Sono sempre stato un grande ammiratore della spiritualità francescana. Il lindore, la povertà e la semplicità del poverello d’Assisi hanno sempre esercitato un grande fascino nel mio animo tanto che nei trentacinque anni in cui ho fatto il parroco a Carpenedo ho sentito il desiderio di dar vita, nel periodico della parrocchia, ad una rubrica che curavo sempre a livello personale dal titolo “i fioretti del terzo millennio”.
Portai avanti questa rubrica per alcuni anni, avendo la sensazione che i parrocchiani la gradissero per la semplicità e l’innocenza. Scrivevo qualche paginetta ricalcando lo stile francescano. Fatterelli edificanti dei quali venivo a conoscenza durante la settimana, semplici episodi di vita quotidiana che profumavano di generosità, di spirito di fede. La cosa continuò per alcuni anni e quando andai in pensione, forse spinto da un certo amarcord, mi decisi di rilegarli e ne vennero fuori tre volumetti, che custodisco nel grande armadio che racconta i miei drammi, le mie battaglie e le moltissime cose belle che mi è capitato di raccogliere durante la mia vita di pastore.
Qualche giorno fa, risucchiato come mi capita spesse volte delle cose che mi hanno fatto conoscere la candida letizia del Poverello di Assisi, mi sono chiesto: “Perché non potrei fare una specie di diario delle cose belle dell’ipermercato, mettendo in luce, una volta tanto, i problemi quotidiani di questa bella esperienza di carità cristiana?”.
Ho però capito ben presto che mi sarebbe stato difficile, un po’ perché ci vado sì spesso nel nostro ipermercato della carità, ma non sempre e non tutto il giorno. Ma soprattutto perché la mia penna s’è pressoché spenta a motivo dell’età. Comunque, dato che in questi ultimi tempi ho conosciuto dei fatterelli semplici, ma edificanti, m’è parso quasi un dovere raccogliere un cestello di “fioretti”, che stanno fortunatamente sbocciando in questa nostra esperienza che vuol dare un volto nuovo, e in linea con i nostri tempi, all’impegno solidale che, nonostante tutto, è il cuore di questo ipermercato della solidarietà.
Cari amici vi ricordo ancora una volta la mia età, quasi 93 anni, perché mi perdoniate questo mio tentativo di certo un po’ azzardato, ma animato una volta ancora dal desiderio di indicare la “foresta” che cresce fresca e silenziosa e per togliere importanza ai rami fradici e sterili che cadono facendo un gran rumore.
Vi racconto questi fatterelli umili e miti mettendoli di seguito uno dopo l’altro come i grani della corona del rosario, sperando che riusciate a cogliere la poesia e l’incanto e che essi continuano a far felice il cuore di questo vecchio prete. Eccovi i fiori che in questi ultimi giorni ho messo con tanta delicatezza e letizia nella cestarella dell’esperienza che sto facendo all’ipermercato.
Alfio, uno dei responsabili, mi ha raccontato che una cara signora gli ha confidato che ha fatto voto alla Madonna di donare ai poveri dieci litri di olio e dieci chili di zucchero ogni mese, finché il Signore le darà vita. La ringrazio per questo buon esempio e voglio dire a questa gentile signora che, anche per un po’ di interesse, possa vivere serenamente altri cento anni!
L’ingegner Serena, rifacendosi ad una vecchia amicizia, ha ottenuto dai proprietari del pastificio Zara tutta la pasta di cui abbiamo bisogno a 30 centesimi al chilo! Qualche giorno fa ne abbiamo portata a casa parecchia, quasi una tonnellata!
Sempre l’ingegner Serena ci aveva confidato che la proprietaria dello stabilimento di torrefazione del caffè Goppion è una signora particolarmente sensibile e generosa. Vincendo la mia innata timidezza, assieme all’ingegner Serena e con suor Teresa, ci siamo presentati alla proprietaria in veste di frati mendicanti con la bisaccia da cerca sulle spalle a chiedere la carità per amor di Dio di un po’ di caffè per i nostri poveri. Questa signora con grande cordialità ci ha donato mezzo bancale di caffè gratis e ci ha promesso di “venderci” in futuro del caffè ad un prezzo di favore.
La settimana scorsa, una piccola delegazione della parrocchia del villaggio laguna di Campalto è venuta all’ipermercato per conoscere questa iniziativa e in questa occasione ha offerto, seduta stante, un giovane pensionato per fare il volontario autista di uno dei nostri sei furgoni.
Ieri il titolare di una rivendita di automobili, avendo saputo che ci trovavamo in difficoltà ad andare a Verona a ritirare un carico di generi alimentari, ha chiuso l’autosalone e ci ha fatto il dono di andare lui di persona a ritirare la merce, con semplicità e generosità.
Non ho fortunatamente ancora finito, però voglio che sappiate che, entrando nel nostro emporio mille “clienti” alla settimana, abbiamo bisogno di una infinità di “fioretti” per consolarci delle nostre preoccupazioni che spesso ci assalgono, perché possiamo tenere l’ipermercato aperto solamente nella speranza che qualcuno, meglio ancora se molti, ci diano una mano.