Da “LA BORROMEA” – 24 dicembre 2017

Da “LA BORROMEA” – 24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia del Duomo di San Lorenzo

Monsignor Gianni Bernardi occupa, come sempre, la prima pagina del periodico con un articolo compassato ed in linea cin la tradizione. Preferisco però segnalare un “pezzo” della seconda pagina in cui c’è un invito ad un approfondimento esistenziale, ma pure mistico ed ascetico, sul mistero del Natale.

don Armando

Fotocronaca

Martedì 19 dicembre i ragazzi e i giovani si sono ritrovati in Centro San Lorenzo per la seconda Catechesi di Avvento: è stata una serata bella e affollata e un’occasione unica per rendere disponibile il cuore ad un annuncio di vita. Due giorni prima gli stessi locali sono stati “movimentati” dalla presenza dei bambini della Festa di Natale, occasione voluta e preparata dal nostro instancabile gruppo animatori. Anche per questo motivo non possiamo fermarci solo alle notizie se vogliamo capire il mondo e la vita; dobbiamo essere capaci di sostare nel silenzio, nella meditazione, nella riflessione calma e prolungata; dobbiamo saperci fermare per pensare. In questo modo il nostro animo può trovare guarigione dalle inevitabili ferite del quotidiano, può scendere in profondità nei fatti che accadono nella nostra vita e nel mondo, e giungere a quella sapienza che permette di valutare le cose con occhi nuovi.

Soprattutto nel raccoglimento della coscienza, dove ci parla Dio, si impara a guardare con verità le proprie azioni, anche il male presente in noi e intorno a noi, per iniziare un cammino di conversione che renda più saggi e più buoni, più capaci di generare solidarietà e comunione, di vincere il male con il bene. Il cristiano è un uomo di speranza, anche e soprattutto di fronte al buio che spesso c’è nel mondo e che non dipende dal progetto di Dio ma dalle scelte sbagliate dell’uomo, perché sa che la forza della fede può spostare le montagne (cfr Mt 17,20): il Signore può illuminare anche la tenebra più profonda”.

Da “L’INCONTRO” – 31 dicembre 2017

Da “L’INCONTRO” – 31 dicembre 2017
settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi

In seconda pagina il coordinatore, dottor Alvise Sperandio, anticipa quelli che saranno gli avvenimenti di grande respiro che interesseranno l’intera comunità: Le elezioni politiche a marzo – La visita del Papa a Venezia – Il problema della separazione di Mestre da Venezia – Il nuovo statuto per la Regione Veneto. C’è veramente tanta carne al fuoco, si spera quindi che i concittadini scelgano con equilibrio e saggezza.

A pag. 4 il direttore de L’Incontro, don Gianni, traccia un bilancio assai positivo del giornale. Pure gli altri articoli dei quali è composto il settimanale sono interessanti e da leggere.

don Armando

Cosa ci porterà il 2018
di Alvise Sperandio

Il nuovo sarà l’anno delle elezioni politiche, della visita del Papa, della scelta sul referendum. Tre scadenze a cui da cittadini e da cristiani siamo chiamati a guardare responsabilmente.

Un nuovo inizio porta sempre nuove attese e, insieme, nuove speranze. Ma che cosa aspettiamo per questo 2018 che sta arrivando?

All’orizzonte ci sono tre importanti appuntamenti. Sul piano nazionale, lo sguardo va anzitutto alle elezioni politiche che, secondo le indiscrezioni, dovrebbero tenersi domenica 4 o al più 18 marzo (si attende proprio in questi giorni lo scioglimento delle Camere).

I sondaggi e le valutazioni degli opinionisti pronosticano che nessuno le vincerà, nel senso che nessuna forza politica né alcuna coalizione che si presenterà al voto sarà in grado di costituire da sola il nuovo governo. Cosa succederà? Sembra che le alternative siano due: di fronte a un quadro sostanzialmente tripolare, o nascerà un’alleanza a due per escludere il terzo oppure si andrà a una soluzione transitoria, magari con lo stesso presidente del Consiglio attuale, per poi tornare alle urne a breve (c’è chi sussurra nel giro al massimo di un anno).

Un dato fa sempre riflettere: ancora una volta a candidarsi come primo partito è l’astensionismo, per l’ennesima conferma – se ancora ce ne fosse il bisogno… – della sfiducia che accompagna i cittadini nel momento in cui sono chiamati al diritto-dovere di scegliere i propri rappresentanti.

A livello cittadino, invece, l’evento più atteso è senz’altro l’arrivo di Papa Francesco. A dire il vero è stato annunciato ancora quattro mesi fa ma, al di là della comunicazione ufficiale sulla “disponibilità del Santo Padre a visitare il Patriarcato e le Chiese del Nordest nel corso del 2018”, ancora non si sa la data né il programma. Di certo c’è che il Pontefice verrà un giorno, celebrerà la Messa al parco di San Giuliano (come Benedetto XVI nel maggio del 2011) e dedicherà un momento ai giovani oltre, ovviamente, a fare una tappa nella cattedrale di San Marco. Il silenzio caduto nelle ultime settimane aveva alimentato un po’ di scetticismo, ma proprio nei giorni scorsi il patriarca Francesco Moraglia ha fugato i dubbi confermando che la visita si farà. Nell’occasione il vescovo ha aggiunto di aver invitato il Papa a fare un passaggio a Marghera visto che quest’anno è ricorso il centenario del polo industriale. Si attendono aggiornamenti, ben sapendo che questo Papa è abituato a sorprendere. Di certo sette anni fa con Benedetto XVI la macchina organizzativa a quest’epoca era già a pieno regime.

Sempre in città, poi, si aspetta una decisione definitiva sul referendum per la separazione di Venezia e Mestre. Novemila cittadini hanno firmato per sostenere l’autonomia della terraferma dal centro storico, ma per primo il sindaco Luigi Brugnaro si oppone all’ipotesi, puntando piuttosto sull’unione della Città metropolitana forte del marchio di Venezia. Al netto da ogni valutazione giuridica e politica sulla consultazione, il nuovo anno dovrebbe comunque tagliare la testa al toro sia sulla chiamata al voto che sull’esito, dopo che gli elettori in passato hanno avuto modo di esprimersi già quattro volte.

Sono, queste, tre scadenze certe alle quali, da cittadini e da cristiani, si può guardare e su cui si può ragionare responsabilmente già da adesso, mentre il 2017 va in archivio. A ognuno il suo bilancio e a ognuno il nostro più caro augurio di buon 2018!

In punta di piedi

Il settimanale in quest’ultimo anno

Da un anno è cambiato il direttore di questo settimanale. C’è una gratitudine infinita a don Armando Trevisiol che l’ha fondato e guidato per molto tempo. C’è anche il desiderio di camminare ciascuno con le proprie caratteristiche. L’incontro è sempre stato stampato regolarmente, anche d’estate, anche quando i giornali diocesani chiudono. Ci sono sempre stati contributi e temi di attualità. Qualche numero è venuto meglio di altri, com’è normale che sia.

I lettori però sono affezionati. All’inizio siamo partiti dal basso: a gennaio eravamo a 2.700 copie, poco più. Adesso siamo a 5 mila, qualche settimana anche di più, tornando ai momenti più celebri della direzione di don Armando.

C’è, poi, la grande sorpresa dei “download” in Internet. Questo settimanale può essere letto anche su tablet, cellulare o computer: basta digitare “Incontro Mestre” sul motore di ricerca e si riceve gratis la copia. Ebbene, con soddisfazione stiamo registrando l’aumento dei lettori che ci seguono anche con le diavolerie moderne. Questo è il momento per ringraziare non soltanto chi coordina e chi scrive, ma anche chi impagina, chi stampa, chi piega e chi distribuisce con cura questo strumento di confronto.

Quali speranze portiamo per il futuro? Desideriamo crescere ancora di più. Un uomo di esperienza, che personalmente stimo molto, mi ha suggerito l’opportunità di dedicare un po’ più spazio alla vita di Mestre e di Carpenedo: credo che accoglierò volentieri questo invito.

don Gianni Antoniazzi

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 24 dicembre 2017

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 24 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Segnalo un’iniziativa piuttosto rara, anzi penso che sia l’unica a Mestre, ossia la celebrazione di una santa messa per i bambini in età pre-scolare.

Don Andrea parte già accettando che questi piccoli partecipino all’eucarestia “a modo loro”. Suppongo che questa celebrazione sia stata studiata in maniera tale che per questo parroco abbia un senso. Di certo dev’essere stato uno spettacolo vedere una chiesa piena di bambini assieme alle loro giovani mamme!

Interessante pure la lettera che un giovane studente dello Zambia ha scritto ai suoi benefattori della parrocchia di Favaro. Credo che aiutare, in maniera particolare a livello intellettuale, sia la strada più opportuna per aiutare il terzo mondo ed evitare viaggi pericolosi ed una difficilissima ambientazione nel nostro vecchio mondo.

don Armando

S. MESSA PER TUTTI I BAMBINI PICCOLI

Giovedì 28 dicembre alle ore 10,30 nella chiesa di Sant’Andrea celebreremo la Santa Messa per tutti i bambini in età pre-scolare. Soprattutto per loro e per le loro famiglie. Spesso questi piccoli ne fanno di tutti i colori e sono la disperazione dei genitori e anche del prete. A questa Messa li lasceremo fare senza troppi problemi. E pregheremo per loro, per le giovani famiglie e per il dono di nuovi bambini.

POSTA DALLE MISSIONI

Ci è arrivata posta dai ragazzi che sosteniamo, tra loro, una ragazza dello Zambia scrive:

«Carissima comunità della parrocchia di S. Andrea, prima di tutto spero che stiate bene, io non posso lamentarmi. E’ un onore per me essere stata aiutata da voi. Voglio ringraziarvi per essere stati con me fin dall’inizio.
Mi piacerebbe vedervi di persona per ringraziarvi della grande opportunità che mi avete dato e ancora adesso non sono capace di esprimere come si deve la mia gratitudine per il ruolo molto importante che avete avuto nella mia vita.
Prometto dì studiare molto per avere risultati bellissimi quando sosterrò gli esami della classe 12^. Che il Signore Dio vi benedica e spero continuerete con lo stesso spirito ad aiutare le persone che hanno bisogno. Voglio tanto bene a tutti.
Con affetto Alfonsa »

Da “VITA DI COMUNITA'” – 17 dicembre 2017

Da “VITA DI COMUNITA’” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria Goretti di Vicolo della pineta

L’augurio di buon Natale è firmato da ben tre sacerdoti e da due suore, cosa abbastanza rara nelle altre parrocchie di Mestre. Fortunati questi parrocchiani!

Il periodico è pieno zeppo di incontri e di iniziative, tanto che se ci fossero dei parroci con poca fantasia nel promuovere delle attività nella loro parrocchia, potrebbero facilmente trovare uno spunto da quello che di settimana in settimana riferisce questo foglio parrocchiale.

don Armando

SANTO NATALE A TUTTA LA COMUNITÀ

Carissimi,

vi giunga il nostro più caro e sincero augurio di Buon Natale. A Natale l’Onnipotente si fa bambino e chiede aiuto e protezione. Il suo modo di essere Dio mette in crisi il nostro modo di essere uomini; interpella la nostra libertà e ci chiede di rivedere il nostro rapporto con la vita e il nostro rapporto con le persone, specialmente i più colpiti da povertà, emarginazione e violenza.

Cari fratelli, vi giunga questo assaggio di conversione, di gioia e di speranza: Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo, è nato da Maria Vergine e rinasce oggi nella chiesa. E’ lui a portare a tutti l’amore del Padre celeste. E’ lui il Salvatore del mondo! Non temiamo, apriamogli il cuore, accogliamolo perché il suo Regno di amore e pace si estenda in tutte le nostre famiglie, nella nostra comunità e in tutta la città e il mondo.

Buon Natale !

don Narciso don Pierpaolo don Giancarlo
e le nostre suore Sandhya, Anupa, Lili

Da “PROPOSTA” – 17 dicembre 2017

Da “PROPOSTA – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Questa settimana il periodico esce con il doppio di facciate e sarebbe tutto da leggere perché non riporta mai notizie sterilizzate in quanto le relazioni sui vari eventi parrocchiali offrono riflessioni positive che aiutano i lettori a prendere coscienza delle varie problematiche nelle quali è coinvolta la comunità.

Il primo articolo riporta il pensiero del presidente del comitato di gestione della scuola materna parrocchiale. Pure questa scuola è costretta a finanziarsi ricorrendo ad un mercatino, mentre lo Stato e il Comune, che finanziano abbondantemente le scuole che gestiscono, lasciano languire quelle cattoliche le quali fanno lo stesso servizio e spesso in maniera migliore.

Interessante è l’articolo sulle cresime dei ragazzi di terza media. Più interessante ancora la notizia sulle “Tre sere di avvento” e soprattutto sul numero di partecipanti.

C’è un articoletto di colore nel quale il parroco sbugiarda certe comode opinioni di chi di fronte a qualche difficoltà pastorale abbandona il campo troppo rassegnato.

Riporto infine un interessante articolo dello stesso parroco sulla confessione, dato che pare che in questa parrocchia si confessi ancora!

don Armando

TEMPO D’AVVENTO AL “SACRO CUORE”
MERCATINO NATALIZIO E AUGURI ALLE FAMIGLIE

La nostra scuola da sempre vive con grande intensità il Tempo d’Avvento e se per il 3 dicembre, prima domenica, le porte si sono spalancate per accogliere l’ormai quarantennale Mercatino Natalizio, il prossimo 17 dicembre saranno i nostri bambini a venire incontro alla Comunità con gli Auguri di Natale in chiesa. Due domeniche speciali continuano a tenere vivo lo stile che caratterizza la missione di questa importante realtà: dialogo educativo rivolto ai più piccoli senza dimenticare la famiglia, passando dai genitori ai nonni, agli amici.

L’interazione con una Comunità che, a testimonianza di una preziosa partecipazione anche quest’anno attraverso la straordinaria raccolta dei € 13 838 -Mercatino Natalizio-, si traduce in apporto di risorse economiche-umane fondamentali. Senza l’operosa “Cusi e Ciacola”, senza i genitori, i nonni(!!!) e il generoso sostegno di amici benefattori (in primis don Roberto con i suoi oggetti d’arte) non avremo potuto portare a compimento le recenti ristrutturazioni: locali cucina e, nella scorsa estate, la riqualificazione dell’area esterna-giochi. Per ringraziare Dio e la Comunità del prezioso e concreto affetto, i bambini e le docenti, le “Figlie di San Giuseppe del Caburlotto” e il Comitato di Gestione, danno appuntamento a domenica 17 dicembre ore 15 30 nella Chiesa Parrocchiale.

Sarà emozionante condividere il pomeriggio tra gioiosi canti e poesie scambiandoci gli auguri di Natale con un brindisi sotto il porticato, vi aspettiamo numerosi.

Per il Comitato di Gestione
Daniela Costantini
PRESIDENTE

L’8 DICEMBRE: LE CRESIME

Venerdì 8 dicembre 50 ragazzi hanno ricevuto la Santa Cresima. La cerimonia si è svolta in un clima di grande raccoglimento e per questo ringraziamo le famiglie per aver compreso la Sacralità del momento, diventando a loro volta testimoni per i loro figli.

Noi catechiste ed i ragazzi, abbiamo vissuto la preparazione precedente e tutta la celebrazione, con grande emozione, consapevoli dell’abbraccio affettuoso dei celebranti, delle famiglie ma soprattutto del Signore, vero grande protagonista di questo cammino.

A compimento di un percorso già perfetto, abbiamo avuto la gioia di avere Emma con noi, accompagnata da un padrino speciale: Don Roberto. Il celebrante Don Danilo, ha reso la Liturgia calda, accogliente a familiare. Siamo convinte che l’opportunità che i ragazzi hanno avuto di conoscerlo prima della Cresima, durante una lezione di catechismo, abbia favorito un legame di fiducia e simpatia.

Con sorpresa, quest’anno abbiamo avuto l’onore di porgere al Celebrante il Sacro Crisma, avendo così la possibilità di osservare la gioia e l’emozione intensa che illuminava il loro volto.

Con grande affetto vogliamo anche ringraziare Don Andrea, che si è fatto presente con tutte noi con un messaggio di augurio e vicinanza, a testimonianza del suo legame con i ragazzi, che con tanta dedizione ha contribuito a formare in questi sette anni.

Le catechiste di terza media

I LUOGHI COMUNI

Una delle insidie di tutti i tempi, suppongo, ma in particolare del nostro si nasconde nei cosiddetti “luoghi comuni”. Tutti ripetono da pappagalli quello che tutti dicono, e così tutti sono convinti di aver ragione e di possedere la verità.

Ma talvolta succede che il classico bambino innocente davanti al re nudo dica semplicemente, senza rendersi conto delle conseguenze, che il re è nudo. Questa premessa per dire che sabato 9 dicembre, secondo i luoghi comuni, “tutti erano via” a causa del ponte scolastico. Tutti a sciare. Tutti in vacanza. E perciò non meritava nemmeno di tentare di far catechismo.

Ostinatamente ho voluto che non si perdesse un altro incontro in questo Avvento così avaro di opportunità e per ciò ho organizzato che si vedesse insieme la prima parte del film di Zeffirelli “Gesù di Nazaret”. E ci ho azzeccato perché a catechismo c’erano praticamente tutti i bambini e tutte meno una le catechiste.

Abbiamo visto con emozione e commozione le immagini dell’annunciazione e della Natività di Gesù ed ho osservato che più di qualche adulto (io compreso) si è asciugato gli occhi umidi di lacrime.
Morale della favola: prima di darsi per sconfitti bisogna almeno tentar di combattere la battaglia.
Spesso con sorpresa si vince.

drt

TRE SERE DI AVVENTO

La settimana scorsa e precisamente da lunedì 04, a mercoledì 06 Dicembre 2017, nella nostra parrocchia, si sono svolte le tre sere di Quaresima dedicate ai giovani.

Ho partecipato anch’io e devo dire che n’è valsa la pena. Ho deciso di scrivere queste poche righe non subito, appena terminati gli incontri, ma a distanza di una settimana, per vedere quale effetto avrebbero succitato in me tutte quelle testimonianze. Gli argomenti trattati, sono stati l’aborto, il suicidio e l’eutanasia, temi molto forti e importanti che però grazie alla preparazione di coloro che ce li hanno illustrati, ci hanno fatto molto riflettere. La prima sera c’è stata Katia, la nostra catechista, la quale ha parlato della vita, che è un dono molto prezioso, un bene; la seconda sera il nostro parroco Don Roberto che ha parlato dell’aborto, dell’ eutanasia e del suicidio e come si comporta la chiesa davanti a questi fenomeni. La terza sera, il nostro parroco ha invitato un ginecologo, una coppia di sposi e una signora.

Ognuno di loro ha fatto la propria testimonia e, devo dire che è stata davvero una bellissima esperienza ascoltarle. Sono davvero contenta di aver partecipato nonostante i mille impegni con la scuola, perché ogni volta si torna a casa più ricchi di prima, con la consapevolezza che la vita è piena di problemi, che però grazie all’esistenza di sacerdoti come il nostro don Roberto che ci aiuta a capirli, si è più decisi per affrontarli.

Maria Carmela

Presenze: 90 (prima sera); 85 (seconda sera); 110 (terza sera)

PRIMA CHE TUTTO ACCADA

Come ho fatto altre volte, voglio scrivere queste parole a bocce ferme, prima che abbia luogo l’evento da tanti voluto e, spero, da tanti atteso: il Mercatino Natalizio per la Scuola Materna “Sacro Cuore”. Non so come andrà e, a dire il vero, accanto ad una grande fiducia nella Provvidenza, confesso di provare anche un po’ di preoccupazione, perché “… ogni anno passa un anno”, anche per le tradizioni più consolidate. Da 40 anni faccio parte di questo “ambaradam”, come lo chiamo tra me; per fortuna non ne sono sempre stata responsabile e oggi c’è Irene che, con tanti altri volontari, se ne fa carico.

Ecco, non so come andrà, dicevo, ma so come è andata in tutti questi 40 anni e ancora in quest’ultimo, lungo e operoso anno: e non so mai se mi consoli e mi emozioni di più il risultato umano, sociale (ed economico, ovviamente) o quello che vedo e vivo nel tempo di preparazione.

Infatti, la costanza, la fiducia, la fatica e l’entusiasmo di tutte le persone che in questi anni hanno voluto, pensato, creato, costruito piccole e grandi cose, sono le meraviglie che continuano a sostenermi e a spingermi oltre, e con me tutti quelli che collaborano al Mercatino. Vorrei davvero sapere trasmettere a voi lettori di Proposta la portata di quanto sto dicendo: a volte si pensa che il nuovo, il qui e ora, l’usa e getta, nelle cose come nelle persone, sia indice di apertura, libertà dagli schemi, “progresso”, in nome di quel cambiamento che la pubblicità sbandiera continuamente.

Io credo che la forza e la bellezza delle cose stiano anche in una certa loro stabilità, nella loro presenza “amica” nel tempo.

Sapere che c’è una scuola che prova a tener duro in ogni modo contro le sfide di oggi; sapere che ci sono dei volontari, che senza alcun ritorno concreto continuano a dedicare tempo ed energie perché ciò sia possibile; sapere che c’è una forza più grande di quella fisica, che anima le mie non più giovani care amiche del “Cùsi e Ciàcola”, sono cose su cui riflettere e (di cui essere davvero sempre profondamente grati. Il Signore benedica tutto e tutti.

Con affetto,

Nadia

Da “INSIEME” – 24 dicembre 2017

Da “INSIEME” – 24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Martino e Benedetto di Campalto

Segnalo tre notizie interessanti: le adozioni a distanza, un’esperienza pastorale d’avanguardia per quanto riguarda i problemi del terzo mondo, l’attività a favore dei carcerati di Santa Maria Maggiore e l’invito a partecipare agli esercizi spirituali di fine gennaio.

Il pregio di queste tre esperienze pastorali è che tutte e tre sono suggerite non dal parroco, ma da laici della parrocchia. E’ tempo che i laici si prendano carico delle loro comunità.

don Armando

ADOZIONI

Proprio in questi giorni, sono arrivate alcune letterine di auguri dei nostri bambini sostenuti a distanza nelle quali vogliono far arrivare a tutti i sostenitori il loro ringraziamento e i più affettuosi auguri di Buon Natale. Purtroppo non abbiamo ancora raggiunto tutta la cifra necessaria al loro sostegno, ma confidiamo nei “ritardatari” e nella provvidenza. Pertanto se qualcuno volesse ancora aderire all’iniziativa può far pervenire il suo contributo a noi o a don Massimo. Grazie di cuore e auguri di Buon Natale.

Francesca e Paolo

CARCERE

Stiamo organizzando un servizio di consegna vestiario nei confronti dei carcerati. La visita verrà fatta al martedì mattina. Chi si rende disponibile per quest’opera di volontariato chiami in parrocchia .

VOI ASSETATI VENITE ALL’ACQUA …ASCOLTATE E VIVRETE

Questo il titolo degli Esercizi Spirituali che la nostra diocesi propone per questo anno pastorale. Anche per chi li frequenta da anni, gli Esercizi Spirituali sono un appuntamento che quando giunge “alleggerisce” il cuore, consapevoli che sempre abbiamo bisogno di essere accompagnati dal Signore, dalla sua Parola. Momenti di riflessione e momenti di silenzio, cosi desiderati nella nostra quotidianità e che qui possiamo finalmente ritornare a gustare.

Mai arrivati, sempre in cammino, come Gesù stesso ha fatto nella sua vita. Per questo anche quest’anno invitiamo a vivere come parrocchia questo appuntamento. La data proposta è quella dal 26 al 28 gennaio 2018, manca poco più di un mese. Si inizia alle 18 del venerdì e si conclude con il pranzo della domenica.

Non lasciamoci vincere dalla pigrizia, dall’idea che tanto non cambia niente, ma convinciamoci che anche questa volta il Signore avrà qualcosa da dirci, da dire a me. D’altronde Lui continua a chiamarci, quali battezzati, laici, donne e uomini, per farci vivere in pienezza, per rinnovarci in questo tempo di cambiamento, dandoci linfa per ritornare alla vita di tutti i giorni, avendo gustato e ritrovato la Sua presenza in noi, consapevoli che non solo noi ne trarremo vantaggio, ma anche chi ci vive accanto, la nostra comunità, non è solo per noi stessi…quale migliore testimonianza? L’invito è ancora più caloroso per chi questa esperienza non l’ha mai vissuta, a loro chiediamo di fidarsi, di intraprenderla perché non resteranno delusi. Il Signore attende anche voi e indubbiamente si manifesterà. Non lasciatevi sfuggire questa occasione. Per iscrizioni e informazioni telefonare in Parrocchia allo 041 900201.

Laura

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 17 dicembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale san Marco

Il parroco don Natalino coniuga il discorso liturgico dell’Avvento come chiave di lettura e di preparazione all’incontro di fine vita con nostro Signore, ed invita i fedeli ad avere il coraggio di riflettere su questi temi esistenziali.

Segnalo ancora una volta l’articolo di Alessandro Seno nella sua rubrica “Uno sguardo sulla settimana”. L’argomento sembra futile mentre in realtà è tragico: il pericolo di fallimento della fabbrica di pandoro Melegatti. Noi preti, almeno a parole, siamo preoccupati del “magico Natale” fitto di tante leccornie e poca fede. Però di fronte al pericolo della perdita del posto di lavoro di tanti concittadini, almeno per quest’anno facciamo una tregua. Cosa che, in realtà, non solo non ci costa molto, anzi ne siamo lusingati.

Mi pare quanto mai interessante ed invito a leggerlo, l’articolo a firma R.Z., su “Natale tra incoerenza ed ipocrisia”.

Infine segnalo pure l’iniziativa di recapitare la rivista parrocchiale “Il villaggio” a tutte le famiglie della parrocchia. Purtroppo in quasi tutte le parrocchie ci si impegna esclusivamente a favore dei praticanti, mentre vengono trascurati coloro che ne avrebbero bisogno, ossia i cristiani che non frequentano. I bollettini parrocchiali, piuttosto che esporli in chiesa per quel dieci per cento che frequenta, dovrebbero essere portati a casa a quel novanta per cento che non pratica la chiesa.

don Armando

NELL’ATTESA DELLA SUA VENUTA

di don Natalino

In quattro anni da parroco a San Giuseppe ho avuto più di duecento e settanta funerali. La cifra è impressionante. Del resto, la curva demografica piega decisamente in basso. Qui il rapporto tra nati e morti è di uno a tre: indice dell’incredibile inettitudine culturale e della miseria epocale delle politiche sociali in Italia durante gli ultimi trent’anni. Mi soffermo su un altro aspetto. In due settimane di Avvento abbiamo celebrato le esequie di otto persone. Che cosa ci sta dicendo il Signore? Che cosa si attende da noi? Guai a pensare che questi avvenimenti in certo modo stonino con le prossime feste natalizie!

A mostrarsi inopportuno e superficiale è piuttosto il clima da favola che ci imbambola. In realtà l’Avvento è tempo liturgico che sostiene la nostra speranza, anzi come prega la Chiesa, «la beata speranza» della venuta del nostro Salvatore Gesù Cristo: è Lui che viene e che verrà. Ogni volta che il nostro passo giunge quasi sulla soglia di quel mistero, in cui entrano i nostri cari con la morte, occorre ricordarci di Gesù Cristo. Del suo venire incontro a noi, Figlio di Dio fatto uomo, del suo farsi vicino con tutto se stesso fino alla morte di croce, del suo attirarci alla vita nuova nella risurrezione, che germoglia in noi grazie allo Spirito Santo.

È proprio vero che il Signore viene «in ogni uomo e in ogni tempo». Credere significa riconoscerlo: di questa fede il prete ne ha bisogno – come ogni discepolo – per essere pastore del popolo che gli è affidato.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Ma allora e ‘è ancora speranza! E non solo perché fra poco il figlio di Dio ritornerà sulla terra non se n’è mai andato, siamo noi che lo ricordiamo due-tre volte l’anno…) ma anche per dei piccoli segni che mi fanno credere che un futuro più attento alle reali necessità umane possa avverarsi.

Una di queste avvisaglie positive, riguarda una notizia proveniente dalla nostra regione che coinvolge un’azienda storica di pandori, il dolce tipico veronese che fa concorrenza al milanesissimo panettone: come molti di voi sapranno la Melegatti, fabbrica che ha dato proprio i natali (e quindi restiamo in tema…) al soffice “pane d’oro” versava in una profonda crisi tanto da dover sospendere la produzione e di paventare il fallimento; rimessa faticosamente in piedi da un prestito comune fra lavoratori e in fondi d’investimento stranieri, ha :iniziato a sfornare il loro prodotto principe nella speranza di poter ricavare dalla totale vendita di tutte le scorte il denaro necessario per far ripartire in maniera stabile l’intera produzione, in particolare modo la catena legata alle colombe pasquali del 2018. Sappiamo benissimo quanti concorrenti ci siano in questo periodo dell’anno che si scatenano sui dolci tipici natalizi, si va dal panettone senza canditi passando per il pandoro senza glutine arrivando a decine (forse centinaia) di varianti dolciarie; cioccolato, zabaione, fichi, super morbido, extra-ricoperto, aromatizzato con vari liquori ecc. ecc. Il tutto moltiplicato per almeno dieci, quindici marchi storici che si contendono le nostre tavole festive; senza mettere nella partita i prodotti da forno o da pasticceria….

Insomma, le prospettive non erano rosee per la Melegatti vista la concorrenza ma fortunatamente è scattata la solidarietà: partita con un appello vìa Social – che per una volta hanno svolto un servizio eccezionale in quanto precisione e “profondità ” del messaggio – la campagna di salvataggio legata allo slogan d’esistenza ha fatto letteralmente il botto. L’obiettivo era di vendere 1.500.000 pezzi per le festività e questo traguardo è stato raggiunto in meno di venti giorni! Nella maggior parte dei supermercati veneti, e in particolare in quelli veronesi, il pandoro dell’azienda in crisi non si trova più e la richiesta è ancora fortissima; le persone hanno capito che acquistando il prodotto davano un segnale di solidarietà e, ringraziando Dio, questo segnale è arrivato forte e chiaro!

Possiamo chiamarlo miracolo di Natale? Anche no, magari meglio “speranza rinata”, nel genere umano soprattutto!

NATALE TRA INCOERENZA E IPOCRISIA

Migliaia e migliaia di persone festeggeranno il Natale, ma quanti, si stanno preparando alla festa con la consapevolezza del significato vero del Natale?

Pochi… pochissimi, la maggior parte delle persone si è mobilitata da tempo per dedicarsi alle spese, ai regali, al pranzo, alla vacanza, ma alla nascita di Gesù nessun cenno, se tutto va bene ci penseranno il giorno prima ma nemmeno per molto perché, quel giorno, ci saranno tantissime altre cose da fare. Oramai, dai media il Natale ci viene presentato come la “festa del regalo”.

Proviamo a fare insieme una rapida riflessione sui comportamenti delle persone.

Cominciamo dal mondo del commercio, una “istigazione alle spese” spasmodica e martellante, in nome di una generica e anonima festa di nome “Natale”, gli specialisti del far spendere sanno benissimo che non troverebbero un così ampio consenso se proponessero spese pazze motivandole con la festa per la nascita Gesù.

Ma questo è niente rispetto al comportamento degli atei, loro dedicano energie e soldi per preparare la festa di una ricorrenza che secondo loro non è mai esistita, assurdo vero? Ma questi posa festeggiano? NULLA! ! Sono degli autentici “infilati” in una festa con la quale non hanno nulla a che fare eppure sono lì, in prima fila, talmente coinvolti che il 25 dicembre molti di loro si scambiano anche gli auguri di buon Natale.

Poi ci sono i cristiani, quelli per i quali la festa dovrebbe avere un solo significato, ma anche qui troviamo le eccezioni, per esempio ci sono i “cristiani non praticanti.

Ma cosa significa non praticante? Non ci sono vie di mezzo, o ci sei. o non ci sei. Mi torna in mente quel mio amico che si dichiara appassionato di pesca ma siccome praticare questo hobby richiede qualche impegno, a pesca non ci va mai.

Molti dei non praticanti penseranno al significato del Natale il 24 dicembre, quando pianificheranno la partecipazione alla messa del giorno dopo. Le chiese saranno affollate di molti “cristiani occasionali” che avranno il solo scopo di smarcare un impegno e sentirsi in regola fino a Pasqua. Poi, ci saranno milioni di scambi di auguri ma, anche qui, che razza di auguri saranno? Poiché Natale significa nascita di Gesù, quando ad una persona auguriamo un sereno Natale, più o meno, dovremmo avere in mente un messaggio di questo tipo ” … che la nascita di Gesù sia per te un motivo di gioia, di serenità, di forza, che sia per te di buon auspicio per tante cose belle, che Gesù ti stia vicino e ti custodisca”. Invece, la maggior parte degli auguri saranno la ripetizione, un “copia-incolla” per chi userà i “social” di una formula standard e sterile, ripetuta fino all’esagerazione, solo perché a Natale è consuetudine scambiarsi questa frase. Nella speranza che sia ancora possibile, impegnandosi, vivere questo periodo pienamente e in coerenza con la propria fede, porgo a tutti un sentito augurio di Buon Natale.

R.Z

«IL VILLAGGIO»
IN DISTRIBUZIONE

Il periodico parrocchiale (numero 55) viene consegnato ad ogni famiglia in questi giorni. Grazie ai volontari, giovani e adulti, e ai gruppi di catechismo e ACR, che provvedono la diffusione capillare. All’interno del fascicolo è inserita una piccola busta, con la quale è possibile fare un’offerta a favore delle opere parrocchiali. Questo gesto fraterno di partecipazione viene proposto con discrezione e nel rispetto delle possibilità di ciascuno.

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA'” – 24 dicembre 2017

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” – 24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia omonima del Terraglio

Il periodico si apre con un affettuoso e toccante augurio del parroco don Angelo che si lascia andare a parole quanto mai care: “Auguri a voi tutti che da quindici anni siete la mia corona”.

Non pensavo che don Angelo giungesse a tale limite di tenerezza, ma l’approvo quanto mai, Interessante e molto razionale pure il ragionamento di Luciano Niero sull’autonomia regionale, un discorso che, pur tra la marea di chiacchiere a questo proposito, non avevo finora sentito.

don Armando

Domenica 24 dicembre 2017 quarta di Avvento
Lunedì 25 dicembre 2017
NATALE del SIGNORE GESÙ

Questo nostro tempo
Auguri a voi tutti che ormai da quindici anni siete la mia corona; auguri di incoraggiamento a quanti da tanto tempo soffrono di mali fisici e di impedimenti a causa di malattia o di anzianità; auguri a voi tutti che avete difficoltà nel vivere l’impegno familiare e vi trovate in situazione di dover scegliere: che il Signore, che oggi nasce, vi illumini la mente e il cuore e sappiate scegliere soprattutto in favore dei vostri figli; auguri a voi che soffrite difficoltà economiche e che venite regolarmente a bussare a questa porta e ricevete per lo più l’obolo della vedova; in stragrande maggioranza non siete italiani, venite dalla miseria ma vi incontrate con la povertà per mancanza di lavoro, di assistenza sociale e medica; in gran parte non siete cristiani ma vi auguro di saper credere nella bontà di Dio che come voi è un migrante che ha lasciato il paradiso per venire in terra. Un augurio a tutti perché possiate godere di quella serenità che sa vedere l’aspetto positivo della vita e sa minimizzare quello negativo, auguri di pace perché regni un senso di tranquillità nei vostri condomini, all’interno delle vostre famiglie, perché abbiate il senso dell’accoglienza anche nei confronti di coloro che non godono della vostra simpatia. Non venga meno anche nella preghiera liturgica la vostra fede in quel Dio che sa trarre la salvezza del mondo intero nella piccolezza della grotta di Betlemme, nell’umiltà di una famiglia povera e senza grandi aspirazioni, nella poesia del bue e dell’asinello. Auguri di cuore! Infine un augurio tutto particolare vada ai giovani che oggi sono i più esposti al rischio dello scoraggiamento: sentano il richiamo della pace cantata per tutti dagli Angeli in cielo.

Autonomia delle Regioni

22 ottobre 2017: referendum per l’autonomia del Veneto. Non so se la data farà storia, certamente il risultato ha visto la grande prevalenza del si. Il quesito nella sua innocente formulazione (che in estrema sintesi era: vuoi star meglio?), non poteva non dare questo esito. E siccome tutti aneliamo a un maggior benessere si sono sentite risuonare per il si anche le campane diocesane (dalla Marangona di San Marco, a quelle di qualche più periferico campanile). La geopolitica italiana prevede Regioni a statuto autonomo, speciale e “normale” che francamente si fanno fatica a digerire: ma ora ci si prospetta una sorta di disordinato e frammentato arrembaggio all’autonomia: così esiste la via veneta, quella lombarda, quella emiliana e qualche scheggia di comune (vedi Sappada) che ha una via tutta sua. È idea iperuranica arrivare a una omogeneità di statuti regionali nei confronti dello Stato centrale? E’ vero che i governi regionali pretendono autonomia perché Roma è ladrona? (si stima che il malaffare, pur in modo variegato, sia presente a Roma, come in periferia). E’ opportuno che alcune materie siano in mano saldamente al governo centrale romano piuttosto che affidarle ad ogni singolo governo regionale? (vedi la triste vicenda delle vaccinazioni). Sono proprio necessari 21 governi regionali per organizzare la vita degli italiani? Ma qui mi fermo, capisco che la visione è onirica.

Luciano Niero

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA'” – 17 dicembre 2017

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia omonima del Terraglio

Ancora una volta sento il dovere di spezzare una lancia in favore di questo settimanale. Il parroco don Angelo affronta sempre, in maniera intelligente e documentata, un argomento di attualità, ma che verte sempre su tematiche assolutamente importanti per la vita sociale e personale di ogni individuo.

In questo numero affronta il tema del biotestamento in maniera pacata, rispettosa di ogni posizione culturale, dichiarando l’estrema difficoltà del Parlamento di legiferare su queste materie. Il suo articolo è da leggersi perché, pur lasciando aperto il tema alla discussione, rimane chiara la sua posizione che è quella che lo Stato garantisca a tutti la libertà, permettendo ad ogni linea di pensiero di dare in maniera costruttiva il suo apporto.

Nota infine estremamente positiva del periodico è certamente quella di suscitare la discussione; infatti in ogni numero ci sono interventi seri di vari lettori, cosa che non accade quasi mai negli altri periodici.

Per me, in questo momento storico, la Chiesa ha più che mai bisogno di discussione se vogliamo che emergano orientamenti capaci di interessare ed orientare la proposta cristiana, superando gli schematismi ormai morti del passato.

Segnalo alcuni interventi su argomenti diversi, ma ottimali, degni di attenzione anche se non sempre convergenti tra loro.

don Armando

Domenica 17 dicembre 2017 Terza di AVVENTO

Questo nostro tempo
Non possiamo trascurare qualche riflessione sul biotestamento anche perché tutto il dibattito di questi giorni presenta un notevole sapore ideologico e politico più che una sensibilità nei confronti di quanti soffrono di malattie inguaribili e irreversibili. Mi rendo conto che legiferare su questo argomento da parte di un parlamento, espressione di una società pluriculturale, è impresa decisamente molto difficile; si tratta di affrontare il tema dell’interpretazione della vita, del senso dell’apparire sulla scena di questo mondo, del valore dell’esistenza umana intesa nella totalità di spirito e di corporeità. Per un credente la vita è un dono di Dio e secondo la Weltanschaung cristiana questa vita va vissuta con un radicale impegno di cui si dovrà rendere conto a Dio stesso nel momento in cui si deve concludere; d’altra parte ci sono coloro che ritengono che la vita si debba racchiudere entro un ciclo biologico che si svolge interamente tra il nascere e il morire. E’ chiaro che riuscire a dare regolazione della conclusione della vita appare impresa ardua poiché il nostro parlamento rappresenta ambedue queste posizioni e ciascuna si presenta con la pretesa si essere decisiva. E allora che fare? Approvare la formula del biotestamento sembrerebbe semplice ma questo documento si scontra negli effetti pratici con il doveroso rispetto della volontà di chi in fin di vita volesse ritirarlo ma non possedesse più capacità espressive. In ogni caso il rispetto di ogni persona prevede l’esclusione chiara dell’eutanasia. Non so se semplifico troppo ma a me sembra che a voler legiferare su tutti i fenomeni della vita è un’opera che non ha senso. La morte rappresenta la conclusione della vita e va rispettata come tale, ma volerla irretire con delle regole rigide non sembra possibile.

Gesù Cristo ci avverte che verrà come un ladro e il ladro intelligente non avvisa circa l’ora e le modalità del suo intervento. Tutto sommato a me sembra che il biotestamento sia uno strumento insufficiente e forse inutile, mentre ritengo fondamentale la scelta del proprio medico che è chiamato ad agire in scienza e coscienza. È il medico, che investito del sapere che finora è stato acquisito dalla medicina, deve dire quando esistano ancora speranze di vita o quando ci si trovi nel versante dell’accanimento terapeutico. E allorquando ci si trova nell’accanimento occorre lasciare che la natura faccia il suo corso alleviando tuttavia il più possibile con opportuni analgesici le sofferenze che si accaniscono sul degente. E il problema della nutrizione e dell’idratazione? Se rientrano nell’accanimento terapeutico vanno sospese poiché non è semplicemente umano protrarre inutilmente le sofferenze di una persona. Non si tratta di eutanasia ma di quel “lasciatemi andare” che Papa Giovanni Paolo II ha espresso negli ultimi respiri della sua vita.

Siamo alle soglie del Natale
E’ il Dio con noi, è la grande novità di tutta la storia umana abituata nella sua presunzione ad innalzare la povera natura umana al livello della divinità. L’antica tentazione del serpente “eritis sicut deus” (sarete come Dio) oggi viene definitivamente sconfitta: è Dio che si fa uomo, che assume tutte le nostre caratteristiche, quelle più umili e semplici quali quelle del nascere, del godere e del soffrire, del morire. Vi dirò con grande semplicità che non riesco a capire quegli insegnanti che hanno paura di fare il presepio tradizionale, di cantare e far imparare le belle canzoni natalizie ai nostri bambini; la scusante sta nel fatto che nelle scuole dell’infanzia ed elementari sono presenti bambini di altra religione, di altra etnia, di diversa provenienza culturale. Ma per favore non diciamo sciocchezze: l’accoglienza nei confronti di persone di altra religione o di altra etnia impone il rispetto reciproco che non implica ovviamente la perdita o il nascondimento della propria identità. Torniamo dunque volentieri al presepio in famiglia, a scuola, in ambienti pubblici; si tratta di un richiamo alla poesia del Natale, alla gioia di vivere, alla speranza che la vita sia sempre accompagnata dalla presenza del Dio che ha abbandonato la pacifica esistenza del paradiso per farsi carico delle nostre vicende umane.

Certo linguaggio di preti
Su questo foglio settimanale don Angelo ha già accennato al calo di sacerdoti nel nostro tempo. Vi sono molte parrocchie in Italia senza parroco e c’è bisogno di importare preti dal terzo mondo. Tuttavia la maggioranza del clero è costituita da uomini di fede, intelligenti e generosi, ispirati al Vangelo, alcuni fino al martirio, come in Sicilia Diana e Puglisi, e da noi don Ciotti fondatore di Libera contro la mafia. Nella cesta tuttavia può non mancare qualche mela marcia, come il truffatore o il pedofilo, non ci dobbiamo scandalizzare. Come – per fare qualche esempio -quello che non prova pietà per le ragazze stuprate affermando che se lo sono cercato. O come quello che in questi giorni ha paragonato Emma Bonino a Totò Riina, autore di stragi e condannato a ventisei ergastoli per centinaia di omicidi. A questi preti dirgli stupido è fargli un complimento. La radicale Emma Bonino non si è mai battuta per l’aborto, ma per la sicurezza e l’incolumità delle donne in questo tempo di femminicidio quasi quotidiano e in ultima analisi per la dignità della donna.

(don Luigi Trevisiol)

II Regno dei Cieli
E ciò che viene oggi proclamato
e che ora riproponiamo a noi stessi
con le parole di un cantore del Regno di Dio:
Quando il Figlio dell’uomo verrà,
chiunque tu sia, o giusto, non piangere,
e quanti avete diviso il pane, l’acqua,
la sorte con tutti i suoi poveri…!
Per voi saranno le dolci parole:
Voi, benedetti del padre, venite!
Oh, quanti che certo neppure sapevano
d’essere dentro il Regno saranno salvi!
Oh, quanti invece pensavano di sentirsi dentro,
gente che per lui aveva suonato il flauto,
gente che diceva di saper tutto di lui,
quanti si troveranno ad essere fuori!
O Re dell’Universo, che non sia così di noi! Amen

Davide Maria Turoldo

Caro don Angelo,
mi sorprende sfavorevolmente che in ambito cattolico si alimentino simpatie per un personaggio quale Che Guevara. Le intenzioni dichiarate del marxismo erano nobili, mutuate dal Vangelo, ma erano solo il fumo negli occhi per quanti ingenuamente potessero cadere nel tranello di quell’ideologia i cui frutti sono stati davanti agli occhi di tutti, almeno di quanti volessero vedere la realtà, senza lasciarsi offuscare dai malefici fumi di satana. Lo diceva Paolo VI che il fumo di satana stava entrando nella Chiesa! Lo vediamo anche oggi, che le ideologie ecologiste e migrazioniste entrano a distorcere il messaggio evangelico, che la difesa delle comunità islamiche appare prioritaria rispetto a quelle cristiane, ben più perseguitate delle prime e soprattutto proprio dai musulmani. Se dentro alla capanna del presepe si mettono i migranti invece di Gesù bambino, c’è un grave stravolgimento che nega l’origine della salvezza in Gesù. Proporrei il monito affidato da Giovanni Paolo II ad un sacerdote nel marzo 1993: «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali». In quella visione il Santo pontefice indicava anche il rimedio: la fede salda e forte in Gesù Cristo e la difesa dei valori della Cristianità da questa offensiva mortale, che sembra avere il sopravvento su tutto, anche sul buon senso e sulla storia.

Graziano Duso

Caro don Angelo,
parlando di calcio nel suo ultimo foglio parrocchiale è riuscito a risvegliare in me la grande rabbia da cui sono stata presa il giorno in cui il Telegiornale Rai 2 apriva, dando come prima notizia l’esclusione dell’Italia dai Campionati mondiali di calcio. Non mi fraintenda. La rabbia non per l’esclusione dell’Italia (per la quale sono dispiaciuta), ma per i quasi 10 minuti dedicati dal Tg2 a questo evento. Per me, definire questo fatto vergognoso è poca cosa. Con tutti i problemi, da lei peraltro ricordati, il telegiornale si dilungava su questo argomento, commentando la partita nei dettagli delle azioni e delle prestazioni dei giocatori. Mi sono chiesta se facessero sul serio. Purtroppo era vero! Per fortuna, le altre reti televisive si sono limitate a dare un equilibrato risalto alla notizia, inserendola dopo altre più importanti e significative sul piano della problematica umana, politica, sociale.

Lauretta Pellegrinelli Vianello

Da “SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 17 dicembre 2017

Da “SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia d San Marco di Mira

In questo numero non mi pare di riscontrare alcunché di particolare; contiene i soliti avvisi di tutte le parrocchie per gli appuntamenti propri del tempo di Natale.

Pure gli “Appunti di don Gino” mi sembrano un po’ sfuocati. Il primo contiene una lettera struggente di una suocera che parla del genero colpito da una malattia mortale, dramma che colpisce una giovane famiglia in un momento di letizia qual’è il tempo delle feste natalizie. Bello ed importante il fatto di coinvolgere, mediante questo scritto, l’intera comunità, rendendola partecipe di un gravissimo dramma che sta avvenendo al suo interno.

Il secondo appunto riguarda una proposta del cardinale di Milano, proposta di cui ho già riferito traendola da un altro periodico parrocchiale.

don Armando

LA NEVE

Domenica pomeriggio: ho l’appuntamento per benedire una famiglia e la loro casa. Comincia a nevicare. La neve mi mette allegria. Incontro questa giovane coppia, sono due bravi ragazzi che stanno coronando il loro segno. Si vogliono bene, hanno una casa bella, spero che presto arrivino anche a celebrare il Matrimonio cristiano.

Arriva la messa della sera e la neve ha già imbiancato i tetti, le strade, i giardini. L’allegria di vedere cadere fiocchi abbondanti cede presto il passo ad una grande tristezza del cuore. Una cara amica che è venuta a Messa mi consegna un biglietto che leggo subito e che sento il bisogno di trascrivere:

“Ho la mente in tumulto, mio genero D. morirà. A breve, secondo un freddo referto neurologico: il suo stesso corpo ha generato un gene, il prione, una proteina modificata che in breve, brevissimo tempo, porterà il suo cervello ad essere una spugna. Il corpo perderà ogni funzione. Tremo. E’ marito di una giovane donna battagliera, ma ora a volte si perde. E’ naturale. Ci sono anche due bimbe (quasi 6 e 2 anni). Tumultuose come il cervello di D. dopo l’ultimo encefalogramma. In questi giorni è a casa: c’è un grande movimento. La giovane moglie si dà da fare … ma, il suo stato d’animo? Le due bimbe si rubano il papà a vicenda … “papà mio… papà mio’.”. Giocano a spingere la carrozzina, mentre il papà guarda assente, eppure c’è, parla se è chiamato. C’è baraonda in questo piccolo appartamento: amici, vicini di casa, parenti.

Mia figlia è un po’ disorientata. Sono qui che scrivo e prego: “Papà del cielo, aiuta questo papà“.

Invito anche tu, che stai leggendo questo appunto, ad unirti a questa preghiera accorata per chiedere al “Papà del cielo”: forza, coraggio, serenità, consolazione e anche il miracolo della guarigione.

Da “SEGNO DI UNITA'” – 17 dicembre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

Il foglio odierno rientra nella normalità di una vita parrocchiale ordinata, ma sempre con problemi o proposte che escono dall’ordinaria amministrazione.

Questo numero poi riprende avvenimenti già registrati nei recenti numeri pregressi. Questa valutazione non vuole essere affatto critica, anzi merita tutto il rispetto chi “tira la carretta” con serietà, costanza e fatica.

don Armando

Da “LA BORROMEA” – 17 dicembre 2017

Da “LA BORROMEA” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia del duomo di San Lorenzo

La prima facciata è occupata, come sempre, da un articolo del parroco mons. Gianni Bernardi, sul modo in cui deve essere accolto il messaggio natalizio. Mentre è forse più interessante, anche se verte su una questione molto più marginale, la storia e il significato dell’albero di Natale letta secondo l’interpretazione religiosa dei cristiani del nostro tempo.

don Armando

L’Albero di Natale – albero del Paradiso

Se oggi interroghiamo un cristiano o un non cristiano sull’origine dell’albero di Natale, nella stragrande maggioranza dei casi riceviamo la risposta che si tratta di un’antica usanza pagana. In effetti tale spiegazione non è del tutto errata. Tuttavia essa non rende giustizia alla situazione di fatto, poiché è vera solo in uno stadio iniziale, non per l’attuale abete decorato. Vero, però parziale. Precisa infatti Cullmann (teologo luterano che fu «osservatore» al Vaticano II): «Solo la primissima forma cristiana è in rapporto con i riti pagani: da un lato col primordiale culto degli alberi, dall’altro con l’antica celebrazione del solstizio d’inverno». In effetti, l’albero è uno dei simboli più ricchi di significati nella storia e nella mitologia di tutti i popoli: immagine naturale di grandiosità e di mistero venerata come immagine o sede degli dei, simbolo della rigenerazione periodica della vita (la latifoglia) ovvero dell’immortalità (il sempreverde), comunque della vita; asse del mondo che attraverso le radici fissate al suolo collega la terra al cielo cui protende le chiome (e viceversa unisce il cielo alla terra)». Nel passato il 24 dicembre portava in calendario i “santi” Adamo ed Eva; era in seguito alla loro colpa che era stato inviato il Salvatore. Logico dunque, nei sagrati o anche nelle cattedrali, erigere un albero del Paradiso con tanto di mele appese a far da scenario alle sacre rappresentazioni natalizie. «Esso -ancora Cullmann – simboleggia un convincimento cristiano: il peccato dell’uomo viene espiato nella notte del 24 dicembre dall’ingresso di Cristo nel mondo». Una miniatura salisburghese, anno 1489, illustra il messaggio in modo chiarissimo: un albero, la cui chioma è folta di mele e ostie, ha appeso sulla sinistra un crocifisso e sulla destra un teschio; sotto il primo Maria coglie le ostie, presso il secondo Eva distribuisce le mele.

Da “L’INCONTRO” – 24 dicembre 2017

Da “L’INCONTRO” – 24 dicembre 2017
settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi

“L’Incontro” si offre come “il sovrano” fra i periodici di ispirazione religiosa che escono a Mestre. I bollettini parrocchiali normalmente occupano il poco spazio di cui dispongono con inviti, relazioni di iniziative religiose e caritative, ma raramente contengono qualche contributo di pensiero. Fortunate quelle parrocchie – ma sono molto poche, anzi pochissime – che hanno un parroco o un paio di laici che sanno pensare e scrivere. Per questo invito alla lettura de “L’Incontro” il cui spazio è tutto dedicato ad una lettura religiosa della vita.

Di questo numero di Natale segnalo tre articoli, però il periodico è tutto da leggere, quindi chi è interessato ad approfondire il mistero dell’Incarnazione non ha che da cercare una copia del settimanale che si trova un po’ dovunque.

don Armando

L’intervento
Un augurio dal cuore
di Alvise Sperandio

Anche quest’anno è già Natale, la festa più bella dell’anno, tanto attesa e annunciata per tempo dall’arrivo delle luminarie per le strade e nelle piazze e dalla preparazione dell’albero e del presepio nelle case. Quelle case in cui le famiglie si ritrovano e si riscopre quel calore umano che spesso rischia di affievolirsi di fronte alla frenesia di giornate rapite dagli impegni in una continua rincorsa. Natale è la festa dei cristiani che celebrano la venuta del Dio che si fa Bambino, ma è la festa anche di chi non crede o dice di non credere perché anche per lui è l’occasione per una domanda di senso, per rinsaldare le relazioni, per costruirne di nuove, per recuperare quelle che si sono sfilacciate o che si sono deteriorate. Auguri a tutti, dunque, credenti e non. Auguri alla nostra città, Mestre, che è sempre in profonda trasformazione, con tanti problemi aperti che danno preoccupazione (il degrado urbano, prima di tutti), ma anche con molte potenzialità ancora da esprimere e per fortuna con tante persone perbene e realtà, specialmente nel campo del volontariato, pronte a tirarsi su le maniche e a darsi da fare ogni giorno per – citando il fondatore degli scout Baden Powell – “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato”. Una città che guarda al prossimo anno e più in là ancora, con la speranza di far sbocciare quei germogli di ripresa e di ripartenza che si avvertono, ma che necessitano di uno slancio nuovo, fresco, rinnovato. Quale regalo vorremmo trovare sotto l’albero? Salute, affetto e serenità è ciò che più conta nella vita. L’auspicio è che anche tra i nostri lettori ciascuno possa ricevere ciò che più desidera, per sé e per i suoi cari, magari alle prese con problemi di solitudine, di povertà, di malattia, di disoccupazione, di fatica materiale o spirituale. Un augurio di cuore perché ciascuno possa sentirsi bene e possa seminare bene. Di questo si sente un grande bisogno. Nei giorni scorsi il Patriarca Francesco ha ricordato che il Natale “non è una fiaba. Se viene preso sul serio è un evento che può cambiare la vita. Ci sono il consumismo e gli spot pubblicitari, la festa va bene, ma il dramma è quando diventa solo occasione di spendere. Anche il regalo perde il suo significato vero: meglio pochi regali e che siano desiderati”. Il dono di un’attenzione, di una vicinanza, di una prossimità, di una condivisione che nel bisogno si fa compassione (nel senso più nobile del termine) è certamente il primo dono che Gesù che nasce ci ha insegnato e quello che più di tutti noi stessi desideriamo nel profondo. “Ama il tuo prossimo come te stesso”, è il comandamento cardine del cristianesimo che nella logica dell’amore vero, quello gratuito e disinteressato, ha cambiato la storia. Non dimentichiamo, poi, che Natale è l’occasione buona anche per rafforzare il senso di comunità che dovrebbe caratterizzare una parrocchia. Già a partire dalla Messa di mezzanotte, per chi può. È nell’Eucarestia che una parrocchia, famiglia di famiglie, riscopre il suo senso di unità e di unica appartenenza nella fede. È lì che si rafforza quel senso di fratellanza che discende dall’avere quell’unico Padre nostro, che ci ha lasciato questa preghiera perché la parentela di sangue si è dilatata in Lui nella nuova parentela di credo. Che il nostro augurio di Buon Natale sia semplice, sentito, autentico, come quello che rivolgiamo qui a tutti coloro che con L’incontro, incontriamo.

Il bello della vita
La gioia dopo l’attesa
di Plinio Borghi

Avete mai notato come muta l’espressione di chi aspetta l’arrivo di una persona cara, magari dopo un viaggio o un lungo periodo di ferie, nel momento in cui la vede avanzare? Lo sguardo s’illumina e il volto, fin prima un po’ tirato, si distende. È la reazione che accompagna di solito tutte le attese, specie se vissute con un po’ di apprensione, e non muta granché se l’oggetto dell’aspettativa sia più o meno significativo. Se avete un appuntamento importante o da prendere una coincidenza, siete alla fermata dell’autobus e questo è in ritardo, cominciate a fremere, guardate continuamente l’orologio e andate su e giù scrutando l’orizzonte. Finalmente appare il sospirato mezzo e come minimo ci si rilassa, prorompendo nel classico: Manco mal ch’el xe qua! Non parliamo, poi, delle attese agli sportelli. Ci ho passato una vita dietro e altrettanto tempo a far code. Quando era l’ora di aprire, la calca aumentava e, allo scatto della serratura, non c’era età per trasformarsi in centometristi provetti pur di conquistare la pole position.

Poi subentra l’insofferenza della coda, specie se qualcuno davanti staziona per un tempo eccessivo con l’addetto, magari con discorsi che, per chi scalpita, sembrano sempre futili.

Oggi va per la maggiore il sistema dei numeri e di conseguenza ci siamo trasformati in tanti gufi con lo sguardo fisso sul display a prescindere che ce ne siano parecchi prima di te (non è cambiato lo scatto da centometrista quando esce il tuo numero). Guai, però, se ti pare che ne salti uno: tragedia, rivoluzione. Ottima la trovata all’ospedale dell’Angelo nel dare una sequenza casuale: sono diminuite le contestazioni, tuttavia è aumentata l’attenzione allo schermo. Ebbene, quelli descritti sono solo una minima parte di esempi di attese e aspettative di norma appagate, alle quali segue soddisfazione o addirittura gioia, come nel caso in apertura. Per noi cristiani, i medesimi processi, con le stesse caratteristiche, sono o dovrebbero essere sublimati nel periodo d’Avvento, tempo di attesa per eccellenza, in funzione del Natale di nostro Signore, che ogni anno siamo chiamati non solo a celebrare, ma anche a rivivere.

Tutta l’aspettativa di certezza in questa nascita suscita o dovrebbe suscitare parimenti ansia, apprensione, insofferenza, attenzione, per poi prorompere in una gioia incontenibile che sa di risposta appagante. Vivere il Natale vuol dire far sintesi dei millenni che i nostri predecessori hanno trascorso attendendo l’arrivo del Salvatore, così ben riassunti nella liturgia della novena dall’Invitatorio, dai salmi, dagli inni e dalle antifone maggiori; vuol dire trasformarsi in tanti Magi, alla continua ricerca (Gesù è vicino a chi lo cerca, cantiamo spesso), pronti a scattare per offrire il meglio di noi a Colui che è venuto per portare la salvezza, a tutti. Purtroppo il condizionale è d’obbligo, perché troppi elementi di distrazione si frappongono in questo periodo e ci distolgono sia dall’attendere con emozione piena, sia dal provare quella gioia che solo la consapevolezza di ciò che ci è dato di vivere può infonderci. Se riusciamo abilmente a dribblare i tranelli e a rimanere con lo sguardo fisso all’evento per antonomasia, allora sarà sul serio un bel Natale per tutti noi.

Pensieri a voce alta
La festa in famiglia
di Federica Causin

Da sempre nella mia famiglia l’8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata, si prepara l’albero di Natale e, quando sono venuta ad abitare al Centro don Vecchi, ho voluto continuare la tradizione. Pur avendo dovuto adattare le dimensioni dell’alberello allo spazio disponibile, sono riuscita ad appendere tutte le decorazioni che ho comprato, di anno in anno, o che mi sono state regalate dagli amici.

Ognuno di quei pupazzetti mi ricorda un momento o una persona e, a ben pensarci, potrei affidare a loro, narratori d’eccezione, il mio racconto natalizio. I primi a prendere la parola potrebbero essere i babbi Natale di stoffa, acquistati al mercatino del Don Vecchi di Carpenedo, che sono stati testimoni del mio primo Natale in casa nuova, o meglio del mio primo Avvento. Di solito, infatti, la sera della Vigilia preparo i bagagli e vado dai miei genitori fino al giorno di Santo Stefano. Non potrei mai rinunciare all’occasione di ritrovarci tutti insieme e di gustare l’ormai celeberrimo baccalà in umido con la polenta che la mamma prepara con una pazienza certosina.

Ma torniamo al racconto! Quell’anno il Natale mi ha colto alla sprovvista, mi è quasi “piovuto addosso” e la sensazione è stata davvero strana. I cambiamenti che avevo vissuto da luglio, quando avevo traslocato, ad allora avevano assorbito tantissime energie lasciando poco spazio nella mente e dicembre, che sembrava un miraggio lontano, era arrivato in un battibaleno. È stato un Natale un po’ sfocato, perché la venuta del Signore era solo uno dei tanti pensieri che si affollavano nella mia testa in quel periodo. Per fortuna Lui riesce a fare molto anche quando a noi pare di avere poco da offrirgli! Il narratore che raccoglie il testimone e prosegue la storia è un simpatico angioletto con la veste rosa che ci riporta a quattro anni fa. All’epoca, la mia nipotina Elena aveva poco più di un mese, era solo un fagottino addormentato, vestito di rosso, ma la sua presenza ha reso indimenticabili quei momenti. È stato un po’ come avere Gesù Bambino in casa, con la gioia che esplode dopo l’attesa!

Ancora non immaginavamo che tre anni più tardi avremmo vissuto la stessa immensa emozione con l’arrivo di Erica, che essendo nata a novembre come sua sorella, lo scorso Natale era un delizioso batuffolo da strapazzare di coccole. Fin da subito ha dimostrato un particolare interesse per le lucine colorate che, a dire il vero, piacciono molto anche a me perché contribuiscono a creare quel senso di calore e di allegria che dovrebbe contraddistinguere il nostro stare insieme durante le feste.

Sono davvero curiosa di vedere l’espressione che si dipingerà sul suo faccino quest’anno, visto che potrà partecipare attivamente all’apertura dei regali. Il pavimento del soggiorno si trasformerà in un tappeto variopinto, fatto di carte e nastri e l’entusiasmo salirà alle stelle!

Il Natale vissuto assieme ai bambini e visto con i loro occhi ritrova la forza dirompente dello stupore, che finisce inevitabilmente per contagiare noi grandi. Mi piace pensare che, quando saranno cresciute, anche Elena ed Erica, guardando l’albero di Natale e il presepe, vedranno affiorare volti, ricordi, colori, profumi e sapori.

Mi auguro che l’atmosfera che respirano in questi primi anni d’infanzia, e che senz’altro le accompagnerà in futuro, le aiuterà a scegliere sempre un Natale fatto di persone e non di cose, di tavole che si allungano affinché nessuno resti solo o si senta escluso e di porte che si aprono per accogliere chi passa anche soltanto per un saluto.

Da “LA COMUNITÀ” – 17 dicembre 2017

Da LA COMUNITÀ – 17 dicembre 2017
foglio della parrocchia del Sacro Cuore di via Aleardi in occasione del Natale

E’ da leggersi la lettera che il parroco, don Marino Gallina, e i sacerdoti che collaborano con lui, hanno inviato ai parrocchiani soprattutto per le motivazioni teologiche che adducono per invitarli alla carità.

don Armando

“In principio era la Parola,
la Parola era presso Dio e la Parola era Dio.
E la Parola si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi”

Carissimi,
secondo una antica e consolidata tradizione a Natale siamo soliti scambiarci i doni, questo perché il Natale celebra il dono che il Padre ci fa del Figlio suo Gesù. Se riusciamo a far spazio a Lui nella nostra vita, a stupirci della gratuità assoluta con la quale il Padre ci dona il Figlio, allora veramente la nostra vita rifiorisce e diventa un’immagine chiara e colorita dell’eterna bellezza che è Dio stesso. Il Figlio di Maria non è solo l’eterno con il Padre e lo Spirito Santo nel misterioso gioco d’amore che è la Santa e ineffabile Trinità, ma Egli è anche veramente uomo, in tutto come noi. Ecco perché accogliendo Lui la nostra umanità viene valorizzata e la persona umana raggiunge il massimo della realizzazione dei suoi desideri più veri e dei suoi sogni più arditi. La partecipazione attenta, numerosa e gioiosa alle liturgie del tempo natalizio sia il segno concreto della nostra volontà di accogliere il Signore Gesù nella nostra vita.

don Marino e sacerdoti

Buon Natale e felice anno nuovo!

Da “DIMENSIONE PI” – 17 dicembre 2017

Da “DIMENSIONE PI” – 17 dicembre 2017
periodico della parrocchia di San Marco del viale omonimo

Bellissima la lettera di augurio di buon Natale rivolta a tutti i parrocchiani da parte del parroco don Mario e da don Adriano, ed altrettanto bello il discorso che questi sacerdoti rivolgono pure ai loro fedeli per invitarli ad essere solidali con chi è in disagio economico.

don Armando

BUON NATALE

Natale è Gesù, il Figlio di Dio che si fa uomo per esprimere fisicamente quanto Dio è presente all’umanità.

In Gesù Dio conosce l’uomo dal di dentro: nei suoi sentimenti, nelle sue emozioni, nelle sue pulsioni, nei suoi desideri e nelle sue sofferenze. Davvero Dio è l’Emanuele, il Dio con noi.

A tutti auguriamo che il Natale sia un incontro con l’adorabile persona di Gesù.

A chi è sereno nella sua fede, che il Natale rafforzi la sua fede.

A chi si sente nell’incertezza e nel dubbio, il Natale lo aiuti a trovare più luce.

A chi ha abbandonato la fede perché provato dalle asperità della vita o dalle incoerenze di chi si professa cristiano, che il Signore gli doni la grazia di provare misericordia: siamo tutti solo dei poveri uomini e povere donne.

A chi non ha mai avuto fede, che non si stanchi mai di riflettere, pensare e cercare verità.

A chi viene da altre esperienze di fede, che senta insieme con noi il desiderio e la gioia di essere un cercatore di Dio.

Gesù non divide; Gesù è il grande ponte che Dio stesso ha gettato per creare comunione tra se e l’umanità e tra tutti gli uomini tra di loro.

Don Mario – Don Adriano

A tutti dunque BUON NATALE

CONCERTO DI NATALE
a cura dei nostri cori parrocchiali: VENERDÌ 22/12 ore 20,45

CARITÀ, FRUTTO DEL NATALE: in Gesù, dice l’apostolo Paolo, sono apparsi la grazia e l’amore di Dio Padre verso l’umanità intera. Tutta l’umanità appartiene al Signore; di tutta l’umanità si occupa; per tutti è venuto il Signore Gesù. Chi ha incontrato Gesù ed ha sperimentato di essere amato da Dio, diventa a sua volta capace di amare e di diffondere attorno a se amore. “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, dice Gesù, se vi amate gli uni gli altri”. E non si tratta di amore qualunque, di un passeggero sentimento di compassione e di tenerezza, sempre cosa buona del resto, ma, aggiunge Gesù, “amatevi come io ho amato voi”. Quel “come” fa la differenza. Sappiamo fino a che punto Gesù ci ha amati: la croce è la misura del suo amore. Chiediamo al Signore la grazia di avvicinarci ad un amore simile.

Possiamo comunque fare esercizio di carità, di amore, di solidarietà. Se abbiamo qualche possibilità, anche a costo di qualche rinuncia personale, non dimentichiamo in questo Natale i poveri. Alla CARITAS parrocchiale vengono ogni giorno persone, per lo più “stranieri”, a chiedere qualche aiuto. Quello che si riesce a fare è dare aiuto in generi alimentari il cui acquisto è possibile accantonando a questo scopo le offerte che vengono raccolte nelle Messe dei funerali e tramite qualche offerta lasciata specificamente a questo scopo. Ma ci sono anche necessità di altro tipo per cui sono richiesti dei soldi: qui si può fare poco, venire incontro a qualche bisogno urgente. Si deve per forza restare cauti per non destare impossibili aspettative.

Si può dare una mano alla Caritas parrocchiale portando in canonica generi alimentari che poi, grazie ad un gruppo di persone disponibili e che diventano il segno visibile dell’attenzione della nostra comunità nei confronti dei più bisognosi, vengono distribuiti. Grazie.