L’ecccessiva sontuosità ecclesiastica

Ho sempre sperato che col passare degli anni si sarebbe affievolito il mio innato senso critico, avessi potuto accettare con più tranquillità il mondo com’è fatto, mi fossi rassegnato al tran tran della vita.

Invece no! C’è qualcosa che si ribella istintivamente quando m’accorgo dell’inerzia dei grossi enti, della pigrizia mentale dei funzionari, della ottusità e pesantezza della burocrazia, della macchinosità di certi apparati statali o religiosi che siano!

Non è però che sia benevolo con il Comune, la Regione o lo Stato, che non mi ribelli agli sprechi, le lungaggini assurde, della protervia di certi comparti della vita pubblica che dovrebbero essere un esempio di onestà, di esempio nel servizio, di attenzione per i bisogni della cittadinanza, specie della fascia più debole.

Ma quello che mi infastidisce ancora di più sono queste magagne nell’apparato ecclesiastico.

Hanno un bel dire che la chiesa è fatta di uomini e che gli uomini sono di natura loro fragili e peccatori. Ma quando confronto la semplicità di Cristo con l’immenso, pomposo apparato ecclesiastico, mi cadono le braccia, perché temo che esso favorisca una religiosità ritualistica e formale avulsa dalla vita e dalla storia.

E’ vero conosco una infinita schiera di uomini e donne credenti, umili, generosi, coraggiosi, liberi, disposti a tutto pur di servire Dio e i fratelli, di santi, preti, vescovi e papi, ma talvolta li vedo nelle vesti del poverello d’Assisi, che supplica il Papa e i cardinali di permetterci di poter seguire l’insegnamento di Gesù alla lettera, senza chiose, senza sontuosità e senza apparati.

Quando leggo sui giornali critiche aspre nei riguardi della chiesa soffro, mi ribello, mi indigno, vorrei che non fosse vero ma non sempre riesco ad esserne certo. Vorrei vedere la mia chiesa bella, libera, povera, con addosso la povertà di Cristo piuttosto che della sontuosità ecclesiastica.

Dio mi perdonerà se mi rifugio nel sogno e nel desiderio dei tantissimi “don Antonino Bello” vescovo di Barletta, che amava custodire nel suo cuore una foto dell’amata Madre chiesa vestita col grembiule di servizio.

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