In queste ultime settimane un dramma gravissimo ha funestato la vita del nostro splendido litorale.
I giornali e la televisione, per alcuni giorni, sono ritornati sull’argomento illustrando in lungo e in largo un incidente che ha coinvolto due donne, due madri.
Una nonna aveva accompagnato in spiaggia il nipotino e mentre ritornava a casa è stata investita da un automobilista.
Questo è il nudo e tragico fatto, che purtroppo, data la notevole frequenza di fatti del genere, correva il pericolo di non fare quasi più notizia, perché non si contano ormai più gli incidenti, tanto che mentre l’uccisione di uno delle tante migliaia di soldati, che abbiamo in giro per il mondo, mette a soqquadro lo Stato, fa intervenire il Capo dello Stato e l’intero parlamento, “la guerra della strada” che fa ogni anno migliaia di morti e di feriti, pare quasi che non meriti più l’attenzione di alcuno.
Il modo in cui è avvenuto l’incidente di Jesolo, ha aggiunto in questo caso, un tocco di sacralità al dramma. La nonna, nell’ultimo istante prima dell’impatto, ha intuito quello che stava succedendo e con gesto eroico s’è sacrificata dando una spinta alla carrozzina e mettendo così in salvo il nipotino e perdendo lei la vita.
Il giorno dopo s’è presentata al comando del vigili un’altra donna dicendo ch’era stata lei a provocare l’incidente mortale del giorno prima. Ci volle però poco ai vigili per scoprire ch’ella voleva salvare il figlio, poco più che ventenne, il vero investitore della sfortunata nonna.
Due belle, splendide figure di madri, in posizioni diverse, ma ugualmente generose testimoni di un amore sublime.
Ho pensato lungamente a queste due madri, con ammirazione e commozione, volendo scoprire quasi nel mio cuore questi volti belli e sacri, perchè so di aver bisogno estremo di queste immagini per non avvilirmi di fronte all’imperversare nei giornali, di vicende squallide e deludenti che hanno come protagoniste e comprimarie femmine fatue, volubili ed indecenti che destano solamente sentimenti di squallore e tristezza per la leggerezza con cui profanano il dono della loro femminilità.