Da “PROPOSTA” – 31 dicembre 2017

Da “PROPOSTA” – 31 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Questo periodico si fa leggere anche da chi non ha nessuna voglia di interessarsi difatti di Chiesa o di cose di parrocchia. A chi capitasse in mano, magari casualmente, farebbe bene leggerlo ogni settimana, se non altro per far sapere al proprio parroco che c’è qualcuno che riesce a far scendere dal mondo dei sogni e dei desideri, per farle diventare realtà, alcune cose che tutti ritengono impossibili. Forse sarà vero che “la fortuna aiuta gli audaci”, ma è certo che la fede, la buona volontà e l’amore,fanno miracoli anche oggi.

Segnalo tre articoli.

Il primo perché è giusto ribadire che sono sempre gli stessi che aiutano concretamente la parrocchia e che pure ci sono altri “sempre gli stessi” che non sanno che criticare.

Il secondo perché dimostra che nella vita parrocchiale sono necessarie pure “le stampelle dell’apostolato”, ossia quelle iniziative collaterali che creano interesse alle proposte pastorali: “Non è vero che solamente l’Eucarestia crea la comunità cristiana”.

Il terzo sul pranzo organizzato a favore della missione di Wamba: 200 commensali – lotteria con 80 premi – guadagno 5.500 euro per la missione di Wamba.

don Armando

MA GUARDA CASO
In questi giorni tre signore, anzianotte, hanno voluto fare una offerta alla nostra parrocchia, un’offerta consistente (quasi 500 euro), presentandosi in chiesa insieme come i tre re magi.

Non sono persone ricche, e nemmeno benestanti: vivono di una modestissima (issima issima) pensione ma hanno voluto compiere questo gesto di generosità e di solidarietà con il parroco che, poverino, ha perso l’aiuto di don Andrea anche se ha acquistato quello di don Sandro.

Domanda: come mai sono sempre le persone più modeste ad essere quelle più generose? Risposta: la domanda è sbagliata: non ci sta il “come mai?” perché questa non è un’eccezione, è la regola. Lo diceva il vecchio rettore del Santuario feltrino dei santi Vittore e Corona, quando gli si chiedeva come aveva fatto a restaurare il santuario, dati gli altissimi costi: “coi consigli dei signori e i schei dei poareti”. Alle tre “re magie” un grande grazie. Dio vene renda il merito.

A tutti la lezione: con noi non porteremo nulla dopo la morte, se non il bene che avremo compiuto.
Ricordiamolo.

don Roberto Trevisiol

LA NOSTRA CHIESA, CASA DI DIO E CASA DI TUTTI
Facevo questa osservazione domenica pomeriggio, durante l’appuntamento che la nostra scuola materna ha dato ai genitori, ai nonni ed ai tanti amici per gli auguri natalizi: in questo mese di dicembre è entrato il mondo nella nostra chiesa.

A parte i fedeli “fedeli”, che sono di casa nella chiesa, ma il giorno delle cresime, la serata del saggio della scuola media e la manifestazione per gli auguri di Natale dei più pìccoli … quante persone di tutte le età, di tutte le convinzioni, di tutte le razze … I motivi che spingevano tante persone ad esserci erano e sono i più diversi. E anche diverso è il modo di stare in chiesa, specie se si tratta di persone che non ci entrano mai o quasi perché non si riconoscono credenti o perché praticano una religione diversa.

Ma a me sembra che intanto entrare, vedere il crocifisso, sentir parlare di Gesù, incontrasi con il sacerdote, ricevere un augurio … Non è che “tutto fa brodo” ma che “da cosa nasce cosa”.

E’ la stesso pensiero che mi viene come quando sento qualche concerto di Natale più o meno importante . Magari chi canta e chi ascolta non hanno la fede, ma intanto Gesù viene ricordato ed indirettamente annunciato. San Paolo diceva: “purché si parli di Lui, mi va bene che lo si faccia anche per dispetto”.

E poi penso che sia anche importante che la Chiesa, il luogo dove la comunità cristiana si riunisce per pregare, diventi un luogo di aggregazione per tutti. Se sarà necessario ci ritireremo nelle catacombe, ma finché sarà possibile stiamo dentro alla storia, stiamo dentro alla vita, stiamo con la gente.

Da questo punto di vista di questo avvento sono molto contento.

Non lo sono invece per quanto riguarda la partecipazione alla S. Messa da parte dei bambini. Troppe assenze.

Troppi buchi tra i banchi. Dov’eravate, bambini e ragazzi miei? L’alternativa che avete scelto o che qualcuno ha scelto per voi vi ha davvero appagati?

Saprete accogliere Gesù in questo Natale oppure vi sarà diventato estraneo?

Non lasciamoci ingannare dalla chiesa apparentemente piena: i regalini che ho preparato durante l’estate e che sono rimasti come non mai nelle scatole dove erano contenuti non imbrogliano.

Qualcuno di sicuro ha qualche responsabilità in proposito. E tutto ha le sue conseguenze.

don Roberto Trevisiol

PRANZO PRO WAMBA

Caro Don Roberto,
Ieri si è svolto il pranzo per raccogliere fondi per Wamba. Non credo si possa o debba parlare di Miracolo ma di grande soddisfazione e grande dimostrazione di partecipazione e buon cuore della Comunità certamente si!

Circa 200 persone si sono iscritte e hanno partecipato in modo gioioso e cordiale dimostrando così che Wamba e i nostri piccoli e grandi amici Africani sono ormai parte integrante della nostra Comunità e dei nostri cuori. Questa soddisfazione o “Contentezza” come la ha descritta Don Sandro nell’omelia di domenica sera è accresciuta anche e soprattutto dal fatto che l’iniziativa non è nata dall’Associazione ma dalla volontà dì alcuni parrocchiani di fare qualche cosa per Wamba. Non posso in questa sede ringraziare singolarmente tutti quelli che in qualche modo hanno contribuito ma volevo comunicare che sono stati raccolti quasi 5500 € (tra pranzo e lotteria) che verranno quanto prima inviati e/o consegnati personalmente ai nostri referenti Africani. Chiudo ringraziando Lei per la disponibilità dimostrataci e tutti quelli che hanno trasformato questo sogno (partecipando, donando, lavorando) in realtà. GRAZIE ANCORA e un calorosissimo Augurio di un Sereno Natale.

Paolo Sambo

Da “IL PUNTO” – 7 gennaio 2018

Da “IL PUNTO” – 7 gennaio 2018
settimanale delle parrocchie di Catene e Villabona di Marghera

Il foglio espresso da queste due parrocchie è, come sempre, ordinato nell’impostazione grafica, ma avrebbe bisogno di una proposta pastorale più ricca di ricerca, sperimentazione e di un dialogo più vivo con i lettori. Il parroco è cosciente di questa esigenza e perciò invita i gruppi parrocchiali ad offrire maggiori contributi. A questa esigenza se ne aggiunge una più profonda ed impellente: oggi si calcola che i praticanti in genere non superino il 15 % della popolazione parrocchiale e pure non tutti i praticanti leggono il foglietto parrocchiale. Quindi il 90% dei parrocchiani non è assolutamente raggiunto dalla proposta cristiana.

La soluzione auspicabile è che ogni settimana ogni famiglia della parrocchia riceva il settimanale, ma un settimanale che contenga un messaggio cristiano per la gente del nostro tempo.

don Armando

Il Punto”
sempre più aperto alla collaborazione pastorale

Con l’attuarsi della collaborazione pastorale tra Catene e Villabona, come in moltissimi avranno notato, anche il nostro foglietto ha per così dire cambiato orizzonti: non è più “parrocchiale” ma appartiene a tutta la collaborazione.

Anche le notizie e le comunicazioni si sono quindi “allargate”: da qui l’invito a collaborare con i redattori per renderlo sempre più “un raggio che parte dal centro per raggiungere la famiglia più lontana”, come augurava nel lontano novembre del 1987 don Giuseppe Molin. Per tale motivo chiedo ai gruppi, ma anche alle singole persone, di comunicare alla segreteria parrocchiale ogni iniziativa, attività, notizia che vogliano condividere con la Collaborazione Pastorale tramite “il Punto”. Grazie.

Il Parroco

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 7 gennaio 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 7 gennaio 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

A questo settimanale devo assegnare il punteggio di 10 e lode per la puntualità di uscita, per lo spessore culturale degli interventi e per la capacità di suscitare dibattito con i lettori. Non è davvero poco per un bollettino parrocchiale di una parrocchia poco numerosa.

In questo numero don Angelo ci offre un intelligente trattatello sul concetto e sugli elementi portanti della democrazia. Una critica severa sulla politica dei paesi post-comunisti: illiberali, nazionalisti, conservatori ed inclini alla dittatura. L’autore ha poi una bacchettata anche per le chiese locali che sono perlopiù cattoliche che una volta erano denominate “le chiese del silenzio” e oggi pure se ne stanno in silenzio.

Ci sono pure due “caro don Angelo”, uno da destra, di Graziano Duso ed un altro da sinistra, di Simone Carraro, che meritano di essere letti. Tutti e due sono critici, m d’altronde in Italia non c’è che ricchezza di critiche.

don Armando

Questo nostro tempo
Molto probabilmente c’è stata troppa fretta nell’accogliere nell’Unione Europea i Paesi dell’est ex comunisti. E oggi paghiamo le conseguenze di questa fretta. La democrazia è un sistema difficile ed ha bisogno di tempi di maturazione; la dittatura si combina da un giorno all’altro, mentre la democrazia ha bisogno di accogliere i valori di fondo della persona umana e dell’intero consorzio civile. La democrazia è maturata nel nostro Occidente soprattutto a seguito delle grandi riflessioni dell’Illuminismo settecentesco ed ha prodotto un sistema che, seppur malamente trattato in ogni Paese dal personale politico, rimane sempre una grande costruzione valida per assicurare una sostanziale pacifica convivenza civile. La democrazia si fonda sul rispetto valoriale della persona umana, di ciascuna persona umana, uomo o donna che sia, di diversa provenienza e di diversa estrazione cultura, di diversa religiosità e di diverso modo di pensare; esclude la violenza e il sopruso per cui punisce anche severamente ogni oltraggio alla singola persona. E fu una grande conquista quella di Montesquieu che ci ha insegnato la distinzione dei tre poteri che presiedono allo stato democratico: legislativo, esecutivo e giudiziario; si tratta di quello che solitamente chiamiamo “stato di diritto”. Tutto questo non si improvvisa ma si matura attraverso l’educazione delle nuove generazioni e si deve continuare a rinnovare nelle forme mantenendo ferma la sostanza. Purtroppo oggi assistiamo al fenomeno, decisamente sgradevole, presente nei Paesi dell’est, già sottomessi per un cinquantennio alla dittatura comunista; sono i Paesi che non accettano facilmente la distinzione tra legislativo e giudiziario (vedi Polonia e Ungheria), si chiudono in uno strano nazionalismo di fronte al problema della migrazione, reagiscono in modo da conservare forme che hanno un sapore dittatoriale. Appare del tutto evidente che il concetto di “stato di diritto” sia alquanto sconosciuto per queste nazioni, mentre non c’è dubbio che si tratti di un concetto fondamentale per le nostre democrazie ove la divisione dei poteri risulta una sicura garanzia contro le eventuali velleità dittatoriali. A queste nazioni va aggiunta l’Austria che mostra un volto molto vicino all’involuzione dei Paesi sopracitati. E allora una severa critica va fatta all’Unione Europea che ha mostrato notevole superficialità nell’accogliere questi Paesi senza la precondizione di una maturazione democratica. E la Chiesa cattolica, che risulta dominante in questi Paesi, come si comporta? Era la cosiddetta Chiesa del silenzio quando spadroneggiava

il comunismo ed era un silenzio che assomigliava ad un grido di denuncia, di martirio, di severa opposizione. E i risultati si sono visti, proprio a cominciare da quella Polonia che oggi mostra una nostalgia quasi dittatoriale. Ancor oggi la Chiesa di questi Paesi appare come una Chiesa del silenzio, ma purtroppo questa volta si tratta di un silenzio di acquiescenza e di accettazione di una situazione non democratica e in sostanza ben poco cristiana. La Chiesa dell’est sembra essere sornionamente silente ed acquiescente perché condivide le posizioni fascistoidi di questi governi post comunisti. Se ci si muove su questa linea possiamo immaginare che a breve avverrà la fine dell’Unità Europea. E pensare che questa unità ha finora assicurato per 70 anni la pace in un luogo che per secoli, dopo la caduta dell’impero romano, ha visto guerre e scontri sanguinosi senza soluzione di continuità particolarmente tra francesi e tedeschi. Basti pensare, per citare solo gli avvenimenti dell’ultimo secolo, che nel 1871 Bismark per umiliare i francesi ha proclamato l’unità tedesca a Versailles; i francesi alla fine della prima guerra mondiale hanno umiliato i tedeschi esigendo parte di territorio e una valanga di moneta creando in Germania un’inflazione da brivido; si sono così create le condizioni per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Oggi grazie all’Unione Europea vediamo la Merkel a braccetto con Macron; ma sentiamo che questo non basta.

don Angelo Favero

Caro don Angelo,
Mi sorprende sfavorevolmente che in ambito cattolico si alimentino simpatie per un personaggio quale Emma Bonino. Con la mafia Totò Riina si contrappose all’autorità dello stato, esercitando il controllo di persone e attività ed estorcendo tributi. Nella lotta al predominio territoriale ed economico, la mafia non ha alcun rispetto per la vita di chi le si oppone. Falsificando la realtà, Emma Bonino si contrappose alla natura delle donne, affinché nella maternità primeggiasse la paura e l’egoismo, senza alcun rispetto per la vita innocente di chi inizia l’esistenza all’interno del grembo materno.

Ha fatto prevalere il valore della sicurezza e dell’incolumità delle donne sul valore della vita dei nascituri. Maria Santissima ha avvalorato l’esatto contrario, vivendo con gioia la sua maternità irregolare, contro tutti i pregiudizi, le difficoltà e gli ostacoli di quel tempo.

Fosse stato per la Bonino avrebbe dovuto abortire. Mentre Riina ha stravolto un’istituzione umana, lo Stato, provocando centinaia di morti e neanche tutti innocenti, la Bonino ha stravolto una creazione divina, la maternità, inducendo milioni di morti e tutti innocentissimi. È quindi inopportuno paragonare la Bonino a Riina, lei è molto peggio. Lo Stato combatte la mafia e ha condannato Riina. Che ne farà Dio della Bonino?

Graziano Duso

Venezia celebra Tintoretto
Per festeggiare i 500 anni della nascita del pittore veneziano, Jacopo Tintoretto, (1519 – 1594) la Città di Venezia, unitamente a diverse Associazioni culturali, daranno vita a un grande evento espositivo per ricordare uno dei massimi artisti del XVI secolo. Dal 7 settembre 2018 al 6 gennaio 2019 in due sedi prestigiose sarà celebrata l’arte di Tintoretto, dalla sua precoce affermazione giovanile (Gallerie della Accademia) fino alla vitalità creativa della sua maturità (Palazzo Ducale), con un percorso integrato di capolavori provenienti dalle principali collezioni private e pubbliche del mondo, quali Louvre, Prado, National Gallery di Londra. 11 progetto di ricerca, al quale hanno contribuito storici dell’arte di fama internazionale, è partito dalla necessità di voler dare dignità a un artista che a Venezia ha lasciato un segno indelebile: non solo in quella che viene definita la Cappella Sistina veneziana, la Scuola grande di San Rocco, ma con moltissime altre opere.

ViviVenezia, dicembre 2017

Caro don Angelo,
non si capisce più niente. Ammesso che qualcosa si sia mai davvero capito. Assistiamo, tra il curioso, l’indignato e l’incredulo ai lavori della commissione parlamentare sulle banche. Le stesse dichiarazioni dei testi illustri che si sono avvicendati davanti ad essa vengono regolarmente interpretate come prove certe della colpevolezza dagli uni e della assoluta innocenza dagli altri. Ne emerge, tanto per cambiare, un quadro che lascia sgomenti. Guardandola con un po’ di distacco e con senso pratico viene da pensare a cosa serva la linea maginot intorno alla Boschi. Salvarla a tutti i costi e oltre ogni decenza sta facendo perdere al PD il minimo di credibilità che ancora non sono riusciti a perdere. Penso chiaramente in vista delle elezioni ormai imminenti. Ma se penso allo “spelacchio” della Raggi mi viene comunque da grattarmi la testa. Dicono che abbiamo i governanti che ci meritiamo. Beh, credo proprio che si sbaglino: non mi pare che facciamo così schifo. Non male come cartolina di auguri…

Simone Carraro

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 31 dicembre 2017

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 31 dicembre 2017
settimanale delle parrocchie omonime di Mira

Oltre i soliti “Appunti di don Gino” sull’inaugurazione di due residenze sanitarie di Mira e due riflessioni sul presepio, mi par opportuno segnalare due iniziative che potrebbero essere copiate anche da altre parrocchie: il pane benedetto per capodanno e la serata d’arte sulla Natività.

don Armando

Appunti…. di don Gino

DUE DONNE

Prima di Natale ho partecipato all’inaugurazione della casa di riposo di Mira, in via Boldani. In realtà si tratta di due “residenze socio sanitarie”: una residenza per gli anziani e una per disabili. La cosa bella è che sono intitolate a due donne: Adele Zara che ha espresso la sua bella umanità salvando dalla deportazione nei campi di concentramento la famiglia Levi che lei ha nascosto e ospitato nella sua casa di Oriago; suor Armanda delle Suore Sacramentine di Oriago che ha espresso la sua umanità e la sua consacrazione al Signore dedicandosi alla scuola e lasciando di sè un ricordo bello e profondo che rimane ancor oggi, a distanza di tanti anni e nel cui nome vengono ancora compiuti gesti di fraternità e di carità. Due donne semplici, ognuna con la sua vocazione, ognuna con la sua umanità e la sua fede, a ricordarci che è sempre possibile fare della propria vita un dono per gli altri e che solo questo dà significato alla vita, alla famiglia, alla propria consacrazione al Signore. C’è da augurarsi che gli anziani e i disabili che avranno questa casa come loro dimora, vi trovino un ambiente accogliente pieno di gesti di affetto e di tenerezza.

IL PIANTO

Il pianto è il primo gesto di un bambino quando nasce. E’ un pianto che la tenerezza di una mamma e la prima poppata riescono a calmare e a trasformare in un sorriso. Sarà stato così anche per Gesù? I Vangeli che ci raccontano il Natale non ci presentano una bella favola, ma la realtà cruda della nostra umanità. Sì, Gesù ha pianto, come ogni bambino e l’amore di Maria e di Giuseppe lo hanno accolto in un abbraccio di tenerezza e di consolazione. Ma la ragione del pianto del presepio è legata anche a quella situazione di povertà e di rifiuto che accolgono la nascita di Dio che si fa uomo in mezzo a noi uomini e ci ricorda che il Natale non è fatto solo di luminarie, di nenie e di regali. Il Natale è anche dolore, sofferenza, rifiuto, che richiedono la tenerezza di Maria perchè ogni pianto e ogni dolore trovino consolazione e affetto. Nel presepio sono presenti tutte le lacrime della vita e quel Bambino è fi a ricordarcele perchè non passiamo davanti distratti e prendiamo consapevolezza che proprio quel Bambino è venuto ad asciugare tutte le lacrime del mondo e impariamo da Lui ad asciugare almeno qualche lacrima, quella a noi più vicina.

LA MANGIATOIA

Una povera mangiatoia e un po’ di paglia accolgono Gesù che viene in mezzo a noi. C’è da dire che Dio s’accontenta di così poco per prendere dimora nella nostra vita. Non dobbiamo dimenticarlo quando ci presentiamo davanti a lui con la nostra mano aperta per riceverlo nell’Eucaristia dove Lui si è voluto fare Pane per noi. Queste nostre povere mani, talvolta un po’ sporche e certamente così semplici da non essere tanto diverse da quella mangiatoia e da quella paglia dove Maria lo ha deposto con tanto amore e delicatezza, ce lo devono ricordare. Talvolta ci vien da dire: “Signore non ho altro per accoglierti degnamente, ma tu vieni lo stesso nella mia vita”.

don Gino Cicutto

IL PANE BENEDETTO
Il primo giorno dell’anno ritorna la bella tradizione di regalare un pane benedetto perchè diventi segno di pace e di condivisione in ogni famiglia. Il pane benedetto verrà consegnato durante le Messe del 1° gennaio. Ringraziamo di cuore La Panetteria di via Buse che anche quest’anno ci fa dono del pane da benedire e ringraziamo il piccolo esercito che lo prepara perchè sìa un gesto di augurio e di benedizione per il nuovo anno. Il pane, poi ci invita ad allargare lo sguardo dalle nostre famiglie a quelle che non hanno pane, per imparare a condividerlo con tutti, ma soprattutto con i più poveri. Non può mancare anche lo sguardo di fede che nel pane ci dà la gioia di riconoscere lo stesso Gesù che ha deciso di farsi pane per il cammino della nostra vita e rende la Domenica il giorno dell’Eucaristia e del Pane di vita.

SERATA SULLA NATIVITÀ
L’Associazione Mir’Arte di Mira e le parrocchie di s. Nicolò e s. Marco invitano tutti ad una serata sulla Natività che ha luogo presso il patronato di s. Nicolò: Giovedì 4 gennaio alle ore 20.30.

La serata propone immagini d’arte sulla Natività, accompagnate dalla lettura di lesti letterari e da brani musicali che presentano il percorso del Santo Natale nell’arte e aiutano a cogliere il cammino di Maria e Giuseppe. Le immagini sono proposte e commentate da Valerio Vivian. La serata dedicata a tutti, potrebbe essere un’occasione bella per i nostri catechisti che sono chiamati a trasmettere la bellezza del Natale ai nostri ragazzi.

Il percorso dell’Arte è di sicuro un cammino di bellezza per scoprire come gli artisti del passato hanno saputo presentare il mistero della Natività.

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 31 dicembre 2017

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 31 dicembre 2017
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Il solito Alessandro Seno, nella sua rubrica “Uno sguardo sulla settimana”, fa un bilancio del “nero” e del “bianco” del 2017. Nella megacronaca purtroppo il “nero” occupa molto più spazio, mentre la microcronaca “bianca” è meno percettibile. Comunque l’articolo si conclude con un invito sincero alla fiducia e alla serenità. Speriamo che finalmente nel 2018 il “bianco” abbia la meglio.

Nella cronachetta parrocchiale debbo sottolineare l’appello del parroco perché il foglio vda una maggior partecipazione dei fedeli. Purtroppo una delle carenze di tutti i fogli parrocchiali è quella della scarsa partecipazione dei fedeli. Se si eccettua il foglio di Chirignago e quello del villaggio Sartori, si potrebbe scrivere su molti: “La voce del parroco”.

don Armando

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Cosa resterà di quest’anno 2017 oramai agli sgoccioli? Ognuno di noi avrà di sicuro qualche momento personale che si porterà nel cuore per sempre, dal primo figlio nato, arrivando alla dipartita di qualche persona cara, ma a tutti noi intesi come mondo cosa hanno lasciato questi 365 giorni? Sicuramente ci hanno tolto qualche sicurezza, legata ad atti terroristici; oppure ci ricorderemo le centinaia di migliaia di persone al concerto di Vasco Rossi quest ‘estate o ancora i vari roghi che hanno funestato l’Italia complice la siccità di un anno tra i più scarsi di precipitazioni. Si può ricordare la “tragica” eliminazione della Nazionale italiana di calcio dai Mondiali del prossimo anno oppure la visita del Papa a Milano, la “storica” vincita del Veneto alla ricerca di maggiore autonomia attraverso un referendum, il braccio di ferro fra due potenze armate più di muscoli che di cervello come la Corea del Nord e gli Stati Uniti, la solita (purtroppo) continua violenza sulle donne, l’esplosione dello scandalo sul produttore cinematografico americano e, a cascata, anche su attori e registi di casa nostra e non. Sono veramente tantissimi i fatti che hanno costellato il 2017, come dimenticare il rogo della palazzina nella prima periferia londinese dove sono morti anche degli italiani? Oppure la tragedia dell ‘albergo sul Gran Sasso che è costata la vita a svariate persone? Spesso ci ricordiamo più dei fatti spiacevoli che delle belle notizie, ilproblema è che i primi staccano di un gran numero le seconde che godono anche di poca cassa di risonanza dal punto di vista mediatico; comunque siamo a venuti a sapere del Nobel per la Pace dato all’Associazione contro le armi nucleari e ci siamo sentiti orgogliosi di essere italiani quando la nostra Marina ha salvato migliaia di profughi che cercavano rifugio da guerre, carestie e governi dittatoriali e mortificanti l’essere umano.

Ci sono poi le notizie “perpetue ” (non nel senso di collaboratrici domestiche…) cioè quelle che avvengono se non tutti gli anni almeno con una ciclicità allarmante: mi riferisco a frane, inondazioni, acque alte (sic…), scandali, intercettazioni, litigi fra politici ecc. Insomma non e ‘è da stare allegri ma bisogna riconoscere che oramai l’anno sta terminando e questi avvenimenti sono già successi e allora… largo alla fiducia, in un 2018 pieno di intese, dì cooperazioni e aiuti fraterni, di pazienza e tolleranza.

Ottimista? Certo! Cominciamo da noi stessi a spargere fiducia e serenità, potrebbe essere la più bella epidemia da molti anni a questa parte e il mondo troverebbe un po’ di respiro!

UN FOGLIO SETTIMANALE A PIÙ MANI
Alla redazione ogni tanto giunge qualche scritto. C’è chi lo invia via e-mail, chi lo fa per posta o consegnando un paio di fogli scritti a mano. Le pagine interne sono lo spazio adatto per condividere dei ricordi, il racconto di un’esperienza, qualche riflessione personale ed anche le reazioni ad articoli precedenti. Inevitabile fare i conti con lo spazio a disposizione: un articolo non può superare la misura di 3.000 battute (spazi compresi). Il file va inviato a redazione@ sangiuseppemestre.it o il foglio va consegnato a mano in ufficio parrocchiale con l’indirizzo: “redazione”. La redazione si riserva di decidere se e quando pubblicare ogni contributo. Con fiducia e con pazienza cercheremo di fare in modo che il foglio settimanale, scritto a più mani, sia un continuo “raccontarsi per riconoscersi” delle nostre parrocchie che camminano in collaborazione pastorale. La diffusione nel territorio – ben oltre la cerchia di chi viene a messa ogni domenica – è un gesto concreto, con cui esprimiamo lo sforzo di divenire “Chiesa in uscita”.

Da “VITA DI COMUNITÀ” – Natale 2017

Da “VITA DI COMUNITÀ”Natale 2017
settimanale della parrocchia Santa Maria Goretti

Questa parrocchia si qualifica per un costante e forte ricerca religiosa mediante frequenti incontri e corsi di formazione.

In questo numero leggo con interesse la proposta di una serie di incontri per giovani dai 20 ai 30 anni ogni martedì dalle 21 alle 22. L’argomento è “Le dieci parole di vita” e il maestro don Franco Rosini, biblista di Roma.

Leggo pure di un corso sul matrimonio “Le cinque luci”, che si svolgerà sabato 3 febbraio (ore 9-18) e domenica 4 febbraio (ore 9-13). Di certo per imbarcarsi su proposte del genere ci vuole coraggio, ma questo parroco ne ha d vendere.

don Armando

ITINERARIO DI FEDE PER I GIOVANI
Ogni martedì sera dalle 21 alle 22 i giovani dai 20 ai 30 anni si radunano per un forte itinerario di fede: le dieci parole di vita. Seguendo una proposta largamente diffusa in molte diocesi partita da un sacerdote biblista di Roma, don Fabio Rosini, si conducono i giovani a confrontarsi con le dieci parole dei comandamenti. L’itinerario prevede anche dei ritiri intensi e forti e conduce pian piano confrontandosi con la Parola di Dio, alla accettazione di Gesù come guida della vita.

Questa esperienza è la prima nella nostra diocesi ed è aperta a tutti i giovani che vogliano esser più disponibili alla vita e alla gioia con Cristo.

CORSO MATRIMONIO “LE CINQUE LUCI”
Sab. 3 feb. 2018 ore 9-18 Dom. 4 feb. ore 9-13 (con pranzo)
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per vivere meglio il tuo matrimonio per rinforzare l’amore per imparare divertendoti.
con Maria Esther Cruz Avvocato Matrimonialista c/o Tribunale Ecclesiastico Triveneto ed Equipe.
Posti limitati: iscriversi al più presto in ufficio parrocchiale.

Da “INSIEME! ” – 31 dicembre 2017

Da “INSIEME! “ – 31 dicembre 2017
settimanale della comunità cristiana SS. Martino e Benedetto di Campalto

Interessante, anche se rimane la curiosità di come sarà organizzata, la “Festa dei poveri” promossa dalla S. Vincenzo locale per il 14 gennaio. Comunque, quando una parrocchia ha attenzione per i poveri, merita sempre di essere seguita perché questa attenzione indica che essa è di certo una comunità cristiana.

Segnalo pure un lungo articolo firmato Francesco, dal titolo “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. L’autore guarda con occhi disincantati e saggi il fenomeno dei rifugiati e lo legge come un monito positivo e un’opportunità. I giovani ed i lavoratori dei prossimi anni non avranno di certo i tratti somatici degli “antichi italiani” e chi garantirà la pensione ai nostri vecchi saranno certamente tutti quei giovani mal accolti e mal sopportati che oggi giungono in Italia percorrendo strade tragiche e pericolose.

don Armando

FESTA DEI POVERI
“In questa domenica, se nel nostro quartiere vivono dei poveri che cercano protezione e aiuto, avviciniamoci a loro: sarà un momento propizio per incontrare il Dio che cerchiamo. Secondo l’insegnamento delle Scritture, accogliamoli come ospiti privilegiati alla nostra mensa; potranno essere dei maestri che ci aiutano a vivere la fede in maniera più coerente. Con la loro fiducia e disponibilità ad accettare aiuto, ci mostrano in modo sobrio, e spesso gioioso, quanto sia decisivo vivere dell’essenziale e abbandonarci alla provvidenza del Padre”.

In obbedienza a papa Francesco, la S. Vincenzo propone questa festa, per domenica 14 gennaio. Chi volesse partecipare al pranzo in patronato con e passare un po’ di tempo assieme a questi nostri fratelli e sorelle è il benvenuto. Basta avvisare in parrocchia. Vi aspettiamo.

…PER ASCOLTARE E TESTIMONIARE…
MlGRANTI E RIFUGIATI: UOMINI E DONNE IN CERCA DI PACE coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano

Messaggio del Papa per la giornata mondiale di preghiera per la Pace.

Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace». Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta. Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale.

Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura.

Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate. In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio.

Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti.

Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia, lo, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace. La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo «parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa.

Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti.

Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati.

Offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Auspico di cuore che sia questo spirito ad animare il processo che lungo il 2018 condurrà alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche.

Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza. Il dialogo e il coordinamento, in effetti, costituiscono una necessità e un dovere proprio della comunità internazionale.

Ci ispirano le parole di San Giovanni Paolo II: «Se il “sogno” di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale “casa comune”». Molti nella storia hanno creduto in questo “sogno” e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile.

Francesco

Da “PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO” – 1 gennaio 2018

Da “PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO” – 1 gennaio 2018
settimanale della parrocchia omonima di viale don Sturzo

Tre facciate sono occupate dalla liturgia del giorno e da un lungo brano del messaggio pronunciato dal Papa in occasione della 51^ giornata della pace.

Mi pare interessante la soluzione trovata per il “concorso presepi”: i ragazzi, o le famiglie, hanno fotografato il presepio fatto in casa e hanno poi recapitato la foto perché fosse esposta assieme alle altre. Ne sono arrivate 78, un numero davvero consolante.

don Armando

Presepi

Finora sono arrivate 78 immagini di presepi, uno più bello dell’altro!!
Nei cartelloni in chiesa c’è ancora spazio…
attendo la tua fotografia

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 31 dicembre 2017

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 31 dicembre 2017
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

A questo periodico assegnerei la categoria “A” tra i bollettini parrocchiali per l’impostazione grafica, per i contenuti e per il numero di pagine.

Come sempre segnalo le riflessioni del parroco, don Cristiano Bobbo, il quale offre ai suoi parrocchiani una bella testimonianza di spiritualità sacerdotale.

Mi pare pure edificante la scelta di una famiglia che invece di partecipare alla messa della Natività nella sua parrocchia in cui c’è folla, fervore e spiritualità, si reca alla messa di mezzanotte in una parrocchia poco frequentata e solitaria. Questa scelta è espressione di vera fraternità.

don Armando

Lungo il fiume
di don Cristiano Bobbo

A piccoli passi
Ai tempi del liceo, quando traducevo i testi classici degli autori greci e latini, amavo raccogliere in un quaderno le espressioni che ritenevo particolarmente significative, soprattutto quelle che potevano diventare delle utili massime sapienziali da tener a portata di mano, pronte all’uso, per ogni evenienza. Questa mattina, conversando con una coppia di sposi che, a un certo punto, mi chiedeva come intendessi procedere con il nuovo incarico affidatomi e, soprattutto, come avrei affrontato la notevole mole degli impegni che si presenteranno, mi è tornata in mente un’affermazione dello storico greco Plutarco (l sec. d.C.) che, più o meno, se non ricordo male, dice che molte cose unite insieme sono indomabili, ma cedono quando uno le affronta poco per volta.

Non possiedo un programma preconfezionato da applicare ma sono convinto che la legge dell’impegno perseverante, compiuto un po’ alla volta, passo dopo passo, sia ben più efficace delle dichiarazioni programmatiche generali.

Ed è questa la via che ho già intrapreso, modesta ma impegnativa, quella dei piccoli passi per non perdere nessuno di quanti mi sono stati affidati.

Attesa?
Una giovane mamma mi ha detto che dalla metà del mese di Novembre la sua casa è già tutta preparata, con addobbi, luci e festoni colorati, per il Natale visto che per lei è la più bella festa dell’anno e vorrebbe che non finisse mai… Intanto oggi è il primo giorno dell’Avvento e il Natale lo sentiamo tutti un po’ più vicino. Ma anche se tutto ormai ci parla di festa e di regali, forse c’è da chiedersi che cosa cambierà nel nostro modo di vivere.

C’è, infatti, un clima ben diverso non solo nella società civile che non aspetta più nulla fuori di se stessa, china com’è sui suoi beni, sui piaceri, sulle cose da possedere, sull’orizzonte dell’utile e dell’immediato. Ma non c’è talora attesa vera neppure nella stessa comunità cristiana, quando ripete i riti natalizi quasi fossero tradizioni obbligate e scontate.

Mi domando se, come parroco, sarò in grado di lasciarmi trasformare da una rinnovata attesa o mi limiterò a ripetere le mie liturgie e i miei programmi pastorali secondo una routine dagli esiti prevedibili. Forse per necessità siamo diventati un po’ tutti esperti di equilibrismo: siamo costantemente così rinchiusi nello stretto orizzonte delle nostre faccende, che arriveremo a Natale riservando a Dio solo il tempo indispensabile per non compromettere l’equilibrio tra interessi esteriori e rispetto religioso.

E invece dovremmo essere tutti più consapevoli di aver bisogno di lasciare a Dio uno spazio libero, ampio e sgombro perché egli possa giungere a noi e in noi. Anzi, attendere Dio dovrebbe essere una legge costante delle nostre giornate perché Dio è infinito e i suoi doni sono sempre nuovi. Per questo lo dovremo sempre aspettare e le sue sorprese non cesseranno mai.

Il tempo che passa
Ho fatto anche quest’anno i miei propositi per l’Avvento. Nonostante tutto, continuo a farli anche se mi accorgo di essere ancora lontano dall’aver attuato tanti propositi e progetti fatti in precedenza, così come sono distante dalla meta che pure, prima o poi, con sforzo e fedeltà, spero di raggiungere. Posso dire, però, di non essere quello di prima. Ossia, non mi pare di essere ritornato indietro, camminando a ritroso sulla via del bene, abbandonando posizioni conquistate, arretrando per comodità e inerzia. E, grazie a Dio, spero di poter continuare a rivolgere il mio sguardo in avanti, verso un orizzonte più alto, quello appunto che ci mostra come dovremmo essere. Il cristianesimo, d’altronde, è per eccellenza attesa e tensione perché non abbiamo qui la patria definitiva. E il tempo che scorre continua a ricordarmelo.

Le tre campane
Avvisi della Collaborazione Oriago – Ca’ Sabbioni

NATALE IN… COLLABORAZIONE
Santo Natale 2017… Quest’anno la nostra famiglia ha sentito il desiderio di partecipare alla messa della notte di Natale a Ca’Sabbioni, questa comunità a noi un po’sconosciuta ma in un certo senso così vicina e così lontana. Dopo un arrivo quasi In sordina ed in punta di piedi, dove eravamo solo noi e altre due signore, ci ha aperto la porta della Chiesa Don Giuseppe, che, come ci avesse conosciuti da sempre, ha raccontato ai nostri bambini un aneddoto di quand’era bambino e di quanto severa fosse una suora insegnante avuta alle scuole elementari. L’atmosfera Natalizia e questa accoglienza così intima, ha rotto il ghiaccio del nostro sentirsi estranei e acceso il calore del sentirsi In famiglia. Abbiamo preso posto in una chiesa ancora vuota, ci siamo messi a disposizione per le letture vista la poca affluenza di persone e Don Giuseppe ci ha tenuto in considerazione assegnandoci la seconda lettura. La chiesa un po’ alla volta si è riempita di fedeli e la liturgia ha preso inizio.

Un bella e semplice omelia ci ha ricordato la nascita del Salvatore e l’apprezzamento e l’importanza della collaborazione pastorale fra parrocchie, esemplare abbattimento di muri e barriere fra cristiani che devono imparare a camminare assieme, mettendosi a disposizione l’uno dell’altro, perché solo uniti si può vincere l’invidia dell’egoismo e rinnovare lo slancio del cammino cristiano nella gioia del sacrificio per l’altro, aiutando con le capacitò e le disponibilità di ognuno di noi, le comunità più deboli. Con la testimonianza vitale e concreta dei gruppi consolidati delle nostre realtà parrocchiali più fortunate, possiamo davvero fungere da volano per fare ripartire chi è ‘più in difficoltà e che si sente abbandonato. Don Giuseppe ha voluto ricordare la nostra presenza di fedeli di San Pietro ai suoi parrocchiani e poi tutto è terminato con lo scambio degli auguri. Davvero una bella esperienza di condivisione!!

Fam. Donati

Da “INSIEME” – 17 dicembre 2017

Da “INSIEME” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giovanni Evangelista di via Rielta

La notizia è datata, però sono convinto che tutte le iniziative che propongono una vita religiosa più convinta e coerente siano sempre un dono per tutta la città.

Si tratta di una delle catechesi proprie del cammino neocatecumenale. Il fatto che vi abbiano partecipato 23 fedeli e che abbia determinato la nascita della 17^ comunità in una parrocchia che non è tra le più grandi di Mestre, mi pare quanto mai positivo.

Pensavo che il movimento neocatecumenale fosse entrato in crisi, mentre invece mi accorgo che, senza molto chiasso, lavora seriamente. Ogni parroco interessato al bene dei fedeli dovrebbe valutare la possibilità di intraprendere questo cammino.

don Armando

Conclusione delle catechesi

Buongiorno sono Alessandra e assieme a Don Giovanni e ad altri 6 fratelli della mia comunità, dal 16 ottobre abbiamo iniziato ad evangelizzare in parrocchia, sperando che il Signore ci donasse di “portare frutto”!

Bene! Queste catechesi si sono concluse con una convivenza (ritiro) di 3 giorni dall’8 al 10 dicembre e ci ha stupito vedere ancora una volta Dio all’opera attraverso i 23 fratelli che hanno partecipato e alla fine hanno detto il loro “timido SI” (come la Vergine Maria), per iniziare un cammino di fede.

Personalmente sono grata a Dio per questa esperienza che mi ha regalato con gli altri fratelli. Non mi aspettavo di essere “chiamata” a servire la Chiesa in totale debolezza proprio quest’anno che 2 fratelli della mia comunità, Lucia e Piergiorgio, sono andati in cielo, lasciandoci profondamente turbati. Sono certa comunque che loro abbiano “attivamente contribuito” alla nascita di questa 17acomunità…noi abbiamo solo “prestato” le nostre voci e i nostri corpi…Il resto è tutta opera di Dio, della Vergine Maria e di questi fratelli “santi” che hanno speso la loro vita fino alla fine per annunciare il Vangelo. Concludo chiedendovi di pregare per me e gli altri catechisti, ma soprattutto per questa nuova comunità.

Grazie e Buon Natale.

Alessandra

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 24 dicembre 2017

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO”24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Don Natalino Bonazza, il parroco di questa comunità, come sempre autore dell’articolo di spalla della prima pagina, parla della “tenerezza”, il sentimento delicato dell’accoglienza con cui accoglie il “Bimbo” di Betlemme, “il Dio con noi” che rappresenta il segno più alto dell’amore del Padre nei riguardi dei suoi figli.

Alessandro Seno, nella sua rubrica “Uno sguardo sulla settimana”, è come sempre sornione ma brillante. Egli si sofferma su tutto quell’armamentario di feste e segni che spesso impoveriscono ed arrischiano di mortificare il Natale del Signore.

Infine segnalo la decisione di far confluire in un unico settimanale i tre attuali notiziari di San Giuseppe, San Marco e del Corpus Domini: un altro passo verso l’unificazione sostanziale delle tre parrocchie del viale.

don Armando

CI È STATO DATO UN FIGLIO
di don Natalino

Ero prete da qualche anno, quando un mio vecchio compagno di scuola mi ha invitato a casa sua. Lui orgoglioso di presentarmi la sua giovane famiglia e io lieto della sua ospitalità, che rinsaldava la nostra amicizia. Ricordo ancora il momento in cui, d’improvviso, mi hanno messo in braccio il loro neonato: «Eccolo, tienilo tu». Un gesto sorprendente a cui ho reagito con un certo imbarazzo e timore: il piccolo un po’ scalpitava nel passaggio e io non ero abituato ad averne uno in braccio. Ho imparato negli anni non solo come si fa, ma anche che cosa occorre: la fiducia dell’accoglienza e la forza della tenerezza. Oggi questa esperienza mi viene in mente, mentre riapro la pagina del profeta Isaia, che ascolteremo nella messa della notte di Natale: «un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio». Il Padre continua a consegnare a noi il suo Figlio, dono incomparabile di grazia. Sa la nostra indegnità, quanto siamo contraddittori, ingrati e spesso indifferenti. Sa che le nostre mani sono sporche di egoismo, ruvide di cattiveria, fredde di affetti, indurite dalla paura. Sa di rischiare il rifiuto, eppure non si stanca di donarci il Bambino che nasce a Betlemme. Sorprendente fiducia di Dio verso di noi! Il Natale ci svela a noi stessi: siamo capaci di aprire il cuore a Gesù, siamo capaci accoglierlo e di lasciarci cambiare dentro grazie all’incontro con Lui, per levare al cielo mani pure e vivere da fratelli. Auguro a tutti di essere colti dallo stupore della grazia del Natale e di viverlo nella pace e nella gioia.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Dai che è di nuovo Natale, dai che ci vogliamo più bene, dai che guardiamo con maggior benevolenza chi supera il tram sfiorando i pedoni che transitano sulle strisce, dai che sorridiamo sornioni a chi lascia i rifiuti fuori dal cassonetto, dai che ci facciamo una risata pensando che i sacchi dell ‘umido sono per strada poiché qualcuno si è portato via il contenitore verde, dai che apostrofiamo mentalmente con un “brutto cagnolino” il simpatico amico a quattro zampe che ha lasciato un ricordino sul marciapiede e sulle nostre suole, dai che diamo un buffetto amichevole sulla spalla al turista che ingombra l’entrata del tram con due valigie e uno zaino mentre un metro più avanti e ‘è una carrozza vuota, dai che un “Buon Natale!” non lo si nega a nessuno, neanche all’odioso dirimpettaio tanto poi lo sistemiamo (non per le feste, almeno non quelle natalizie…) appena passata l’Epifania, dai che mandiamo gli auguri attraverso un messaggio unico e informale a tutta la nostra lista di contatti telefonici, dai che anche quest’anno ci affanniamo per i regali ma: “l’anno prossimo mi prendo prima eh! Non si può far tutto all’ultimo minuto…”, dai che andiamo a Messa a mezzanotte (e arriviamo pure in ritardo, ma quando c’è il mandorlato in tavola chi si alza più…), dai che fino a Pasqua poi siamo a posto, dai che abbiamo finalmente un pò ‘più di tempo per noi (e lo passiamo a giocare con il cellulare…), dai che speriamo nevichi perché il manto bianco rende tutto più bello e ci fa slittare con l’auto, mossa per prendere il quotidiano ali ‘edicola distante duecento metri (“Ma fa freddo, nevica! Mi muovo a piedi? “), dai che ci scarichiamo il film appena uscito al cinema e lo guardiamo a santo Stefano, così non spendiamo i soldi dei biglietti e truffiamo lo stato e gli esercenti, dai che cambiamo il piano tariffario del cellulare così ho più giga per ascoltare la musica, dai che andiamo in centro per vedere le luminarie ma “Con i soldi che spendono per tutte ‘ste luci potrebbero fare un sacco di cose più utili”, dai che stiamo a casa perché le strade sono male illuminate e “Quest ‘anno il Comune non aveva soldi per mettere neanche due luci… “, dai che siamo sempre più insofferenti ma a Natale ci sforziamo di mascherarlo al meglio, dai che pensiamo solo al nostro piccolo orticello e il bicchiere é sempre mezzo vuoto, dai che “Per fortuna anche queste feste sono passate “, dai che “il Natale quando arriva arriva “.

(dai che) vi stimo e spero stiate alla larga da tutte queste banalità e luoghi comuni, cercando per voi e la vostra famiglia il significato più profondo di Cristo che nasce. Buon Natale!

LA GIOVANNINA

Perché questa novità?
Ognuna delle nostre parrocchie ha il proprio foglio settimanale. A San Giuseppe nel Villaggio San Marco da trentacinque anni viene diffuso «Comunità e Servizio» e al Corpus Domini nel Quartiere Pertini si stampa «Già e non ancora». Ambedue sono strumenti utili alla comunità parrocchiale per svolgere una buona comunicazione interna e per farsi conoscere nel territorio. Ora sembra giunto il momento di convergere gli sforzi in un unico strumento, condividendo esperienze e risorse. Il vantaggio funzionale è a servizio dell’arricchimento dei contenuti e dello sviluppo della comunicazione. Nel nuovo settimanale avremo quattro pagine totalmente condivise, mantenendo però le singole testate storiche in facciata. Per questo numero d’esordio ringraziamo Monique Pistolato del Corpus Domini per il bel racconto che ci ha donato. L’ultima pagina sarà dedicata agli avvisi delle attività in programma nelle nostre due parrocchie: questa sinossi stimolerà la conoscenza comune e la voglia di fare insieme.

Da “LETTERA APERTA” – 31 dicembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 31 dicembre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il periodico, con le sue consuete otto facciate A3, riporta notizie, commenti e problemi in gran numero. Per chi è interessato alle problematiche pastorali delle parrocchie “Lettera aperta” è tutto da leggere.

Comunque segnalo alcuni articoli che mi paiono i più significativi.

I dati della parrocchia. Questo articolo permette di capire le osmosi tra parrocchia e parrocchiani (il calo demografico, la quasi scomparsa dei matrimoni religiosi, la forbice sempre più larga tra nati e morti).

L’attività del gruppo San Camillo che si occupa degli ammalati e dei vecchi.

Il corso prematrimoniale che finalmente diventa interparrocchiale.

La benedizione degli animali che pare siano diventati degni di attenzione come i bambini (vedi la popolazione dei cani).

don Armando

I DATI DELLA PARROCCHIA
in primo piano

Già fin d’ora possiamo dare un primo bilancio della vita della parrocchia, quello forse più prezioso, perché riguarda le persone della nostra comunità. Indichiamo con chiarezza la situazione. Nel 2017 abbiamo avuto 31 Battesimi, 8 dei quali di residenti in parrocchia e gli altri da fuori (nel 2016 furono 44 e 11 residenti qui). Nell’ultimo anno ci sono state 74 prime Comunioni (di quinta elementare). Fra questi ragazzi 28 erano residenti qui. L’anno prima ce ne furono 52 e 31 figli di famiglie nostre. Quanto alle Cresime: nel 2017 ce ne sono state 64 con 34 residenti (71 e 28 nell’anno precedente). I Matrimoni invece sono stati 11 negli ultimi 12 mesi, ma soltanto tre coppie residenti in parrocchia. L’anno prima i dati sono stati inferiori: 9 Matrimoni con 4 coniugi residenti. Funerali: al 23 dicembre sono stati 75 dei quali 45 abitanti nelle nostre strade, poco più del 2016 quando le sepolture sono state 70 con 43 nostri residenti. Fin qui i dati crudi che ciascuno può interpretare come meglio ritiene. A mio parere ne risulta che:

– la parrocchia invecchia e perde residenti. La forbice morti e nati che abitano qui si allarga sempre più. Tanto più che ai dati riportati qui sopra andrebbero aggiunti i funerali in cimitero e quelli laici (in aumento). Pochi sono invece i bambini non battezzati. Quasi mai una coppia giovane viene ad abitare qui. Torna semmai quando i figli hanno qualche anno di vita (dati rilevati dalla benedizione delle famiglie);

– i matrimoni restano davvero pochissimi. Non perché tutti facciano la liturgia civile, ma per il fatto che prima di compromettersi le coppie aspettano. Bisogna osservare che questo non riduce comunque la percentuale delle separazioni;

– i non residenti mollano per primi un percorso di fede. Basta guardare per esempio i dati dell’attuale prima media, l’anno dopo la comunione e in preparazione alla cresima;

– i funerali sono in aumento costante. Attenzione però, perché negli ultimi mesi si è abbassata drasticamente l’età media per le sepolture: da fine settembre a Natale 8 adulti fra i 42 e i 52 anni.

Queste le considerazioni che per prime mi scendono dalla penna. Neanche di striscio ho voglia di arrendermi, ma se ho riportato queste indicazioni è perché domando a tutti di pensarci, di rimboccarsi le maniche e di favorire la ripresa anche nella nostra comunità.

don Gianni Antoniazzi.

TESTIMONIANZA
il Gruppo San Camillo

Non è a caso che il Gruppo sia intitolato a San Camillo, perché la spiritualità, l’ideologia ed il messaggio di questo Santo vogliono essere la nostra guida. San Camillo è stato un campione del volontariato gratuito nel campo dell’assistenza, non solo nelle strutture ospedaliere del tempo,

ma anche presso il domicilio di bisognosi, vecchi, orfani, persone sole, gente senza alcun appoggio. Cerchiamo di venire incontro ai numerosi bisogni nelle case dove la solitudine, la vecchiaia, l’infermità invocano aiuto e solidarietà. Offriamo gratuitamente parte del nostro tempo alle persone sole o anziane della nostra parrocchia e prendiamo a cuore i loro problemi.

Il nostro principio fondamentale è che la parrocchia venga vista come una unica grande famiglia e di conseguenza si comporti come tale. Nessun parrocchiano dovrebbe sentirsi abbandonato e lasciato solo tra le sue quattro mura. In sostanza il nostro Gruppo vuole fungere da cinghia di trasmissione o cordone ombelicale tra la parrocchia e queste persone, che il più delle volte escono pochissimo o per nulla dalle loro case. A tal fine portiamo in queste case messaggi e lettere del parroco in particolari occasioni quali, ad esempio, la Madonna della Salute, Natale, Pasqua, ecc., oltre a riferire notizie su ciò che succede nella vita parrocchiale. Avvisiamo anche i sacerdoti, oppure il diacono o i ministri, quando queste persone desiderano ricevere i sacramenti. In tal modo cerchiamo di far capire ai nostri assistiti che anche loro fanno parte a pieno titolo della grande famiglia della parrocchia. E soprattutto che non devono sentirsi parte passiva ma ben attiva perché, e questo glielo ricordiamo sempre, tutti noi abbiamo bisogno delle loro preghiere. Cosa fa in concreto il nostro Gruppo per queste persone? Forse posso ripetere, a tale proposito, una frase di Madre Teresa di Calcutta: “Non possiamo fare grandi cose ma piccole cose con amore”. Posso dire che le persone che seguiamo, talvolta anche per molti anni, finiscono per fare parte della nostra vita, ci affezioniamo a loro e a nostra volta sentiamo il loro affetto. Il più delle volte ci rendiamo inoltre conto di rappresentare per i nostri assistiti un valido punto di riferimento. È importante la continuità del rapporto. Certo, anche noi possiamo assentarci per ferie, malattia o avere dei problemi. In questi casi telefonate, letterine o cartoline fanno comprendere alle persone assistite che non vengono dimenticate e, se venissero ricoverate in ospedale o accolte in una struttura per anziani, le nostre visite non cesserebbero. Il nostro Gruppo si riunisce ogni primo mercoledì del mese con un sacerdote ed il diacono per scambiare idee e proposte e parlare dei problemi che ci riguardano. Una preghiera e la lettura di un testo riferito alla nostra attività ci danno nuovi impulsi e nuova energia per il nostro operare. Volentieri parleremmo del nostro Gruppo con chi avesse un po’ di tempo.

Segreteria parrocchiale tel. 041 5352327

FIDANZATI
Permettetemi di ricordare ancora il corso fidanzati che inizia da sabato 13 per le 5 parrocchie della nostra collaborazione pastorale. È rivolto a tutti i giovani che mettono in conto il matrimonio nel 2018 o nei primi mesi del 2019. Il corso è aperto anche a coloro che volessero conoscere il Vangelo in relazione alla coppia, e dunque invitiamo anche quelli che vivono di un amore stabile e non hanno ancora fissato il matrimonio oppure non potranno celebrarlo per le più diverse ragioni. Vi aspettiamo. Iscrizioni in segreteria (0415352327).

BENEDIZIONE DEGLI ANIMALI
Desidero annunciare fin d’ora che sabato 20 gennaio, alle ore 15.00, davanti alla chiesa, ci sarà la benedizione degli animali. Bisogna sapere che mercoledì 17 si celebra la memoria di Sant’Antonio abate, monaco egiziano molto legato, nella tradizione cristiana, agli animali. Qui in parrocchia attendiamo il primo sabato utile e in quell’occasione, facendo memoria anche del Santo del III secolo d.C, daremo la benedizione alle creature ugualmente amate dal Signore.

Chi volesse portare i propri animali ricordi che, per i cani, è necessario provvedere al guinzaglio ed eventualmente alla museruola. Lo scorso anno è andato tutto bene, ma sarebbe un peccato se qualche animale dovesse rovinare la celebrazione per aggressività verso gli altri.

Da “LETTERA APERTA” – 24 dicembre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Don Gianni, il parroco, citando il giornalista Massimo Gramellini, non spezza solamente una lancia ma tutta la sua faretra contro uno dei tanti interventi di corto respiro di certi dirigenti scolastici i quali, preoccupati di non disturbare la cultura religiosa di extracomunitari o non credenti, sostituiscono i segni della cultura e della fede cristiana con formule insulse e prive di intelligenza. Il confronto di pensiero, di tradizioni e di religioni diverse è di certo utile per tutti.

L’intero periodico è, come sempre, ricco di iniziative e di riflessioni sulla vita spirituale, liturgica e pastorale.

don Armando

GESÙ CENTRO DEL NATALE

La cultura mondana offusca il senso del Natale e noi ci lasciamo andare a mille stupidaggini Spetta ai cristiani di ritrovare l’annuncio del Vangelo e quindi raccontarlo senza paura di divisioni.

Dorotea Russo, dirigente della scuola “Italo Calvino” di via Frigia (Milano), domenica 17 ha organizzato la “Grande festa delle buone feste”. Nessun riferimento al Natale, per non discriminare alcuno. Massimo Gramellini, giornalista acuto, scrive: “Quale enorme danno può creare nella psiche di un bambino la decisione arrogante, tipica della mentalità competitiva occidentale, di stabilire una gerarchia tra feste presunte grandi e feste medie, medio-piccole, festicciole e, non sia mai, festini…!”. E continua: “Anche la parola festa è senza rispetto verso chi non ha proprio nulla da festeggiare”.

In ogni caso, dunque, si finisce per urtare la sensibilità di qualcuno a meno che non si smetta di averne una di propria. “Nel mondo slavato dei non luoghi e delle non identità, l’unica soluzione è la negazione perpetua”, ha annotato Gramellini. Arriveremo alla versione “Non auguri di non buone feste di non Natale?”. Chi cerca “Natale” nelle immagini di Google trova palline, gatti, luci, stelle, renne, babbi Natale, pupazzi, alberi, vischio, campanelle, candele, slitte, neve, spumante, panettone, anche donne mezze nude, ma nessun Cristo Signore fra le prime 500 immagini.

La colpa è di noi cristiani che non conosciamo più la ragione della nostra fede. Se siamo di Cristo annunciamo il Natale del Vangelo. Se riduciamo la festa ad un banale “vogliamoci bene” e a una preghiera per la pace, anche il più struzzo dei tacchini sentirà che la fede è in agonia e chiederà che, in Italia, il cadavere del Cristianesimo venga sepolto. L’annuncio del Natale ha un’energia esplosiva: Cristo-Dio rinnova per noi la sua presenza nella storia, la guarisce, la risana e noi nasciamo come Suoi figli. Se questo non ci rallegra ci siamo oramai assuefatti a tutto.

don Gianni Antoniazzi

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” – 31 dicembre 2017

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA‘” – 31 dicembre 2017
settimanale della parrocchia omonima di Via Terraglio

Non è mio compito e neppure sono in grado di valutare lo spessore religioso di questa parrocchia, però sono sicuro che il relativo settimanale rappresenta una voce di eccellenza per i contenuti e gli apporti da parte dei lettori.

Don Angelo, il parroco, offre una profonda riflessione sul tempo e sul “non tempo”, cioè l’eternità, citando sant’Agostino, Leopardi e Heidegger. Per noi povere creature modeste e di cultura limitata c’è di che smarrirsi di fronte al pensiero di questi filosofi e farci concludere che è preferibile sognare e sperare nel domani certi “nell’efficacia degli auguri”.

Il primo “Caro don Angelo” mette in crisi anche i più convinti assertori della solidarietà universale: leggere l’articolo per esserne convinti.

Suggeriamo agli interessati di queste problematiche di leggere direttamente il periodico.

don Armando

Questo nostro

Come sempre, è opportuno citare s. Agostino, grande teologo e nel contempo grande filosofo, in merito al tema e al problema del tempo: “io so che cosa è il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo”. Il testo si trova nelle Confessioni al libro XI. Ed è proprio così; le scadenze, come quella della celebrazione dell’anno nuovo, sono conteggiate in modo artificioso; di fatto il tempo ci ha avvolto fin dal momento della concezione nel seno di nostra madre e ci accompagna silenziosamente ma inesorabilmente per tutto la vita fino all’ultimo respiro. In concreto solo la morte ci sottrae al coinvolgimento del tempo e ci pone fisicamente nella staticità della non-vita. Il credente oppone al tempo l’eternità che per cercare di intenderla la definiamo non-tempo. Credo nell’eternità come il non-tempo in cui abita Dio ma, come per il tempo, non chiedetemi cosa sia perché non ve lo so dire. Un grande filosofo del secolo scorso, Heidegger, ci ha ampiamente illustrato con un discorso molto articolato ed esemplificativo in una sua grande opera Sein und Zeit (essere e tempo) che tra essere e tempo c’è una stretta connessione; tra la nostra esistenza ed il tempo esiste un matrimonio indissolubile che non prevede alcun divorzio, alcuna divaricazione. Siamo costretti a vivere nel tempo che qualifica inevitabilmente la nostra condizione umana. Ieri ero bambino ed oggi mi ritrovo vecchio; possiedo fortunatamente un magazzino, che non so dove si trovi ma abita certamente in me; fin che conservo la lucidità mentale in questo magazzino, che solitamente chiamiamo memoria, conservo tutto, impressioni, gioie e dolori, sconfitte e vittorie, sublimazioni e umiliazioni. Qualche sentimento è andato talmente a fondo nel magazzino che faccio difficoltà a ritrovarlo, ma c’è e con pazienza lo cerco e lo ritrovo. Ed ora iniziamo un nuovo anno e contiamo sulla benedizione di Dio che è Signore del tempo e dell’eternità. Come sarà il nuovo anno? Credo che valga la pena di citare una volta ancora la parte finale di quella splendida operetta morale di Leopardi dal titolo “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” (almanacchi, termine ottocentesco per dire calendari):

Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque (per l’anno nuovo) ?

Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.

Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo?

Venditore. Appunto.

Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest’anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d’opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita dì prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principìerà la vita felice. Non è vero?

Il realismo leopardiano ci aiuta a tener per buone le illusioni condite di auguri e nel contempo di essere talmente smaliziati da non lasciarci prendere dal pessimismo di fronte alle difficoltà che incontreremo nel nuovo anno.

don Angelo Favero

Caro don Angelo
12 mila sono gli euro che il nostro paese ha intenzione di riconoscere a chi offrirà ospitalità ad un profugo.
Viceversa risultano 480 gli euro che lo stesso stato riconosce ad una famiglia che intenda mettere al mondo un bimbo. Da sempre sono convinto che al di là delle ideologie tutte legittime sia il conto economico che ne dimostra il vero obiettivo anche se magari indiretto. In un paese normale, e ce ne sono parecchi in Europa, il riconoscimento di un supporto economico alle famiglie rappresenta una forma di spesa pubblica che diventa un investimento.

Viceversa quando le priorità come in Italia risultano espressione di una terribile ideologia che altro non è che la declinazione finale ed estrema di un sentimento anti occidentale si arriva con questi provvedimenti finalizzati a minare alle radici la stessa sopravvivenza di un popolo, di una nazione, di un’identità: quella italiana.

Francesco Pontelli

Da “SEGNO DI UNITA'” – 24 dicembre 2017

Da “SEGNO DI UNITA’” – 24 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di Santa Maria della Pace di Bissuola

Molto bello l’articolo di fondo in cui don Liviano, il parroco, denuncia il grave pericolo che possa sopravvivere una “festa civile del Natale”, privata dell’ineffabile mistero e di cui l’aspetto festivo è solamente una bella cornice, ma assurda e insignificante se non inquadra la consolante verità del “Dio con noi”.

don Armando

SE TOGLIAMO GESÙ, CHE COSA RIMAME DEL NATALE?

Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale!”. Guardando il Bambino nel presepe, Bambino di pace, pensiamo ai bambini che sono le vittime più fragili delle guerre, ma pensiamo anche agli anziani, alle donne maltrattate, ai malati… Le guerre spezzano e feriscono tante vite!

Dice il profeta Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce». La vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura.

E’ una notte di gloria, quella gloria proclamata dagli angeli a Betlemme e anche da noi in tutto il mondo. E’ una notte di gioia, perché da oggi e per sempre Dio, l’Eterno, l’Infinito, è Dio con noi. E’ una notte di luce: quella luce, profetizzata da Isaia, che avrebbe illuminato chi cammina in terra tenebrosa, è apparsa e ha avvolto i pastori di Betlemme.

Gioia e letizia ci assicurano che il messaggio contenuto nel mistero di questa notte viene veramente da Dio. Non c’è posto per il dubbio; lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità.

Non c’è spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del cuore.

PERIFERIA DELLA PERIFERIA

Qualche giorno fa, con don Liviano, si constatava come, venendo a Bissuola dal centro, sembra che la città finisca, più o meno, all’incrocio con via Baglionì. Dopo di che “hic sunt leones”. Per chi non lo sapesse, questa era la scritta che nel medio evo, ma anche più tardi (prima comunque delle grandi esplorazioni), appariva sulle carte geografiche dell’Africa. Come a dire, qui non ci andate se non volete rischiare la vita, qui non ci andate perché c’è solo il nulla.

Una prova? Le luminarie natalizie non arrivano neanche al Berna, se non vado errato. Oltre c’è il buio. Vabbè, i negozi sono pochi, ma ci abita la gente, ci abitiamo noi, o no? Nemmeno il piazzale del monumento è illuminato, non dico a Natale, ma neanche durante gli altri periodi dell’anno.

Le poche luci per Natale sono quelle che i privati cittadini mettono su davanzali, terrazzini e finestre.

Le strade laterali sono poco illuminate, guardate via Casona, per esempio, che tanto “laterale” non è.

Circolare in bicicletta è pericoloso perché le automobili (e anche i bus, per non parlare dei mezzi commerciali) sfrecciano che neanche in formula uno.

E non mi pare ci sia sto gran servizio di autobus: guardando l’elenco dei servizi sembra ci siano diverse linee per Bissuola, poi andando a vedere gli orari ti accorgi che di fatto ci sono due linee con tre corse giornaliere, il 24 percorre via Bissuola solo dal monumento fino alla “Serenella”, per andare alla stazione e tornarci devi fare il giro turistico di Mestre, a meno che non ti assoggetti a fare qualche cambio. Sai che gusto con valige o borsoni? Per gli anziani è proibitivo.

Voltiamo pagina, è Natale. Poi viene Capodanno e la Befana, o meglio l’Epifania. Tutti affrontano questi quindici giorni con la puzza sotto il naso, sacramentando contro il traffico, le spese “obbligate”, i pranzi con il parentado quando era meglio andare a fare le ferie altrove. E poi gli uffici sono chiusi, le forniture dalle fabbriche si interrompono, non trovi un medico che ti venga a casa ma neanche in ambulatorio, il pronto soccorso è pieno di stranieri, e via con le geremiadi. Di Gesù non gliene importa a nessuno, o quasi.

Un quotidiano locale riporta in questi giorni delle statistiche deprimenti (vedi messaggio di don Liviano in ultima pagina) per chi ha fede e crede che Natale sia innanzitutto la memoria di un avvenimento che ha cambiato la nostra storia, la nostra vita, il futuro dell’uomo. Anche qui, durante questo nostro passaggio che si chiama vita, Lui si fa presente. Per chi crede, è Natale e Pasqua allo stesso tempo durante tutto l’anno. Ogni giorno Lui nasce, patisce, muore e risorge.

Nasce Gesù e con lui la Speranza. Ci chiedevamo giorni fa al Gruppo di Ascolto cosa sia la Speranza per i cristiani. Cristo stesso è la speranza, che si fa certezza di salvezza. Gesù è l’attuazione delle promesse del Padre. Scrive S. Agostino: «Dio promise la salvezza eterna e la vita beata senza fine con gli angeli e l’eredità incorruttibile, la gloria eterna, la dolcezza del suo volto, la dimora santa nei cieli, e dopo la risurrezione, Ia fine della paura della morte». E più avanti: «Sembrava però incredibile agli uomini ciò che egli prometteva (…) e perché gli uomini credessero, oltre al patto scritto, Dio volle anche un mediatore della sua fedeltà. E volle che fosse (…) il suo unico Figlio, per mostrare, per mezzo di lui, per quale strada ci avrebbe condotti a quel fine che aveva promesso. Ma era poco per Dio fare del Figlio colui che indica la strada: rese Lui stesso via perché comminassimo guidati da lui sul suo stesso cammino» «Tutto ciò doveva essere preannunciato… E così fu atteso con speranza perché già contemplato nella fede» (“Commento sui salmi” -salmo 109).

La fede genera quindi la speranza e ci spinge alla carità, quindi all’amore per i fratelli. Papa Francesco ha detto un giorno: «La speranza ci fa camminare mentre le nostre sicurezze, specialmente materiali, non ci salveranno». «Contemplando il presepe, ci prepariamo al Natale, sarà veramente una bella festa, se accoglieremo Gesù, seme di speranza che Dio depone nei solchi della nostra storia personale e comunitaria». Buon Natale, con tutto il cuore

Virgilio

CALALZO 2017
Uscita gruppo Giovanissimi dal 27 al 30 dicembre

Non è la prima volta che Calalzo fa da cornice alle nostre uscite invernali. Ma si sa che non è la località che incide in queste esperienze, ma piuttosto il clima (non quello meteorologico) che si riesce a vivere in quei, seppur pochi, giorni. Quest’anno, tredici ragazzi del Gruppo Giovanissimi, accompagnati dai loro animatori e da due cuochi di eccellenza (i coniugi Salgaro, che ringraziamo sin d’ora per la disponibilità) trascorreranno quattro giorni assieme, ovviamente non solo per una vacanza!!

Temi, riflessioni, attività avranno un denominatore comune che sveleremo al ritorno per non togliere la sorpresa!

Ringraziamo anche l’Associazione patronato Bissuola per aver contribuito. Ora, come Papa Francesco, vi chiediamo solo una cosa: ricordatevi di pregare per noi! Grazie

dalla scuola materna
SCUOLA APERTA
Iscrizioni a. s. 2018-2019

Giovedì 18 gennaio 2018 alle ore 17.00 presso la scuola materna di via Porto di Cavergnago, si terrà un’assemblea informativa.

Le iscrizioni riguardano i bambini nati nel 2015 e i bambini nati entro aprile 2016.

Scuola aperta significa che i genitori,(e nonni e zii) insieme ai loro figli, possono visitare i locali della scuola, conoscere il personale, dialogare con le educatrici, chiedere informazioni.

La Scuola dell’Infanzia offre soluzioni di ingresso e uscita dalle 7.50 alle 16.00 con possibilità di aderire al post-scuola (dalle 16.00 alle 16.30).

Propone attività, extra-scolastiche come l’approccio alla lingua inglese, la pratica di yoga, nuoto e judo con istruttori qualificati.

Attua un progetto di continuità con la Scuola Primaria, effettua uscite didattiche, organizza un Centro estivo e molto altro.

La scuola ha un sito piacevole da consultare per essere aggiornati sulle attività, sulla storia, sulle strutture corredato da simpatiche immagini e fotografie.
www.madonnadellapace.jimdo.com Sede: via Porto di Cavergnago, 5