Da “UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO” – 18 marzo 2018

Da UNA COMUNITÀ SULLA VIA DI SAN PAOLO – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia di San Paolo di via Stuparich

Di particolare c’è da segnalare una lunga relazione che un componente del Gruppo Famiglie di questa parrocchia fa di un ritiro nella comunità monastica di Marango.

Credo sia importante segnalarlo perché anche altri gruppi potrebbero utilizzare questo luogo di spiritualità per momenti di riflessione religiosa, sempre disponibile all’accoglienza e ad una proposta religiosa qualificata.

don Armando

VISITA AL MONASTERO DI MARANGO:
INCONTRO CON LA MEDITAZIONE DI D. ALBERTO VIANELLO

Quale fede nella sofferenza? A partire dalla parola di Dio, riflettiamo insieme sulla possibile esperienza del Signore e se la Fede ci può aiutare quando sperimentiamo la fragilità della nostra costituzione umana.

In una giornata di pioggia, sorella MarìaPina con un grande sorriso ci dice “Togliti il cappotto” e “il caffè è pronto”. Così siamo stati accolti domenica scorsali marzo al Monastero di Marango, nella campagna di Caorle, dove vive una piccola comunità monastica nata dall’iniziativa del prete Diocesano Don Giorgio Scatto e composta oltre che da fratelli e sorelle anche da alcuni piccoli. La Comunità, chiamata anche Piccola famiglia della Risurrezione, pratica largamente l’accoglienza vissuta nella più assoluta gratuità e nell’assenza di giudizio nei confronti delle persone che bussano alla porta del monastero. Un’accoglienza che abbiamo ritrovato amplificata durante una bellissima Liturgia, che ha coinvolto direttamente anche noi della Comunità di San Paolo nell’Offertorio, nella lettura della Parola, nello scambio della Pace a tutti i presenti, a sottolineare che siamo tutti fratelli e dobbiamo sentirci, a Marango, a casa. In trentacinque siamo partiti da Mestre. Siamo andati far visita al Monastero per pregare e riflettere assieme al monaco Don Alberto Vianello su di un tema difficile, intimo e doloroso ma che tutti conosciamo: la sofferenza. Chi di noi non è stato toccato dalla sofferenza? Cosa può aggiungere o togliere la fede alla nostra piccola o grande sofferenza? “Quale fede nella sofferenza?” è il titolo dato al nostro incontro da Don Alberto che ricordando la sua esperienza personale di sofferenza, la perdita di molti familiari quando era ancora ventenne, ci dice: “…non mi sono mai sentito solo: l’aiuto degli altri mi ha fatto cogliere una presenza che mi sosteneva… ” “… pensavo che se la morte è la fine di tutto allora la vita è una grande presa in giro e non ha alcun senso” per poi concludere il racconto con “..credo in Gesù perché mi promette la Resurrezione e mi fa ricongiungere con i miei cari.” Don Alberto è molto chiaro in questo: la fede non ha la pretesa di togliere la sofferenza, non chiede di offrire la sofferenza a Dio, non dice mai che ci avvicini di più a Dio. La fede aiuta a vivere la sofferenza. Mai nella Bibbia si dice che Dio mandi le sofferenze, oppure che “si serva” di esse per far capire qualcosa all’uomo patisce Lui, purché non patiscano i suoi figli: questo è il senso della croce di Gesù “…ai funerali io mi rifiuto di dire la frase: – il Signore l’ha chiamato a sé- perché Dio non decreta la morte di nessuno: la morte è entrata per invidia del diavolo ” e prosegue: ” ..Dio è tutto e solo bene, è amore e vita che splende e non è in grado in nessun modo di concepire qualcosa di negativo..”, “..Dio ci è Padre e anche Madre: quali sono i genitori che vorrebbero la sofferenza dei propri figli? “. Anche Gesù non ha mai dato valore positivo al dolore: libera un uomo da uno spirito impuro, guarisce la suocera di Pietro, guarisce un malato di lebbra. Ed è sul brano del Vangelo dove Gesù guarisce un paralitico portatogli da quattro accompagnatori (Me 2,1-12) che Don Alberto ci porta con la sua riflessione: “Gli accompagnatori che portano il peso del malato e che scoperchiano il tetto mostrano un atteggiamento di grande forza e carità..” per poi aggiungere “..portare ha anche un altro significato ovvero intercedere, creare un rapporto tra il malato e Dio” a sottolineare che è “nella vicinanza con gli altri che ritroviamo il Signore” e come dirà più avanti “…la cosa più importante con le persone sofferenti è il contatto personale, farle sentire che in quel momento si è del tutto per loro e non con il pensiero rivolto alle prossime cose da fare”. E la guarigione? “E’ nella frase che Gesù dice al paralitico – Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati- che Gesù spiega il legame tra salvezza e guarigione” spiega Don Alberto ad indicare che il perdono è esperienza diretta con il Signore, di comunione aperta con Lui. “La guarigione è segno di questo perdono, di questa guarigione più profonda che è la guarigione interiore, la salvezza, perché di guarigione interiore si tratta e non di guarigione esteriore, il benessere fisico” per poi applicare la sua riflessione anche alla pratica quotidiana “..nei nostri giorni ciò che conta invece è la guarigione esteriore, il benessere del fisico. Ciò che doveva essere un mezzo, è diventato il fine. Il benessere del corpo, la guarigione esteriore sono diventati il fine perché la malattia e la morte sono viste come sconfitte personali e sono di scandalo. Il benessere del rapporto con il Signore è messo a servizio del benessere fisico: ci sono sessantenni-settantenni che vogliono apparire come ventenni e genitori che assumono atteggiamenti dei figli adolescenti e così facendo non permettono ai ragazzi di crescere, di diventare adulti..”. Seduti a cerchio nella sala, ascoltavamo attenti il fluire delle parole di Don Alberto. Vicino a lui, Paolo un medico che frequenta molto la comunità e che opera con i malati terminali. Paolo è stato invitato al nostro gruppo per portare la sua testimonianza. Prima di aprirci timidamente anche alle nostre testimonianze, tutte diverse ma tutte autentiche, un’ultima riflessione del monaco che ci aveva guidato fino a quel momento: “Gesù, rispetto ai due ladroni, è morto subito perché Lui aveva donato la vita prima che si compisse la morte”. “Se noi facciamo della nostra vita un dono, la morte non diventa la protagonista. Chi è ripiegato su sé stesso vede nella morte la fine di tutto. Il donarsi agli altri è una morte continua che diventa vita”.

a cura di Gruppo Famiglie della Parrocchia

Da “IL NOTIZIARIO” – 18 marzo 2018

Da “IL NOTIZIARIO” – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia di Santa Rita di via Miranese

Il parroco, don Franco, è uno dei pochi sacerdoti che tiene, lui stesso, il commento al Vangelo e lo fa bene anche se in maniera succinta.

Questo parroco poi, che cura con particolare attenzione l’aspetto liturgico della vita religiosa della parrocchia, non solo presenta i vari incontri del triduo pasquale, ma li incornicia con brevi riflessioni che aiutano i fedeli a coglierne il significato profondo.

don Armando

Per Riflettere

E’ l’ora della nostra Pasqua
Il racconto del Vangelo presenta un andamento piuttosto insolito. Si apre, infatti, con la richiesta di vedere Gesù fatta a Filippo. Normalmente le persone si accostano a Gesù direttamente.

Qui, invece, ci sono dei Greci «simpatizzanti» che battono una via diversa. In qualche modo costringono Gesù a uscire allo scoperto e a svelare le sue vere intenzioni. In quell’occasione, infatti, Gesù parla di sé e di quello che gli sta capitando in maniera esplicita, ma lo fa usando l’immagine del chicco di grano.

Sente che è arrivato il momento di decidere che cosa fare di sé e della sua vita. Se vuole che la sua vita serva a qualcuno e a qualcosa, occorre che la metta a disposizione. E lui lo fa con grande lucidità e determinazione. Non ha nessuna intenzione di scappare dalla morte che i Giudei gli stanno preparando, e a quei Greci fa sapere che la sua morte non sarà solo frutto di una condanna inqualificabile. Egli muore perché accetta di morire.

Non si difenderà da questa ingiusta decisione, ma l’accetterà perché si veda fin dove arriva il suo amore per l’umanità. E’ sicuro che da questa morte accettata per amore Dio Padre saprà trarre una quantità incredibile di benefici, proprio come succede a un chicco di grano, costretto a essere interrato e a “morire” se si vuole che sia fertile e si moltiplichi. Questa immagine, però, fa capire molto bene anche la logica che ogni cristiano deve seguire nella sua vita. Anche il cristiano deve imparare la lezione del

grano, perché chi non la impara e resta chiuso in sé stesso, senza allargare il cuore a Dio e agli altri, senza in qualche modo rinunciare a se stesso e mettere al primo posto le persone che ama, non interpreta la vita del maestro e finisce per rendere improduttiva anche la propria.

Don Franco

Da “PROPOSTA” – 11 marzo 2018

Da “PROPOSTA” – 11 marzo 2018
settimanale della parrocchia di San Giorgio di Chirignago

Questa settimana il periodico esce con due facciate in più. Segnalo un bell’articolo di don Sandro Vigani che collabora con il parroco nella pastorale di questa comunità. Il titolo si commenta da solo: “Abbiamo bisogno di profeti”. Consiglio a tutti di leggerlo.

C’è poi, di notevole, una cronaca troppo lunga per essere riportata, sul pellegrinaggio vecchia maniera, cioè a piedi, all’abbazia di Follina. Questa parrocchia mette in programma almeno due di questi pellegrinaggi ogni anno. Credo che il “recupero” di questo tipo di proposta religiosa possa ancora rappresentare una bella e positiva esperienza pastorale.

Infine segnalo ancora molto positivamente la scelta di pubblicare una pagina del bollettino della parrocchia della SS. Trinità del villaggio Sartori scritta dal parroco, don Angelo Favero. Perché non utilizzare quello che di positivo possono fare gli altri colleghi?

don Armando

ABBIAMO BISOGNO DI PROFETI

Abbiamo bisogno di profeti che ci facciano riscoprire il rischio della provvisorietà, quando le sicurezze si assottigliano e diventano più luminose le cose che sono essenziali per la vita.

Abbiamo bisogno di profeti che parlino il linguaggio dell’utopia e ci allenino così a “volare alto”, spendere il nostro tempo e la nostra fatica per ideali che sembrano irraggiungibili.

Abbiamo bisogno di profeti che ci liberino dalla prigione di dottrine e morali che hanno la pretesa di chiudere la verità dentro idee e regole di vita troppo chiare e distinte, e ci aiutino invece ad innamorarci di Cristo che è la verità, e rincorrere l’uomo – ogni uomo – nel quale sempre risplende un frammento della verità di Dio.

Abbiamo bisogno di profeti che smascherino la menzogna di chi ci dice che tutto è definitivo, nulla può cambiare, e ci convincano invece che tutto può essere rimesso in gioco, le situazioni possono essere sovvertite per lasciare “spazio” alla novità di Dio.

Abbiamo bisogno di profeti che parlino la lingua della vita degli uomini, dicano parole che vengono dal cuore e perciò hanno un peso e uno spessore, e ci insegnino in questo modo a pronunciare parole impregnate di sudore, lacrime e sorriso, che sentiamo (e non solo sappiamo) decisive per la nostra vita, e rifuggire come un anatema le parole vuote, che non hanno alcuna consistenza.

Abbiamo bisogno di profeti liberi e forti, che non hanno paura del pensiero degli altri, perché ci preparino ad a-scoltare veramente, a non zittire e censurare mai nessuno.

Abbiamo bisogni di profeti che ardano di una passione sconfinata per gli uomini, e ci aiutino ad abbandonare la tentazione delle diagnosi distaccate, delle terapie precise e professionali di fronte ai mali del mondo, e farci invece compagni di strada di ogni uomo che la vita ci fa incontrare.

Abbiamo bisogno di profeti che ci difendano dal fascino del potere e del successo, perché gli ultimi, qualunque sia il loro volto e il loro nome, diventino, con le loro sofferenze, i “maestri” della nostra vita.

Abbiamo bisogno di profeti poco abili nell’organizzare, amministrare, gestire il denaro e le cose del mondo, che ci insegnino a non diventare mai dinamici manager del Vangelo e le nostre comunità aziende super efficienti, ma solo umili testimoni di Gesù e le nostre comunità piccole famiglie nelle quali risuona la Parola e viene condiviso il Pane della Vita.

Abbiamo bisogno di profeti che ci comunichino la forza e il desiderio di sognare ancora, quando ci fermiamo un poco, dopo aver lavorato tutto il giorno, stanchi di “aver tirato la carretta” dal mattino fino a sera.

Abbiamo bisogno di profeti che hanno avuto una vita difficile, perché ci difendano dalla tentazione di costruirci le nostre nicchie dorate, ovattate da mille sicurezze e garanzie, e ci costringano a metterci anche oggi a servizio della libertà di Dio, che ci conduce dove vuole.

Abbiamo bisogno di profeti massimalisti, che sanno compiere anche scelte estreme, perché con la loro testimonianza radicale ci insegnino a non stemperare il messaggio del Vangelo in mediazioni “indispensabili”, compromessi “necessari”, “doverose” riletture, fino a smarrirne la forza dirompente e rivoluzionaria. Abbiamo bisogno di profeti amanti della vita, che istillino in noi il gusto della curiosità e l’amore della ricerca, perché non ci riteniamo mai degli arrivati, che non hanno più nulla da imparare. Abbiamo bisogno di profeti, in questa Quaresima.

don Sandro

Da “VITA PAROCCHIALE” – 18 marzo 2018

Da “VITA PAROCCHIALE” – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia della Favorita di via Terraglio

Il numero attuale di questo settimanale riporta una sequenza di “giornate” che interessano pochi “addetti ai lavori”, illustrandole in maniera seppur concisa:

– la giornata in memoria dei missionari martiri
– la giornata per l’eliminazione della discriminazione razziale
– la giornata delle vittime della mafia
– la giornata della sindrome di Down ed infine la ciliegina:
– la giornata della poesia

Il tutto sembra un calendario col nome dei santi. Peccato che questi elenchi non trovino tanti riscontri di attenzione.

Infine segnalo una “simulazione della Pasqua ebraica in versione ufficiale.

don Armando

Haggadà (la cena ebraica)

Per continuare il cammino verso la prima Comunione dei nostri ragazzi, venerdì 9/3, accompagnati dalle famiglie, tutto il nostro gruppo di 5A elementare si è ritrovato in patronato alle 20 per celebrare l’Haggadà.

Guidati in modo semplice e conciso da Don Daniele abbiamo ripetuto i gesti tradizionali degli Ebrei e di Gesù nell’ultima cena, trascorrendo una piacevolissima serata in armonia e in fraterna comunione.

Un ringraziamento particolare a Roberta, Elisa, Lucia, che ci hanno accompagnato con voci e chitarre; il canto è importantissimo per completare la festa. Ancora “Grazie” a Claudio e Angela per l’ottimo vino, gentilmente offerto. Grazie al cuoco Maurizio che ci ha preparato un delizioso agnello e un’ottima pizza.

A tutti GRAZIE per i buonissimi dolci e per la partecipazione.

(Elisabetta)

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 11 marzo 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO”11 marzo 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Don Natalino, il parroco di questa comunità, nell’articolo di fondo che scrive personalmente ogni settimana, depreca la rissosità e le furbizie che i vari partiti politici hanno usato senza ritegno e scrupolo durante la campagna elettorale. Don Natalino critica pure la stampa che ha enfatizzato aspetti marginali dei protagonisti di queste elezioni ed infine mostra la sua delusione perché i cattolici hanno avuto un ruolo troppo marginale e nelle parrocchie non c’è una dialettica ed un confronto che li formi per dare contributi a livello nazionale.

il periodico offre pure un brillante intervento di Alessandro Seno sotto il titolo “Cultura non paga”. Infine segnalo un incontro di giovani avvenuto il 25 febbraio nel patronato della parrocchia, patronato che pare sia un agone di ricerche e di confronto per formare cristiani maturi.

don Armando

GENERARE AMICIZIA SOCIALE
di don Natalino

Veniamo da un periodo, nel quale ci sono stati offerti spettacoli desolanti di contrapposizioni a tratti violente: nei media di carta e di schermo la denigrazione e l’insulto, nelle piazze gli spintoni e i pestaggi, nelle teste la paura indotta e il pregiudizio ideologico. C’è chi ha giocato abilmente con questa agitazione sociale, spingendo la gente a sollevarsi «contro» purchessia. Anche il mondo dell’informazione ha le sue responsabilità, quando ha replicato schemi consunti e si è limitato ad affibbiare etichette, rinunciando a fare il suo mestiere: informare davvero, raccontare la realtà complessa.

Vien da dire che non sono tempi buoni e la tentazione di restare al sicuro e al riparo nei nostri ambiti ecclesiali si presenta facile, quasi una tattica ragionevole. Invece proprio questo è il momento, nel quale bisogna avere il coraggio di uscire, sviluppando la capacità di incontro e di dialogo con tutti, per favorire l’amicizia sociale, di cui il nostro Paese ha particolarmente bisogno. Si tratta di praticare ciò che Papa Francesco ha raccomandato alla Chiesa italiana nel novembre 2015 a Firenze. Andiamo a rileggere quel discorso, non archiviamolo. Partiamo da casa, dato che uscire non significa evadere. Nella nostra comunità ecclesiale c’è ascolto, si dà spazio al confronto? Sappiamo sopportare e gestire i conflitti, proprio perchè il dialogo si realizzi in modo vero e non finto? La capacità di incontro ci porta a cercare di fare le cose assieme, vincendo l’illusione che da soli si fa meglio?

CULTURA NON PAGA

Un’invasione di topi ha scosso Venezia!
No, non allarmatevi. Sembra una notizia legata al degrado e alla mancanza di fognature della nostra bella città lagunare e invece… hanno trovato solo un piccolo ratto all’Accademia di Belle Arti, ma uno piccolo piccolo: si ecco, un Topolino!

E si tratta proprio di lui, di uno dei personaggi più amati dai bambini e, perché no?, anche dagli adulti. Mickey Mouse: questo il suo vero nome all’anagrafe americana dove è nato nel 1928 (novant’anni anni portati splendidamente, non c’è che dire). Nell’ultimo numero del settimanale omonimo ci fa vivere una storia molto bella proprio a Venezia e precisamente nelle splendide Gallerie dell’Accademia da poco restaurate.

IN ASCOLTO DEI GIOVANI/3

Si, venerdì 23 febbraio ho passato «un’ora diversa, un’ora speciale». Dopo l’invito di mia figlia (che già bastava) ho visto anche nelle pagine facebook di Studiopoint e della parrocchia San Giuseppe che il tema di febbraio era «La famiglia e la scuola per i ragazzi».il tutto mi ha creato subito un senso di curiosità e ho deciso di partecipare all’incontro. Quando entro, nel salone del patronato trovo molte sedie posizionate a formare un arena: al centro Luca Valleri, Anita Chinellato, Fabio Poles, Valentina Pavanello, Leonardo Livieri, Francesco Zanatta nel ruolo di educatori, insegnanti, genitori. Attorno una trentina tra ragazzi e genitori. La conversazione a più voci tocca molti temi, ce tanta carne al fuoco. L’incontro si dimostra molto interessante. Mi hanno colpito molto le domande dei ragazzi, protagonisti speciali, in particolare quella rivolta ad un insegnante: se si sentiva male a dare un brutto voto. Ce stata discussione sui voti elettronici a scuola ed è emersa la specialità dello Studiopoint in parrocchia, ormai punto di riferimento per molti ragazzi anche senza lacune. Altri temi evidenziati: l’impegno che deve avere un insegnante nel far apprendere la propria materia e la necessità di avere dei genitori «presenti». Insomma, si stava certamente meglio che al cinema: non cerano semplici spettatori, perché abbiamo parlato proprio tutti, con l’intento di crescere insieme: ragazzi, insegnanti e noi genitori in sintonia e amore.

La prossima puntata di questo ciclo che si intitola «In ascolto dei giovani» è venerdì 16 marzo alle 20.45 in patronato a San Giuseppe e cercherà risposte all’interrogativo: «La parrocchia e la scuola:-quale rapporto?». L’invito è particolarmente rivolto ai genitori, ai ragazzi, ai catechisti, agli animatori e in generale a tutti gli educatori. Ascoltare le nuove generazioni vuol dire scomodarsi, e molto. Ma anche ricevere molto di più. (A. A.)

Da “LETTERA APERTA”- 11 marzo 2018

Da “LETTERA APERTA” 11 marzo 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Don Gianni, il parroco, normalmente – eccetto l’apporto di un articolo di mons. Mario Ronzini su aspetti storici della vita della Chiesa, e di Plinio Borghi per il commento del vangelo della domenica – redige lui stesso tutto il bollettino. In questo numero egli dedica due facciate e mezzo delle sei del periodico, al commento delle elezioni.

Una parte del periodico è poi dedicata alla preparazione alla prossima Pasqua e al “prologo” delle attività estive: grest, vacanze dei giovani alla Malga dei faggi e degli anziani a Villa Flangini.

Segnalo l’articolo di don Gianni sulle elezioni di due suoi amici, uno al Parlamento e l’altro al Senato, perché chi avesse bisogno di qualche servizio in alto o in basso, sappia a chi rivolgersi.

Pubblico pure le attività che hanno bisogno di prenotazione.

don Armando

IL BUONO DI QUESTE ELEZIONI

Concluse le elezioni del 4 marzo mi permetto alcune parole che prima sarebbero state fuori luogo. Non ritengo che il risultato elettorale sia stato del tutto funesto. Anzi: bisogna sottolineare il buono

Ha vinto la democrazia: l’afflusso alle urne è stato alto, in Veneto quasi l’80%. Un traguardo mai raggiunto nella patria della democrazia, gli Stati Uniti. Il nostro Comune non è stato da meno, nonostante le lunghe code sopportate anche da molti anziani. Il voto non è stato soltanto di pancia. Ci sono tutti i segni della riflessione. Per esempio: a livello nazionale Roma ha sostenuto i 5 stelle ma nel voto per la Regione Lazio ha dato 215.000 voti in più a Zingaretti (PD). Gli elettori non seguono abitudini passive ed emotive: riflettono e distinguono. Una sana democrazia comporta cambiamenti. E ce ne sono stati. Piano a dire che questa è soltanto protesta. La Lega governa da anni. I 5 stelle sono passati dal “Vaffa Day” ai toni vellutati, rassicuranti e mai scomposti di giovani in cravatta aperti alla collaborazione. Certo: i cambiamenti spaventano anche me, che non avrei pensato a questo esito, tuttavia portano vita. Il problema resta la legge elettorale che non dà vincitori. Dipende non da Dio, ma dagli uomini. Probabilmente ci saranno presto nuove elezioni. Intanto speriamo che dalle urla della propaganda, si passi presto al lavoro per questa povera Italia,

AUGURI Al “NOSTRI”
sottovoce

Le ultime votazioni, hanno portato a Roma tre persone che in qualche modo hanno a cuore la nostra realtà. Il primo è Andrea Ferrazzi, nostro parrocchiano da sempre. È stato eletto senatore nelle fila del PD e nel suo programma si propone di prestare attenzione alle vicende e ai problemi della nostra zona, vivendo a Roma quanto basta per esporre in Senato le attese di Mestre e Venezia. Il secondo nome è quello di Vanin Orietta, egregiamente eletta senatore nel gruppo 5 stelle. La conosco perché abita alla Cipressina. Tuttavia ella ci è vicina per una ragione più concreta: è sorella minore di Fiorella Vanin, direttrice del nostro centro infanzia il Germoglio di via Ca’ Rossa. Siamo onorati per la sua presenza in Senato e siamo certi che anch’essa avrà a cuore la realtà del nostro territorio. Da ultimo dobbiamo ricordare anche Nicola Pellicani fra i deputati del PD: anch’egli vive a Mestre, per quanto forse meno legato alle vicende di casa nostra. La cultura contemporanea porta a non fidarsi ciecamente. L’augurio che facciamo a questi amici è di saper conquistare adesso la fiducia e la stima della gente con la concretezza del lavoro assiduo, puntuale e sereno a sostegno anche del nostro territorio.

don Gianni

BREVI

ISCRIZIONI AL GREST

In questi giorni apriamo le iscrizioni al Grest della parrocchia che sarà dall’11 al 29 giugno. Si tratta di un servizio gravoso da organizzare e pieno di responsabilità. Lo proponiamo volentieri anche per andare incontro alle famiglie, ma più ancora per offrire una proposta educativa di fede ai nostri ragazzi più giovani. Il Grest è aperto dalla seconda elementare alla seconda media. I ragazzi di terza media hanno gli esami e poi possono venire qui come “new entry” fra gli educatori più grandi. Chiedo alle famiglie di iscrivere subito i figli. A maggio, se c’è posto, accoglieremo anche le domande di chi sta fuori parrocchia. Al massimo 120 iscritti. Lo scorso anno a giugno una pioggia di genitori si è fatta avanti. Non potremo fare così.

ISCRIZIONI AI CAMPI ESTIVI

Da 50 anni abbiamo una casa meravigliosa a Gosaldo: la “Malga dei Faggi”. Ci sono passate generazioni di ragazzi e giovani della parrocchia. Anche quest’anno proponiamo i campi dalla quarta elementare in su. Si comincia il 30 giugno coi più piccoli e di sabato in sabato si cambia. Ecco il calendario: dal 30 al 7 luglio 4-5 elementare; dal 7 al 14 luglio 1media (e seconda); dal 14 al 21 luglio 2-3 media; dal 21 al 28 luglio i giovani delle superiori e oltre. La quota è di 165 euro: 30 euro in meno di 6 anni fa. Iscrizioni aperte da subito in canonica. Disponibili al massimo 38 iscritti per turno. Raccomando a tutti di muoversi al più presto.

SOGGIORNI AD ASOLO

Raccogliamo già le iscrizioni per i periodi estivi ad Asolo. La nostra parrocchia ci tiene molto a Villa Flangini e desidera che sia utilizzata con la dovuta attenzione per il servizio alla gente di Mestre. Raccogliamo dunque le iscrizioni per i soggiorni durante l’estate. Per ora ci sono le date già organizzate dal 4 al 18 agosto appena riempiti i due turni ne apriremo un terzo e un quarto. Ringrazio Valli che si rende disponibile a portare i tanti pesi connessi a questa organizzazione e altrettanto dico grazie ai nostri volontari che dovessero farsi avanti per dare una mano in quest’opera, o col servizio delle mense, o col servizio del giardinaggio oppure col servizio dell’animazione.

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 11 marzo 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” 11 marzo 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Il parroco don Angelo purtroppo, come tutti, manifesta delusione per i risultati delle elezioni che probabilmente ci condanneranno a subire, nei prossimi mesi, trattative bizantine ed inconcludenti. Ma don Angelo analizza e mette a fuoco le cause profonde e lontane di questa prassi politica preoccupata, quasi esclusivamente, del successo del partito e molto meno del bene della collettività.

Don Angelo sogna ed auspica politici del livello di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Io invece vado più in là e sogno un san Francesco un Martin Lutero e perfino un Savonarola.

Infine il parroco cita una critica di questa mia rassegna e questo mi fa sperare di non faticare invano. C’è infine un bilancio in attivo, cosa rara tra le parrocchie.

don Armando

Domenica 11 marzo 2018
quarta di Quaresima

Questo nostro tempo
E adesso vediamo come andrà a finire. Finalmente si è conclusa una campagna elettorale di bassa qualifica, dominata da un’infinità di parole inutili, di personaggi inconsistenti, di sparate di balle incredibili. Mi vengono i brividi al pensiero di essere governati da tali personaggi. Eppure ho sempre sognato di avere governanti illuminati, di avere a capo del governo un Cavour, un Giolitti, un De Gasperi, persone capaci e sagge. E tuttavia occorre fare i conti con quanto il convento in questo momento passa. Ci muoviamo in un quadro sostanzialmente certo di democrazia che trova le sue lontanissime origini nella polis greca, ma soprattutto per noi europei trova la sorgente nel seicento e soprattutto nell’illuminismo del settecento; la rivoluzione francese con i suoi diritti-doveri dell’uomo e del cittadino è una tappa irreversibile della civiltà umana. Abbiamo sconfitto i totalitarismi del fascismo, del nazismo, del comunismo che hanno dominato con un prezzo umano indescrivibile la scena del novecento, ma ora ci troviamo non tanto senza ideologie quanto piuttosto senza idee; soprattutto ci mancano uomini-guida in grado di orientare al meglio la nostra società con il riconoscimento dei diritti civili e con la capacità di strutturare un sistema economico a misura d’uomo. Eppure abbiamo all’inizio del rinascimento italiano le indicazioni del Principe di Machiavelli che ha segnato in modo determinante la figura di chi è preposto alla società. Il Principe è “metà golpe e metà lione”; è una pessima interpretazione vedere in chi presiede il furbo (volpe) e prepotente (leone). Dal Principe di Machiavelli emerge il fatto che chi presiede alla guida di un popolo, di una nazione, deve essere fornito di intelligenza, di competenza, di capacità di capire le esigenze della gente per imboccare una strada di giustizia erga omnes e nel contempo deve avere determinazione nel prendere le decisioni corrette, nel perseguire gli abusi, nel punire le prepotenze. Qualcosa di analogo troviamo nelle laboriose pagine di Gramsci nei Quaderni del carcere allorquando tratta dell’intellettuale organico: chi comanda deve avere chiara cognizione degli obiettivi cui tendere e impegnarsi nella realizzazione. Staremo a vedere come sarà il nuovo parlamento e il nuovo governo; in ogni caso il giudizio non sarà tenero per nessuno.

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 11 marzo 2018

Da SEGNO DI UNITÀ” – 11 marzo 2018
periodico della parrocchia Santa Maria della pace di Bissuola

Segnalo il “Ritiro” nei giorni 21-22-23 marzo perché i parrocchiani possano prepararsi alla Pasqua. L’ultimo giorno si concluderà con la via Crucis, nel corso della quale le 14 stazioni saranno commentate ognuna da un laico della parrocchia.

Il periodico si dilunga poi parlando del mercatino a favore del diacono Giovanni che si recherà in Africa per portare aiuti alle missioni, dell’iniziativa della vendita di torte a favore della scuola materna e di altro ancora.

don Armando

IL RITIRO
tre sere dalle 18.30 alle 21.00 – 21-22-23 marzo

Lo abbiamo annunciato fin dall’inizio della Quaresima, magari un po’ sottovoce. Avvicinandosi il tempo, il lettore è invitato a soffermarsi con un po’ di più attenzione a questa proposta.

Saremo ormai prossimi alla Settimana in cui si celebra il Triduo, centro di tutto l’anno liturgico, in cui si fanno presenti i Misteri su cui si basa la nostra Fede.

Si avverano le profezie, per le quali Cristo, il Figlio di Dio, vive la sua umanità nella maniera più dolorosa e terrificante, (la croce: “supplizio vergognoso e terribile” lo aveva definito Cicerone), condizione che appare indispensabile per la nostra salvezza. Ecco, sembra necessario fermarsi a riflettere sulla reale consistenza della nostra adesione personale alla Parola di Dio che dice: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». In quelle tre sere, don Stefano ci aiuterà a meditare, dopo la s. messa delle 18.30. Alle 20 ce ne torneremo a casa.

Questo mercoledì e giovedì.

Venerdì 23, invece, il ritiro si concluderà con via Crucis: quattordici stazioni commentate dai laici volontari, che prenderanno spunto da altrettanti personaggi che troviamo nei vangeli di Marco e Giovanni.

IL MERCATINO PER IL DIACONO GIOVANNI

I parrocchiani hanno risposto con generosità all’appello del diacono Giovanni che il prossimo 10 aprile partirà per l’africa (Costa d’Avorio, Benin e repubblica del Mali) dove ha diversi progetti da sviluppare a favore degli orfani.

Nelle giornate di sabato e domenica scorsi, attraverso la vendita di oggetti vari, ma soprattutto con le offerte libere, sono stati raccolti 2165 euro.

Giovanni ringrazia con tutto il cuore quanti hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato. Gratitudine per le signore che hanno sostenuto l’iniziativa con costanza e spirito di gratuità.

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 11 marzo 2018

Da SAN NICOLÒ E SAN MARCO – 11 marzo 2018
settimanale della comunità cristiana di Mira

Segnalo, come sempre, gli “Appunti di don Gino”, perché sono convinto che questo sia uno dei mezzi più importanti perché un parroco si faccia conoscere dai suoi parrocchiani e riesca a comunicare con loro.

Segnalo della cronaca parrocchiale “Un incontro su don Milani” e pure un incontro il 18 marzo in chiesa con gli extracomunitari della zona.

don Armando

Appunti… di don Gino Cicutto

FEDE E CONSOLAZIONE
Il Santuario di Borbiago è, nel nostro territorio, un luogo di fede e di consolazione. Da secoli tanta gente va a pregare la Madonna in questo luogo semplice e bello; va a rinnovare la sua fede e soprattutto va a cercare consolazione. Dalla nostra memoria cristiana non può essere cancellata l’immagine di Maria sotto la croce di Gesù. Stare anche noi, con Maria, sotto le croci della vita è proprio il gesto del sostegno e della consolazione. In questo luogo ho celebrato il commiato cristiano per Diego, morto a quarant’anni per una malattia rara e devastante. Per la sua mamma, per la sposa e per le figlie, per i tanti amici presenti alla preghiera, ho chiesto alla Madonna il dono della fede e della consolazione. Il Santuario di Borbiago continua cosi ad essere un luogo benedetto dal Signore, una casa dove incontrarsi per condividere le fatiche della vita ma anche la grande speranza che la morte non può essere l’ultima parola sulla vita. L’ultima parola ce l’ha il Signore ed è una parola di vita. Nessuno può privarci di questa fede e di questa speranza.

L’ORGOGLIO
L’orgoglio è certamente un difetto, un vizio che talvolta entra nel cuore e ci fa sentire superiori agli altri, tanta da vantarci delle nostre capacità e farci giudicare gli altri. Ma c’è anche un “santo orgoglio” che si manifesta con una gioia del cuore e ci porta alla riconoscenza e alla lode al Signore. E’ l’orgoglio dei genitori verso i propri figli o dei figli verso i propri genitori. Nella Bibbia c’è il “santo orgoglio” di un popolo che si ritiene amato dal Signore tanto da avere una vicinanza e una Legge che stupisce per la sua bellezza e che impegna in maniera seria nella sua osservanza e nell’impegno di custodirla e di trasmetterla alla generazioni che si susseguono sull’orizzonte della vita. Si può essere “orgogliosi” di essere cristiani? Credo proprio di sì. Dove di trova una proposta di vita così bella e straordinaria come quella proposta dal Vangelo? Ma questo “santo orgoglio” diventa un impegno serio, quotidiano, a vivere la vita lasciandoci guidare dalla Parola del Vangelo. Solo questo orgoglio ci verrà perdonato, diventerà anzi quella luce che può illuminare la strada della vita di quanti ci incontrano.

GESÙ ARRABBIATO
Nel grande Tempio di Gerusalemme Gesù si arrabbia, come mai l’abbiamo visto, perchè il luogo della preghiera è stato trasformato in un luogo di mercato. Oggi può capitare ancora. Gesù si arrabbia quando trova in noi una religiosità senza fede, che s’accontenta di dire: “Signore, Signore” ma non è disposta a fare la volontà del Signore: Oppure quando c’è una preghiera senza amore, di quell’amore che non guarda soltanto il Signore ma apre gli occhi del cuore ai fratelli. Ma anche quando c’è una vita senza amore, dedita soltanto a cercare il proprio tornaconto passando sopra anche all’onestà e alla giustizia. Se il Signore si arrabbia vuol dire che lui ci tiene ad un rapporto che sia vero, onesto, rispettoso della sua Parola, un rapporto che abbia le sua caratteristiche che sono la misericordia e il perdono, la sincerità e la verità.

INCONTRO SU DON MILANI
Lunedì 12 marzo, alle ore 20.45. presso il patronato s. Nicolò, si terrà una serata di riflessione su don Lorenzo Milani., condotta da Vincenzo Beninato. Il titolo dell’incontro è: “La Parola liberante: la spiritualità di don Lorenzo Milani”. Questo incontro vuole mettere in luce soprattutto la spiritualità di questo prete fiorentino che ha trovato nella sua fede e nella riflessione sulla Parola del Vangelo il motivo e la forza del suo impegno a favore dei poveri e dei ragazzi di Barbiana.

LA RELAZIONE
“La relazione è incontrare l’altro per quello che porta in dono”. A partire da questa convinzione Domenica 18 marzo, alle ore 19.30, nel patronato s. Nicolò ci sarà un incontro speciale con alcuni amici “stranieri” che sono presenti in mezzo a noi. per ascoltare le loro storie e condividere con loro una piccola “cena”, preparata da loro. Sono alcuni ospiti di “Casa s. Raffaele’, della Cooperativa Olivotti. A questo incontro invitiamo tutti, particolarmente quanti desiderano instaurare una relazione vera e rispettosa con questi “amici” che sono tra noi per cercare una vita migliore e per portarci in dono la loro sensibilità e la loro cultura. E’ un piccolo segno di accoglienza che desideriamo condividere.

Da “L’INCONTRO” – 11 marzo 2018

Da L’INCONTRO”11 marzo 2018
settimanale della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi

Il tema monografico della rivista riguarda questa settimana la terza età, la vecchiaia e il futuro. Gli articoli mi paiono tutti interessanti, motivo per cui ne auspico la lettura.

C’ è poi un servizio quanto mai importante sulla Associazione culturale Padre Kolbe che opera nella parrocchia di via Aleardi. Il giornalista Luca Bagnoli ha fatto un’intervista ad Alexandru Iacob su padre Francesco Ruffato, il frate francescano che ha fondato l’associazione e che per molti anni, prima di essere trasferito a Padova, è stato uno dei maggiori fautori della cultura di ispirazione cristiana a Mestre.

E’ pure interessante, da un punto di vista della tradizione, l’articolo di don Sandro Vigani sulle prediche della Quaresima e quello del dottor Barizza sulla storia della chiesa di San Rocco.

don Armando

Mondo volontariato

La fede culturale
di Luca Bagnoli

Colloquio con Alexandru lacob membro del Consiglio direttivo del Centro culturale Kolbe.

Chi è Massimiliano Maria Kolbe?
“Un giornalista, un conduttore radiofonico, un presbitero devoto alla Vergine Madre. Deportato ad Auschwitz, offrì la sua vita per salvare quella di un padre di famiglia. Santo per i cristiani, “giusto” per gli ebrei, era solito ripetere “la prossima volta tutto andrà meglio”.

Kolbe fu personaggio eclettico. I primi vagiti del Centro culturale furono accolti con entusiasmo dalla comunità ebraica e valdese. È un approccio multidisciplinare che ha trovato continuità?
“Decisamente sì. La domenica ospitiamo evangelici, islamici, induisti. Siamo aperti a diverse etnie, come quella filippina, moldava, srilankese. La “festa della lingua madre” ha riunito ucraini, rumeni, bangladesi, tutti insieme alla presenza del responsabile del Servizio Immigrazione del Comune”.

Padre Francesco Ruffato, fondatore del Centro, scrive che la prima opera di fede deve essere la sua inculturazione. Perché un contenuto di fede dovrebbe necessitare di cultura? “Perché la fede non è solamente il rapporto con Dio, ma è il rapporto tra noi e gli altri, il cui collegamento deve essere la conoscenza. Devo però ammettere che il Centro Kolbe sta smarrendo la parte spirituale.”

Come a dire che in questo abbraccio la cultura rischia di emarginare la fede?
“Sì, ci vorrebbe più equilibrio. Stiamo lavorando ad alcuni progetti, come The Potter’s House, una biblioteca cristiana multilingue con possibilità di consegna a domicilio”.

Il Centro Kolbe sorge durante gli anni di piombo, con l’intento di trasformare la cultura in strumento di riconciliazione, in questi giorni le tensioni di quella stagione sembrano riemergere…
“Siamo una realtà quasi unica nel territorio. Abbiamo dunque una grande responsabilità rispetto a questa urgenza sociale. Dobbiamo essere più consapevoli della nostra storia e del ruolo ricoperto per 40 anni”.

In attesa di intervistarla ero seduto in auto e nel giro di cinque minuti due persone hanno bussato al finestrino chiedendomi denaro: avrei dovuto dire loro di “farsi un panino con la Divina Commedia”?
“Comprendo le difficoltà, ma non sono d’accordo sul chiedere e sul concedere l’elemosina per strada. Le realtà di assistenza ufficiali esistono. Sopperire a questi problemi in modo alternativo significa sottrarsi alle regole. Qui tentiamo di prevenire la situazione disagiata considerando la cultura non come fine, ma come mezzo per arricchire la vita. Le persone dovrebbero accogliere la nostra opera consumandola insieme a noi. Ad ogni modo a Natale abbiamo aperto la sala e offerto il pranzo ai poveri”.

All’epoca Padre Ruffato temeva che la Chiesa, dopo aver mal compreso i lavoratori, perdesse i giovani. Oggi le parrocchie si sono svuotate…
“lo non riscontro questo dato. Nelle chiese ortodosse ed evangeliche ci sono moltissimi giovani. La parrocchia del Sacro Cuore è frequentatissima. Ammetto una diminuzione del numero dei fedeli, ma come fenomeno mondiale”.

Quali strumenti potrebbero facilitare la vostra azione per la città?
“Il Centro non nasce per essere aiutato, ma per aiutare, come fece il numero 16670 di Auschwitz, che all’ufficiale nazista poco prima dell’iniezione mortale di acido fenico disse: “Lei non ha capito nulla della vita, l’odio non serve a niente, solo l’amore crea. Ave Maria”.

La scheda
Il Centro Culturale Kolbe nasce nel 1976, quando padre Francesco Ruffato decide di coniugare il pensiero cristiano con la cultura contemporanea, ispirandosi all’esempio di Massimiliano Maria Kolbe, martire del campo di concentramento di Auschwitz. Ha sede in via Aleardi nella sala con 200 posti a sedere che ospita amatori e professionisti, offrendo stagioni teatrali, concerti, proiezioni cinematografiche, convegni, conferenze, workshop, presentazioni di libri, aperitivi, incontri di formazione permanente e corsi, come quello di cultura del giornalismo della scuola Arturo Chiodi. La compagnia Gruppo Teatro Ricerca, la polifonica Benedetto Marcello e il coro Kolbe Children Choir, sono le realtà artistiche residenti. Il Centro pubblica volumi, opere teatrali, musicali e un dvd con le più belle fiabe sulla città di Venezia. Contatti: via Aleardi 156, tel. 0415314717, www.centrokolbemestre.it.

Tradizioni popolari

Le prediche in Quaresima
di don Sandro Vigani

A scandire il tempo della Quaresima c’erano un tempo i Quaresimali, prediche giornaliere o settimanali fatte in chiesa da predicatori chiamati appunto Quaresimalisti. Gli argomenti affrontati nella predicazione riguardavano sostanzialmente l’Inferno, il peccato, la morte, il giudizio finale, le anime del Purgatorio, la confessione per i pentiti…. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (+1787), vescovo di Sant’Agata dei Goti, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore e Dottore della Chiesa nel Settecento, vuole Quaresimalisti con uno stile chiaro e veramente utile al popolo, perché certi predicatori “s’imparano certe prediche, e le vanno recitando; e se la carta cade, la scienza è svanita”.

La lunghezza dei Quaresimali
Sant’Alfondo diceva: “Come vuole profittare il popolo, se alcuni non capiscono essi medesimi ciò che dicono? Lo stipendio, che si dà a questi predicatori è tutto sangue de’ poveri. Se il popolo non è per ricavar profitto, è un torto che se li fa; ed è tenuto alla restituzione il Predicatore, che se li riceve, ed il Sindaco che lo paga”. Caratterista peculiare dei Quaresimali era la loro lunghezza. Ci chiediamo, noi uomini moderni, che fatichiamo a dare la nostra attenzione a prediche che durino più di una decina di minuti, come facessero un tempo i nostri avi a star seduti in chiesa, al freddo, ad ascoltare il Quaresimalista di turno che con voce stentorea parlava e si sbracciava dal pulpito collocato in mezzo alla chiesa, cercando di incutere nell’uditorio, soprattutto in Quaresima, un sacro timore di Dio. Dobbiamo cercare di entrare nello spirito delle epoche passate, quando non c’era televisione, non c’erano Internet e radio e l’analfabetismo, fino ai primi decenni dello scorso secolo, era diffusissimo. La lettura dei libri era riservata ad un piccola élite di persone e gli unici svaghi della gente consistevano nel far filò in stalla, riscaldata dal fiato delle bestie. La gente perciò aspettava il Quaresimale come un importante momento di distrazione. In un certo senso, mi si passi l’immagine, per i contadini ascoltare il Quaresimalista era come andare al cinema. Per questo motivo, più il Quaresimalista era bravo a toccare le emozioni, a far leva sui sentimenti con immagini forti, fossero anche capaci di risvegliare antiche paure; insomma, più era attore, più la gente accorreva alle sue prediche. Paradossalmente l’apprezzamento della gente verso il predicatore era direttamente proporzionale alla severità e all’asprezza della sua predica. E nel ritorno a casa, durante il quale si percorreva la strada a piedi a volte facendo anche più chilometri perché le case erano sparse nella campagna, l’oggetto delle conversazione era proprio il contenuto del Quaresimale. Una volta tornato, chi vi aveva partecipato si premurava di raccontare a chi era rimasto. Naturalmente i ricordi riportavano le parole più forti e incisive del Quaresimalista, quelle più gravi e perciò facili da memorizzare, che naturalmente ciascuno ricordava a modo suo. Così alla fine per bocca della gente il Quaresimale si trasformava, prendeva le proprie strade colorite e perfino pittoresche, spesso lontane dalle intenzioni di chi l’aveva pronunciato.

I Quaresimali a Venezia
A Venezia si tenevano Quaresimali in ben trentasette chiese, a partire dalla basilica di San Marco dove partecipavano alla predicazione lo stesso Doge, la Signoria e gli ambasciatori della Repubblica. Gli oratori, per poter parlare, dovevano ricevere il benestare del Tribunale del Sant’uffizio e avere le caratteristiche adatte. Non potevano, ad esempio, dar sfoggio di vanità durante il loro ufficio, come decretava il patriarca Morosini nel 1651. Celebri le prediche del frate Cappuccino Marco D’Aviano tenute nella chiesa di San Cassiano nel 1684, dopo che papa Innocenzo XI gli aveva affidato il compito di ricostituire la Lega Santa delle nazioni cristiane contro l’espansione degli Ottomani. Al frate venivano attribuite capacità taumaturgiche per aver guarito il duca Carlo V di Lorena, perciò durante la sua predicazione si assistette ad un considerevole aumento delle elemosine causato dalla folla che andava ad ascoltarlo.

Da “IL PUNTO” – 11 marzo 2018

Da “IL PUNTO” – 11 marzo 2018
settimanale delle parrocchie di Catene e Villabona di Marghera

Umile, ma bella e cristiana, l’iniziativa di consegnare ai fedeli ogni mese una borsa perché, passati i 30 giorni, essi possano riportarle piene di generi alimentari non deperibili per i poveri.

La seconda facciata del periodico è quasi tutta occupata da programmi per la stagione estiva. Le parrocchie, che brillano per impegno, sono ormai nella fase di preparazione della pastorale estiva.

don Armando

Raccolta generi alimentari in parrocchia

Ricordiamo che le sporte consegnate domenica scorsa (4 marzo) all’uscita della chiesa, a differenza: degli anni scorsi, possono essere riportate durante le S. Messe o consegnate direttamente in canonica. La raccolta per le persone di generi alimentari non deperibili bisognose dura comunque tutto l’anno: è commovente vedere come alcune persone umili, con fedeltà e in un umile silenzio e nascondimento, da anni consegnano puntualmente ogni mese una spesa al Parroco per i bisognosi. Certi che il Signore ricompensa chi soccorre i poveri, ringraziamo tutti di cuore per questo gesto di fraternità materiale.

Presentazione Grest e preparazione animatori

Ricordiamo ai giovani delle Superiori e universitari della Collaborazione Pastorale, che desiderano animare il prossimo Grest di giugno, l’appuntamento di presentazione e formazione che si terrà a Marghera martedì 13 marzo alle ore 20.30 presso il Cinema Teatro Aurora in via Gelain. L’invito è quello di approfittare di questa opportunità per mettersi a servizio dei più piccoli. Si chiede agli animatori di comunicare prima della serata la loro disponibilità a don Lio.

Campi Scuola a Domegge: le date

Pubblichiamo le date dei campi scuola estivi a Domegge. Sono dei momenti belli di amicizia, condivisione e anche crescita spirituale offerti ai nostri bambini e ragazzi. Vorremmo che ogni famiglia sentisse questa opportunità come importante, per ì propri figli ma anche per la comunità intera. 21-28 luglio (V elementare, I e II media) 4-11 agosto (III media – I superiore) 11-18 agosto giovani e famiglie.

Campi scout: le date

Il cuore e il compimento dell’attività scout che si svolge durante l’anno è il campo estivo, punto di arrivo e ripartenza per ogni branca. Ecco le date che sono state fissate:

7-18 luglio campo E/G

25-31 luglio Route di Noviziato

28 luglio-4 agosto Route di Clan

4-11 agosto vacanze di Branco

( Lupetti)

Prenotazione vacanze a Domegge

Si ricorda che la Casa Alpina “card. Cè” di Domegge è sempre a disposizione per gruppi di famiglie, amici o associazioni per trascorrere vacanze, fine settimana, ritiri spirituali immersi nella natura del Cadore e delle Dolomiti. Invitiamo chi avesse intenzione di trascorrere le ferie estive a Domegge di mettersi in contatto con il Parroco o il sig. Gianni Bettin, per poter gestire al meglio i soggiorni.

Inoltre per i parrocchiani di Catene e Villabona il prezzo è agevolato!

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 11 marzo 2018

Da CAMMINIAMO ASSIEME – 11 marzo 2018
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Di particolare segnalo l’iniziativa della “Collaborazione pastorale di Favaro” di tener aperta la chiesa di San Leopoldo dalle 8 alle 22 del 24 marzo e di celebrare in quel giorno un’unica messa per entrambe le parrocchie.

Allegato al settimanale c’è un foglio col bilancio economico del 2017 dal quale si evince che per la stampa – che è uno degli strumenti di evangelizzazione oggi, in questa comunità si spendono solamente 522 euro, con un ritorno di 373 euro. Mi pare molto, molto poco.

don Armando

24 ORE PER IL SIGNORE

Questa proposta è di papa Francesco per tutta la chiesa, vivere durante la quaresima un momento di preghiera diffuso aperto a tutti durante 24 ore intere. Noi della collaborazione pastorale di Favaro-Dese lo vivremo venerdì prossimo, 23 marzo, presso la chiesa di San Leopoldo, dalle ore 8.00 alle ore 22.00.

Durante tutta la giornata sarà possibile pregare davanti al Santissimo Sacramento solennemente esposto e celebrare la Confessione. Uno dei vostri preti sarà sempre disponibile. Tranne che durante la celebrazione della Messa che sarà per tutta la collaborazione alle 18,00.

La Messa del giovedì per la prossima settimana verrà sospesa e spostata il venerdì.

Angelus domenica 4/2/2018

“Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sai 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”. Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”

papa Francesco

TEMPO DI BILANCI … Non potendo inserire il rendiconto nel foglietto parrocchiale, provvediamo altrimenti… In queste settimane di solito nelle parrocchie vengono pubblicati i bilanci economici dell’anno da poco concluso. Lo facciamo anche noi.

Quello economico è un aspetto della vita parrocchiale. Certamente non è il più importante. Ma ha e deve avere il suo posto. Il tema a volte è anche delicato, e sempre va trattato con la dovuta serietà per dovere di giustizia. Non bisogna essere superficiali, facilitoni e men che mai disonesti.

Mi preme far notare che quello che secondo me è lo stile che dovremmo avere: quello che vige in ogni famiglia. La famiglia è di tutti e tutti devono essere e devono essere messi al corrente di come vanno le cose con trasparenza. E tutti devono prendere sul serio questo aspetto della vita con la dovuta corresponsabilità.

Ci deve essere anche la necessaria cura e partecipazione, a seconda delle proprie possibilità. Don Vincenzo a questo proposito diceva che la chiesa di San Pietro lui l’aveva fatta con i soldi della povera gente e le parole dei ricconi … Così va il mondo … Ma non è sempre così per fortuna.

Mi pare giusto, dopo questo richiamo, ringraziare coloro che mi aiutano in questa gestione dell’economia della parrocchia, il CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI PARROCCHIALE. E tutti coloro che sono stati di aiuto alla vita della parrocchia e l’hanno supportata anche con la propria partecipazione economica. Grazie!

Don Andrea

RENDICONTO 2017 PER FOGLIO PARROCCHIALE

Riportiamo le tabelle delle entrate e delle uscite che formano la contabilità della Parrocchia per l’anno 2017

COSTI RICAVI

Enel

4.604,14

BUSTE

22.822,07

Gas

10.194,30

CANDELE

6.540,74

Telefono

1.270,17

S.MESSE

7.120,78

Acqua

738,53

FUNERALI

10.926,56

Rifiuti

3.461,72

SACRAM.

2.055,00

Canonica

9.710,00

PRO PAR.

11.070,00

Cancelleria

2.193,93

USO LOC.

1.900,00

Manut

1.370,00

STAMPA

373,40

Tasse

1.864,13

PRESEPE

166,37

Stampa

522,43

LIBRO 50°

0,00

Assicuraz

2.846,00

VARIE

16.253,44

Sp Posta

4,50

TOTALE

79.228,36

Varie

5.177,30

Pastorale

11.163,50

Culto

1.598,50

Cereria

2.506,38

Mutuo

13.383,36

TOTALE

72.608,89

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 11 marzo 2018

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 11 marzo 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Non mi meraviglierei se questo periodico si potesse trovare anche nelle edicole di queste tre contrade perché potesse essere letto anche da chi non va in chiesa. A questo proposito posso confidare che la maggior parte delle 5000 copie de “L’Incontro” viene proposto in luoghi che non hanno a che fare con la chiesa.

Riporto, come sempre, le riflessioni di don Cristiano e mi permetto di segnalare ai parroci che questa “soluzione pastorale” trova il maggior riscontro tra i lettori dei bollettini parrocchiali. A chi volesse conoscere la vita quotidiana di questa parrocchia suggerisco di leggere a pagina 6 “Le tre campane”.

don Armando

Lungo il fiume
Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

4 Febbraio
Diversi ma insieme

Una circostanza del tutto particolare, quella che si è svolta questo pomeriggio nella sala del patronato: una decina di giovani coppie che soltanto da alcuni mesi hanno avuto la gioia di diventare genitori, hanno voluto ritrovarsi insieme ai loro piccoli per un lieto momento di amicizia. Si sono conosciuti in occasione del corso preparto che le future mamme avevano condiviso durante la gravidanza e poi il legame si è stretto ulteriormente con la nascita dei figli e il desiderio di continuare a frequentarsi li incoraggia a cercare queste opportunità d’incontro. E così tutto è stato organizzato a dovere: al centro della grande sala era disteso un grande tappeto dove i frugoletti hanno trovato la collocazione ideale per stare vicini ai loro coetanei mentre mamme e papà potevano intrattenersi piacevolmente non perdendo mai di vista ogni loro piccolo movimento; qualcosa di buono da condividere assieme, qualche festone colorato per sottolineare il clima di festa. Ora che è sera, hanno fatto ritorno ciascuno nella propria casa con i loro bambini. Ma nel cuore ci sarà senz’altro il ricordo di questo tempo prezioso che è stato condiviso spontaneamente in un pomeriggio domenicale della loro vita. Molti di loro non si conoscevano ma i loro piccoli li hanno fatti incontrare. E tutto poi è nato semplicemente lasciandosi coinvolgere dalla semplicità della vita che, attraverso le loro creature, li sta guidando a compiere anche quei passi che forse mai avrebbero pensato di affrontare. A volte crediamo di essere tanto diversi, pensiamo di avere storie opposte da mantenerci a debita distanza dagli altri, ma in realtà c’è una comune umanità che ci fa molto simili. A questi genitori è bastata la nascita di un bambino per scoprirsi amici. D’altro lato, però, esiste un’identità personale da tutelare in noi e da rispettare negli altri e quindi dovremmo essere anche diversi. È nell’equilibrio tra questi due aspetti che potremo sempre ritrovare la pacatezza del vivere sociale.

6 Febbraio
Il mistero

Oggi ho celebrato il funerale di una persona che è morta improvvisamente nella sua casa. Non si era fatta una sua famiglia ma i parenti più prossimi continuavano ad essere il suo essenziale riferimento prestandole costantemente aiuto e prendendosi cura della sua vita, sempre più fragile a causa dell’età e degli acciacchi. Più volte avevo parlato con questa creatura e avevo intuito che, in fondo, aveva accettato la sua condizione anche se restava celato l’immenso segreto del suo cuore. Perché di una persona si può vedere il volto, da esso si riesce a intuire qualcosa quando arrossisce, quando ti guarda, sorride o piange, ma l’intimo più profondo rimane celato. Si tratta di quell’intimità che può rimanere sempre e solo personale e l’altro deve rispettarla. Da questa vita che oggi ci ha lasciato, ho imparato che c’è una solitudine necessaria che dev’essere tutelata, ma che è altrettanto importante riconoscere quel dono prezioso della comunione che, discretamente, ma in modo costante, ci viene offerta per non essere mai disperatamente soli.

8 Febbraio
“Salve!”

Questa mattina, mentre uscivo dalla chiesa, alcuni ragazzini che attendevano all’ingresso della scuola l’inizio delle lezioni, dopo aver sentito il mio “Buongiorno, ragazzi!”, mi hanno risposto: “Salve, don!”. Ormai il “salve!”, ha soppiantato qualsiasi altra forma di saluto, non solo nei più giovani, ma anche in tante altre persone che non sanno come convenga salutare. A me pare che quel “salve” sia una parola fredda e sgraziata, che venga quasi sempre gettata, più che detta, con svogliatezza e noncuranza. Forse si tratta di una questione di poco conto, ma preferisco andare contro l’andazzo comune e continuare ad insegnare ai più giovani – e non solo – l’importanza di salutarci in modo cordiale, caloroso e mai scontato per evitare lo sconcertante saluto anonimo di quelle persone “caricate a salve” che non aiutano a curare i nostri rapporti.

Da “IL DIALOGO” – 11 marzo 2018

Da “IL DIALOGO” – 11 marzo 2018
settimanale della parrocchia di Quarto d’Altino

Don Giampietro, il parroco, dedica l’articolo di fondo al primo quinquennio del papato di Papa Francesco. Don Giampietro parla ai suoi fedeli a cuore aperto del Sommo Pontefice e sottolinea le sue aperture quanto mai coraggiose sui problemi che interessano il cristianesimo oggi.

Segnalo pure la catechesi su “Gesù di Nazaret, il Dio della Croce” e “Il pomeriggio filmoso”, che non sono ancora riuscito a capire di che si tratti.

Infine leggo con preoccupazione il corsivo “Iniziative raccolta fondi” e il magro risultato – di certo con 50 euro non si va molto lontano – e invece con soddisfazione l’annuncio del grest per i ragazzi.

don Armando

BUON LUSTRO!
Papa Francesco: da 5 anni successore di Pietro

Penso che la personalità di Papa Francesco sia tutta racchiusa nel nome con cui ha scelto di chiamarsi e in quel “buonasera” con cui si è rivolto per la prima volta al mondo. Francesco: il grande santo che ha riformato la Chiesa, che l’ha ravvicinata alle masse popolari, il santo che si è spogliato delle sue ricchezze per farsi povero con i poveri. E poi il saluto amichevole, semplice, con cui gli uomini usano quotidianamente salutarsi. Ha continuato a spiazzare tutti con la sua scelta di vivere non nel palazzo vaticano, bensì nell’albergo S. Marta, dove quotidianamente celebra la s. messa alla presenza del popolo di Dio e da dove partono le sue omelie per il mondo intero.

Proprio questo stile di presenza semplice e diretta è il primo messaggio che ci giunge da un pontefice che agisce come il “parroco del mondo”, che si distingue per la mescolanza con il popolo, di cui riflette gli “odori”, le gioie e le speranze, le domande e le angosce.

Quella voluta da Francesco è una Chiesa più “madre” che giudice, più inclusiva che esclusiva, più attenta alle periferie dell’uomo e dell’umanità. Certamente, nel suo modo di essere, ha giocato molto la sua provenienza da una Chiesa sudamericana, dove il pastore è abituato a uscire dal recinto e a mescolarsi con la gente.

Una Chiesa dove più che la teologia conta la prassi, dove il Vangelo deve confrontarsi con problemi concreti e drammatici (non ultimo quello dello sfruttamento ed inquinamento procurato dalle grandi multinazionali del Nord del mondo; da qui la novità dell’enciclica “Laudato Sii”), dove grande risalto ha la religiosità popolare.

Dalla sua formazione gesuitica, deriva l’applicazione del criterio del “discernimento”: grazie ad esso la realtà viene concepita come carica della presenza di Dio che ci chiama continuamente a metterci in ascolto di quelli che Papa Giovanni e il Concilio chiamava i “segni dei tempi”.

Questo esercizio richiede docilità allo Spirito, “cuore sempre aperto”: “La Chiesa sia libera e a-perta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa” (Convegno Eccl. Di Firenze). Se dovessimo trovare una parola per indicare il pontificato di Papa Francesco, potremo senza dubbio scegliere: “Misericordia”. Una parola così importante da intitolargli addirittura un Giubileo straordinario. Francesco sogna una Chiesa “ospedale da campo”, dove i feriti, gli esclusi e chi sbaglia possa trovare rifugio e accoglienza.

I fatti che più hanno suscitato clamore e contestazione sono stati quelli riguardanti l’accesso ai sacramenti nei riguardi dei divorziati e risposati e le coppie irregolari. Questo orientamento, coltiva la vicinanza con la fragilità umana dei fedeli e con le asperità dei tempi, contrastando una visione della tradizione cattolica come rigido sistema normativo. Certo, questo è un passaggio molto delicato, ma il Papa ha capito che oggi più che mai occorre rilanciare l’idea di una fede per la vita, che torni ad essere significativa per l’uomo d’oggi. E allora, caro Papa ti auguriamo ancora buon lavoro e continuiamo a pregare per te…

Don Gianpiero

INIZIATIVE RACCOLTA FONDI
Offerte € 50

YUBI I CUSTODI DELLE LUCI
GREST 2018

ELEMENTARI E MEDIE dal 12 giugno al 6 luglio
ISCRIZIONI dal 4/4 al 12/5 fino ad esaurimento
posti c/o segreteria canonica:
Mercoledì: ore 9-12 e 15-17.30
Sabato: ore 9-12

Il gruppo “Patro..nato x” presenta:
POMERIGGIO FILMOSO.. Con merenda!
“LA STORIA INFINITA”
Domenica 18 marzo – ore 15:30 Presso il patronato
Ingresso: singolo 2 euro – famiglia (min 3 persone): 5 euro

Da “PARROCCHIA DI SAN PIETRO ORSEOLO” – 11 marzo 2018

Da “PARROCCHIA DI SAN PIETRO ORSEOLO” – 11 marzo 2018
settimanale della parrocchia omonima di viale don Sturzo

Il periodico è quasi tutto occupato dai testi liturgici della 4^ domenica di Quaresima. Quella di don Sturzo fa parte di quel gruppo – non piccolo – di parrocchie, che non stampano un foglio per la liturgia ed uno per gli appuntamenti e la proposta cristiana, ma solo un foglio A4 su cui fanno stare entrambe le cose con evidente nocumento di quest’ultima.

Segnalo l’attività della Galleria che è forse rimasta l’unica fra tutte le parrocchie della città. Il mondo dell’arte pare ormai totalmente trascurato dalle comunità parrocchiali.

don Armando

Galleria “Luigi Sturzo”

SUONI DI CARTA
Marilena Simionato

dal 10 al 11 marzo 2018
inaugurazione sabato 10 marzo ore 17,30 presso Siro Perin

Associaziohe “La Fornace”
ISCRIZIONI 2018

Dall’11 marzo a! 21 marzo Presso la Galleria L. Sturzo Festivo: 10.00 -12.30
Feriale: 17.00 -19.00