Questi pensieri sono nati nel mio spirito in prossimità dell’epicentro delle ferie estive: ferragosto; precisamente il 10 agosto, giorno in cui la chiesa ricorda San Lorenzo martire.
Al mattino ho ascoltato, come all’inizio di ogni giorno, la rubrica del “Santo giorno”, tenuta da un vescovo della Curia romana. Penso che la Rai dia al commentatore circa un minuto ed in un minuto ci stanno ben poche notizie e meno ancora commenti!
L’eccellentissimo presule ricordò che Lorenzo era un diacono, amministratore della carità della chiesa di Roma, ricordò che, all’invito del prefetto di consegnargli l’indomani i tesori della chiesa, Lorenzo gli presentò una folla di derelitti, e per questo atto irrispettoso e deludente per il funzionario pubblico, lo condannò alla terribile morte d’essere bruciato sulla graticola.
Il cronista ci risparmiò la solita battuta della tradizione: “Voltami dall’altra parte che da questa sono già cotto!”
La televisione dedicò qualche attimo alla diceria popolare “delle stelle cadenti” ma nulla più.
Con quattro parole s’è voltato pagina Io però non sono riuscito a voltar pagina tanto facilmente perché non mi sono liberato tanto presto dall’ immagine ormai dimenticata e non sufficientemente perseguita “delle ricchezze della chiesa”.
Ho trovato un po’ di sollievo al pensiero che da novembre, potrò dedicare ogni centesimo che non chiederò per la chiesa del cimitero, dal costo preventivato di cinque milioni di euro, al don Vecchi di Campalto per alloggiare altri 60 poveri vecchi di Mestre.
Mi è rimasto però nel cuore la spina di non saper orientare il mio popolo cristiano a ritenere ricchezza la povertà dell’ultimo!