Signore e per la loro suprema fedeltà verso il loro Re e Maestro; e sia

dato anche a noi di farci loro compagni e condiscepoli ».

958- La comunione con i defunti. « La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché “santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati” (2 Mac 12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi ».519 La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.

Durante una udienza del mercoledì (30 ottobre 2013) papa Francesco ha incentrato la sua catechesi sul significato della Comunione dei Santi intesa come comunione di persone sante: «una verità tra le più consolanti della nostra fede, poiché ci ricorda che non siamo soli ma esiste una comunione di vita tra tutti coloro che appartengono a Cristo». I santi, in questa espressione, non sono solo quelli canonizzati o coloro che praticano le virtù in un grado eroico. Sono tutti «coloro che credono nel Signore Gesù e sono incorporati a Lui nella Chiesa mediante il Battesimo. Per questo ì primi cristiani erano chiamati anche “i santi”».

Francesco annota come la comunione dei santi debba essere particolarmente ricordata quando si commemorano i defunti. Infatti «la comunione dei santi va al di là della vita terrena, va oltre la morte e dura per sempre». Alla fine, il carattere distintivo del cristiano è questo: crede che la comunione con le persone che ha incontrato e che gli sono care, e con tutta la Chiesa «va al di là e continua nell’altra vita; è una unione spirituale che nasce dal Battesimo e non viene spezzata dalla morte, ma, grazie a Cristo risorto, è destinata a trovare la sua pienezza nella vita eterna». È quindi quasi superfluo, dopo queste considerazioni rilevare l’importanza della preghiera per i defunti. Essa non è soltanto un mezzo per chiedere al Signore la salvezza per i nostri cari che ci hanno “preceduto con il segno della fede e che dormono il sonno della pace”, ma una potente richiesta di aiuto perché essi intercedano per noi presso Dio.

Pregare per i defunti ci fa veramente sentire in comunione con loro. Non è un rapporto con fantasmi o spiriti inquieti. Essi sono al cospetto di Dio, questo ci deve riempire di speranza.

Virgiglio

Da “LA COMUNITA'” – 5 novembre 2017

Da “LA COMUNITA’” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi

Interessante la “Confessione” sulle richieste che le persone fanno a Dio e le presunte risposte che Dio darebbe loro. Non sarebbe male se prima o poi i fogli parrocchiali pubblicassero questo confronto con Nostro Signore.

don Armando

Ho chiesto una cosa a Dio

Ho chiesto a Dio la forza, … e Lui ini ha dato difficoltà per rendermi forte.
o chiesto a Dio La saggezza; … e Lui mi ha dato problemi da risolvere.
Ho chiesto a Dio la prosperità; … e Lui mi ha dato muscoli e cervello per lavorare.
Ho chiesto a Dio il coraggio; … e Lui mi ha dato pericoli da superare. Ho chiesto a Dio l’amore : … e Lui mi ha affidato persone bisognose da aiutare.
Ho chiesto a Dio dei favori: … e Lui mi ha dato opportunità. Non ho ricevuto nulla di ciò che volevo, ma tutto quello di cui avevo bisogno mi è stato dato.

Quando alla fine della nostra vita ti presenterai davanti a Dio Lui ti chiederà solamente dieci cose:
Dio non ti chiederà che auto avevi … ma ti chiederà a quante persone hai dato un passaggio.
Dio non ti chiederà se era grande la tua casa … ma ti chiederà quante persone hai ospitato.
Dio non ti chiederà se i tuoi abiti erano firmati … ma ti chiederà quante persone hai aiutato a vestirsi.
Dio non ti chiederà in quale quartiere vivevi … ma ti chiederà come trattavi i tuoi vicini.
Dio non ti chiederà quante cose hai comprato … ma ti chiederà quante cose hai venduto per dare.
Dio non ti chiederà quanti amici avevi … ma ti chiederà quanta gente ti
considerava suo amico.
Dio non ti chiederà il colore della tua pelle … ma ti chiederà la purezza della tua anima.
Dio non ti chiederà perché hai tardato a cercare la fede … ma Lui ti prenderà con amore e ti salverà dalla seconda morte.

La vita è una sola quindi non la sciupare. Ricorda: ama e vivrai per sempre. Dio è grande.
E’ quasi un esame di coscienza, soprattutto per i più anziani, ai quali il tempo si fa breve e non è possibile recuperarlo, ma c’è la speranza di una vera conversione.

Da “INSIEME” – 29 ottobre 2017

Da “INSIEME” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Benedetto di Campalto

Caratteristica di questo foglio è che appaiono spesso articoli firmati a laici, cosa quanto mai importante se si tende a far si che la parrocchia non sia “del parroco”, ma della comunità.

Di questo numero segnalo l’articolo “Restiamo umani”, una conferenza organizzata assieme alla parrocchia di San Pietro di Favaro, conferenza nella quale il professor Germano Garatto, esperto di psicologia delle migrazioni, ha sottolineato il fatto che oggi dobbiamo farci carico dei drammi e delle tragedie delle nazioni meno fortunate se vogliamo rimanere umani.

Riporto infine un articoletto su “La festa della San Vincenzo” perché non si spenga la voce e la testimonianza di questa associazione tanto benemerita.

don Armando

RESTIAMO UMANI
Venerdì 20 ottobre abbiamo incontrato, presso la parrocchia di San Pietro di Favaro, grazie al progetto dei Corridoi umanitari, che come vicariato stiamo portando avanti, il professor Germano Garatto della Fondazione Migrantes, esperto di psicosociologia delle migrazioni e formatore alla comunicazione interculturale.

Anticipato dal racconto di due signore che nel 2016 hanno visitato il centro di accoglienza di Lampedusa, raccontandoci come l’identità di quest’isola ha subito un forte cambiamento: non solo meta di turismo di massa, ma fulcro di accoglienza, memoria e umanità, grazie anche ad alcuni suoi abitanti, che non sono rimasti indifferenti agli sbarchi numerosi che in questi anni si sono susseguiti, Garatto ha voluto raccontare di chi parte dal proprio paese per una terra praticamente sconosciuta, un mondo lontanissimo eppure così desiderato, perché immagine di libertà e a volte di sopravvivenza, per farci capire le motivazioni che spingono queste persone e comprendere come si può essere loro di aiuto, nella prospettiva di un’accoglienza che integri e non solo caritatevole.

Innanzitutto chi parte dal proprio paese, abbandonando famiglia e affetti, è forte; non emigrano i più deboli, ma chi pensa di avere la forza di farcela.

L’aiuto più grande che possiamo dare è rafforzare questa convinzione, trovare i mezzi per tirare fuori questa capacità, possiamo aiutare facendo uscire questa parte forte. Dare la speranza, motore che dobbiamo coltivare.

Capire in che modo possiamo rinforzare questo loro desiderio di pace. Far capire cosa sta succedendo, quale situazione c’è in questo paese, far capire in che contesto sono perché tutto questo loro non lo sanno, non possiamo darlo per scontato, perché chi parte sa che deve cambiare, che il mondo che troverà è diverso, ma non proprio così. Dare una mano a tirar fuori le loro risorse, senza fare l’errore di sostituirsi alle loro responsabilità.

Ma come fare tutto questo? Attraverso un accompagnamento ad essere consapevoli, come alcuni lampedusani hanno saputo fare, trovandosi di fronte all’emergenza che è diventata poi normalità.

Poi il rispetto. Nessuno è disposto a cambiare sé stesso se non si sente rispettato, hanno bisogno di affidarsi, fidarsi a parole di chi ancora non conoscono.

Uno sguardo sbagliato pesa: “sorrideteci ogni tanto”, i musi duri fanno male. Se sei guardato con ostilità la tua risposta sarà probabilmente ostile, c’è bisogno di tempo. Poi c’è la preoccupazione per casa, nessuno parte per sé stesso. Hanno investito su di te. Con soldi, con la tua assenza, con il tuo lavoro che lì non c’è più. “lo non posso fallire, c’è troppo investimento su di me”. Quando restano fermi mesi e mesi si va a mortificare questo intento.

Come si fa con la gente contraria? Averli finalmente davanti. Poter sentire dalla loro voce i desideri i pensieri, quello che hanno dentro. Trovare degli spazi in cui con rispetto ci si ascolti intorno a delle cose comuni. Trovare un comune denominatore. Quali le preoccupazioni per i nostri figli…per esempio. Con queste comuni umanità si può costruire. Quando loro capiscono di avere le stesse preoccupazioni si sentono rincuorati, più vicini. Troveremo anche molte cose interessantissime per noi.

Ma tutto questo ha bisogno di essere accompagnato.

Abbiamo tutti bisogno di essere accompagnati. Altrimenti è facile avere degli incidenti critici. Quelle piccole cose quotidiane dell’altro che ci mettono in crisi. Abbiamo bisogno di essere registrati, regolati.

Quello che sono riuscita a portarmi a casa è solo una parte di tutto ciò che ha detto il professor Garatto, ma mi ha molto colpito comprendendo come sia necessario conoscere se si vuole accogliere e combattere la paura che l’ignoranza porta con sé.

Laura

L A FESTA DELLA SAN VINCENZO
Nel ricordare il 50° anniversario dell’attività della mensa di Cà Letizia a Mestre, e quindi anche della nostra Associazione, abbiamo iniziato la festa.

E’ stata proprio una bella giornata, persone e amiche che avevano voglia di ritrovarsi, stare insieme in allegria, festeggiare il compleanno, con cibo ottimo, dolci speciali e castagne. E poi la tanto attesa e ricca lotteria. A noi non resta che ringraziarvi della vostra presenza, perché così ci spronate e ci date la forza di continuare, sapendo che con il vostro contributo ci aiutate a raccogliere fondi che saranno utilizzati per il sostegno ai più bisognosi (abbiamo raccolto € 1.035 e siamo davvero felici). Grazie a tutte le persone che ci aiutano a far sì che sia sempre una bella festa.

L’augurio per il prossimo anno … rivedervi sempre in tanti, magari anche qualcuno in più!!!

La San Vincenzo

Da “IL PUNTO” – 5 novembre 2017

Da “IL PUNTO” – 5 novembre 2017
settimanale della collaborazione pastorale di Catene e Villabona

Segnalo due notizie: “Catechisti formati in parrocchia”. La prima: un corso di quattro incontri condotti da mons. Valter Perini, direttore dell’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi del Patriarcato. Ho l’impressione che le parrocchie approfittino poco degli “specialisti” che fan parte del “governo” della Chiesa veneziana.

don Armando

Catechisti formati:
in parrocchia 4 incontri con Mons. Perini
Quest’anno, un gruppetto volenteroso di giovani e giovanissimi sta compiendo il generoso servizio di impegnarsi nella catechesi dei bambini e dei ragazzi. Tuttavia (e questo vale per tutti!) non ci si improvvisa catechisti e formatori: preparazione e formazione adeguati sono necessari, soprattutto di fronte alle domande e ai dubbi tipici del nostro tempo. La comunità comunque crede molto in questo servizio importantissimo, per questo ha organizzato quattro incontri tenuti da Mons. Valter Perini, Direttore dell’Ufficio Evangelizzazione e Catechesi del Patriarcato. I momenti formativi si terranno in parrocchia i giorni: 8-15-22-29 nov. dalle 18 alle 19.

Corso nuovi evangelizzatori
Per sovvenire all’esiguo numero di evangelizzatori in parrocchia, e per formare chi avesse desiderio di impegnarsi nel condurre i Gruppi d’Ascolto nelle case, il Patriarcato ha organizzato un corso di formazione. Chiunque fosse disponibile a questo servizio, prenda contatto direttamente con il Parroco.

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 5 novembre 2017

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 5 novembre 2017
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro

In questo settimane quasi tutti i bollettini parrocchiali parlano della ripresa dei “gruppi di ascolto”.

Don Andrea, parroco delle due parrocchie, informa che in esse più di 150 adulti partecipano a questa riflessione su temi della Bibbia, guidati da una trentina di animatori. Sarebbe quanto mai interessante venire a conoscenza ella tipologia umana dei partecipanti a questi gruppi e sapere quali risultati si sono raggiunti, ma di questo nessun bollettino ne parla.

don Armando

Gruppi di ascolto della Parola

In questa settimana riprende l’attività dei gruppi di ascolto della Parola di Dio. Ormai da molti anni essi sono una realtà che segna la vita delle nostre parrocchie.

E’ stato un vero segno dei tempi questo dei gruppi di ascolto, purtroppo unico o quasi nel panorama della vita ecclesiale relativamente al fatto che ci sono dei cristiani adulti che si prendono cura di altri adulti senza la presenza del prete..

E così una trentina di animatori delle parrocchie di Favaro vivono questo cammino con un centinaio e più di uomini e donne (forse 150). L’ascolto della Parola è al centro di questo cammino. Infatti il metodo della “Lectio divina popolare” prevede proprio un attento ascolto della parola: Osservare il testo con scrupolosa attenzione;

interpretare il testo; applicare e attualizzare. Alla fine di questo ascolto nasce la preghiera. L’animatore non insegna, ma cerca di fare in modo che tutti e assieme si giunga a incontrare il brano della parola di Dio. Il vero maestro è lo Spirito Santo che può parlare attraverso chiunque e attraverso tutti.

Faccio appello a tutti gli adulti e i giovani adulti perché non lasciamo cadere questa grande opportunità di incontrare la parola di Dio.

Ogni giorno ascoltiamo tantissime parole: dalla TV, dalla radio, dai social, per strada … E forse ascoltiamo troppo poco o per nulla la parola che ha attraversato i secoli e che è un tesoro inestimabile.

Vengono pubblicati e resi disponibili gli orari e i luoghi in cui si radunano i gruppi di ascolto.

Don Andrea Volpato

Da “PARROCCHIA DI SAN PIETRO ORSEOLO” – 5 novembre 2017

Da “PARROCCHIA DI SAN PIETRO ORSEOLO” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia omonima

Interessante la notizia che il parroco terrà 6 incontri sul tema “Credo nello Spirito Santo” e quell’altra, piuttosto enigmatica su “Terzo Valore” (speriamo di scoprirne il contenuto).

Questa parrocchia è una delle pochissime che gestisce una galleria. Purtroppo il mondo dell’arte è piuttosto abbandonato da parte delle comunità parrocchiali.

don Armando

CATECHESI DEL PARROCO

Occasioni di approfondimento e riflessione sul Credo.

Quest’anno 6 incontri su: “Credo nello Spirito Santo”
Primo incontro:
lunedì 6 novembre ore 17.15-18.30 in biblioteca

Gli incontri sono aperti a tutti e tutti sono invitati, in particolare chi volge un compito o un servizio nella comunità

TERZO VALORE…

La nostra pagina su www.terzovalore.com è ormai attiva e visitata con frequenza.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI e aiuti nelle procedure:
domenica 5 novembre, dalle 10.30 alle 12.30, in sala Fornace

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 29 ottobre 2017

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 29 ottobre 2017
settimanale delle parrocchie S.Cuore di Ca’ Sabbioni, S.Pietro in bosco e S.Maria Maddalena di Oriago

Presento ancora una volta la rubrica del parroco don Cristiano Bobbo: “Lungo il fiume, pensieri in libertà di un parroco della riviera”.

Questo parroco, animato da una fede vissuta e da un profondo senso pastorale, partendo da episodi di vita quotidiana, fa delle brevi catechesi sugli argomenti più vari, passando così valori cristiani senza quel tono scolastico o predicatorio che non è più facilmente accettabile dall’uomo di oggi. Sono convinto che questo modo di tentare di passare le verità religiose attraverso uno stile concreto e confidenziale sia il più redditizio.

Interessante è pure un’iniziativa missionaria di una classe di ragazzi di prima media, perché il catechismo non può ridursi a passare nozioni, ma deve invece insegnare a vivere da cristiani con gesti concreti.

Infine mi pare importante questa ultima annotazione: il periodico è quanto mai elegante, esce in sei facciate A4, una parte dedicata ad una proposta pastorale comune euna intera facciata dal titolo “Le tre campane” per le notizie che riguardano le tre parrocchie.

Credo che questa soluzione sia ottimale anche per le altre “unità pastorali”.

don Armando

Il “muro del pianto”
Ogni tanto, nella vita di un prete, ci sono delle sorprese inaspettate che motivano certe prese di posizione che, altrimenti, non si avrebbe il coraggio di assumere e resterebbero facile preda del timore e del rispetto umano non permettendoci di tentare e di osare qualcosa che vada oltre al convenzionale e allo stereotipo.

Qualche tempo fa una persona mi aveva fatto notare che, di buon mattino, passava tutti i giorni davanti alla chiesa per vedere se ci fossero appese le epigrafi dei morti su quella bacheca che, bonariamente, aveva battezzato come “il muro del pianto”.

Le ho fatto notare che con i morti o senza morti, la chiesa era sempre aperta e forse valeva la pena, finché si è vivi, non soltanto rimanere fuori a guardare gli annunci funebri, ma, soprattutto, ringraziare il buon Dio per la nuova giornata che ancora continua a metterci a disposizione.

Da allora non manca mai di entrare in chiesa per farsi un segno di croce, forse un po’ scaramantico per allontanare il giorno della sua comparsa sul “muro del pianto”, ma sempre importante per chi ha capito quanto prezioso sia far riferimento a Dio nel tempo della propria esistenza.

Il mistero di un figlio
Oggi è passato a trovarmi un giovane sposo che, fra qualche giorno, diventerà padre di una bambina. Sta contando le ore che lo separano da questo grande evento che cambierà la sua vita e quella della sposa. Mentre mi parlava delle loro aspettative e dei progetti che avevano già pensato per la loro famiglia, intuivo una mal celata preoccupazione che emergeva dal fatto che quanto stava per accadere rimaneva pur sempre un’esperienza inedita che non poteva essere controllata e organizzata fino in fondo dai pur importanti progetti che mi aveva illustrato.

È bello fare progetti sui propri figli. E a ragione. Ma un figlio resta sempre una novità assoluta che non dipende dai genitori ma solo dall’infinita capacità di Dio.

Pensando a questi ormai prossimi genitori, nella mia preghiera chiedo per loro e per tutte le mamme e i papà di essere pronti a rispettare la differenza e la sorpresa che il figlio reca in sé, a non imporgli una vita a loro immagine o secondo i loro sogni, a far crescere quei tesori e a curare quei mali che egli porta con sé.

La molteplicità è voluta da Dio ed è bellezza. Solo questo dona pace e serenità al cuore di un padre e di una madre che si affacciano sul grande mistero che è la vita della quale essi sono i primi servitori.

Credere senza vedere
Un confratello parroco, un po’ sconsolato, mi ha fatto un resoconto alquanto pessimistico della situazione attuale della vita cristiana. Si chiedeva come fosse possibile in un mondo come il nostro, dove tutto fa riferimento all’immagine, proporre un Dio che, per quanto riconducibile ad immagini di diverso genere, rimane sempre l’Invisibile per eccellenza.

La gente sembra disposta a fidarsi solo di ciò che vede e può toccare con mano, al resto sembra non dare alcuna importanza. Così, anche noi preti, ci troviamo in prima linea non solo a proporre un Dio che non è ovvio ed evidente agli occhi di chi lo vorrebbe tale, ma anche a preservare la vera fede dai facili riduzionismi che oggi rischiano di celebrare maggiormente l’opera dell’uomo invece che Dio stesso.

C’è il rischio, infatti, che anche noi preti, pur di vedere finalmente accolta la nostra proposta, mettiamo davanti la nostra intraprendenza, le nostre capacità umane, le opere che andiamo realizzando, dimenticando di proporre il vero e unico soggetto del nostro agire tra gli uomini.

La storia è piena di esempi di uomini di Chiesa che hanno saputo coniugare la loro fede in Dio e il servizio agli uomini del loro tempo con grande equilibrio, attraverso opere di alto valore umano a carattere sociale, ben consapevoli che la fede senza le opere è morta. Ma, in ultima analisi, non sono state le realizzazioni umane a condurre alla fede, ma solo l’incondizionata fiducia in Dio, mistero assoluto dell’esistenza. Questa fede è quella che noi dobbiamo annunciare attraverso un’esistenza che ne diventa la trasparenza più immediata e che non teme di proclamare beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno.

Un aiuto per Anthony
Da Oriago a Ol Moran un cammino di solidarietà.

Un gruppo di ragazzi di 1a media

«Cari signori, vi volevamo ringraziare per le offerte che avete fatto al mercatino di oggetti africani per le suore di Ol Moran.

Per noi ragazzi di I media, è stata la prima volta in cui, tutti insieme, abbiamo fatto qualcosa per aiutare qualcuno che non conoscevamo.

Suor Noemi ci aveva scritto dei suoi bambini disabili e soprattutto di Anthony, un bambino come noi, che non può camminare e correre per una disabilita alle gambe. Guardare le foto di Ol Moran ci ha commosso perché abbiamo pensato che deve essere davvero difficile vivere a Ol Moran e ancor di più se hai delle difficoltà.

Ci siamo chiesti perché accadono brutte cose alle persone e soprattutto abbiamo deciso di darci da fare. Tutti insieme abbiamo contribuito a questa iniziativa, noi lavorando, voi comprando o donando offerte. Fare il mercatino è stato divertente, non ci è costato, abbiamo solo dovuto studiare dopo. È stato importante e significativo perché abbiamo sentito di aver fatto qualcosa per bambini poveri e malati.

Abbiamo capito che fare del bene viene prima di tutto e ci siamo sentiti migliori per aver aiutato qualcuno bisognoso di salute e di amore, non come un favore ma perché volevamo farlo.

È stato un giorno speciale, emozionante e meraviglioso, che ci ha fatto sentire soddisfatti e felici per aver fatto felice qualcun altro. Qualcuno di noi ha pensato che sarebbe bello andare in missione e speriamo che possa accadere.

Questo mercatino per noi è stato un sogno e non un lavoro!

GRAZIE a tutti per i tanti soldi raccolti con AMORE. 1.250 € serviranno per operare le gambe del nostro amico Anthony sperando che possa correre e camminare come noi e poi ad aiutare altri bambini.»

Da “IL NOTIZIARIO” – 5 novembre 2017

Da “IL NOTIZIARIO” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Rita

I concerti d’organo non sono di certo uno dei più importanti strumenti pastorali, m è opportuno che la Chiesa mestrina (una realtà tutta da costruire) abbia pure delle parrocchie che si qualificano ed offrono a tutti i fedeli qualcosa di proprio e di specifico. E’ quindi opportuno che ci sia un efficiente rete di comunicazione perché ogni cristiano possa avere risposte in città alle sue attese particolari.

don Armando

Ringraziamenti

Il Concerto di Ognissanti con i Pùeri Cantores del Veneto, diretti dal Mon. Roberto Fioretto, è stato l’ultimo appuntamento della nostra VII Rassegna Organistica. Abbiamo proposto cinque concerti diversi tra loro ma molto applauditi e partecipati dal pubblico mestrino e di altre provenienze. È giusto e doveroso quindi ringraziare per il grande impegno organizzativo. Grazie all’instancabile parroco don Franco Gomiero e a tutti i membri dell’Associazione Grande Organo di Santa Rita, in particolare a chi si è impegnato nel preparare e riordinare la chiesa prima e dopo i concerti, a chi ha sempre predisposto il conviviale “brindisi” post concerti, a chi ha accolto il numeroso pubblico, a chi ha portato in giro le tante locandine del festival e a chi ha fatto trovare sempre in ordine e accordato il nostro organo Tamburini.

Ci diamo appuntamento in primavera per la ripresa delle attività concertistiche del grande organo con nuove proposte ed iniziative per i giovani organisti. Restate in contatto su Facebook (Associazione Grande Organo Santa Rita) e sul sito www.grandeorganosantarita.it.

Sosteneteci anche con il vostro 5×1000 all’Associazione Grande Organo di S. Rita
Codice Fiscale 90126520270.

Alvise Mason

Da “IL FOGLIETTO” – 5 novembre 2017

Da “IL FOGLIETTO” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera

E’ interessante apprendere da questo foglio che domenica 19 novembre si celebra “La prima giornata mondiale dei poveri”. Sarebbe quanto mai interessante se per la “Giornata” del prossimo anno si promuovesse un forum di tutte le parrocchie della diocesi per vedere cosa si potrebbe fare di meglio, ma questa giornata dovrebbe essere preparata con una inchiesta fatta in ogni parrocchia per accertarsi su che cosa si sta facendo concretamente.

don Armando

Domenica 19 novembre
1a GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

I poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. La povertà non è un’entità astratta, ma “ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro. Davanti a questi scenari, il Papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati, ma di “rispondere con una nuova visione della vita e della società”.

È dunque un appello a contribuire in modo efficace al cambiamento della storia generando e promuovendo vero sviluppo, secondo quanto enunciato dalla Populorum Progressio, fino ad arrivare alle recenti attenzioni tramite la costituzione del Dicastero pontificio “Per lo sviluppo umano integrale”.

Da “IL FOGLIETTO” – 29 ottobre 2017

Da “IL FOGLIETTO” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera

Questo “foglietto” è proprio un foglietto di avvisi. Segnalo la notizia della preparazione del nuovo Consiglio pastorale e di una commedia per raccogliere fondi per le missioni. Ho notato che in più di qualche parrocchia si organizzano ancora commedie con compagnie amatoriali, uno strumento questo ancora capace di favorire la vita di comunità.

don Armando

La preparazione del nuovo CONSIGLIO PASTORALE

Continua con la nostra convinta e cordiale partecipazione. Molte le indicazioni e gli incontri con don. Ottavio per le candidature.

LUNEDÌ’ 30 ottobre – ore 20.45

l’incontro dei possibili candidati per conoscersi tra di loro e riflettere sullo Statuto; e così dare la loro consapevole adesione alla

LISTA DEI CANDIDATI

Questa sarà presentata sabato 18 e domenica 19 novembre per la ELEZIONE dei 10 membri della comunità che, con quelli di diritto e quelli deputati al Cenacolo della collaborazione, formeranno il

CONSIGLIO PASTORALE dei prossimi anni.

Nasce così come strumento efficace per la comunione e il rinnovamento della nostra comunità.

Da “GIÀ E NON ANCORA” – 5 novembre 2017

Da “GIÀ E NON ANCORA” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia del Corpus Domini di viale San Marco

Avendo questa parrocchia lo stesso parroco di quella di San Giuseppe, cioè don Natalino Bonazza, la prima facciata del settimanale è uguale a quella a cui è unita. La seconda facciata conserva ancora le vestigia di quando la parrocchia era autonoma.

Pubblico la notizia che un gruppetto di animatori del grest (gruppo estivo) si incontra anche durante tutto l’anno.

don Armando

Conosciamo gli operai della nostra vigna /4

Prosegue la rassegna dei gruppi parrocchiali. Questa settimana si presentano gli animatori del Grest (= Gruppo Estivo).

Il gruppo animatori Grest si è formato pochi anni fa. L’attività del Grest sta cominciando ad essere una bella tradizione, attesa dai bambini e dai genitori della nostra Comunità parrocchiale.

Grazie alla disponibilità di dodici animatori dalla prima superiore in su, quasi tutti scout ed ex scout, riusciamo a creare ed organizzare per i bambini della parrocchia due settimane estive di giochi, laboratori, giochi d’acqua, momenti di riflessione e preghiera, uscite in bici e Olim­piadi del Grest, collegandoci assieme a tante altre parrocchie della diocesi.

Per le nostre attività di preparazione e progettazione seguiamo dei corsi di formazione per animatori e, quando possibile, ci confrontiamo con altri animatori Grest per avere nuove idee di attività da proporre ai bambini.

Se ci fosse qualche altro/a volenteroso aspirante animatore che vuole unirsi a noi, lo accoglieremo a braccia aperte.

Tra marzo ed aprile del prossimo anno daremo tutte le date e le varie proposte per le due settimane estive di Grest.

Cristina Casella

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 22 ottobre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Il “fondo”, come al solito, è del parroco il quale, rifacendosi alla 48^ settimana dei cattolici, in pratica si dimostra critico sull’impegno reale della Chiesa, e della parrocchia in particolare, nei riguardi del problema lavoro. Don Natalino esprime, tutto sommato, un giudizio positivo su quanto le parrocchie vanno facendo per i ragazzi e per i vecchi, mentre si dimostra molto perplesso per quanto concerne il mondo del lavoro. Da parte mia gli sarei molto riconoscente se in un ulteriore intervento facesse un cenno, seppur sommario, su come la pensa lui su questo problema e quali soluzioni prospetterebbe.

Più realistico l’articolo di Alessandro Seno sulle reazioni degli studenti “costretti” ad impegnarsi in aziende senza essere pagati, mentre in verità dovrebbero essere loro a pagare chi li aiuta ad imparare per inserirsi nel mondo del lavoro. Per me sarebbe tempo che si cominciasse a pretendere di più dagli studenti e a tollerare meno le loro reazioni ad una scuola che, pur con molte perplessità, parrebbe che volesse finalmente impegnarli più seriamente.

Terzo articolo quanto mai interessante “Qualche numero dal nostro sito”, ossia la risposta, o meglio l’interesse, che destano nei parrocchiani gli interventi del parroco e dei giornalisti della parrocchia. Io non sono in grado di valutare quanto è riferito nell’articolo perché sono nato nel 1929, però sono assolutamente convinto che farsi delle domande sui risultati ottenuti è assolutamente importante, anzi necessario e sono altrettanto assolutamente convinto che nessuna parrocchia almeno tenta di venire a conoscenza di questi dati.

don Armando

IL LAVORO CI INTERESSA?
di don Natalino Bonazza

Nei prossimi giorni a Cagliari si svolgerà un importante appuntamento ecclesiale. È la 48ma Settimana sociale dei cattolici italiani. Mentre le cronache raccontano che la ripresa c’è, ma la disoccupazione giovanile persiste, e che la produzione sale ma non proprio il numero di occupati, sembra fin troppo audace e pure idealistico proporre: «il Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale». E’ proprio questo il tema che sarà affrontato a Cagliari e sono curioso di conoscere che cosa ne uscirà fuori. Un appello ai princìpi? Troppo poco. Uno scambio dì buone pratiche? Pur utile, risulterebbe insufficiente se poi non seguisse altro.
La mia attesa è molto semplice, di base: mi aspetto che nella comunità ecclesiale sì affermi un reale interesse per il lavoro o, per meglio dire, per le persone che del lavoro sono il soggetto. Non è affatto scontato che questo avvenga in parrocchia. La nostra pastorale ordinaria sembra funzionare bene per bambini e ragazzi da una parte e per pensionati e anziani dall’altra. Agli uni costruisce belle parentesi ricreative, per gli altri garantisce buoni ambienti di ritrovo. Ma spesso sembra bypassare l’ambito fondamentale del lavoro, che è un problema lasciato ai singoli (in sostanza, se la vedano loro). Proprio questa settorialità rischia di perdere la dimensione sociale dell’evangelizzazione e di trascurare la missione educativa della Chiesa.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Il lavoro nobilita l’uomo…ma non lo studente sembrerebbe! Al grido di “Siamo studenti, non siamo operai ” la scorsa settimana in tutta Italia si sono svolte manifestazioni nelle piazze italiane contro “l’alternanza scuola-lavoro”, una delle parecchie novità apportate dal decreto La Buona Scuola che da un paio d’anni cerca di rinnovare il sistema educativo nazionale. Per cosa hanno protestato gli studenti? Fondamentalmente perché si trovano a dover fare i conti con un mondo lavorativo che, secondo loro, li sfrutta senza dar niente in cambio e anzi con parecchie spese in più.
Faccio un passo indietro e cerco di spiegare in cosa concerne questa “alternanza”: a partire dalla terza superiore gli studenti dovranno obbligatoriamente sostenere un numero di ore “lavorative”presso aziende convenzionate dove inizie-ranno a prendere confidenza con un mondo che, di lì a poco, li dovrebbe accogliere e integrare; si tratta di 200 ore per i licei e di 400 per gli istituti tecnici.
Naturalmente queste ore saranno conteggiate come tempo effettivo scolastico e svolte proprio durante il normale calendario accademico alternando quindi settimane di studio a settimane di lavoro; il tutto entro tre anni.
L’operazione si svolge con il completo monitoraggio da parte del Ministero dell’istruzione e di quello del lavoro che coordinano un gruppo di Tutor (professori che si interfacciano con le aziende) e assistenti (addetti delle parti lavorative che si occupano delle problematiche dei ragazzi all’interno delle ditte che offrono lo stage).
Va da se che non sono state scelte realtà operative completamente estranee all’ambito scolastico in cui operano i ragazzi per cui chi studia lingue farà l’alternanza in hotel o agenzie turistiche mentre chi ha scelto un istituto tecnico si troverà ad operare in contesti legati a qualche disciplina studiata tipo officina per chi apprende meccanica e così via.
Tutto bello no? Peccato che qualcosa non funzioni, come in tutte le operazioni che richiedono sforzi congiunti di parecchie persone e che sono nate da pochissimo tempo, per cui può succedere che un ragazzo si trovi in una realtà operativa che non riesce a valorizzarlo a dovere oppure che non si riesca a trovare situazione lavorative per tutti con conseguente intasamento delle ore di lavoro nell ‘ultimo anno di scuola.
Sono problemi che naturalmente vanno risolti con l’esperienza e la calibratura delle attività ma quello che mi stupisce è che questi ragazzi si sentono …sfruttati…perché svolgono il lavoro di altri senza essere pagati!
Come come? Senza essere pagati? E il tempo speso dagli organizzatori aziendali? E le ore perse dai lavoratori occupati per spiegare ai ragazzi il proprio ruolo? E i consigli, l’occhio e l’orecchio attento alle problematiche degli studenti, in poche parole l’esperienza delle persone che seguono il progetto? Ancora una volta, a mio giudizio, i “Millenials ” hanno perso un ‘occasione per farsi vedere pronti e svegli a nuove esperienze; ma forse lo sciopero era per saltare il compito di Fisica…

QUALCHE NUMERO DAL NOSTRO SITO

Qualche giorno fa in redazione ci è venuta la voglia di andare a vedere qual è il gradimento delle pubblicazioni che offriamo alla nostra comunità ma anche, grazie a internet, a chiunque nel mondo abbia voglia di leggerle. Oltre al settimanale «Comunità e Servizio» ed a «Il Villaggio» da un paio d’anni il nostro sito web offre anche la catechesi in formato mp3, registrata “live” da don Natalino nella cappella di Sant’Antonio. Gli argomenti trattati sono stati diversi: Le opere di Misericordia, Le Beatitudini, Le virtù Cardinali, Le sette ultime parole di Gesù Cristo in croce e I sette doni dello Spinto Santo. Quest’anno invece stiamo affrontando Le litanie lauretane. Curiosando tra i numeri è evidente che c’è un pubblico di affezionati che ogni settimana scarica o consulta «Comunità e Servizio» dato che ogni numero ha oltre 100 visualizzazioni. Ogni catechesi invece viene scaricata circa 150 volte, con picchi di oltre 1000 download. Chi la fa da padrone però è sempre «Il Villaggio», che viene scaricato almeno 400 volte, con un picco pazzesco di 10.241 download per Pasqua 2016. Cogliamo l’occasione per ricordarvi che tutti i file della catechesi e gli ultimi trenta di «Comunità e Servizio» e de «Il Villaggio» sono disponibili nel sito web.
Vi lasciamo con una piccola curiosità: «Comunità e Servizio» è stato scaricato 7 volte dal Belgio e 3 dalla Romania… Chissà chi sono questi fratelli lontani.

La redazione

Da “PROPOSTA” – 29 ottobre 2017

Da “PROPOSTA” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia San Giorgio di Chirignago

Riporto un pezzo che ho pure letto su almeno un paio di altri foglietti parrocchiali a proposito della commemorazione di tutti i defunti. Si tratta di un dialogo tra due nascituri che sono ancora nel grembo materno. Uno rappresenta colui che crede che ci sia una vita dopo la morte, e lo fa con un ragionamento condivisibile e razionale, mentre l’altro non crede “alla vita futura”, perché convinto dell’irrazionalità della vita che cessa dopo la morte, e lo afferma spinto dal fatto che non aveva alcuna esperienza della “vita nuova e diversa” che li attende dopo la nascita.

Questo dialogo ci spinge a credere, senza ombra di dubbio, nella vita eterna della quale ci ha parlato Cristo, Figlio di Dio.

don Armando

COMMEMORAZIONE DI TUTTI DEFUNTI

– Tu credi nella vita dopo il parto?
– Certo. Qualcosa deve esserci dopo il parto. Forse siamo qui per prepararci per quello saremo più tardi.
– Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. Come sarebbe quella vita?
– Non lo so, ma sicuramente… ci sarà più luce che qua. Magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla bocca.
– Ma è assurdo! Camminare è impossibile. E mangiare dalla bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione …
Ti dico una cosa; la vita dopo il parto è da escludere. Il cordone ombelicale è troppo corto.
– Invece io credo che debba esserci qualcosa.
E forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.
– Però nessuno è tornato dall’aldilà, dopo il parto. Il parto è la fine della vita. E in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla.
– Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremo la mamma e lei sì prenderà cura di noi.
– Mamma?
Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?
– Dove?
Tutta intorno a noi!
E’ in lei e grazie a lei che viviamo. Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.
– Eppure io non ci credo!
Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista.
– Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla o percepire come accarezza il nostro mondo.
Sai?…
lo penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa…
– Sarà ma io mi fido poco o nulla di quello che non vedo…

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 29 ottobre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Ripeto ancor una volta che, a mio parere, questo settimanale dovrebbe essere letto da tutti i parroci e dagli operatori parrocchiali perché è sempre ricco di iniziative ed è sempre impegnato a prendere in esame e sperimentare “il nuovo” che compare nella nostra Chiesa a livello pastorale.

Talvolta si può anche dissentire, ma credo che sempre sia opportuno confrontarci con quello che propone questo foglio. Segnalo quindi “il fondo” di don Natalino sul problema della festa di Halloween con l’osservazione preziosa che il “paganesimo” occupa gli spazi lasciati liberi dal nostro impegno pastorale.

Invito ancora a leggere l’articolo di Alessandro Seno nella rubrica “Uno sguardo sulla settimana” che ha come oggetto “I cento anni dalla disfatta di Caporetto”.
Terzo: “Tre incontri formativi” per le tre parrocchie della collaborazione pastorale: san Giuseppe, san Marco ev. e Corpus Domini, condotti dal gruppo “don Pattaro”.
Quarto: “Ospiti in patronato”. Scelta di un interscambio tra le più svariate realtà parrocchiali, spalancando le porte del patronato ad altri.

Quinto: una proposta di Missione Belèm, un’esperienza religiosa particolare e vivace che si affaccia positivamente e con entusiasmo all’orizzonte della Chiesa e del mondo.

don Armando

UN AMICO IN PARADISO
di don Natalino Bonazza

Dopo la preghiera ci sediamo attorno al tavolo e subito chiedo ai bambini se sanno qual è la prossima festa. Halloween! grida subito il più svelto. C’era da aspettarselo. Abbozzo un sorriso e passo alla domanda successiva, che però non trova risposta ma solo occhi sgranati. I bambini non sanno che il 1° novembre è la festa degli Ognissanti.
Grazie ad una semplice scheda da colorare comincio a raccontare di qualche santo… Come sono vecchi e sterili quei dibattiti sulle origini culturali, religiose o dissacratorie, come pure le polemiche sui pericoli o l’innocuità di Halloween… Più banalmente bisogna riconoscere che un vuoto è stato riempito dal mercato festaiolo e che alla fine resta l’ignoranza religiosa. La mia attenzione torna ai bambini. Consegno a tutti un cartoncino, che porta questa scritta: «Ho un amico in paradiso: il santo di cui porto il nome». Invito ciascuno a scrivere il proprio nome di battesimo e li vedo diventare curiosi. Matteo, Andrea e Filippo sembrano sapere già che il loro amico è uno dei dodici apostoli. Anche Vittoria annuisce compiaciuta. Laura è un po’ incerta, ma glielo confermo.
Restano gli ultimi due. Emma non ci credeva, eppure anche lei ha un’amica in paradiso. Per ultimo, il bambino che era più svelto ed ora un po’ spento. Il suo nome è straniero e forse i suoi genitori gliel’hanno dato pensando ad una star del cinema… Kevin! Lo sai che porti il nome di un santo irlandese? Sorride, è contento di avere anche lui un suo amico in paradiso.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Mentre sto scrivendo queste righe sta per finire la giornata di martedì 24 ottobre ed è una data se non storica almeno importante:100 anni fa precisi avveniva la più disastrosa sconfitta militare dell’Italia durante la I Guerra Mondiale, quella oramai divenuta proverbiale di Caporetto.
Le divisioni schierate sul fronte friulano furono spaccate in due dall’esercito austro-tedesco che si aprì una via d’entrata nella penisola che fortunatamente venne chiusa a Vittorio Veneto e lungo il fiume Piave un anno dopo. Fu una tragedia militare e ancor più umana dove assieme ai soldati morti bisognò contare anche l’incredibile terrore provato da tutto il territorio italiano nel sentirsi “violato ” dallo straniero, assaporando la paura di famiglie private della parte maschile in guerra e che si trovarono il nemico non alle porte ma già dentro casa!
Stupisce come nel giro di qualche giorno i soldati tricolori, spossati da anni di trincee e condizioni igienico-sanitarie spaventose, passarono dalla quasi vittoria del conflitto alla disfatta assoluta.
Svariati libri e qualche trasmissione televisiva stanno giustamente rievocando questa pagina grave della nostra storia, esponendo i fatti accertati, ipotizzando cause e schierandosi chi a favore dei vertici militari dell’ epoca, chi contro. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che se non ci fosse stata Caporetto non ci sarebbe nemmeno stata la leggendaria resistenza dell’anno successivo che cambiò per sempre la percezione del popolo italiano il quale da quel momento in poi si senti nazione unita.
E’ meritorio che se ne parli e che ci sia interesse riguardo a tali avvenimenti, ancor di più in questi grigi periodi funestati da segnali di guerra che non dovrebbero neanche affiorare nei peggiori incubi dei potenti mondiali. E invece ci preoccupiamo di aerei bombardieri in pre-allarme, di test missilistici a lunga gittata, di uomini al potere più legati al proprio testosterone che non all’intelligenza e al dialogo.
Se lasciamo che la Storia passi senza farne tesoro e bagaglio per il futuro allora si che hanno ragione i giovani chiamandola “muffa antica “; bisogna saper trarre consiglio dal passato senza per questo guardare continuamente indietro ma utilizzandolo come trampolino per salire verso un avvenire migliore. Sembra invece che le tragedie, gli orrori e le bestialità di un tempo servano puramente per una fruizione distorta e offensiva del presente, basti solo accennare a quei tifosi e al loro uso di un ‘icona come Anna Frank…non credo serva aggiungere altre parole.
Non si riesce ad imparare dai propri errori e si continua a commetterli (quasi) nello stesso identico modo, solo che se adesso ci fosse un conflitto le conseguenze mondiali sarebbero inimmaginabili, credo si possa parlare di distruzione della terra.
E un pensiero del genere non ti fa fermare?
Ben vengano allora articoli e servizi su come la guerra ci ha cambiali, spero possano sensibilizzare chi gioca in maniera malsana con la vita di tutti noi!

TRE INCONTRI FORMATIVI

Nella collaborazione pastorale delle parrocchie di San Giuseppe, San Marco ev. e Corpus Domini viene condivisa la proposta del Centro Pattaro: un ciclo formativo di tre incontri per giovani e adulti dedicato ad approfondire il tema della Chiesa, com’è insegnato dalla Lumen Gentium nel concilio vaticano II Fin d’ora è bene segnare nel calendario le date di venerdì 10 (al Corpus Domini) 17 (a San Marco ev.) e 24 novembre (a San Giuseppe) dalle 21 alle 22.30. Gli incontri sono aperti a tutti, ma sono particolarmente invitati i membri dei consigli pastorali, i catechisti e gli animatori dei gruppi di ascolto, i ministri, straordinari dell’eucaristia, capi scout, gli educatori dell ‘AC, i volontari della San Vincenzo e della Caritas.

OSPITI IN PATRONATO

In questo periodo diversi gruppi di movimenti e associazioni ecclesiali chiedono di utilizzare il patronato per le loro attività. Oltre agli scout del Mestre 6, che hanno partecipato alle messe domenicali, a partire da questo mese una sera al mese si tiene la scuola di comunità di CL e nel fine settimana del 4 e 5 novembre ci sarà un ritiro kerigmatico della Missione Belem. Il coro diocesano continua a ritrovarsi per le prove a ritmo settimanale. In queste occasioni di ospitalità possiamo scorgere la ricchezza di esperienze e di vitalità nella Chiesa.

UNA PROPOSTA DI MISSIONE BELÈM

La Missione Belèm è nata a San Paolo in Brasile nel 2005 da padre Giampietro Carraro, originario di Sandon di Fosso. Egli sentì l’urgenza di annunciare la Parola di Dio ed incarnare il suo Amore in modo particolare fra i poveri, gli ultimi, gli emarginati che vivono per strada, per ridare loro la speranza e la dignità perdute.
In Brasile la missione Belém è seguita e approvata dal vescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Pedro Scherer. In Italia fa parte delle associazioni per la nuova evangelizzazione con approvazione del Vaticano nell’ottobre del 2015. Dagli inizi ad oggi in Brasile sono state formate più di 140 case di accoglienza e sono stati accolti circa 35.000 fratelli.
Ad Haiti, dopo il terremoto del 2010, è nato un centro che accoglie 1000 bambini con l’aiuto di circa 200 adulti del posto. Missione Belèm si sta diffondendo anche in Italia attraverso gruppi, i quali fanno pastorale di strada e cercano di incontrare i fratelli del popolo della notte, barboni, drogati, prostitute… Pregano con loro e propongono un percorso nelle case di accoglienza, dove donando un clima di famiglia si cerca di ricostruire la loro dignità e attivare un percorso di recupero per un futuro nella società. In Italia inoltre questi gruppi propongono i ritiri Kerigmatici con lo scopo di promuovere un’evangelizzazione attiva, che possa far vivere ad ogni partecipante un’esperienza profonda e personale di incontro con Dio.
Nascono così lo Je-shuà per i giovani, il Ruah per gli adulti e il Cana per le coppie. In parrocchia di San Giuseppe sabato 4 e domenica 5 novembre il gruppo locale di Missione Belèm propone di svolgere il Ruah in patronato. Sabato 28 e domenica 29 ottobre Catia e Maurizio saranno presenti alle messe e all’uscita della chiesa per dare informazioni a chiunque sia interessato a partecipare.