Il primo deve essere l’ultimo, se è un credente!

Ho letto recentemente una dichiarazione di Ernesto Oliviero, il famoso fondatore del Sermig di Torino, in cui confessava come si è innamorato della Bibbia. Un incontro col “Sindaco santo” di Firenze, Giorgio La Pira, gli ha aperto il cuore e lo spirito alla conoscenza del testo sacro.

Una dichiarazione del genere dovrei farla anch’io, soprattutto per quanto riguarda il Nuovo Testamento e in particolare del Vangelo. Più di una volta ho sentito il bisogno di ripetere con Sant’Agostino: “Tardi, Signore, ti ho scoperto, tardi ti ho amato o mio Signore!”

Io però, nonostante questo amore vero, ma tardivo, ho mantenuto ancora uno spirito critico da vecchio razionalista, per cui la lettura non mi desta sempre emozioni spirituali mistiche e sublimi, anzi talvolta, soprattutto di fronte a certi fatti dell’antico testamento.

Sappiamo come David si sbarazzò dell’incomodo del marito della donna di cui si era innamorato.

La conclusione mistica di questa “Sacra Lettura”?
Eccovi che cosa sono riuscito a concludere e con fatica: Chi ha un’autorità, un messaggio non può farlo diventare un comodo paravento per nascondere le sue incongruenze, la propria meschinità, le ambizioni o le cupidigie, illudendo ed ingannando la buona fede di chi si rifà alla sua autorità per vivere.

Questo è un imperdonabile sacrilegio che ha bisogno di più di un “miserere” per essere perdonato!

Nella chiesa di Dio il primo deve diventare l’ultimo, il servo di tutti, perché Gesù affermò: “Sono venuto per servire, non per essere servito!”

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