Alla notte dormo sempre molto poco e sempre più male. Vado a letto sempre più tardi e mi pare che non arrivino mai le 5,30 del mattino, l’ora in cui mi alzo.
Forse sbaglio comunque verso le 13,30, ora in cui rientro nel mio alloggio dopo il pranzo consumato con i miei anziani coinquilini, mi siedo in divano con l’intenzione di schiacciare un pisolino di recupero.
La televisione ha la capacità di addormentarmi; normalmente mi risveglio mentre la televisione, che rimane aperta, presenta da qualche tempo un nuovo programma. Conduce la rubrica uno sbirulino di ragazza, un po’ sofisticata, che cambia vestito ogni giorno, ma che è veramente intelligente e bravina.
Il programma consiste in una specie di processo con tanto di giudice, di giuria popolare, di avvocati e soprattutto dei due litiganti che sempre sono marito e moglie o un uomo e una donna che sono appartenenti alle infinite varianti del convivere familiare: sposati in chiesa, in municipio, divorziati, risposati.
I motivi del contendere sono svariatissimi: denaro, educazione dei figli, separazioni, affido dei minorenni.
Normalmente si tratta di coppie o meglio di ex coppie o in procinto di separazione, giovani, intelligenti, agguerrite e con grande facondia e dialettica, spesso appassionate nella difesa della propria tesi e nello sforzo di combattere la tesi dell’altro.
Non ho ancora capito se il giudizio sia un vero giudizio, oppure una costruzione scenica, comunque il dibattito e la passione sono vere.
La rubrica mi interessa, però mi deprime, mi sconforta; siamo allo sfascio della famiglia, al disastro più completo.
La semina dei radicali, dei liberali, della sinistra è stata veramente rovinosa e micidiale.
I figli sono ridotti sempre più a dei relitti in un mare in tempesta, che vanno irrimediabilmente alla deriva. Povera famiglia! Poveri uomini! Povera Italia!
Un’angoscia mortale mi colpisce ogni giorno di fronte a queste espressioni dello sfacelo che avanza ineluttabile e che sta riducendo il nostro Paese ad un immondezzaio.