Il mio approccio con la realtà degli ipermercati non è stato per nulla favorevole e questo sentimento nasce almeno una sessantina di anni fa. Voglio raccontare ai lettori il motivo di questa pressoché inconscia avversione.
A quel tempo facevo il cappellano a San Lorenzo e mi occupavo degli scout; mentre il compianto don Gianfranco Bonaldo dell’azione cattolica. Fortunatamente, o per i tempi diversi dagli attuali o per il nostro zelo giovanile, avevamo con noi un fortissimo gruppo di ragazzi e giovani. Non essendoci in quel tempo intrattenimenti particolari essi confluivano nel grande campo di via Carducci della parrocchia, ove vi erano le relative sedi e soprattutto il grande campo da calcio dove ora c’è il cinema Concordia e l’ipermercato.
L’ipermercato di via Carducci fu il primo a Mestre e Monsignor Vecchi, nostro parroco, che tra tante altre doti aveva pure un grande fiuto degli affari, sempre per motivi nobili, aveva venduto quel terreno perché costruissero questa prima azienda commerciale di cui il suo amico Coin gli aveva parlato dopo uno dei suoi viaggi in America. Nonostante tutte le nostre rimostranze soccombemmo; monsignore ci prometteva altri spazi perché i ragazzi della parrocchia potessero giocare in pace.
È passato più di mezzo secolo ed ora che sono in qualche modo “cofondatario” del nostro “ipermercato” mi riscopro a combattere forse dalla parte “avversa” facendo un invito in maniera superconvinta. Dico ai mestrini: andate a fare i vostri acquisti non all’“Ipermercato Papa Francesco” perché vi sono in città altri ipermercati di carattere commerciale; ed essi sono più forniti del nostro, hanno un servizio più efficiente, un ambiente più lussuoso e tengono poi aperto da mane a sera.
Mi chiederete, cari lettori, il perché di questa mia “conversione” così radicale dopo aver combattuto da tanto tempo e con tutte le nostre forze per avere un ipermercato anche noi? Il motivo è semplice. Noi abbiamo voluto con tanta convinzione un ipermercato per i poveri, per i disoccupati, per gli operai con stipendio insufficiente, per tutti coloro che fanno una grande fatica ad arrivare a fine settimana, per tutti coloro che soffrono in silenzio con tanta dignità!
Ho già scritto che diciamo in maniera quanto mai decisa ai benestanti, a tutti coloro che hanno un gruzzolo in banca, di non venire a fare la spesa da noi. Andate dagli altri, che sono poi i nostri migliori fornitori perché ci donano essi stessi i generi alimentari in scadenza. Non vogliamo assolutamente fare concorrenza a nessuno, anzi ci fate un piacere se preferite loro a noi, perché il nostro obbiettivo è “servire” chi è in disagio!
C’è un motivo in più: facciamo già una immensa fatica a reperire tutto quello, o anche solamente una parte di quello che ci viene richiesto da migliaia di nostri “avventori” settimanali. Io ho suggerito ai responsabili dell’”Ipermercato Papa Francesco” di scrivere a chiare lettere nell’ingresso: “chi non è nel bisogno sappia che ruba ai poveri!” Ed ho pure suggerito una tessera in cui ogni nostro “cliente” autocertifica la sua situazione di difficoltà economica e perciò chiede di poter avere i prodotti che con tanta fatica riusciamo a reperire!
Ripeto che non abbiamo alcun intento o motivo per “fare concorrenza” agli ipermercati commerciali perché i nostri utenti sono coloro che non possono, anche se lo desiderano, andare da loro. Sappiamo purtroppo che c’è di certo qualche “cliente”, un po’ “sprovveduto” o un po’ “furbetto”, che viene da noi. Sappia però che non è desiderato perché con enorme difficoltà riusciamo ad accontentare, spesso solo parzialmente, chi è nel bisogno.