Qualche sera fa ho visto ancora una volta alla televisione il signor Beppino Englaro, l’ormai tristemente celebre protagonista di un dramma che ha dominato l’opinione pubblica di questo inizio d’anno e che ha provocato delle ripercussioni che sono destinate a rimanere a lungo nelle coscienze degli italiani.
A parte le sue scelte, le sue replicate promesse di non parlare più del suo dramma, promesse puntualmente non mantenute, Englaro è un uomo che non mi piace, anche perché ha trasmesso a mezzo mondo le sue irrequietezze interiori, facendo, a mio modesto parere, un male incommensurabile al nostro Paese.
Comunque è un altro il motivo che mi spinge a questa riflessione.
L’intervistatrice chiese ad Englaro: “Ora è in pace?” egli rispose prontamente di sì, poi soggiunse a mo’ di motivazione “I protocolli sono stati puntualmente rispettati”.
Le vicende di questo caso hanno sempre girato attorno a questi “protocolli”, quasi fossero una divinità che possono determinare la vita o la morte, il bene o il male, la verità o la menzogna.
Sapendo poi da chi sono stati prodotti questi protocolli c’è proprio da inorridire; un organo dello Stato che non ha il potere di fare leggi, ma solo da interpretarle, ed applicarle. Un organo che fino a qualche tempo fa ha preteso di surrogarsi al Parlamento, un organo i cui membri sono i più pagati, che pretendono l’assoluta autonomia, che sono in arretrato abissale nell’espletamento del loro compito, che non accettano critiche, che non rispondono dei loro errori!
La nuova divinità che produce “protocolli” che possono decretare la vita e la morte, mi pare veramente un idolo molto peggiore di quelli dei tempi antichi!