Potrà sembrare strano ma alla mia veneranda età, ottant’anni suonati, sento il bisogno di non rileggere, ma di reinterpretare i Vangeli.
La lettura fatta fino ad oggi mi risulta ognor più angusta, di scarso respiro e soprattutto limitativa e povera, tanto che mi pare quasi di offendere il Signore e di fargli fare brutta figura con una interpretazione che non ha quell’apertura che la parola di Dio merita.
Ricordo, quando mezzo secolo fa, quasi sconsolato dissi al mio vecchio parroco di allora che era Monsignor Da Villa, un predicatore che inchiodava con un’oratoria appassionata gli ascoltatori e pareva che li prendesse per il bavero perché s’aprissero al messaggio del Signore: “Quest’anno, Monsignore ce l’ho messa tutta per spiegare ed attualizzare il Vangelo di questa domenica, ma il prossimo anno che cosa potrò dire di nuovo?”
“Non preoccuparti, il prossimo anno in una situazione certamente diversa, il Vangelo avrà pure una luce, un’eco, una risonanza nuova!” Aveva ragione.
Per più di mezzo secolo è avvenuto così!
Qualche giorno fa ho letto al piccolo gregge una volta ancora “la moltiplicazione dei pani”. Capii ben presto che le letture precedenti non avevano più presa nel mio cuore perché s’era fatta strada l’idea che Gesù ci insegna che il dovere di provvedere al pane per i poveri non può e non deve partire dalla disponibilità di mezzi o di denaro che hai bensì dal bisogno dei fratelli!
Questo mi appare subito come una luce nuova, l’unica luce che Dio mi offre per affrontare la problematica del bisogno.
Non posso rassegnarmi a dare quello che ho sulla madia, ma debbo contare i bisognosi e di là deve partire il mio impegno, indipendentemente dai soldi e dalla disponibilità. Ho capito che leggendo il fenomeno da quell’ottica il pane salta fuori, si deve trovare!
Alla verifica dei fatti constato che questa è l’unica logica efficace!
Io mi faccio sempre degli appunti prima di prendere la parola, una volta commentato il Vangelo, li butto via perché so che non mi serviranno mai più!