Non mi è capitato di frequente, ma in verità non è neanche l’unica volta che qualche sacerdote mi chieda una copia dei miei volumi.
Normalmente non riesco ad accontentarlo perché, per la mia “mania” che nulla vada sprecato, sono sempre stato preoccupato di far circolare non solo fino all’ultimo foglio dei periodici, ma anche dei libri; conservo una o due copie solamente per i momenti di ripiegamento sul passato e di nostalgia. Non sono mai partito con l’intenzione di scrivere un libro, non ne avrei le risorse né il coraggio di farlo. Le mie sono sempre state antologie o raccolte di interventi fatti nelle occasioni più disparate che colgono lo stato d’animo, l’atmosfera, il fatto o l’illuminazione interiore del momento. Passata l’emozione, il momento di rivolta, la scoperta o la luce di una verità che mi si manifesta, pare che tutto si spenga dentro di me e che diventi non interessante.
Qualche giorno fa una “pecorella” del mio ovile raccogliticcio mi chiese, a nome del suo giovane parroco a part-time, i volumi che lui non aveva. Non potei accontentarlo, ma mi fece enorme sorpresa questa richiesta perché sono sempre stato convinto, a me pare a ragione, che le mie tesi fossero per nulla condivise dai confratelli, tanto d’aver paura d’essere un don Chisciotte fuori tempo che combatte una inutile battaglia!
Se la mia ricerca interiore e tradotta in parola o con la penna potesse interessare o mettere in crisi positivamente qualche collega, specie se giovane, questo mi darebbe molto conforto e tanta gratificazione.
Spero di non aver mai preso la penna in mano col desiderio di demolire o di far del male alla chiesa che ho considerato sempre come madre, ma mi ha sempre mosso il desiderio di promuovere autenticità, coraggio, coerenza, speranza.
Se a qualche confratello tutto questo potesse essere di una qualche utilità potrei intonare in pace il “Nunc dimittis” Perché vorrebbe dire che anch’io avrei incontrato il Salvatore, il Risorto!