Da “IL FOGLIETTO” – 25 marzo 2018

Da “IL FOGLIETTO” – 25 marzo 2018
settimanale della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice della Gazzera

Come sempre questo “foglietto” è sempre così congestionato di notizie, proposte, eventi e appuntamenti da togliere quasi il respiro. Tutto il foglio è dedicato agli eventi pasquali. Penso siano degni di segnalazione questi articoletti: Conclusione del corso di preparazione al matrimonio con la partecipazione di 17 coppie agli 11 incontri. Fatto quasi inusitato un numero così consistente di partecipanti. Ho però la sensazione che il corso abbia riguardato più parrocchie e ci sia stata una équipe ben preparata di relatori.

Segnalo ancora le vacanze in collaborazione: positivo il fatto che si organizzino campi estivi per ragazzi e adolescenti, ma il fatto che la relativa durata sia così ridotta arrischia di vanificare questa proposta pastorale estiva.

don Armando

“VANGELO DELLA FAMIGLIA
GIOIA PER IL MONDO

Concluso il Corso di formazione al Sacramento
Sabato 24 marzo abbiamo concluso in bellezza e con gli auguri più fervidi per la vicina Pasqua, l’itinerario di formazione al Sacramento del Matrimonio.

Vi hanno partecipato 17 coppie del nostro territorio che lo hanno seguito con crescente interesse e vivacità, in un clima cordiale di stima e di amicizia. E ciò pensiamo possa aver contribuito anche alla sua efficacia, espressa dalla soddisfazione delle coppie, come dei relatori e della equipe di sposi che li hanno accompagnati negli 11 incontri in cui si è svolto.

Il “per sempre” è stato percepito come stile di vita in un amore di coppia, vissuto in Cristo, che fa “dei due uno” (unità) e “dell’uno due” (fedeltà) con quella delicatezza di cui parla Papa Francesco: “permesso, scusa, grazie”: parole semplici che fanno belli e veri i rapporti di famiglia. Anche noi, comunità, rinnovando ai fidanzati l’affetto e gli auguri più cordiali, diciamo loro e ai collaboratori, il nostro GRAZIE per la loro bella testimonianza.

L’incontro Mondiale delle Famiglie a Dublino
Papa Francesco ha indetto per il 21-26 agosto 2018 a Dublino, in Irlanda, il IX Incontro mondiale delle famiglie sul tema: “IL VANGELO della FAMIGLIA: gioia per il mondo”

Ci pare bello portare nelle nostre case, proprio in questi giorni di Pasqua, il saluto e l’augurio del Papa, traendo dalla sua lettera al Card. Kevin Farell, il cuore del suo messaggio alle famiglie.

«È infatti mio desiderio che le famiglie abbiano modo di approfondire la loro riflessione e la loro condivisione sui contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia.

Ci si potrebbe domandare: il Vangelo continua ad essere gioia per il mondo? E ancora: la famiglia continua ad essere buona notizia per il mondo di oggi?

lo sono certo di sì! E questo “si” è saldamente fondato sul disegno di Dio. L’amore di Dio è il suo “sì” a tutta la creazione e al cuore di essa, che è l’uomo. È il “sì” di Dio all’unione tra l’uomo e la donna, in apertura e servizio alla vita in tutte le sue fasi.

La famiglia, pertanto, è il “sì” del Dio Amore. Solo a partire dall’amore la famiglia può manifestare, diffondere e ri-generare l’amore di Dio nel mondo…».

Vacanze in collaborazione
a Villa Maria Ausiliatrice – S. Vito di Cadore (BL)
Parrocchie di Asseggiano – S.Barbara – Gazzera

Campo per i ragazzi dalla 5A elementare alla 2A media
da sabato 7 a giovedì 12 luglio

Vacanza delle famiglie
da giovedì 12 a Domenica 15 luglio

Campo per i ragazzi dalla 3A media alla 2A superiore
da Domenica 15 a sabato 21 luglio

Le iscrizioni sono in corso. Meglio aderire al più presto.

Da “IL NOTIZIARIO” – 25 marzo 2018

Da “IL NOTIZIARIO” – 25 marzo 2018
settimanale della collaborazione pastorale di Santa Rita e della Madonna di Lourdes

Don Gianfranco tenta di dirci che ogni domenica costituisce il richiamo e la ripresentazione del messaggio pasquale, chiave per farci capire come Dio vuol dar senso alla vita dell’uomo. L’idea è certamente valida, ma a mio parere non ancora espressa in termini tali da essere ben compresa dal nostro mondo. Credo che noi preti dovremmo passare più tempo in autobus o al supermercato per imparare il linguaggio degli uomini di oggi per riuscire a trasmettere loro il messaggio e la proposta di Dio come un qualcosa di assolutamente importante e necessario.

don Armando

Per Riflettere

Si parte da fuori …
La Settimana Santa comincia fuori della chiesa, sul sagrato. Comincia con un incontro con Gesù che ha il carattere della spontaneità e della gioia, ben espresso dalle palme e dai rametti d’ulivo che si tengono in mano, dalle acclamazioni con cui si accoglie il sacerdote che presiede e il Vangelo che racconta l’entrata festosa di Gesù a Gerusalemme. Si tratta di un preludio rituale, unico nell’anno liturgico, che rende testimonianza a quel Gesù che viene a prenderci dove siamo, per portarci a fare Pasqua con lui. Dovremmo ricordarcene ogni volta che andiamo a messa, anche se non avremo mai più in mano né le palme, né i rametti d’ulivo, né vedremo Gesù sulla groppa di un asinello o sotto altra forma. La Settimana Santa ci fa rivivere quello che poi come cristiani ci troveremo a fare ogni settimana, in particolare ogni domenica. Ogni domenica rivivremo gli eventi che vanno dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme alla risurrezione. Ogni volta Cristo risorto verrà a prenderci per farceli rivivere e farci rinnovare insieme con lui l’offerta pasquale della nostra vita.

Questa è la nostra Pasqua: uno stare con Cristo risorto, che trasforma la nostra vita in un dono da condividere con tutti i figli di Dio. Ci aiuteranno a ricordare tutto questo le due icone poste ai lati del presbiterio Quella di sinistra rappresenta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e quella di destra la risurrezione di Gesù nel segno della tomba vuota. Sono gli eventi che ricordiamo all’inizio e alla fine della Settimana Santa, ma sono pure gli eventi che celebriamo ogni domenica e che le icone ci aiutano non solo a ricordare, ma anche a rivedere.

Don Franco

Da “VITA PARROCCHIALE” – 25 marzo 2018

Da “VITA PARROCCHIALE” – 25 marzo 2018
settimanale di Santa Maria del Carmelo di via Terraglio

Nel periodico, oltre il normale calendario dei riti della settimana santa, c’è la notizia singolare della richiesta di dichiarare padre Leopoldo patrono degli ammalati di cancro con un tavolo in chiesa per sottoscrivere questa richiesta. C’è pure la notizia, altrettanto strana, che anche il giorno di Pasqua si celebrino solamente due messe, una delle quali alle 8 del mattino, orario antelucano per gli uomini di oggi.

don Armando

San Leopoldo sarà patrono dei malati di tumore?

Il ministro generale del’Ordine dei frati cappuccini ha ritenuto opportuno farsi portavoce di medici, ammalati e loro familiari desiderosi di poter invocare San Leopoldo per una realtà di sofferenza che, in questo nostro tempo, è sempre più diffusa e dolorosa. L’iniziativa, già promossa da molti devoti negli anni’80 del secolo scorso, è stata nuovamente sollecitata, sapendo che padre Leopoldo morì proprio a causa di un tumore all’esofago. Paziente nelle molte sofferenze e infermità che l’hanno accompagnato in tutto l’arco della sua esistenza, ha insegnato, con l’aiuto della grazia divina, con quale spirito di fede vanno affrontate anche malattie incurabili. Egli ebbe sempre molta attenzione e compassione per le persone ammalate. Crediamo davvero che possa essere indicato a quanti sono colpiti da questa malattia e ai familiari come un esempio nella difficile prova del dolore e come un intercessore presso Dio per invocare la guarigione, qualora Egli lo volesse, o la forza per sostenere la sofferenza, con fiducia e speranza.

E’ in atto una petizione di firme (di persone maggiorenni) da inviare al Presidente della Conferenza episcopale italiana. E’ certamente un gesto di sensibilità e vicinanza alle moltissime persone che in questo nostro tempo soffrono a causa di varie tipologie di tumore e ai loro familiari.

Una squisita opera di misericordia, di condivisione e di solidarietà con chi piange e soffre, con chi si trova nel buio della prova. (Tratto da periodico Portavoce n° 2 -marzo 2018)

NB. Anche sul tavolo posto in fondo alla nostra chiesa è possibile firmare la petizione, entro Pasqua.

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 18 marzo 2018

Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

“Il fondo” del parroco, don Natalino, si rifà alla Domenica delle palme ed in particolare alla tradizione per la quale la comunità offre un ramoscello di olivo ai suoi membri. Don Natalino afferma che questa usanza va mantenuta non come un residuo del passato, ma come un inizio, quale segno di comunione che va rivitalizzato perché impegni a vivere con spirito di fraternità.

Delle due pagine di centro la prima è occupata da un bell’articolo di Monica Alviti, “Cristiani e razzisti, si può?”, articolo che ha come “cuore” un bellissimo pensiero di Bertold Brecht che vale la pena di conoscere; la seconda da un articolo di colore di Alessandro Seno sull’adolescenza, articolo che si legge piacevolmente e che aiuta a comprendere gli adolescenti.

L’ultima pagina invece si rifà alla cronaca parrocchiale.

don Armando

UN GESTO BENEDETTO
di don Natalino

La domenica delle Palme tiene a dispetto del calo progressivo nella frequenza alle altre messe domenicali. Buona parte dell’attrattiva popolare, di cui questa ricorrenza gode, si deve all’usanza di portare a casa un ramoscello d’ulivo. Di per sé tale segno richiama la partecipazione alla celebrazione liturgica. Tuttavia per la gran parte della gente l’ulivo evoca semplicemente un sentimento di religiosità, direi inerziale. Se nelle nostre campagne esso veniva bruciato per propiziare il cessare della tempesta o altre calamità, oggi gli si dà un generico valore augurale di pace e serenità. Anche quest’anno le nostre parrocchie nella collaborazione pastorale si stanno dando da fare per far giungere a tutti l’ulivo benedetto, ben confezionato, suonando alla porta di casa di ogni famiglia. Perché continuare a farlo? Ha ancora un senso? Ritengo di sì: non semplicemente come un residuo, ma come un inizio.

Quando si apre la porta di casa, avviene un incontro. Incontro dei volti, fatto di parola e gesto. L’ulivo è un piccolo dono, che può esprimere un’appartenenza comune e indicare attenzione e vicinanza all’altro. Il gesto si compie se accompagnato da una parola semplice e fraterna: l’invito alla Pasqua del Signore Gesù.

Nelle corti e lungo i ballatoi, per le vie e nei condomini, che sembrano sempre più vuoti quando tante solitudini faticano ad incontrarsi, portare l’ulivo è un gesto benedetto. Usciamo quindi incontro a tutti, perché abbiamo una gioia da condividere: l’amore di Gesù Cristo per la vita del mondo.

CRISTIANI E RAZZISTI, SI PUÒ?

Vi ho lasciati sul tema dell’indignazione. Oggi invece vi lancio una provocazione. Si può essere cristiani e contemporaneamente razzisti? Alcune persone che si dicono cristiane sono diventate razziste nei confronti degli immigrati, a seguito dei tanti fatti di cronaca e dell’andamento incerto di questo nostro governo.

Non è facile prendere una posizione certa e definitiva, ma essere cristiani non è semplicemente una presa di posizione così come non dovrebbe esserlo dichiararsi, o meglio comportarsi, da razzista. Sì perché a guardare bene pochi ammettono di esserlo ma poi finiscono per comportarsi come tali. Ammetto che è davvero molto semplice cadere nel tranello, finire per credere che questa società “malata” lo sia in buona parte a causa degli stranieri che popolano il nostro Paese e che sembrano più tutelati dalla legge di noi italiani. Non sto a sindacare qui sulla veridicità o meno di certe notizie o sull’idoneità di certi dibattiti, ma mi soffermo su una frase di un pastore protestante tedesco, ripresa e resa poi celebre da Bertold Brecht (letterato tedesco): “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”.

Quando ci permettiamo di giudicare gli altri, quelli diversi da noi, per razza, sesso, religione, lo facciamo da una posizione privilegiata, quella di non appartenenza a nessuna delle categorie criticate.

Se non comprendo l’omosessualità è perché io sono etero, se non mi fido degli stranieri è perché io sono italiano. E se io sono cristiano in che relazione mi pongo con il “diverso da me”? Ecco forse il punto cruciale: da cristiano probabilmente non sono tenuto ad accettare passivamente tutto ciò che accade ma sono tenuto ad entrare in relazione con il prossimo, sia esso appartenente o meno alla mia cultura, senza chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie davanti alle ingiustizie altrui perché un giorno potrebbero essere le mie. Con la sua frase Brecht non si dimostra apertamente razzista ma solo simpatizzante di un’ideologia, perché comunque sente fastidio per chi è diverso da lui. Rimane nell’ombra, non si espone. Gli va bene che qualcuno metta paletti e faccia distinzione di popolo, cultura, religione fin tanto che lui stesso non ricade a sua volta in una categoria e viene colpito dalla stessa violenza che prima non aveva contrastato. Solo allora apre gli occhi e capisce.

Monica Alviti

CULTURA NON PAGA

Canto quel motivetto che mi piace tanto e che fa du… du… du… du… Ognuno di noi ha nel cuore un brano musicale che sprigiona sentimenti vari che vanno dalla malinconia degli anni passati alla rabbia di un amore perduto oppure alla pura e semplice gioia di battere il piede a ritmo e cantare a squarciagola.

Penso a canzoni come “Azzurro” di Celentano (scritta da Paolo Conte), “Nel blu dipinto di blu” (volare oh-oh, cantare oh-oh-oh-oh) o “La canzone del sole” (…le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi…) che tante gite in autobus hanno rallegrato. Sicuro! Tutti quanti portano dentro una musica e a quella ricorrono nei momenti un pò ‘ così della giornata, quando tutto gira storto e non ci resta che…fischiettare o impugnare un microfono virtuale e liberarci per qualche minuto dalle pene quotidiane. Un preambolo lungo per scrivervi del mio brano preferito – impossibile estrarne uno solo dal cilindro, impossibile, ma per voi, miei amati lettori, farò un’eccezione – che si colloca nell’ambito dei ri cordi belli, legati ad un periodo della vita che spesso viene dimenticato in fretta che è quello delle scuole medie; questa canzone fotografa in maniera perfettamente “spietata” un momento specifico di questo lasso di tempo: la festa, o per dirla con un gergo ultratrentennale, la festina! Lo so, siete curiosi di sapere di che canzone si tratta; alcuni di voi, amando il simpatico complessino che la canta avranno già capito e staranno intonando (o stonando forse…) i primi versi che fanno così: “Brufolazzi, tapparella giù e poltiglia, più ascella purificata, ti ricordi che meraviglia la festa delle Medie? “.

Fateci caso, in meno di 20 parole, il gruppo che ha composto questo stupendo affresco, ha fotografato in maniera chirurgica, spietata e assolutamente autentica la situazione di noi poveri 12-13enni impegnati nel (vano) tentativo di essere presentabili alla festa dove c’erano LE RAGAZZE! Altro che esame di Terza, quello era il vero banco di prova per il passaggio all’età adulta…

Adesso vi svelo titolo (Tapparella) e gruppo (Elio & Le Storie Tese) e vi invito a recuperare la canzone che, a mio avviso, rappresenta un trattato sociologico sull’inadeguatezza di ogni ragazzino in età adolescenziale, fa sbellicare dalle risate e rimette nei giusti binari una giornata storta. Frasi come “faccio un vento e gli cambio il clima” o “parapiglia scatta il gioco della bottiglia” non possono lasciare indifferenti chi, almeno per una volta, ha partecipato ad una di queste feste. Ogni volta che la ascolto devo cantarne almeno un pezzo! Bravo Elio, Bravo Fogli (solo per iniziati quest’ultima citazione… ma chissà che anche voi non lo diventiate)!

Alessandro Seno

Da “LETTERA APERTA”- 18 marzo 2018

Da “LETTERA APERTA” 18 marzo 2018
Settimanale della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

Nell’articolo che compare sulla prima delle sei facciate don Gianni, il parroco, esprime riconoscenza ed ammirazione nei riguardi degli anziani impegnati partendo dalla testimonianza di due persone di età avanzata che continuano ad offrire il loro servizio alla comunità.

Don Gianni commenta poi in modo un po’ strano il pensiero del Papa che afferma che la messa non si paga. Spero che vi siano concittadini più intelligenti di me che capiscano a fondo il pensiero di questo parroco.

Di don Gianni pubblico pure l’intervento nei riguardi del monastero che rappresenta uno dei suoi crucci, delle sue preoccupazioni (e io aggiungo una delle sue tentazioni).

Mi pare importante segnalare l’annuncio della Via Crucis il venerdì santo a cui hanno sempre partecipato tanti fedeli.

don Armando

LA FORZA DEGLI ANZIANI

Da tempo desidero dedicare un grazie a due volontarie della parrocchia non più giovanissime Hanno rovesciato l’idea secondo cui da vecchi si diventa inutili. E non sarebbero le uniche: anzi!

Tanti anziani prestano servizio: desidero ringraziarne due in particolare. Malvina Chiozza Cecchinato, nata qui nel 1923. A 19 anni già insegnava verso Jesolo. In tempo di guerra, quando il ponte sul Piave era distrutto, ogni giorno, scesa dal treno, procedeva in barca sul fiume e, in bici, faceva 16 chilometri per andare al lavoro. Per più di 20 anni ha insegnato a Carpenedo. Fra le sue alunne c’era anche Milena Pavan, morta a 81 anni: lei stessa l’ha accompagnato alla sepoltura. Andata in pensione dopo 42 anni di servizio, ha accudito nipoti e figli di amici. Qualche anno fa, aperto il doposcuola, è tornata in trincea, nell’insegnamento ai bambini: apprezzata, competente, puntuale. Esemplare.

La seconda persona da ringraziare è Ernesta Bonso, nata a Trivignano nel ’27, ma da sempre con noi. Di professione infermiera è sempre attiva sotto tutti i punti di vista. Per decenni ha accudito i malati e ancora oggi ha un dinamismo che le consente di dare una mano agli altri. Di fede granitica, si è resa disponibile con una persona più giovane, a seguire un gruppo di catechismo. Non perde un colpo: indica il Signore e suscita affetto indiscusso fra i bambini. Guardo con ammirazione queste persone capaci ancora di mettersi in gioco.

Giovedì 15 marzo anche don Armando compie 89 anni. Mi chiedo se, al mio turno, avrò la capacità di fare altrettanto,

don Gianni Antoniazzi

LA MESSA NON SI PAGA
dritti al centro

In questo periodo, papa Bergoglio fa le catechesi del mercoledì spiegando la Santa Messa. In Internet si trova tutto. Mercoledì scorso il papa ha detto che la «Messa è gratuita». E ha aggiunto: «Se io ho qualche persona, parente o amico nel bisogno o che hanno passato questo mondo, posso nominarli in quel momento, in silenzio… quanto devo pagare perché il mio nome venga detto lì? Niente. Capito questo? Niente. La Messa non si paga, la Messa è il sacrifico di Cristo che è gratuito. Se tu vuoi fare l’offerta falla, ma non si paga». Bene. In parrocchia lo stiamo facendo da molto tempo. In fondo alla chiesa si trova un quaderno e una penna: i defunti scritti lì sono ricordati nelle Messe del mattino, sia dei giorni feriali che della domenica. Va chiarito poi il significato profondo di un’eventuale offerta legata al defunto. Chi ci ha preceduto nel segno della fede e dorme il sonno della pace vive per l’Amore di Cristo. Quanto più noi viviamo nella carità, tanto più siamo in comunione con i nostri defunti. L’offerta che eventualmente uno volesse lasciare per i defunti va interpretata in questo modo: non per pagare la Messa, ma come un gesto di carità verso i bisognosi in memoria e in suffragio per i nostri cari. Un mazzo di fiori sulla loro tomba è un bel gesto. Ma più ancora la carità aiuta la comunione: non c’è altra strada.

FINALITÀ DEL MONASTERO
in primo piano

Qualche settimana fa il Gazzettino ha pubblicato un articolo per dichiarare che il monastero era in vendita. Non c’è stato seguito all’articolo e pare che nessuno si sia fatto avanti. C’è però fra la gente di Carpenedo la crescente preoccupazione sul destino dell’area. Molti si sono mossi già esprimendo moderata attenzione e parecchie perplessità circa il ruolo della Sovrintendenza. Qualcuno ha iniziato anche a fare passi più decisi. Per esempio: il Consiglio della “300 Campi” ha ricevuto una lettera con l’invito a riflettere su quest’area. La Società vanta 700 anni di storia e gode di assoluta stabilità. Il Consiglio, equilibrato, esprimerà il proprio orientamento con libertà. Su questo foglio è importante testimoniare intanto l’attenzione e l’umore della gente di Carpenedo. Si constata il silenzio dopo l’articolo del Gazzettino. C’è preoccupazione che l’area abbia solo fini speculativi a scapito della vita di Carpenedo. C’è il timore che il monastero possa restare per molti anni uno scheletro al centro del quartiere mentre altri si chiedono se davvero ci sia stato un qualche progetto per un luogo di richiedenti asilo. Insomma: c’è l’attenzione, ma non le decisioni, anche perché gli stessi Servi di Maria, al momento, non possono proporre una vendita senza prima aver sanato alcune questioni amministrative sullo stato dei beni ora presenti nell’area.

LA VIA CRUCIS

Venerdì 30 marzo, durante la Settimana Santa, ci sarà la Via Crucis per le nostre strade. Nel prossimo numero di “lettera aperta” pubblicheremo il percorso. Già oggi però faccio una richiesta dal momento che il calendario della settimana Santa sarà molto denso: dove passa la Via Crucis sarebbe possibile chiedere a chi vive la fede di mettere alla finestra un lume acceso come segno di accoglienza? È un gesto molto umile, ma visibile da tutti e capace di trasformare una semplice strada in un luogo dove la preghiera di fede non risulta fuori luogo.

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 18 marzo 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo, il parroco, a proposito dell’esito elettorale, ne ha per tutti. Consiglio di leggere l’articolo perché mi pare che l’analisi sia sottile ed intelligente ed onesta. Mi soffermo un istante sull’ultimo passaggio, non perché gli altri non siano validi, ma perché credo che, almeno per il momento, la scelta del partito democratico di isolarsi e di stare all’opposizione, non solamente non riconosca i propri errori, ma ne aggiunga un altro ancora lasciando il Paese nel guado senza soluzioni di sorta.

Una cosa poi che dimostra l’estrema ipocrisia è certamente quella che Mattarella, il presidente della Repubblica, faccia un miracolo a favore di chi non lo merita perché dovrebbe trovare una soluzione di compromesso con le altre parti politiche.

don Armando

Domenica 18 marzo 2018
quinta di Quaresima

Questo nostro tempo
Troppi vincitori e di fatto nessun vincitore; queste elezioni politiche per un verso hanno prodotto confusione e sconcerto perché non è emerso chiaramente a chi possa essere affidato il compito di guidare il governo, d’altra parte questi risultati hanno chiaramente dipinto un’Italia spaccata in due: al nord s’impone la Lega, al sud i cinque stelle. E’ovvio che ciascuno di noi ha la propria posizione politica in base alla quale è andato a votare ma il risultato impone una riflessione critica in modo da valutare la situazione concreta della gente che vive in questo Paese.

Sia la Lega che i 5 stelle non danno certezze, anzi sembrano essere un tuffo nel futuro quanto mai oscuro, ma i loro voti tanto ampi impongono un ripensamento per ciascuna persona intelligente che abbia voglia di riflettere. Il nord ha espresso prevalentemente un giudizio chiaro sul modo di gestire la migrazione, in gran parte scoordinata e selvaggia, con cui l’Italia ha accolto tutti i migranti senza l’opportuna selezione tra quanti avevano necessità e quanti invece sono venuti a delinquere magari spacciando droga.

A propria volta i 5 stelle hanno interpretato il disagio del sud: l’alto livello di abbandono di molte zone in mano alla delinquenza organizzata e l’assenza dello Stato, il tasso notevole di disoccupazione e soprattutto la mancanza di lavoro per moltissimi giovani, forniti anche di diploma, di laurea, di specializzazione.

Se a questo si aggiunge anche la corruzione diffusa di cui è preda spesso, anche se non sempre, la classe politica e assieme alla corruzione il nepotismo e il clientelismo allora si comprende il disagio e di conseguenza il voto di protesta. Di fronte ai risultati elettorali i partiti tradizionali devono chiedersi se siano stati in grado di interpretare questo disagio di base e se abbiano messo in atto tutti gli strumenti per venire incontro alle richieste corrette della base. I risultati dicono di no, dicono in particolare che Pd e Forza Italia, sinistra e destra tradizionali, hanno più pensato agli affari propri che a quelli della gente che con l’unico strumento che aveva in mano, il voto, li ha puniti.

Ed ora non è segno di intelligenza intestardirsi in una sterile opposizione senza via di scampo, quanto piuttosto, rivedendo le proprie posizioni, ciascun partito dovrebbe fare lo sforzo di ripensare criticamente le proprie scelte e cercare il bene non del partito ma del Paese. In questo momento occorre trovare anche le modalità del compromesso per assicurare quelle riforme che sono necessarie per offrire dignità a tutti, per togliere tanti privilegi, per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro a tanti giovani, per disciplinare intelligentemente i flussi migratori. Insomma qui occorre dare più spazio all’intelligenza che alla ripicca.

Da “SEGNO DI UNITÀ” – 18 marzo 2018

Da SEGNO DI UNITÀ – 18 marzo 2018
periodico della parrocchia Santa Maria della Pace di Bissuola

Il settimanale riporta appuntamenti ed iniziative che si rifanno alle celebrazioni della Settimana santa come da prassi in tutte le parrocchie.

Nel “foglio” trovo di particolare alcuni stralci di una lettera stupenda che una ragazza di colore di Ca’ Foscari rivolge ad un suo coetaneo che ha scritto sui muri dell’università frasi ingiuriose ed incivili nei riguardi di tutti gli stranieri che, per i motivi più diversi, e sempre tragici, sono approdati nella nostra città.

don Armando

LETTERA DI UNA RAGAZZA NEGRA AD UN COETANEO RAZZISTA

Non ci si stupisca o scandalizzi addirittura se ho scelto la parola “negra”, così politicamente scorretto, ma è la stessa interessata, autrice della lettera, ad usarlo. E siamo d’accordo: quanta ipocrisia nel “distinguo” che accompagna la scelta di non usare una parola che non è altro che la realtà. Forse non vogliamo usare la parola “negra/o” perché vogliamo esorcizzare tutte le volte in cui quella parola è stata accompagnata da aggettivi come “sporco” oppure associata alle nostre deiezioni… Dire o scrivere nero non individua una razza, ma un colore ed è qui l’ipocrisia perché sembra che ci vogliamo dimenticare a tutti i costi che in effetti esiste una razza diversa dalla nostra, è come non riconoscere la loro dignità, il loro diritto all’esistenza.

Mi ha colpito quindi questa lettera di una ragazza di vent’anni, negra, che studia lingue a Venezia Ca Foscari, e vive nel Collegio Internazionale (ed è molto selettiva la prova per poter esservi ammessi….). Lavora nella Biblioteca delle Zattere, ed è lì, nei bagni di questo luogo di cultura, che ha trovato la scritta “W il Duce! onore a Luca Traini. Uccidiamoli tutti sti negri”. Questo fatto l’ha spinta a scrivere la lettera postata sul blog “Linea 20”, degli studenti del Collegio e che è stata ripresa da un quotidiano locale e da molti altri siti. Poiché il collegio è internazionale, va da sé che ha varcato i confini nazionali.

Non possiamo, per evidenti ragioni di spazio, riportare integralmente il testo, ma tutti possono rintracciarlo sul blog Linea 20.

Laeticia è di Bergamo, dove vive la famiglia ed un fratellino di otto anni che sente spesso per telefono. Il bambino chiede alla sorella il significato di “negher”, la parola con cui è stato apostrofato da alcuni compagni di scuola. Spiegato che vuol dire “negro”, Laeticia fa notare al fratellino che non è altro che quello che è in realtà e di cui deve andare fiero e lo invita a dirlo chiaro ai suoi compagni. Scrive Laeticia:

«In otto anni della sua vita (del fratellino), non ho mai pensato che avrei dovuto un giorno spiegargli il razzismo. Sono stata molto ingenua perché, dall’alto dei miei vent’anni, di episodi di razzismo ne ho vissuti. I primi si sono verificati quando avevo all’in-circa dodici anni. Ma ero già grande e sapevo difendermi con le sole parole. Ma a otto anni, come si rielabora il razzismo? E io, da sorella maggiore, come lo semplifico il razzismo per un bambino ingenuo? Ancora non lo so. Ma devo trovare un modo di rendere mio fratello immune al razzismo. Proprio come sua sorella. Sì, perché io mi ritengo immune al razzismo: non sono razzista e i razzisti non mi fanno paura, non mi fanno arrabbiare, non li detesto. E oltretutto, ho sviluppato una sottile arma per combattere il razzismo a modo mio. lo rispondo con l’ironia, anzi, il sarcasmo. Faccio fiumi di battute auto-razziste alle quali in generale la gente rimane di stucco. Non sa se ridere o meno. Perché verrebbe da ridere, ma ridere sarebbe politicamente scorretto. Quando la gente comincia a conoscermi, si abitua alle mie battute e comincia a ridere. Quando la gente ride e soprattutto quando la gente riesce a fare battute razziste, ritengo che il mio lavoro abbia avuto successo, semplicemente perché portando in superficie l’ignoranza e ridendone, la si demistifica»

Laeticia è convinta di avere sconfitto il razzismo (imperdonabile ingenuità – la definisce lei stessa) finché non si imbatte in quella scritta. «Wow. Un momento di profondo respiro. Rileggo la frase di nuovo. Per un bianco, o comunque un non negro, credo che questa affermazione possa suscitare ribrezzo, tristezza, rabbia, in verità non so cosa possa provare un bianco, e non so perché debba essere diverso da quello che può provare una negra quale sono io. Da negra, non mi sento offesa. Sono profondamente confusa che queste scritte si ritrovino in un luogo così culturale, e confusa soprattutto perché probabilmente l’autore è un mio coetaneo»

Laeticia vorrebbe parlare con chi ha scritto quelle frasi, «capire perché mi voglia uccidere, visto che sono negra. Sono impaurita, non perché io abbia paura di essere uccisa, ma mi spaventano le ragioni per cui verrei uccisa. Come puoi pensare di uccidere qualcuno solo per il colore della sua pelle?

Cosa ti può distorcere così tanto da volere uccidere qualcuno perché non è bianco? Ho le vertigini solo a pensarci. Cosa otterresti dalla mia morte? lo vorrei solo capire. Vienimi a parlare.
Voglio essere guardata dritto negli occhi e voglio sentire cosa ti affligge.

Perché mi odi? Come mi uccideresti? Come ti sentiresti dopo la mia morte? Saresti felice?

Voglio capire i tuoi sentimenti. Vienimi a parlare prima di uccidermi, cosicché io ti possa abbracciare e mostrare un po’ di umanità, Io non ti odio, non perché io sia gentile. È perché sono profondamente triste per te, provo pietà perché non so come tu sia giunto a questo punto. Mi dispiace per i fallimenti che ci sono stati nella tua educazione. Mi dispiace che qualcuno sia riuscito a manipolarti a tal punto e a convincerti di queste cose.

Ti hanno avvelenato la mente e il cuore con questo odio insensato e questo suprematismo bianco»

Andatevi a leggere il resto, vi prego, e fatelo leggere ai vostri ragazzi, ai vostri studenti, ai giovani dei gruppi

Virgilio

Da ”SAN NICOLÒ E SAN MARCO” – 18 marzo 2018

Da SAN NICOLÒ E SAN MARCO – 18 marzo 2018
settimanale della comunità cristiana di Mira

Il settimanale si apre con un bel “pezzo” che mette in rilievo che ogni opera importante per realizzarsi ha bisogno di apporti anche molto piccoli.

Come sempre poi riporto gli “Appunti di don Gino” che questa settimana vertono sui primi 5 anni dalla elezione a pontefice di Papa Francesco; sul rapporto di questo vecchio prete quasi settantenne col suo vecchio parroco, ormai alla soglia dei 90 anni; infine su una felicissima presentazione firmata Vincenzo sulla testimonianza di don Lorenzo Miconi.

Della cronaca parrocchiale segnalo due incontri: il primo con un gruppo di stranieri che vivono nel territorio di Mira, il secondo l’incontro con don Botta sul problema della fede.

Mi pare che vada crescendo in città la scelta di invitare personaggi di valore per affrontare problematiche fondamentali riguardanti il messaggio cristiano.

don Armando

5A DI QUARESIMA – 18 MARZO 2018
Se il chicco di grano …

Se la nota dicesse: non è una nota che fa la musica …
non ci sarebbero le sinfonie. Se la parola dicesse: non è una parola che può fare una pagina
…non ci sarebbero i libri. Se la pietra dicesse: non è una pietra che può alzare un muro …
non ci sarebbero case. Se la goccia d’acqua dicesse: non è una goccia d’acqua che può fare un fiume
…non ci sarebbe l’oceano. Se il chicco di grano dicesse: non è un chicco di grano che può seminare un campo
…non ci sarebbe la messe. Se l’uomo dicesse: non è un gesto d’amore che può salvare l’umanità
…non ci sarebbero mai né giustizia né pace.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota
Come il libro ha bisogno di ogni parola
Come la casa ha bisogno di ogni pietra
Come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua
Come la messe ha bisogno di ogni chicco l’umanità intera ha bisogno
di te, qui dove sei, unico, e perciò insostituibile.

Appunti… di don Gino Ciccuto
PRIMO LUSTRO

Il 13 marzo 2013 il Signore ha donato alla Chiesa Papa Francesco. Sono passati cinque anni dall’elezione di questo Papa che è stato definito come un “compagno di strada e un Papa con il Vangelo in mano”. Le sue parole, e ancor più i suoi gesti semplici e immediati, ci stanno riproponendo il Vangelo, riempiendoci di gioia, ogni volta che ci capita di vederlo e di ascoltarlo. Il più bel complimento per questo primo lustro ci viene da Papa Benedetto che ha scritto una lettera per la presentazione di una collana dedicata alla teologia di Papa Francesco. Il Papa emerito scrive: “Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudìzio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico, privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia, che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano d’oggi. Questi piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra due pontificati pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”. La nostra gioia e il nostro ringraziamento per Papa Francesco sgorgano dal cuore e diventano preghiera per lui.

LA GRINTA E L’ENTUSIASMO
Nel cuore porto una profonda riconoscenza e anche un po’ di rammarico nei confronti di don Armando, il mio vecchio parroco. Ci vediamo raramente, ogni tanto ci sentiamo per telefono, ma ci lega una profonda sintonia di pensieri e di propositi. Avevo 24 anni quando andai a Carpenedo e iniziai con lui la mia avventura di prete. Lui è stato il mio maestro in tutto: nello stile di fare il prete, nei tanti sogni portati avanti insieme, nell’impegno quotidiano per costruire una comunità che fosse una vera famiglia. E’ stato il periodo più bello della mia vita. Quando è cessato, è rimasta una profonda stima vicendevole. L’altro giorno ho avuto modo d’incontrarlo perchè ha voluto farci un dono per il nostro progetto vicariale di costituire un “Centro della Carità”. E’ stata un’occasione bella per riprendere un discorso appassionato sulla nostra chiesa e sul nostro tempo, piuttosto difficile e problematico. Ho avuto così anche l’occasione per fargli gli auguri per il suo 89A compleanno. Gli anni passano veloci, ma la grinta e l’entusiasmo rimangono, come negli anni giovanili. Questa è una grazia grande.

UN INCONTRO DELIZIOSO
Vincenzo ci ha regalato un incontro delizioso sul tema: “La spiritualità di don Lorenzo Milani”. Un incontro preparato, non solo con competenza, ma soprattutto con grande passione che, a tratti, ha sfiorato anche la commozione per la testimonianza di questo prete fiorentino, “ribelle per amore e per coerenza al Vangelo”; un prete onesto e obbediente “fino alla morte”. Vincenzo ha saputo unire sapientemente le testimonianze della vita di don Lorenzo con delle foto significative e con brani di musica classica appropriati. L’unico rammarico: una partecipazione non troppo numerosa per la bellezza della serata. La pigrizia e il divano la vincono sempre, purtroppo!

Vita della Comunità s. Nicolò e s. Marco
LA RELAZIONE
La relazione è incontrare l’altro per quello che porta in dono”. A partire da questa convinzione, questa Domenica 18 marzo, alle ore 19.30, nel patronato s. Nicolò ci sarà un incontro speciale con alcuni amici “stranieri” che sono presenti in mezzo a noi, per ascoltare le loro storie e condividere con loro una piccola “cena”, preparata da loro. Sono alcuni ospiti di “Casa s. Raffaele”, della Cooperativa Olivotti. A questo incontro invitiamo tutti, particolarmente quanti desiderano instaurare una relazione vera e rispettosa con questi “amici” che sono tra noi per cercare una vita migliore e per portarci in dono la loro sensibilità e la loro cultura.

LA FEDE: DOMANDE E RISPOSTE
Venerdì 23 marzo, alle ore 20.45 nella chiesa di s. Nicolò, sarà ospite padre Maurizio Botta per una serata speciale dedicata alla fede. Sarà possibile porre delle domande anonime, sul tema della quale, alle quali darà una risposta padre Maurizio, che viene da Roma per condividere con noi questo momento di preparazione alla Pasqua. I giovani che l’hanno incontrato a Roma, nell’estate scorsa, sono i primi invitati, ma l’incontro è aperto a tutta la comunità. Lo raccomandiamo in modo speciale ai catechisti.

Da “L’INCONTRO” – 18 marzo 2018

Da L’INCONTRO”18 marzo 2018
settimanale della Fondazione Carpinetum

L’Incontro è tutto da leggere ed infatti è il periodico di ispirazione religiosa più letto a Mestre. Si ipotizzano dai 16.000 ai 20.000 lettori settimanali. L’Incontro è tutto da leggere per gli argomenti che tratta con pacatezza ed onestà, per le “firme” di riconosciuto valore e perché favorisce una lettura positiva della vita, della società e di Mestre.

Mi trovo ogni settimana nell’imbarazzo di segnalare qualche articolo particolarmente interessante; d’altronde non poso proporre l’intero periodico, anche perché è facile trovarlo in internet, soluzione che consiglio caldamente.

Riporto quindi alcuni articoli che mi sono maggiormente piaciuti per i loro contenuti: “Pura del domani” di don Fausto Bonini, “Donne del domani” di Federica Causin e il bellissimo articolo di suor Teresa Dal Buffa, la responsabile, ma soprattutto l’animatrice del “Polo solidale del Centro don Vecchi”, una piccola suora dal cuore grande e dalla volontà d’acciaio, che racconta la sua bellissima avventura, tanto diversa da quella di molte altre suore appiattite da regole che mortificano la personalità non permettendo che essa esprima la loro ricchezza personale.

don Armando

Il punto di vista
Paura del domani
di don Fausto Bonini

L’impressione è che di fronte alle sfide che ci aspettano cresca la voglia di tornare indietro Vale anche per la Chiesa chiamata a ritrovare l’entusiasmo per costruire un futuro nuovo

Il grande sociologo polacco Zygmunt Bauman, da poco scomparso, ci ha lasciato in eredità un suo ultimo scritto, molto interessante, intitolato Retropia, edito in Italia da Laterza. “Retropia”: un neologismo creato dall’autore per definire l’inverso dell’utopia, cioè un guardare all’in-dietro anziché proiettarsi in avanti. Un immaginare che il cambiamento possa avvenire ritornando al passato, più rassicurante rispetto a un futuro carico di incognite. Su questo tema Mauro Magatti, docente di sociologia e di economia alla Cattolica di Milano, ha scritto un articolo sul Corriere della sera del 4 marzo 2018, rilevando come questa “retropia” stia colpendo alla grande anche in Italia. Si tratterebbe di mancanza di orizzonte futuro e dunque di fuga verso il passato, di “una sindrome trasversale che colpisce l’economia (dove stagnano gli investimenti), la demografia (con l’inverno demografico), la politica (che rincorre le urgenze quotidiane)”. Ho l’impressione che anche buona parte dell’esito delle ultime votazioni sia dovuto a questa sindrome. Tornare indietro, al come eravamo, sembra la soluzione al malessere presente. Ho anche l’impressione che neppure la comunità cristiana vada esente da questa malattia. L’autore dell’articolo del Corsero scrive che l’Italia è messa male nel settore dell’istruzione per quanto riguarda l’indice di abbandono scolastico. Mi è venuto spontaneo pensare a quanto alto è l’indice di abbandono del “dopo cresima”. Altissimo, non alto. Cresce così l’ignoranza religiosa e non si fa pressoché niente per frenare questo grande esodo. I Seminari si svuotano e non si sa con che cosa riempirli, i conventi si vendono, le chiese non si sa come utilizzarle, le parrocchie vivono un presente senza prospettive. La mancanza di vocazioni al sacerdozio costringe i pochi sacerdoti rimasti a correre da una chiesa all’altra per celebrare Messe e funerali. E invece battesimi e matrimoni, sacramenti che costruiscono il futuro, sempre meno. Per quanto riguarda la nostra diocesi su 165 sacerdoti, ben 63 sono oltre i 75 anni. Più di un terzo. Ma non sono i numeri che preoccupano (anche se sono numeri veramente preoccupanti), ma la situazione stagnante. La mancanza di entusiasmo, la mancanza di passione per la costruzione di un futuro diverso. Si celebrano i 200 anni di vita del Seminario, ma non si parla di futuro. Si rinnovano gli organismi di partecipazione (il Consiglio presbiterale in questi giorni), ma senza entusiasmo da parte dei sacerdoti chiamati a votare. L’organigramma è perfetto, tutte le caselle sono occupate. Ma la vita religiosa langue, molti preti e fedeli sono demotivati. Chi ci darà un’iniezione di ottimismo e di volontà di costruire un futuro nuovo? La voglia di passare dalla “retropia” alla “utopia”? Mi auguro che chi sarà scelto per far parte del nuovo Consiglio presbiterale senta la responsabilità di dare uno scossone a questa Chiesa stagnante. Postilla finale. Queste riflessioni non riguardano solo la Chiesa di Venezia, ma in generale le Chiese in Europa. Purtroppo!

Pensieri a voce alta
Donne allo specchio
di Federica Causin

La sveglia suona e, anche se avrei la tentazione d’ignorarla, la giornata inizia. Mi preparo per andare al lavoro e mi sorprendo a pensare che sono trascorsi quasi vent’anni da quando ho varcato la soglia di quell’ufficio. È stata la prima vera opportunità, dopo quasi quattro anni di porte chiuse, di colloqui senza un seguito, nonostante i numerosi elogi al mio curriculum. Non era quello che avevo immaginato per il mio futuro, comunque mi ha garantito, e sta continuando ad assicurarmi, l’indipendenza economica che mi ha permesso di compiere tante altre scelte e di ritagliarmi uno spazio per dedicarmi alle mie passioni. Mi considero privilegiata perché posso contare su un contratto a tempo indeterminato e su uno stipendio certo in un momento in cui, è risaputo, la precarietà o la saltuarietà sono diventate normali nel mondo del lavoro. Due condizioni che possono mettere una donna di fronte a un bivio imponendole di scegliere tra la carriera e i figli o inducendola quantomeno a posticipare la decisione di formare una famiglia. Ancora diversa è la situazione delle donne che riprendono l’attività lavorativa dopo

una maternità: vengono promosse all’istante al ruolo di equilibriste in virtù del fatto che si destreggiano tra le esigenze familiari e gli impegni professionali. Le giornate di una mamma divengono all’improvviso più lunghe, il tempo per sé, soprattutto finché i figli sono piccoli, si trasforma in una sorta di miraggio, ma le fatiche sono ripagate da una valanga di coccole e dall’emozione di assistere alle mille conquiste quotidiane di una persona in miniatura che si affaccia al mondo con il suo sguardo limpido e curioso. E, quando la missione rischia di diventare impossibile, scendono in campo mariti e compagni, pronti a offrire un valido supporto. Le mie amiche, quasi tutte sposate con prole, e mia sorella mi hanno confermato che rientrare al lavoro significa anche riprendere a confrontarsi con gli adulti, dopo aver avuto per parecchi mesi un neonato come interlocutore. Vuol dire altresì riappropriarsi di un’identità che si affianca a quella di madre e tornare a casa portando con sé una boccata di “ossigeno” che contribuisce a dare serenità ed equilibrio al rapporto con i figli. Mi torna in mente mia mamma che ha lasciato il suo impiego per seguire prima

me e poi mia sorella. Non le ho mai chiesto se quella decisione le sia pesata; so però che alla sua assiduità e alla sua determinazione devo molto di quello che sono diventata. Forse anche per questo, non appena si è presentata l’occasione, l’ho incoraggiata a riprendere il lavoro, tanto noi ormai eravamo grandi. Pur non avendo più vent’anni, si è rimessa in gioco con entusiasmo e, malgrado qualche comprensibile timore, è stata ripagata da tante soddisfazioni e da numerosi attestati di stima. Il ricordo dei pomeriggi trascorsi insieme per insegnarle a usare il computer riesce sempre a strapparmi un sorriso. Lei la considerava un’impresa ai limiti dell’impossibile, invece se l’è cavata egregiamente! Credo che tornare a lavorare le abbia dato modo di acquisire sicurezza in se stessa e nei propri mezzi, di scoprire risorse inattese e soprattutto di mettere al servizio degli altri la capacità di ascoltare e di trovare soluzioni che la contraddistingue. Oggi veste molto volentieri i panni della nonna, amatissima dalle nipotine, e si destreggia tra giochi, pappe e fiabe lette anche con il libro di traverso, confermando che non è mai tardi per reinventarsi!

La testimonianza
L’ultimo capitolo della mia vita
di suor Teresa Dal Buffa

Mai avrei immaginato di dover concludere la stagione matura della mia vita facendo il “manager” di un’azienda del tessile, attività normalmente del tutto estranea agli interessi di una suora.

Sono nata a Firenze. Da ragazzina ho fatto l’apprendista presso una sarta e da giovane mi sono impiegata presso un grande supermercato alimentare. Poco più che ventenne sono stata “folgorata”, come San Paolo sulla via di Damasco, scegliendo di farmi suora, perché ho sentito il bisogno irrefrenabile di donare la mia giovinezza e il mio amore a tutte le persone, specie quelle più povere e le più sole. Sono entrata nell’ordine delle Suore di Nevers, la congregazione religiosa di Bernadetta, la veggente di Lourdes. Una volta suora, mi sono diplomata insegnante e per molti anni mi sono occupata della scuola materna del Villaggio San Marco, nell’omonimo quartiere, che allora faceva certamente parte di quelle periferie delle quali Papa Francesco parla frequentemente. Ho avvertito, però, dopo questa bella esperienza tra i bambini, il bisogno di donare la mia giovinezza al mondo degli ammalati. Altro diploma. Poi per 25 anni sono stata in corsia del vecchio Ospedale Umberto I. Una volta in pensione, i miei superiori mi hanno chiesto di portare avanti un progetto assolutamente innovativo. Quello di dare vita a una piccola comunità di suore che abitasse in un appartamento comune e che si dedicasse totalmente alle problematiche della parrocchia: chiesa, catechismo, vecchi, ammalati ed altro ancora.

Con la mia superiora, suor Michela, siamo andate ad abitare prima in via Cà Rossa e poi in via Del Rigo, a completa disposizione del parroco di Carpenedo don Armando Trevisiol. Grazie a Dio il risultato è stato abbastanza confortevole, se ci rifacciamo ai 400 anziani di suor Michela al Ritrovo degli anziani e ai miei 100 chierichetti che servivano all’altare. Una volta che nel 2005 anche don Armando è andato in pensione, l’abbiamo seguito anche noi al Centro Don Vecchi, alloggiando in un appartamentino di 40 metri quadrati, pagandoci il contributo come tutti gli altri residenti e mettendoci a disposizione dei 250 anziani ospiti della struttura. Qui è iniziato l’ultimo capitolo della mia vita, un capitolo un pò strano e non comune per una suora. Al Don Vecchi ho cominciato a collaborare in qualità di commessa come tante altre colleghe presso i grandi Magazzini della carità, diretti da un ex dirigente dei magazzini Coin, Danilo Bagaggia, e per alcuni anni ho fatto questo “mestiere” come tutti gli altri cento volontari. Una volta che questo gruppo è stato riconosciuto dalla Regione come Onlus, mi è stato chiesto di fare la presidente. Una suora presidente di un “ipermercato del tessile”, con un magazzino di 600 metri di superficie e 110 dipendenti (non pagati) non è proprio una cosa normale! Comunque è andata proprio così! Confesso in aggiunta che questo titolo e questo compito non mi hanno messo a disagio e non mi fa sentire fuori luogo, perché ogni giorno posso ancora contattare e servire centinaia di poveri, stranieri e concittadini. Vengo ora alle ultime righe di questa bella e straordinaria avventura. La filosofia che assieme al Consiglio di Amministrazione dell’associazione “Vestire gli ignudi” abbiamo ideato, e che inizialmente ha sorpreso i cristiani benpensanti delle parrocchie di metà Mestre, è quella che non diamo nulla per niente! Intendiamoci bene: gli indumenti vengono distribuiti in maniera assolutamente gratuita, ma si richiede sempre “ai clienti” una piccola offerta per i costi di gestione, che sono ingenti e a favore dei più poveri della città, in modo da rendere possibile una carità moderna e capace di creare un “volano della solidarietà”, capace di coinvolgere l’intera cittadinanza. Perché tutti dobbiamo aiutare tutti! Essendo poi veramente ingente il “volume di affari”, poiché contiamo di avere ai magazzini San Martino del Don Vecchi più di sessantamila “contatti” all’anno, abbiamo racimolato negli ultimi tempi una bella sommetta. L’assemblea dei volontari, su proposta del comitato direttivo, qualche giorno fa ha deciso di mettere a disposizione delle dieci mense dei poveri esistenti a Mestre e Venezia, 3.000 euro ciascuna e ad ogni gruppo della San Vincenzo o Caritas parrocchiale, 1.000 euro pure a ciascuna. L’operazione caritativa che stiamo mettendo in atto con felice sorpresa degli operatori della carità, contiamo che alla fine comporti un investimento di circa 70.000 euro. Per una suora non è proprio normale occuparsi di operazioni finanziarie di questo genere, ma vi confesso che invece questo impegno mi dà una certa ebbrezza, sentendomi amata e rispettata, anche se talvolta mi scappa qualche “grullo”, di matrice fiorentina, quando qualcuno non funziona proprio a dovere. Cari amici de L’incontro, forse vi domanderete perché vi ho raccontato queste cose? Ve lo dico subito: perché sappiate che le suore servono ancora quando sono in versione moderna e perché sappiate che l’avventura della carità è la più interessante e la più doverosa. E, dunque, vi lasciate coinvolgere anche voi!

Da “LA BORROMEA” – 18 marzo 2018

Da LA BORROMEA – 18 marzo 2018
settimanale del duomo di San Lorenzo

Oltre il consueto intervento del parroco, mons. Gianni Bernardi, che come ogni settimana occupa la prima delle due facciate di cui dispone il periodico e che sempre verte sulla liturgia del tempo, c’è un ringraziamento ai diaconi che da vent’anni servono questa parrocchia. Non sono molte le parrocchie che hanno la fortuna e la grazia di disporre per l’apostolato di alcuni diaconi. Forse l’operazione con la quale la Chiesa, un quarto di secolo fa, ha “resuscitato” il diaconato, dovrà essere ripensata per rendere più facile e più diffusa la scelta delle parrocchie di poter disporre di laici qualificati che diventino corresponsabili col parroco della gestione della parrocchia.

don Armando

DIACONI DA VENT’ANNI

Era il 21 marzo del 1998 quando il Patriarca Marco Cè ordinava diaconi in Duomo due nostri parrocchiani: Gaetano e Gianfranco, tutti li conosciamo ma lasciamo a loro la parola:

“Sono passati venti anni dall’ordinazione diaconale a servizio del Vescovo e di questa comunità parrocchiale di San Lorenzo. In tutti questi anni ci siamo configurati a Cristo servo e la grazia sacramentale ci ha permesso di dare il meglio delle nostre possibilità per la vita della nostra parrocchia. Un grazie di cuore lo rivolgiamo alle nostre famiglie per il consenso dato all’esercizio sacramentale del ministero diaconale e ringraziamo i nostri presbiteri per la fiducia nello svolgimento delle attività parrocchiali che ci hanno affidato. Ringraziamo infine tutta la comunità di S. Lorenzo e tutti voi che con le vostre preghiere ci avete sostenuti ed incoraggiati. La santa Vergine ci aiuti ad essere fedeli servitori di suo figlio Gesù con il suo santo Spirito”.

Da “IL PUNTO” – 18 marzo 2018

Da “IL PUNTO” – 18 marzo 2018
settimanale delle parrocchie di Catene e Villabona di Marghera

Di particolare c’è la notizia che il Consiglio pastorale ha deciso che quest’anno il ramoscello di olivo sarà distribuito ai fedeli quando escono dalla chiesa dopo aver partecipato alla Santa Messa e poiché l’85% dei parrocchiani non frequenta s’è pensato di chiedere a chi va in chiesa di consegnare l’ulivo ai vicini di casa. A me vien da pensare che la soluzione non sia delle migliori, comunque fare un’esperienza è sempre opportuno.

I due fatti di cronaca più rilevanti sono: l’arrivo delle suore a Villabona, suore alle quali si affiderà praticamente la cura pastorale della piccola comunità, e l’esposizione delle foto di 23 missionari che sono morti da martiri per testimoniare la loro fede.

don Armando

Sabato 24 l’ingresso delle Suore a Villabona

Sabato 24 marzo alle ore 17.00 presso la Chiesa della Natività di Villabona, la Collaborazione Pastorale è lieta di dare il suo benvenuto alle Suore Ancelle della Visitazione, che prenderanno servizio per la comunità. A loro infatti è affidata la cura della Chiesa di Villabona e della liturgia, e presteranno aiuto nella carità. Inoltre si metteranno a servizio del Centro Diocesano di Aiuto alla Vita che avrà sede proprio nei locali del patronato appena restaurato. A presiedere l’accoglienza sarà il Patriarca Francesco che, assieme al Parroco, esprimerà la nostra cordiale vicinanza e gratitudine per l’avvio di questo prezioso servizio. Dopo il momento di saluto e preghiera in chiesa, vorremo anche invitare tutti ad un momento di fraternità nel salone, al quale tutti possono contribuire.

23 foto per ricordare i Missionari martiri del 2017

Il 24 marzo 1980 a San Salvador veniva assassinato Monsignor Oscar Romero nel momento in cui stava elevando il calice nell’Eucarestia, nella cappella dell’ospedale della “Divina Misericordia”. Ha difeso i poveri, gli oppressi, denunciando le violenze subite dalla popolazione. Per volere di Papa Francesco il 23 maggio 2015 è stato proclamato Beato. Nell’anno 2017 hanno dato la vita per Cristo e il Vangelo 23 martiri.

Per tutta la settimana rimarranno esposte le loro foto su di un drappo rosso, che avvolgerà la Croce posta all’ingresso della chiesa e saranno accesi dei ceri colorati ad indicare i luoghi in cui sono morti. Preghiamo perché Gesù susciti nuovi animi missionari dentro di noi e per tutti coloro che operano in missione lasciando tutto affidandosi totalmente a Dio.

Il Gruppo Carità

Da “CAMMINIAMO ASSIEME” – 18 marzo 2018

Da CAMMINIAMO ASSIEME – 18 marzo 2018
settimanale delle parrocchie di San Pietro e Sant’Andrea di Favaro Veneto

Riporto il toccante saluto che don Andrea, il parroco, rivolge a suo padre. Il padre di don Andrea, che ha dato vita ad una azienda quanto mai importante, fu un cristiano vecchio stampo che ha condotto con autorità sia la sua attività commerciale che la sua famiglia offrendo alla chiesa, come sacerdote, il fratello, un figlio e un nipote.

Segnalo pure una gita che avrà per meta le dolci colline marchigiane, i borghi colpiti gravemente dal terremoto del 2016. Questa uscita offrirà l’opportunità di incontrare comunità parrocchiali che essa ha aiutato nei momenti difficili del terremoto.

don Armando

GRAZIE !

Mi pare giusto ringraziare tutti della vicinanza in questo momento non facile per me e per la mia famiglia. Lo scrivo perché mi pare giusto e doveroso e anche per ricordare, se ce ne fosse bisogno, che saper stare accanto gli uni agli altri in questi momenti è molto importante. Ed è opportuno non lasciarsi scappare momenti come questo per disattenzione o per paura o per una specie di falso pudore. E ringrazio Dio anche del dono di mio padre.

Non è stato facile essere suo figlio. In alcuni momenti è stato molto difficile invece. E invidio coloro che hanno con i genitori un rapporto semplice e affettuoso.

Non era un tipo facile mio papà. Ma ci ha dato la vita e ci ha fatto crescere nel corpo e nello spirito permettendo a tutti di avere una certa formazione e cultura.

A quelli della sua generazione nella maggioranza dei casi non era stato consentito. Avevano pochi strumenti in mano, molti meno di quanti ne abbiamo noi. Come ho detto durante il funerale, uno strumento è stato per lui sicuramente la fede e la preghiera. Non era certo un bigotto mio padre.

Ma era un credente vero che quando pregava si metteva davvero davanti al mistero di Dio e si lasciava trasformare. So che questo è stato determinante. Lo dico anche perché oggi viviamo un tempo in cui i credenti rischiano o di essere appunto bigotti e perciò ipocriti basabanchi, o superficiali che prendono tutto alla leggera, compreso Dio e la fede.

Anzi soprattutto Dio e la fede e perciò ogni altra cosa. Se la fede e la preghiera invece si prendono sul serio sono davvero determinanti. Ora a noi figli resta una grande eredità spirituale soprattutto. E ci resta la mamma da accompagnare anche lei in questa fase della sua vita. Grazie a tutti!

Don Andrea

VIAGGIO PARROCCHIALE DI PRIMAVERA
Esperienza comunitaria da vivere in fraternità e felicità
28 – 30 aprile

La Parrocchia di San Pietro propone un viaggio parrocchiale, che vuole unire il piacere di stare insieme, l’occasione di conoscersi meglio e il godere delle bellezze naturali e artistiche della nostra Italia; un itinerario tra borghi storici nel verde delle colline marchigiane, che vuole anche essere l’occasione preziosa per manifestare sostegno e partecipazione alla popolazione marchigiana colpita dal terremoto del 2016, di cui ancor oggi sopporta le conseguenze. L’incontro con la Comunità parrocchiale della città universitaria di Camerino, il cui parroco Don Marco è già stato accolto tempo fa nella Parrocchia di S. Andrea, segnata pesantemente dal sisma del 2016 e la celebrazione comunitaria dell’Eucarestia della domenica saranno momenti intensi di condivisione e spunto di riflessione per ogni partecipante.

Tappe previste del viaggio sono Pesaro, San Severino Marche, Matelica, Camerino e Fabriano.

Il viaggio si effettuerà in pullman.
L’alloggio è previsto presso una Casa religiosa.
Quote di partecipazione :per ADULTI: € 210,00;
per BAMBINI E RAGAZZI FINO ALLA 5° SUPERIORE: € 190,00
Ridotta disponibilità di camere singole, da verificare: eventuale supplemento: € 20,00

Le iscrizioni sono aperte fino al 25 marzo
e si effettuano: dopo le celebrazioni della domenica mattina, il 18 e il 25 marzo a San Pietro
giovedì 22 marzo, dalle ore 9.00 alle ore 11.00, presso la Segreteria parrocchiale di San Pietro. Un dépliant informativo con maggiori dettagli è disponibile presso la Segreteria parrocchiale a San Pietro.

Da “UNA VOCE NELLA RIVIERA” – 18 marzo 2018

Da UNA VOCE NELLA RIVIERA – 18 marzo 2018
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

Il foglietto parrocchiale potrebbe essere definito come “Rivista parrocchiale”, dato il numero delle pagine, l’impostazione tipografica e la varietà di argomenti sempre di natura pastorale. Appropriate, come sempre, le meditazioni a voce alta di don Cristiano sulla rubrica “Lungo il fiume”.

Interessante l’iniziativa degli adolescenti per autofinanziarsi il pellegrinaggio diocesano ad Assisi. In molte parrocchie si sta procedendo a forme di finanziamento di questo genere.

Nella terza pagina, dedicata alla cronaca parrocchiale delle tre comunità, mi paiono interessanti la “Gita di primavera”, la “Via crucis lungo le strade del paese” e la partecipazione all’ordinazione sacerdotale a San Marco di un chierico che s’è dato da fare in parrocchia.

don Armando

Lungo il fiume

Pensieri in libertà di un Parroco della Riviera
di don Cristiano Bobbo

10 Febbraio
Una storia che affascina ancora
Quando da bambino ascoltavo le favole mi veniva spontaneo immedesimarmi nella scena che si presentava in quel momento alla mia immaginazione, tanto da sentirmi coinvolto da vero protagonista in tutto ciò che succedeva. Poi da ragazzo mi applicavo ad imitare le persone più grandi che ritenevo particolarmente significative attraverso l’osservazione del loro comportamento e del loro modo di parlare. Ancora oggi, quando leggo il Vangelo, mi sembra di avere Gesù davanti agli occhi. Forse non riesco ad avere in mente tutte le varie interpretazioni esegetiche che il testo racchiude ma cercare di rivivere interiormente la scena per me serve più di una riflessione teorica. Questo mi aiuta molto a diventare sempre più fedele alla persona di Cristo senza dubbi e incertezze. I medici si rifiutano di curare pazienti che usano altre medicine insieme a quelle da loro prescritte, soprattutto se hanno effetti contrastanti, perché così facendo si debilita l’organismo. Purtroppo molti cristiani seguono una doppia prescrizione: un po’ accettano l’insegnamento di Cristo e un po’ simpatizzano con opinioni opposte. Se un prete arriva a questi compromessi non dà certo un buon esempio e non sarà mai soddisfatto della sua vita, lo preferisco rimanere un po’ bambino nella mia voglia di immedesimarmi nella meravigliosa favola di Gesù che ha ancora la forza di affascinarmi.

12 Febbraio
Il padre spirituale
Tanti nostri ragazzi sembrano bloccati nella vita, non sanno che pesci pigliare, indecisi, solitari e introversi, a volte addirittura violenti. I genitori, preoccupati, si affrettano a inviarli dallo psicologo perché riesca in quell’arduo compito di relazionalità dove invece essi si sentono inadeguati e sconfitti nel rapporto con i figli. Credo che tutti abbiano sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno soprattutto nei particolari momenti di svolta dell’esistenza. A tale proposito Sant’Ignazio paragona il diavolo ad un seduttore che vuole ingannare una ragazza ingenua. Le dice tante cose ma vuole che tutto rimanga segreto, perché se si viene a sapere lui fallirà. Il paragone serve come raccomandazione ai giovani perché imparino a rivelare i loro progetti e le loro idee ad una persona fidata e di esperienza. Per un cristiano questa persona si chiama padre spirituale. Chi non accetta i consigli del padre spirituale presume di essere in grado di vedere bene da solo, senza un aiuto. Ma proprio questa sicurezza può essere l’inganno più grande. Se l’orizzonte si restringe non si vede, come si dice, neanche la punta dei propri piedi. Al contrario, chi osserva il panorama dall’alto della montagna vede ogni cosa nella sua giusta dimensione. Il padre spirituale al quale si rivelano i propri problemi deve aiutare a vederli inseriti nel contesto più ampio della luce divina.

Noi preti abbiamo questo compito, aiutiamo i fratelli a scoprire di essere una piccola pietra nel grande mosaico della Provvidenza, dove ognuno ha il suo posto e la sua vocazione nonostante i periodi bui e tormentati della sua giovinezza.

13 Febbraio
Quello che ci è dato
Capita a volte che la giornata non ti riservi molte soddisfazioni. Le persone non sono state affettuose, piacevoli, simpatiche come avresti voluto. Le cose non sono andate per il verso giusto e ti sentiresti autorizzato a volgere altrove il tuo sguardo verso un orizzonte migliore. Contro questa tentazione di fuga ho imparato a difendermi rimanendo al mio posto cercando di approfondire le povere relazioni che oggi mi vengono clonate perché sono le uniche certe delle quali posso disporre nonostante i loro lìmiti. Verso di esse ho dei doveri precisi che oggi mi sono più o meno chiari, ma il futuro è addirittura un mistero. L’esperienza mi ha mostrato già tante volte che quello che accade non è mai come l’avevo sognato o immaginato, in senso buono o cattivo. Oggi, domani e dopodomani continuerò ad andare per la mia strada. Quella che mi viene data e solo in questo modo sono sicuro di non lasciarmi spaventare né dalle persone che incontro né dalle mie fantasie.

GITA DI PRIMAVERA
Anche questa volta, l’iniziativa a carattere religioso-culturale organizzata dalle nostre parrocchie, ha registrato il tutto esaurito! Mercoledì 21 Marzo, quindi, si parte (alle ore 8.00 da Piazza Mercato e alle ore 8.05 da Via Romagna) per la bella gita di primavera con il seguente programma: visita al Museo dell’Aria di San Pelagio in località Due Carrare (PD), celebrazione della S. Messa al Santuario del Monte della Madonna a Teolo (PD), pranzo in un tipico ristorante sui Colli Euganei, visita guidata all’Abbazia benedettina di Praglia (PD), conclusione con la recita del S. Rosario nella basilica di Praglia e rientro nel tardo pomeriggio.

VIA CRUCIS LUNGO LE STRADE
Venerdì 23 Marzo, in prossimità dell’inizio della Settimana Santa, la Collaborazione pastorale di Oriago-Ca’ Sabbioni vivrà una manifestazione di fede che coinvolgerà le famiglie, i ragazzi, i giovani, gli adulti e li vedrà uniti intorno alla Croce di Gesù per testimoniare a tutti la forza dell’Amore che salva e sostiene nelle prove della vita. La Via Crucis, che sarà accompagnata dai commenti alle varie stazioni curati dai diversi gruppi parrocchiali, partirà dal sagrato della chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni alle ore 20.30, si snoderà lungo Via don G. Ioni, Via Colombara, Via Lomellina e si concluderà in Via Cadore. In caso di pioggia la Via Crucis si terrà in chiesa. Invitiamo gli abitanti delle zone interessate dal passaggio della Via Crucis a ornare le finestre delle case con lumi e luci in segno di devozione.

BATTELLO DA FUSINA
Per agevolare la partecipazione al rito di ordinazione sacerdotale di don Gianluca che si svolgerà Sabato 7 Aprile nella Basilica Cattedrale di San Marco, è stato messo a disposizione un battello riservato che effettuerà il trasporto diretto da Fusina al Bacino di San Marco e ritorno. Partenza da Fusina alle ore 8.45. il viaggio di ritorno è previsto verso le ore 11.45.

Costo individuale € 6,00. Iscrizioni presso la segreteria parrocchiale fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Da “IL DIALOGO” – 18 marzo 2018

Da “IL DIALOGO” – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia di San Michele Arcangelo di Quarto d’Altino

La prima pagina del periodico è quasi tutta occupata da un articolo di Marco che parla della condizione dei ragazzi di uno degli Stati del Centro America.

La seconda facciata è dedicata alla cronaca parrocchiale. Una volta ancora dà la sensazione di un pugno sullo stomaco la “Raccolta di fondi per il restauro = euro 25”.

Interessante il programma di un pellegrinaggio in Terrasanta per fine agosto. Infine mi rimangono un punto di domanda le notizie su un incontro di “parole, musica e danze” e il “Pomeriggio filmoso” a 2 euro, compresa la merenda.

don Armando

Nuove

RACCOLTA FONDI RESTAURO

Offerte € 25
Raccolta domenicale mensile € 1.197

SIGNUM
GLI ALBERI NON MUOIONO MAI
SUGGESTIONI. PAROLE. MUSICA. DANZE E UN SIMBOLO
Sabato 24 MARZO – ore 21.00
Sala parrocchiale San Marco
TESTI, MUSICHE E REGIA DI DANIELE BONESSO
Con la partecipazione di STUDIO DANZA

Il gruppo “Patro..nato x” presenta:
POMERIGGIO FILMOSO.. Con merenda!
“LA STORIA INFINITA”
Domenica 18 marzo – ore 15:30
Presso il patronato
Domenica prossima:
“BIANCA E BERNIE nella terra dei canguri”
Ingresso: singolo 2 euro
famiglia (min 3 persone): 5 euro

Da “PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO” – 18 marzo 2018

Da PARROCCHIA SAN PIETRO ORSEOLO – 18 marzo 2018
settimanale della parrocchia relativa di viale don Sturzo

Il periodico normalmente non affronta tematiche religiose, ma tolto lo spazio dei testi della liturgia della domenica, dedica il resto del foglio A4 a relazioni di attività svolte o ad appuntamenti futuri.

Questa settimana c’è la relazione del Consiglio pastorale, si ricordano gli appuntamenti della Settimana santa e si informa di una celebrazione penitenziale a Carpenedo per tutto il vicariato e di una gita a Pedavena il prossimo 18 aprile.

don Armando

Dal CONSIGLIO PASTORALE

L’incontro di domenica 11 marzo è stato particolarmente denso. II Gruppo Scout ha presentato il suo Progetto Educativo per i prossimi anni, frutto di un lungo lavoro di confronto, di ascolto e di attenzione e educativa… abbiamo di che imparare! Ci siamo poi confrontati sulla proposta che la “Commissione Orseolo 50” ha elaborato per vivere con intensità la speciale ricorrenza della nostra parrocchia: tanti appuntamenti e possibilità, da qui a fine anno. Abbiamo infine delineato gli ambiti di impegno speciale nell’annuncio della Parola: rilanciare (rinnovando) i Gruppi di Ascolto e attenzione agli adulti. Le idee non mancano e anche la voglia di mettersi in gioco. C’è spazio per tutti, anche per te…

CELEBRAZIONE PENITENZIALE COMUNITARIA

La quaresima — lo sappiamo bene — è tempo di misericordia e quindi di conversione. Sì: di misericordia, da parte di Dio, e di conversione, da parte nostra come accoglienza della misericordia. Tutto questo avviene realmente nel sacramento della riconciliazione, di cui la confessione dei peccati e l’assoluzione sono parte integrante.

Molto spesso si sente dire “ma io faccio direttamente con il Signore, senza bisogno di intermediari”. Si certo, tu puoi farlo, ma Lui invece ha scelto la via del sacramento… allora se vuoi proprio essere sicuro di incontrarlo, lì lo trovi. E poi, vuoi mettere la gioia di sentirti dire “sei perdonato”…? Se fai tutto solo, questo non te lo dice nessuno!

Mercoledì prossimo 21 marzo, alle 20.45, ci troveremo ai Ss. Gervasio e Protasio per chiedere insieme perdono al Signore (celebrazione comunitaria) e ricevere personalmente la sua misericordia (confessione individuale).

Non perdere l’occasione!!

Gruppo Anziani – San Pietro Orseolo
GITA DI PRIMAVERA
FELTRE PEDAVENA
Mercoledì 18 aprile
Partenza ore 8.30 – Ritorno 18.00 (circa)
Informazioni e iscrizioni
In BIBLIOTECA Mercoledì 16.00-17.00