Da “LETTERA FRATERNA” – 12 novembre 2017

Da “LETTERA FRATERNA” – 12 novembre 2017
settimanale della parrocchia di San Canciano di Venezia

Il foglio è elegante e a colori ma i contenuti sono scarsi.

Segnalo “La domenica a tempo pieno”, scelta possibile solamente in parrocchie molto piccole, e “Il cenacolo”, il nuovo organismo interparrocchiale che dovrebbe essere di sostegno per le parrocchie più piccole o con meno risorse pastorali.

don Armando

Domenica a tempo pieno

Ore 10.30 s. Messa. Ore 12.45 pranzo in con Pomeriggio giochi per i ragazzi e momento di spiritualità per gli adulti.

CENACOLO

È convocato per martedì 14 novembre a san Canciano il Cenacolo, evento continuo e motore delle collaborazioni di san Felice, santi Apostoli e san Canciano proposto dal patriarca Francesco e che sostenuto dalla preghiera, come al Cenacolo di Gesù, affronta punti decisivi per esperienze pastorali unitarie delle comunità.

In particolare, quella sera: si tratterà di catechesi condivisa, di Visita pastorale, di un notiziario comune, di alcune cadenze liturgiche e non, che vedranno riunite le Comuni­tà.

Da “IL LUCIGNOLO DELLA CUSTODIA – Santa Lucia” – novembre 2017

Da “IL LUCIGNOLO DELLA CUSTODIA – Santa Lucia” – novembre 2017
semestrale della parrocchia di San Geremia e Santa Lucia di Venezia

Questo periodico si presenta come il semestrale spedito in abbonamento postale “Santuario” di S.Lucia, destinato ai devoti della martire siracusana protettrice degli occhi. Presento l’editoriale del parroco, don Renzo Scarpa, e l’orario delle celebrazioni in onore della santa.

don Armando

Carissimi devoti di S. Lucia,
si avvicina il 13 dicembre e già un mese prima fervono i preparativi di chi è impegnato perché tutto sia ben predisposto.

E’ necessario invitare il nostro Patriarca Francesco Moraglia per la solenne liturgia di Martedì 13 dicembre e i sacerdoti e diaconi per le messe di ogni ora dalla 8.00 alle 19.00.

Per me è la ventunesima volta che mi accingo con i miei parrocchiani e collaboratori ad onorare S. Lucia allargando il pensiero e la preghiera agli innumerevoli devoti di tutta la cristianità.

In quest’anno si è parlato all’interno del Consiglio Presbiterale di erigere a Santuario la chiesa parrocchiale di S. Geremia e Lucia e speriamo che ciò avvenga con decreto proprio nel giorno della sua festa.

Unendoci alle prossime celebrazioni dei Siracusani vogliamo rendere grazia per il dono di questa giovane martire, chiederne l’intercessione e seguirne, con l’aiuto dello Spirito Santo, gli esempi.

Con affetto Don Renzo Scarpa Parroco

Domenica 10 dicembre S.Messa ore 10
e apertura della Chiesa 8.30-12 e 15-18.30

Lunedì 11 e martedì 12 dicembre ore 18 Santa Messa
apertura della Chiesa 8.30-12 e 15-18.30

Mercoledì 13 dicembre 2017 Festa di S. Lucia
Apertura della Chiesa 7.00-21.00 e Sante messe alle:
ore 8.00 Santa Messa a cura dei Canossiani di S.Giobbe
ore 9.00 Santa Messa
ore 10.00 Santa Messa del Capitolo di S. Marco
ore 11.00 Santa Messa ore 12.00 Santa Messa
ore 13.00 Santa Messa per gli ottici, optometrici, elettricisti
ore 15.00 S. Messa del Movimento Apostolico Ciechi del Triveneto
ore 16.00 Santa Messa per il vicariato Cannaregio ed Estuario
ore 17.00 Santa Messa solenne del Patriarca Francesco Moraglia
ore 18.00 Santa Messa per i giovani
ore 19.00 Santa Messa

Giovedì 14 dicembre 2017
Apertura della Chiesa 8.30-12 e 15-18.30
ore 18.00 Santa Messa

Ogni giorno c’è la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione in chiesa

Da “PROPOSTA” – 5 novembre 2017

Da “PROPOSTA” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Don Roberto, il parroco, inizia l’articolo di fondo di questo numero citando una frase di mons. Bottacin, suo predecessore: “A Chirignago c’è il detto che si piantano fagioli col fucile e nascono ladri” e però, continuava, “nascono meraviglie!”.

Partendo da questa citazione don Roberto narra “le meraviglie di Chirignago”, citando i protagonisti delle splendide imprese e vittorie di questa parrocchia.

L’articolo è da leggere perché allarga il cuore venire a conoscenza di tutto questo ben di Dio.

Mi par doveroso citare pure la “festa dei passaggi” perché non capita tutti i giorni di venire a sapere che in una parrocchia c’è una comunità giovanile di ben 150 giovani.

don Armando

CONTINUA AD ESSERE COSÌ

Tanti anni fa il parroco di allora Mons. Riccardo Bottacin, di venerata memoria, scrisse una poesia in cui si diceva che a Chirignago dicono che “se pianta i fasiòi con s’ciopo e nasce ladri” e “invense nase meravegie”. Era vero allora e continua ad essere vero oggi. Sono sempre più meravigliato dal senso di responsabilità e dallo spirito di iniziativa di tante persone, di tutte le età, che in questi mesi di transizione ci stanno mettendo cuore e intelligenza perché non solo tutto continui come prima, ma se possibile, meglio di prima.

Penso ad esempio alla Katia, che davvero si è assunta il ruolo che apparteneva al cappellano e con autonomia e una grossa carica di simpatia sta al timone della Comunità giovanile .

Penso a Elena e Davide che con continuità e professionalità guidano il coro dei giovani, ma anche a Lorella con il coretto, Michela con “le altre note”, Fabio con la “Perosi”.

Penso ai tre Andrea e a Martina che accompagnano con il suono dell’organo le nostre belle, bellissime celebrazioni.

Penso a Luigino e Luigia che nel mercoledì della Messa dei giovani si presentano in canonica alle 5,45 per preparare il te, il caffè e quant’altro serve per accogliere i ragazzi che uscendo dalla chiesa fanno colazione insieme (mercoledì scorso: 51).

Penso alla squadra che autonomamente ha preparato il pranzo per la CO/GI (domenica scorsa: 150 giovani), comperando quanto serviva, provvedendo alla legna per la grigliata, cucinando, e riordinando alla fine.

Penso alle donne del “cusi e ciacola” che continuano a sfornare meraviglie per il mercatino di Natale.

Penso alle persone che fanno della preghiera il loro servizio prevalente e trovo spesso in adorazione silenziosa davanti al santissimo Sacramento in cappellina.

Penso a chi con regolarità e nel silenzio pulisce Chiesa e centro perché siano luoghi accoglienti dove si sta bene e ci si incontra volentieri.

Penso che chi custodisce con amore la nostra casa di montagna o il Campetto perché gli ospiti siano incantati dalla bellezza e dall’ordine in cui tutto è tenuto.

Penso a chi durante tutto l’inverno verifica, aggiusta, prepara tutto il materiale che sarà usato nel prossimo campeggio, senza che il parroco abbia pensiero alcuno al proposito, sapendo che tutto sarà fatto come deve essere fatto.

Penso a chi tutte le sere raccoglie viveri dal un supermercato che li mette a disposizione e tutte le sere li distribuisce prima di notte perché almeno il pane non manchi in tutte le case.

“Se poi anca piantar fasòi col s’ciopo a Cirignago, ma continua a nasser meravegie”.

Garantito.

don Roberto Trevisiol

29 OTTOBRE FESTA DELLA CO/GI

Con la messa delle 11.00 di domenica 29 Ottobre 2017, c’è stata l’entrata ufficiale di 18 ragazzi e ragazze di prima superiore nella Comunità Giovanile della nostra Comunità di Chirignago.

Come l’anno scorso, è stata un’esperienza molto bella e toccante. Dopo la messa, celebrata da Don Roberto, come consueto, ci siamo riuniti in Sala San Giorgio per pranzare tutti insieme. Eravamo 150 giovani; il Pranzo offerto dal nostro Parroco Don Roberto con la collaborazione di tanti volontari della nostra parrocchia che si sono prodigati per preparare tutto, dall’apparecchiare, al cucinare, al servire e rimettere tutto a posto. Un servizio impeccabile, sembrava di essere nel ristorante più chic di Venezia. Momenti bellissimi fatti anche di giochi animati dai nuovi entrati che hanno reso la festa ancora più bella.

Questi momenti trascorsi insieme, rimarranno per sempre nei nostri cuori così da poterli raccontare un giorno ai nostri figli, momenti che riempiono il cuore di felicità e gioia che solo un gruppo così unito come quello della CO/GI di Chirignago può regalare. Grazie a tutti.

Maria Carmela

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 12 novembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 12 novembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Imparare a difendersi dai nuovi modi di mentire ed imbrogliare il prossimo. Questo è il motivo per cui segnalo, ancora una volta, l’articolo di Alessandro Seno che questa settimana ha come oggetto: i raggiri, le mistificazioni, gli imbrogli e quant’altro avviene oggi nel mondo di internet, usando tecniche ormai collaudate.

Io che sono assolutamente impreparato in questo settore della comunicazione, ho capito abbastanza a quali pericoli possiamo andare incontro fidandoci acriticamente di quanto si va offrendo in questo nuovo, ma subdolo, strumento di comunicazione sociale.

Penso che questa parrocchia sia quanto mai fortunata di disporre di un giornalista così intelligente, competente e serio. Volesse il cielo che ogni periodico parrocchiale potesse avvalersi di un laico così capace.

don Armando

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Lo sappiamo ed è una realtà che non si può negare: internet ha cambiato il modo di approcciarsi al mondo, ha rivoluzionato i nostri comportamenti e ci ha proiettati nel futuro come una palla di cannone sparata a tutta velocità! Volenti o nolenti dobbiamo confrontarci con questa realtà; quotidianamente controlliamo i Social, spesso usiamo la rete per prenotarci visite o esami e adesso la useremo anche per fare la spesa giornaliera (a Milano esiste già).

Anche persone anziane usufruiscono di queste possibilità informatiche, chi personalmente, trovando anche una nuova giovinezza e amicizie virtuali, chi per interposta persona, chiedendo a figli e nipoti di “scaricare ” documenti fiscali o per controllare la ricetta dell’ossobuco in umido! Tutto bello, tutto giusto! O forse no?

Esiste – come in tutte le cose del resto – anche il lato oscuro della rete, fatto di inganni, raggiri, siti fraudolenti e pieno, letteralmente traboccante, di persone cattive e pronte a scatenarsi con i loro commenti su tutto e tutti. Sono i cosiddetti “haters” cioè “odiatori” di professione, che criticano e demoliscono qualsiasi notizia commentandola nella maniera più becera e ignorante.

Purtroppo non è la sola categoria negativa nella quale ci si imbatte, c’è quella dei “troll” cioè “trascinatori” nel senso che trascinano i partecipanti di un gruppo o di un forum (naturalmente virtuale e non fisico) verso una posizione netta e spesso legata a temi forti tipo elezioni o immigrazione, e lo fanno attraverso commenti quasi sempre falsi ma dotati di quella forza magnetica che scaturisce dalle parole forti che provocano curiosità e voglia di replica, sia contro che a favore dell’autore. Autore che si presume in carne e ossa, nascosto nella sua camera o in ufficio e barricato dietro la sua tastiera…e invece spesso questi trascinatori di folle internaute sono…falsi o meglio non esistono, sono creati da programmatori per suscitare notizie, commenti e like sui più importanti social. Clamorosa è in questo senso la notizia della scoperta di un’ identità costruita a tavolino per una opinionista americana, tale Jenna Abrams, che aveva decine di migliaia di followers sui suoi profili e che aveva intavolato discussioni virtuali addirittura con ambasciatori americani in Russia e ex generali statunitensi; i suoi commenti sono stati ripresi da importanti quotidiani come il New York Times e altri.

Beh, la tizia in questione non esiste, è stata ideata dallo spionaggio russo per destabilizzare il sistema politico USA. Forse è meglio fare amicizia con gente alla quale puoi stringere la mano o giocarci a tennis, vatti a fidare di InterMet (come lo chiama mio padre)!

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 5 novembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Don Natalino, il parroco, mette il dito sulla piaga delle collaborazioni pastorali che arrischiano di rimanere a livello formale se non si accresce lo slancio e il coraggio di andar oltre a qualche piccola e marginale iniziativa fatta assieme.

Mi pare positivo il coraggio di questa denuncia fatta con spirito costruttivo.

Interessante poi come sempre l’articolo di Alessandro Seno nella rubrica “Uno sguardo sulla settimana”. Questo bravo giornalista parrocchiale, partendo dal centenario della disfatta di Caporetto, invita a rimeditare questo dramma per coglierne tutti gli insegnamenti. Un tempo si insegnava a scuola che “la storia è maestra della vita”; purtroppo dobbiamo constatare che pochi, troppo pochi, capiscono questa lezione importante.

don Armando

AMARE LA CHIESA
di don Natalino Bonazza

Di questi tempi un velo di grigia rassegnazione rischia di penetrare nella vita delle nostre comunità. Diciamolo chiaramente senza girarci attorno: la collaborazione pastorale è sì accettata, ma al di là di qualche vantaggio funzionale non si è ancora accesa una passione condivisa. E’ più facile notare i limiti, che sostenere pazientemente i passi di un cammino di comunione.

Noi preti riceviamo comprensione e talora compatimento, dato che è evidente: risultiamo più indaffarati di prima. E quando ti chiedono «come farai adesso?», ti rendi conto che finora la collaborazione viene vista e trattata come una questione di preti. Sono meno di prima, adattiamoci al meglio.

Mi sembra una prospettiva da divano per molti e da scrivania per alcuni, mentre questo è per tutti tempo di alzarsi in piedi e muoversi. Verso dove? Prima di tutto gli uni incontro agli altri, uscendo dai piccoli castelli, in cui siamo arroccati. Che cosa ci blocca? La torre di chi non sa ascoltare perché sa già tutto, il fossato del sì è sempre fatto così, il ponte levatoio di chi pone condizioni per aprire e pure la merlatura di chi vuole comunque apparire in cima…

Davvero, nella «crisi dell’impegno comunitario» ci siamo dentro fino al collo: sarà utile confrontarci con le indicazioni date da Papa Francesco nel capitolo secondo di Evangeli! gau-dium. Occorre continuare a pregare per aprirci alla grazia dell’incontro fraterno, per dedicarci al servizio vicendevole e per gustare la gioia di essere popolo di Dio. Insomma per saper amare la Chiesa e renderla amabile.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Mentre sto scrivendo queste righe sta per finire la giornata di martedì 24 ottobre ed è una data se non storica almeno importante: 100 anni fa precisi avveniva la più disastrosa sconfitta militare dell’Italia durante la I Guerra Mondiale, quella oramai divenuta proverbiale di Caporetto.

Le divisioni schierate sul fronte friulano furono spaccate in due dall’esercito austro-tedesco che si aprì una via d’entrata nella penisola che fortunatamente venne chiusa a Vittorio Veneto e lungo il fiume Piave un anno dopo.

Fu una tragedia militare e ancor più umana dove assieme ai soldati morti bisognò contare anche l’incredibile terrore provato da tutto il territorio italiano nel sentirsi “violato ” dallo straniero, assaporando la paura di famiglie private della parte maschile in guerra e che si trovarono il nemico non alle porte ma già dentro casa!

Stupisce come nel giro di qualche giorno i soldati tricolori, spossati da anni di trincee e condizioni igienico-sanitarie spaventose, passarono dalla quasi vittoria del conflitto alla disfatta assoluta. Svariati libri e qualche trasmissione televisiva stanno giustamente rievocando questa pagina grave della nostra storia, esponendo i fatti accertati, ipotizzando cause e schierandosi chi a favore dei vertici militari dell’epoca, chi contro. Tutti comunque sono d’accordo sul fatto che se non ci fosse stata Caporetto non ci sarebbe nemmeno stata la leggendaria resistenza dell’ anno successivo che cambiò per sempre la percezione del popolo italiano il quale da quel momento in poi si sentì nazione unita.

È meritorio che se ne parli e che ci sia interesse riguardo a tali avvenimenti, ancor di più in questi grigi periodi funestati da segnali di guerra che non dovrebbero neanche affiorare nei peggiori incubi dei potenti mondiali. E invece ci preoccupiamo di aerei bombardieri in pre-allarme, di test missilistici a lunga gittata, di uomini al potere più legati al proprio testosterone che non all’intelligenza e al dialogo.

Se lasciamo che la Storia passi senza farne tesoro e bagaglio per il futuro allora sì che hanno ragione i giovani chiamandola “muffa antica”; bisogna saper trarre consiglio dal passato senza per questo guardare continuamente indietro ma utilizzandolo come trampolino per salire verso un avvenire migliore. Sembra invece che le tragedie, gli orrori e le bestialità di un tempo servano puramente per una fruizione distorta e offensiva del presente, basti solo accennare a quei tifosi e al loro uso di un’ icona come Anna Frank… non credo serva aggiungere altre parole.

Non si riesce ad imparare dai propri errori e si continua a commetterli (quasi) nello stesso identico modo, solo che se adesso ci fosse un conflitto le conseguenze mondiali sarebbero inimmaginabili, credo si possa parlare di distruzione della terra.

E un pensiero del genere non ti fa fermare?

Ben vengano allora articoli e servizi su come la guerra ci ha cambiati, spero possano sensibilizzare chi gioca in maniera malsana con la vita di tutti noi!

Da “LETTERA APERTA” – 12 novembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 12 novembre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio

In questo numero del settimanale c’è una notizia inimmaginabile! “La canonica è aperta dalle 5,45 alle 22,30”.

Finora dalla ventina di bollettini parrocchiali che leggiamo ogni settimana si apprende che gli uffici parrocchiali nei quali riceve il parroco sono aperti da un minimo di un paio di ore alla settimana ad un massimo di sei-otto ore.

I parrocchiani di Carpenedo invece sono superfortunati: hanno a disposizione il loro parroco per ben 50 ore la settimana, e comunque qualcuno che può accoglierli per quasi diciassette ore al giorno!

Il resto del periodico invece è dedicato quasi tutto a notizie profane: svastiche, halloween, atto vandalico, mostra fotografica, rigiocattoliamo, inaugurazione pasticceria ed altro ancora. Chi è un po’ curioso non ha che da cliccare www.parrocchiacarpenedo.it

don Armando

LA CANONICA E SEMPRE APERTA

Chi viene in parrocchia sa di poter trovare qualcuno che accoglie alla porta dalle 5.45 alle 22.30 S’incontra un clima sempre familiare e ci si stupisce se qualche volta, per un caso, non fosse così.

Chi di noi si mette in contatto con un ufficio pubblico o è costretto a risolvere un’urgenza per acqua, luce o gas sa che, nonostante i moderni mezzi di comunicazione, è difficile parlare con la persona interessata. Qualche volta il numero squilla a vuoto, altre volte si trova una voce che ripete di attendere, ma invano.

Talvolta c’è una risposta automatica, quasi mai efficace per il nostro problema. È quasi impossibile trovare direttamente un operatore. Se poi è necessario raggiungere una figura di rilievo, sembra di doversi mettere in ginocchio. Mi sembra che invece questa canonica sia sempre aperta. È proprio come una famiglia in mezzo a tante famiglie della parrocchia. La gente dà per scontato che qualcuno apra o risponda: dal mattino fino alla sera tardi.

Così pure la chiesa: le porte sono sempre spalancate ad accogliere chiunque fosse di passaggio.

È raro non trovare alcuno. Magari al telefono qualcuno potrebbe presentarsi senza tirarla per le lunghe. Forse qualche altro potrebbe suonare il campanello in orari più consoni, visto che quasi mai vi sono urgenze, ma nella sostanza va più che bene così: noi preti ci sentiamo parte di una comunità viva che respira in tutte le ore del giorno.

C’è anche da ringraziare Dio per la disponibilità di tanti laici che durante tutta la settimana, compresa la domenica mattina, assicurano questo servizio di accoglienza: è un servizio fatto a Cristo. L’atto più alto e più fecondo della libertà umana sta, infatti, più nell’accoglienza che nel dominio (Jacques Philippe).

don Gianni Antoniazzi

Da “LETTERA APERTA” – 5 novembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Questo numero del settimanale esce con otto facciate, quasi mai meno di sei, tanto da doverlo considerare come una piccola rivista.

La prima segnalazione è per la notizia che in questa parrocchia ogni sera si celebra la Santa Messa in suffragio dei defunti di una via.

La seconda: in parrocchia opera l’associazione culturale “La Rotonda” che riesce a mettere in programma incontri alquanto significativi. In questi giorni essa ha organizzato un incontro per presentare un volume di Paolo Malaguti sulla disfatta di Caporetto.

La terza: il centro polifunzionale per l’infanzia “Il Germoglio” ha organizzato un incontro con i nonni degli alunni ed ogni classe ha cantato per loro una canzone della loro giovinezza.

Il periodico offre anche altri servizi. Chi è interessato non ha che da cliccare:
www.parrocchiacarpenedo.it

don Armando

DEFUNTI PER VIA
in primo piano

Ricordiamo che durante il mese di novembre la nostra parrocchia propone nella Messa feriale la preghiera per i nostri defunti, strada per strada. È un gesto che non costa nulla e ha un significato straordinario.

I defunti vivono “per e con” Dio. Lo credo fino in fondo. Quanto più siamo legati al Signore tanto più saremo in comunione con loro. E la nostra preghiera può sostenere in modo vero la loro piena partecipazione alla vita completa con Dio. È un aiuto sincero che non ha prezzo.

Per questa ragione mi permetto di insistere affinché si presti attenzione a questa iniziativa oramai decennale. Durante questo mese, quando è il turno della nostra strada, cerchiamo di partecipare all’Eucaristia: se fossimo noi al posto dei nostri defunti ci farebbe certamente piacere. Questo il calendario: venerdì 3, vie Gallina e Rocca; lunedì 6, vie Portara e Ligabue; martedì 7, vie Goldoni e Sem Benelli; mercoledì 8, vie Vallon e Montemerlo; giovedì 9, vie Montegrotto e Monte Berico; venerdì 10, vie Venturi, Fridatti e Rossi; lunedì 13, vie Dri e Passo Falzarego; martedì 14, vie Nuova e Cadore; mercoledì 15, vie Sappada e Lorenzago; giovedì 16, vie Ca’ Rossa e dei Pini; venerdì 17, via Oberdan; lunedì 20, vie Miraglia e Baracca; martedì 21, vie Rismondo e Negri; mercoledì 22, vie del Rigo e Manzoni; giovedì 23, via Turr, Piazza Carpenedo e viale Garibaldi (dal 134 al 142 e dal 147 al 153); venerdì 24, via Poste Nuove e Rotonda Garibaldi; lunedì 27, vie Bixio e Cavalletto; martedì 28, vie Nievo e Grimani; mercoledì 29, vie Trezzo, del Parco e Santa Maria dei Battuti; giovedì 30, via San Dona.

LA ROTONDA
cultura e società

Un romanzo, quasi un giallo, “Prima dell’Alba”, con il quale l’autore Paolo Malaguti, racconta una pagina di storia al centro dell’attenzione in queste settimane in cui si ricordano i 100 anni dall’accadimento: la ritirata di Caporetto. L’autore propone una narrazione dal basso, con il linguaggio dei veri protagonisti, di una tragedia che ha contribuito alla costruzione dell’identità nazionale.

L’Associazione culturale La Rotonda presenterà il libro mercoledì 8 novembre, alle ore 20.45 presso la sala Lux, a Carpenedo. Parteciperanno il giornalista Edoardo Pittalis insieme all’autore Paolo Malaguti.

FESTA DEI NONNI

E anche quest’anno, come di consueto, lunedì 2 ottobre noi del Germoglio abbiamo festeggiato tutti i preziosissimi nonni dei nostri bambini e non solo…

Per ringraziarli ed allietarli abbiamo organizzato per loro una festicciola, dove a turno in giardino ogni classe ha presentato una canzone dei loro anni 50/60 e a seguire una bella poesia a loro dedicata. Dopo le esibizioni i nonni con i loro nipotini hanno potuto godere di un piccolo buffet. Grazie ai nonni per aver partecipato alla nostra festa! Vi vogliamo tanto bene!

don Gianni Antoniazzi

Da “LA FESTA” – 29 ottobre 2017

Da “LA FESTA” – 29 ottobre 2017
settimanale dell’unità pastorale San Cassiano e San Silvestro di Venezia

Riporto due articoli. Uno sull’iniziativa degli “evangelizzatori di strada”, movimento del quale questo parroco è, a Venezia, il principale propugnatore. L’altro su un incontro con i suoi catechisti.

Mi pare che in ambedue si tenti di presentare una pastorale non di difesa, ma di testimonianza nuova e coraggiosa, atteggiamenti questi non troppo presenti nella Chiesa veneziana.

don Armando

FELPE GIALLE E UNA SCRITTA: CANALI DI GIOIA

È iniziata la mini missione dei giovani a Venezia e dintorni.

Da venerdì 27 ottobre a martedì 31 toccheremo gli ambienti più frequentati dai giovani di giorno, ma soprattutto di notte. Entreremo nelle scuole, nelle carceri, nelle sale-gioco, nell’ospedale; andremo davanti al SERD di Venezia e di Mestre, nelle periferie della città ad incontrare i “ragazzi a rischio”.

Gli Evangelizzatori porteranno una felpa gialla con la scritta: “Canali di gioia”, sormontata dal ponte di Rialto. Li riconoscerete dal loro sorriso, dal loro sguardo luminoso: sì perché questi sono i volti di chi evangelizza. Si realizza la stessa esperienza che hanno vissuto i 72 discepoli inviati da Gesù. Il Vangelo dice che tornarono pieni di gioia e che Gesùdisse loro: “Rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti in cielo” (Le 10, 20-21). Il nostro desiderio è di coinvolgere in questo annuncio i giovani dai 18 ai 35 anni perché solo donandola, la fede si rafforza.

Sei giovani della nostra Diocesi si metteranno in gioco ed usciranno da sé, dal timore di essere giudicati, allora ne beneficeranno loro prima di tutto, poi la Diocesi e i loro coetanei che si stupiranno per il loro annuncio franco e diretto. Ci affidiamo alla preghiera di tutti voi.

Don Antonio Biancotto

“COSTRUTTORI DI COMUNITÀ

In settimana ci siamo incontrati con i catechisti e abbiamo riflettuto sul tema dell’Edificazione della Comunità. In un tempo storico in cui l’individualismo la fa da padrone e le istituzioni sono in crisi, sentiamo l’esigenza di collaborar e con Gesù alla costruzione della Sua Comunità curando le relazioni fraterne con chi partecipa all’Eucaristia domenicale e alle attività parrocchiali, ma non per chiuderci in noi stessi, ma per irraggiare questo stile comunitario anche su chi non conosce la Fede.

Far crescere il senso di appartenenza a Cristo, alla sua Chiesa, alla nostra parrocchia: questo è il nostro intento. Vorremmo coinvolgere di più i genitori dei ragazzi dell’Iniziazione Cristiana, i residenti, in uno stile comunitario. Per fare questo è necessario che chi partecipa abitualmente all’Eucaristia domenicale, riscopra l’appartenenza alla parrocchia come comunità di Fede. È necessario imparare a conoscerci e a relazionarci tra noi per creare la famiglia parrocchiale e includervi tutti quelli che incontriamo. Vi invitiamo a lavorare su questo obiettivo attraverso le occasioni quotidiane.

don Antonio Biancotto

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 5 novembre 2017

Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 5 novembre 2017
settimanale della comunità cristiana di Mira

Segnalo ancora una volta gli “Appunti … di don Dino”, il parroco di queste due parrocchie. Inoltre mi pare quanto mai interessante l’iniziativa “catechismo in teatro”. E’ quanto mai opportuno che il catechismo esc talvolta dall’aula e dalla lezione tradizionale perché il messaggio cristiano deve animare la vita.

Da ultimo segnalo il “Concerto di beneficenza” per finanziare “L’emporio alimentare e di abbigliamento” che l’associazione “Ponte solidale” sta realizzando per i poveri della Riviera del Brenta.

don Armando

Appunti… di don Gino

LA SERA DEI SANTI
Una bella intuizione ha proposto ai nostri ragazzi di trascorrere insieme la serata del 31 ottobre, la sera dei santi, ritrovandosi insieme in allegria per scoprire la vita e la testimonianza di alcuni santi. La risposta dei ragazzi ha superato ogni aspettativa. I piccoli si sono ritrovati a s. Marco per pregare insieme e fare un percorso tra la simpatia di alcuni santi antichi e moderni; i ragazzi delle medie hanno affollato il patronato di s. Nicolò.

Per i nostri ragazzi, i santi sono degli autentici sconosciuti, aver avuto l’occasione di conoscerli almeno un poco è stata per tutti una piacevole sorpresa che è avvenuta attraverso il gioco, la riflessione, la gioia di stare insieme.

La collaborazione dei catechisti, di alcuni giovani e di qualche genitore è stata veramente preziosa. Insieme si possono fare cose belle e quando i ragazzi esprimono una gioia anche rumorosa è segno che la proposta è stata valida, tanto da pensare, fin d’ora, al prossimo anno. Ci sarà tempo per organizzare ancora meglio una serata che è stata certamente positiva.

DESIDERI INNOCENTI
Uno dei ragazzini più piccoli che ha partecipato alla serata dei santi, tornato a casa felice e contento, prima d’andare a letto, ha confidato alla mamma: “Anch’io voglio diventare santo”. Desiderio innocente, ma bello. In fondo tanti santi hanno iniziato il loro percorso di santità partendo da un desiderio, custodito e coltivato con amorevolezza e impegno. A questo piccolo si dovrà dire che un desiderio bello del cuore, dovrà fare i conti con le difficoltà della vita e della crescita.

La visione dell’Apocalisse parla di una “moltitudine di ogni razza, lingua, popolo e nazione” che ha dovuto attraversare una grande tribolazione ed essere lavata “nel sangue dell’Agnello”. Immergersi nell’amore del Signore che lava le nostre inevitabili debolezze è la strada sicura della santità. Papa Albino Luciani, che fin da piccolo ha sentito il desiderio di questo ragazzino, era solito pregare così: “Signore, prendimi come sono, e fa’ che diventi come vuoi Tu”. Questa è la strada della santità.

don Gino Cicutto

LA FUGA
Le vicende della Catalogna, che hanno tenuto banco in tutte queste settimane, riempiendo le pagine del giornali, hanno avuto un epilogo amaro: la fuga di coloro che hanno dichiarato l’indipendenza di questa regione della Spagna, illudendo e imbrogliando la sua popolazione che sta già pagando un prezzo notevole nel lavoro e nel turismo. E’ sempre così: i ragazzini capricciosi e irresponsabili, quando combinano un guaio, o danno la colpa ad altri o fuggono dalle loro responsabilità. Nelle vicende politiche le cose non cambiano. Ai ragazzi irresponsabili si potrebbe usare anche qualche sculacciata per riportarli alle loro responsabilità.

I politici invece sanno stare sempre a galla, hanno mille opportunità per scansare qualsiasi tipo di sculacciata, ma la cosa non deve finire cosi; ci deve almeno mettere in guardia da chi, a parole, promette mari e monti e poi non è in grado di assumersi quelle responsabilità e di pagarle di persona. Gli imbroglioni esistono anche oggi!

CATECHISMO IN TEATRO
Siamo grati al nostro Comune che anche quest’anno, in prossimità della festa di s. Nicolò, ci mette a disposizione gratuitamente il Teatro di Villa dei Leoni. La data in cui è libero è l’11 novembre, per cui abbiamo ritenuto opportuno ripetere l’esperienza dello scorso anno del “CATECHISMO IN TEATRO”. La compagnia teatrale “Barabao” presenterà lo spettacolo “Bambini invisibili” tratto dal romanzo di Fabio Geda “Nel mare ci sono i coccodrilli” che racconta la storia vera di Enaiatollah Akbari che, fuggito dall’Afghanistan in guerra, attraverso un lungo percorso arriva a Venezia e quindi a Torino dove viene accolto da una famiglia. Al “Catechismo a teatro” sono invitati tutti i ragazzi del catechismo. E’ necessario però fare la prenotazione perchè i posti disponibili al teatro sono 300. L’appuntamento è sabato 11 novembre alle ore 10.15 presso il Teatro di Villa dei Leoni, muniti del biglietto di prenotazione.

CONCERTO DI BENEFICENZA
A sostegno del progetto “Centro servizi della Carità” da realizzarsi nella parrocchia di s. Marco, con la costituzione di un Emporio alimentare, abbigliamento e centro di ascolto, l’associazione “Ponte solidale” e la Caritas vicariale Riviera Mira, invitano tutti ad un concerto di solidarietà che si svolge presso la parrocchia santuario s. Maria Assunta di Borbiago, la prossima domenica 12 novembre alle ore 16.00. Sarà presente il Coro la Gerla di Spinea che offrirà un piacevole pomeriggio di canti.

Da “SEGNO DI UNITA’ – 5 novembre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’ – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia Santa Maria della Pace di Bissuola

Segnalo, solo per fare una banale constatazione, l’articoletto su San Martino. Dall’inizio di novembre su tutti i foglietti parrocchiali si parla di San Martino, non tanto per il suo esempio di condivisione della sofferenza del povero e di solidarietà, ma solamente per reclamizzare iniziative che si rifanno al dolce di pastafrolla.

Papa Bergoglio penso che avrebbe qualcosa da dire su questa pubblicità del consumismo e suppongo che in Vaticano abolisca non solo la vendita di sigarette, ma anche quella dei “sanmartini” che non han nulla a che fare con la carità cristiana.

don Armando

SAN MARTIN0!
vendita di “san martini”
gruppo giovanissimi

Oggi il gruppo giovanissimi offre la possibilità di acquistare per figli, nipoti, eccetera, un gusto­sissimo e farcitissimo dolce di San Martino, la cui ricorrenza cade sabato 11 novembre.

Le offerte raccolte saranno accantonate per finanziarie le attività del gruppo.

Da “LA BORROMEA” – 5 novembre 2017

Da “LA BORROMEA” – 5 novembre 2017
settimanale del Duomo di San Lorenzo

Il parroco, monsignor Gianni Bernardi, in occasione della festa di Tutti i Santi, pubblica un articolo che illustra tutte le immagini o statue di santi esistenti nel Duomo accompagnando la descrizione con riflessioni di ordine spirituale.

don Armando

I Santi del Duomo, amici di Dio che ci indicano la via della vita

Carissimi, lo scorso 1 novembre abbiamo celebrato la solennità di Tutti i Santi e la circostanza è stata per me l’occasione per riflettere sulla presenza di immagini di santi, che sono presenti nel nostro Duomo. Il punto di partenza era la consapevolezza che anche noi siamo chiamati alla “santità”, cioè ad appartenere a Dio, ad essere suoi (e questa è la nostra grande dignità), così come è stato per tanti nostri fratelli e sorelle, che ora sono accanto a Lui, vivono per sempre con Lui.

Quando la Chiesa parla dei santi, ne parla come di nostri amici e modelli di vita: amici, perché ci aiutano ad affrontare le difficoltà della nostra esistenza e intercedono per noi presso il Signore; modelli di vita, perché nella loro concreta fedeltà al Signore mostrano che anche a noi è possibile vivere nella stessa gioiosa e forte fedeltà. Nostri amici e modelli di vita: allora mi sono chiesto: ma i santi del Duomo che cosa ci mostrano? Allora ho provato a pensare a cosa può aver avuto in mente chi ha costruito, progettato, voluto il Duomo in una certa maniera; perché ha voluto che ci fossero queste immagini e questi altari…

E allora ho provato a ripercorrere quel progetto, che si è subito mostrato come un itinerario ben chiaro, l’itinerario che compie chi entra nella nostra chiesa. Può capitare che non ci si renda conto che, appena entrati nella grande navata, siamo accolti da due santi: le statue che li raffigurano sono in alto, per questo possono sfuggire all’attenzione: son i santi Gioacchino e Anna, i genitori della Vergine, quindi i nonni di Gesù; subito dopo, fatto qualche passo avanti, troviamo ad accoglierci (e ad accompagnarci) l’Angelo Custode e, addirittura, la stessa Maria, l’Immacolata: quasi a dirci che abbiamo bisogno di essere custoditi e sostenuti nelle fatiche della nostra vita. Fatto ancora qualche passo, ecco san Giuseppe e san Lorenzo: il primo, santo della provvidenza, che ci aiuta a capire che nella vita dobbiamo avere fiducia in Dio, che non abbandona mai; il secondo, il nostro patrono, martire della carità, che ci avverte che non dobbiamo avere paura di fare la volontà di Dio. Fin qui nella navata.

Entrando nel transetto, ecco che ci guardano dall’alto i quattro santi evangelisti: Marco, Giovanni, Matteo e Luca.

I santi della navata ci hanno accompagnato fino agli evangelisti per aiutarci a capire che abbiamo proprio bisogno del Vangelo per vivere bene… Ma oltre a questa “fascia alta” iconografica, c’è quella “bassa”, che ci è data dagli altari laterali della chiesa; incominciando ancora dall’entrata, troviamo l’altare di santa Rita e san Giovanni XXIII e, dall’altra parte, l’altare di sant’Antonio (anticamente era l’altare di san Trifone, ma col tempo la devozione a sant’Antonio ha avuto la meglio) : tre santi molto amati e tante persone, ogni giorno, si fermano a pregare davanti a loro. Più avanti, troviamo l’altare ora detto del Sacro Cuore per la bella statua che vi si trova, ma originariamente era l’altare delle anime del purgatorio, come ci dice la pala, non proprio bella ma significativa, che ancora vi si trova: e le anime del purgatorio, nei tempi passati, erano molto invocate. Al lato opposto l’altare della Santa Famiglia ci presenta una bella e inconsueta immagine della famiglia di Gesù, rappresentata da Gaspare Diziani (bravo pittore veneto del XVIII secolo) durante il ritorno dall’Egitto.

È un’immagine bella di una bella famiglia, e tanti vi si fermano davanti a pregare: quanti sono i problemi e le difficoltà che le famiglie anche oggi devono affrontare! E arrivati al transetto, gli altari ci mostrano da una parte sant’Agostino e san Girolamo, due grandi innamorati della Parola che è il Signore Gesù, e dall’altra la Vergine Assunta in cielo: ancora una volta il riferimento alla Parola che illumina la nostra vita e ci apre lo sguardo alla gloria che ci attende: in cielo, come Maria, per sempre con il Signore! Ma il nostro itinerario non si conclude qui; tutti i santi che abbiamo incontrato, infatti, ci avvertono: non dovete fermarvi a noi, dovete proseguire ancora! Santa Rita, sant’Antonio, san Giuseppe, la stessa Vergine ci dicono: noi contiamo poco o nulla. Dovete davvero andare da chi può tutto perché è il Signore di tutto… In altre parole, ci spingono verso l’altare e verso l’ambone: l’ambone, da cui il Signore parla ufficialmente, l’altare, su cui il Signore si rende presente per noi nell’Eucaristia.

Solo qui termina l’itinerario spirituale che il Duomo ci propone e che i santi ci indicano: nella nostra vita non possiamo fermarci ai santi (sono importanti, ma non bastano); anche la Vergine Maria ci fa capire che dobbiamo arrivare a Gesù (per Mariam ad Jesum, si diceva una volta). Dunque, è a Gesù, il figlio unigenito del Padre, che noi dobbiamo guardare, è Lui che noi dobbiamo amare, è con Lui e per Lui che noi possiamo vivere.

Ringraziamo chi ci ha preceduto nella fede e ha voluto il Duomo come un itinerario spirituale che porta a Gesù.

don Gianni

Da “DIMENSIONE PI” – 5 novembre 2017

Da “DIMENSIONE PI” – 5 novembre 2017
periodico della parrocchia di San Marco del viale omonimo

Don Mario fa un accorato appello ai parrocchiani perché frequentino la messa festiva spiegando cosa rappresenta la Santa Messa per un cristiano. Il parroco poi confessa che la frequenza nella sua parrocchia va dall’8 al 10 per cento.

Questa è una lettera da leggersi per fare poi un esame di coscienza su come vanno le cose nelle altre parrocchie e tentare di trovare soluzioni in proposito.

don Armando

CRISTIANI SENZA MESSA?

Possibile? E perché mi faccio questa domanda?

Le statistiche dicono che nei casi migliori la frequenza alla Messa domenicale si aggira attorno al 18-20%. Nella nostra parrocchia siamo all’8-10%. A cosa si deve questo calo così pesante e vistoso? Pure i ragazzi che frequentano la catechesi parrocchiale, anche negli anni in cui si preparano ai Sacramenti, sono facilmente assenti.

Naturalmente dietro ai bambini e ai ragazzi ci sono le famiglie…disattente? Incuranti?…non interessate alla fede sia personale che dei propri figli? Non voglio né accusare né essere pessimista: mi pare di dire la realtà che osservo. Vedo poi che se non si cura la Domenica, saltano anche le altre feste nelle quali è convocata l’assemblea cristiana: Immacolata, Assunta, Ognisanti…addirittura Natale e Pasqua: diventano occasione di gite, vacanze ecc.

Cristiani senza Messa: possibile? Devo dire di no (so che, purtroppo, ci sono comunità cristiane senza Messa, ma perché mancano i sacerdoti. In questi casi c’è lo stesso l’incontro domenicale). La Messa è il tesoro che ci ha consegnato Gesù; questo tesoro è Lui stesso. Nella Messa incontriamo Lui nel gesto supremo del suo amore verso di noi: ha donato tutto se stesso, la sua carne, il suo sangue. Si dona come nutrimento nella Comunione eucaristica. Forse qualcuno pensa: ma io credo in Gesù Cristo anche se non vado alla Messa.

Ma come si fa a dirlo se non si da importanza alle parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me…Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avete in voi la vita…”. Non è una cerimonia. È un gesto da capire bene. Nell’assemblea domenicale tutta la comunità rinnova un’alleanza con Gesù, si impegna a vivere alla maniera, secondo io stile e lo Spirito di Gesù. “Carne e sangue” fa riferimento a Gesù come è stato nella sua vita terrena.

Non è facile per noi essere come Lui: dobbiamo faticare, abbiamo bisogno del suo aiuto, di rinnovare continuamente questa alleanza che cambia noi e attraverso di noi cambia chi ci sta intorno, diffonde lo spirito del Vangelo.

La Domenica è il giorno della resurrezione di Gesù, della sua vittoria sul male e sulla morte, una vittoria che continua.

E’ necessario coltivare familiarità con il Signore. I ragazzi sanno che non imparano il calcio o qualche altro sport praticandolo qualche volta, quando ne hanno voglia: resteranno sempre in panchina. Così è per la vita cristiana che si gode, diventa bella e fruttuosa se la si pratica con costanza.

Non prepariamo i bambini alla prima Comunione, ma alla Comunione, a vivere costantemente in amicizia con il Signore lungo tutta la vita. La vita cristiana ha nell’Eucarestia e nei Sacramenti la sua origine e la sua forza. Per usare una parabola di Gesù siamo chiamati alla felicità, alle nozze, tutti, nessuno escluso,buoni e cattivi. Il Signore vuole bene a tutti e il bene di tutti. Però c’è una veste da indossare: dobbiamo lasciarci vestire da Lui, del suo Vangelo, del suo Spirito per vivere come Lui e diventare creature nuove, capaci di spargere attorno a noi semi di novità evangelica.

Da “Comunita’ parrocchiale della SS. TRINITÀ” del Terraglio ” – 5 novembre 2017

Da “Comunita’ parrocchiale della SS. TRINITÀ” del Terraglio ” – 5 novembre 2017
settimanale della parrocchia omonima

Il parroco, ex preside del liceo classico Franchetti, dedica la sua rubrica “Questo nostro tempo” al referendum della Regione Veneto. L’articolo è quanto mai interessante perché don Angelo inquadra questo evento nel contesto storico che riguarda la nostra regione, si mostra favorevole ad una certa autonomia senza che essa comprometta l’unità d’Italia.

Il settimanale riporta pure l’intervento di un certo Simone Carrraro, intervento che non riporto perché rancoroso e astioso nei riguardi di Renzi, comunque poco in sintonia con un foglio di ispirazione cristiana.

don Armando

Domenica 5 Novembre 2017 trentunesima del tempo ordinario

Questo nostro tempo

L’attuale situazione del Veneto non si spiega tutta con la presa di posizione del voto sull’autonomia, voto decisamente ampio, quasi plebiscitario, che richiede un esame ed una valutazione attenta di fronte alle richieste della gente di questa regione. A scanso di equivoci dichiaro di essere andato a votare e di aver votato sì.

L’ampio consenso ottenuto con il referendum è dovuto certamente alla volontà popolare ma anche a questo governatore che è intelligente e furbo: è diplomato in enologia e non a caso proviene dalle terre del prosecco. Le radici della richiesta di autonomia sono lontane e spesso tornano alla memoria: qualche volta con un semplice sapore nostalgico e talora come richieste di identità del popolo veneto. Ci accomuna la nostra parlata: si tratta del cosiddetto dialetto veneto, che in realtà è una vera e propria lingua, con modulazioni ed articolazioni diverse ma che si ritrova tutto nel parametro del veneziano.

La Serenissima, estesa dall’Adda al Friuli, aveva dominato l’Adriatico per mille anni ma quando Napoleone nel 1797 la fece cadere era ormai decrepita perché purtroppo nell’ultimo periodo era stata gestita in modo pessimo; allo scintillante ‘700 veneziano corrispondeva un vuoto sociale e politico.

Uno scossone venne dai francesi napoleonici seppur per breve tempo. Al Congresso di Vienna non si parlò della ripresa della Serenissima e l’Austria tornò dominante e sinceramente per una cinquantina d’anni sembrò che godesse di un giudizio di buon governo, anche se la storia ci presenta il grande segno veneziano di protesta del 1848.

Il problema vero e proprio è apparso nel 1866 allorquando l’Italia, ormai regno unitario dal 17 Marzo 1861, intendeva annettere anche il Veneto. Questa terza guerra di indipendenza fu del tutto disastrosa per l’Italia, che ottenne il Veneto nonostante avesse perduto la guerra sia per terra che per mare. L’esercito italiano apparve per molti versi ridicolo; è facile capire che un esercito deve essere condotto da un comando unitario; invece a guidare l’esercito italiano il re nominò due generali, Lamarmora e Cialdini, che invece di unire le forze contro gli Austriaci si infliggevano colpi a vicenda.

La situazione per mare fu altrettanto disastrosa; basterà accennare alla sconfitta di Lissa ove le navi italiane fecero sostanzialmente una pura comparsa.

Per consegnare il Veneto all’Italia l’Austria dovette ricorrere all’escamotage di dare la Regione alla Francia di Napoleone III, che poi la consegnò all’Italia. Sembra che i parroci di sottobanco mormorassero per restare sotto l’Austria con la motivazione che il Re Vittorio Emanuele II era stato scomunicato da Pio IX mentre l’Imperatore Francesco Giuseppe appariva un re profondamente cattolico.

Il Veneto da allora è stato considerato terra povera e di migranti.

E’ notorio che Mussolini inviò in Libia molti veneti e molti abruzzesi e sottovoce dichiarava che questi erano gli unici italiani che avevano voglia di lavorare. Il grande riscatto avvenne nel dopoguerra anche con il concorso del confluire di tanti soldi dei migranti del Sudamerica, del Belgio, della Germania; ma soprattutto il grande benessere si sviluppò con la piccola e media impresa che ricoprì buona parte del territorio veneto.

Basta percorrere la Pontebbana per rendersi conto della vivacità imprenditoriale del mondo veneto. A tutt’oggi appare evidente che il Veneto non può e non deve compromettere l’unità d’Italia ma può rivendicare un’autonomia che consenta al grande lavoro, che vi si sviluppa, di godere dei frutti.

Staremo a vedere come si realizzeranno le richieste della votazione quasi plebiscitaria di domenica scorsa. Intanto c’è da sperare.

don Angelo Favero

Da “SEGNO DI UNITA'” – 29 ottobre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 29 ottobre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

Il periodico esce sempre in quattro facciate, quindi in foglio A3 ed è curato con tanta buona volontà. Mi pare che possa destare un certo interesse la notizia “Il filò della pace”, un incontro per signore che si uniscono per fare dei lavori da vendere in un mercatino a scopo benefico.

don Armando

IL FILO’ DELLA PACE È RIPARTITO

Dopo la positiva esperienza dello scorso anno, sono ricominciati gli incontri del “Filò della Pace”, l’appuntamento è, come di consueto, il giovedì pomeriggio dalle ore 16.00 Per chi non lo conosce, il Filò della Pace è una bella iniziativa del nostro patronato, una propo­sta aperta a tutti, in cui si recuperano tradizioni, si scambiano conoscenze su arti manuali, si fanno quattro chiacchiere e si socializza.

I primi lavori verranno destinati al tradizionale mercatino parrocchiale del 8 dicembre, e per quello del 17 dicembre. Il cui ricavato del 17 dicembre servirà per finanziare il pellegrinaggio di Assisi dei nostri ragazzi delle medie.

Aspettiamo mani operose o chi ha solo voglia di imparare per ricamare, cucire, lavorare a maglia, con i ferri e l’uncinetto etc. facendo comunità.

II Filò della Pace lancia un appello: c’è bisogno di una macchina da cucire funzionante anche se in grado di fare solo un “gaso”.