Nelle pareti bianche del mio piccolo alloggio al don Vecchi sono appese solamente le amate Icone, che ho raccolto col passar degli anni. Le icone mi sono particolarmente care perché per me sono come delle reliquie delle preghiere di tanta povera gente, dalla fede semplice, che ha affidato a Cristo, alla Vergine ed ai santi amati dai russi la loro preghiera nei momenti difficili della loro vita grama. Ogni volta che passo accanto alle sacre immagini si sovrappongono ad esse i volti delle donne e dei vecchi che nelle loro isbe sparse nel desolato territorio pregavano di fronte a queste sacre immagini, molte di queste icone portano ancora i segni del fumo e della fiamma dei lumini accesi davanti ad esse.
Unica eccezione è un portaritratti d’argento, aperto a libro, con a sinistra la foto di mio padre con la sua vecchia Guazzetti e quella di mia madre, col suo volto mesto, mentre ricama presso un pergolato verde. Mi sono tanto care queste due istantanee dei miei vecchi genitori; mi ricordano la laboriosità, la fatica, i disagi affrontati con infinito coraggio per crescere i loro sette figli!
Quante volte me li sento così vicini cosi vivi e cosi cari mentre li guardo con tanto affetto e tanta nostalgia, quanta riconoscenza e quanto amore suscitano nel mio cuore queste due foto, tanto che io che sono cosi schivo vorrei baciare quelle immagini.
L’altro giorno, mentre tenevo in mano l’ostia bianca, su cui avevo appena pronunciato le sacre parole della consacrazione, provai lo stesso sentimento, gli stessi palpiti di quando vedo i volti dei miei vecchi genitori. L’ostia bianca, forse mi aiuta ancora di più a ricordare a dar volto vivo e raccogliere il pensiero di Cristo, ad aprirmi alla sua presenza a sentirlo accanto a me. Solo così riesco ad avvertire la presenza reale.
“Il volto si fa memoria e la memoria si fa presenza”, che stimola all’apertura al messaggio e alla presenza di una realtà particolare, ma che in ogni modo è realtà!