A suor Michela

Suor Michela Monti dopo aver ricevuto l’unzione degli infermi e la benedizione papale, alle ore 13:10 del 9 marzo 2021 è giunta alla “Terra promessa” per incontrarsi col Padre al quale ha donato la sua lunga vita. Ritengo doveroso tracciare un breve profilo della sua personalità e della sua vita, spesa interamente per la gloria di Dio e il bene dei fratelli, perché la sua bella e cara testimonianza di vera “figlia di Dio” possa essere di edificazione e di stimolo ad una vita autenticamente cristiana anche per tutti coloro che l’hanno incontrata e che in qualche modo hanno beneficiato del suo servizio religioso prima nella comunità di S. Giuseppe di Viale San Marco, poi in quella di Carpenedo ed infine in quella del Centro don Vecchi, nella quale ha trascorso gli ultimi 15 anni di vita e di apostolato cristiano.

Suor Michela è nata 95 anni fa a Tunisi, da padre italiano e madre maltese, nella sua giovinezza ha perseguito il diploma di maestra d’asilo ed ha prestato servizio nella scuola tenuta dalle Suore di Nevers che si trovavano da molti anni impegnate al servizio della popolazione Tunisina. A 23 anni sentì la chiamata a farsi religiosa ed entrò nella congregazione delle suore di Nevers che aveva da sempre conosciute ed ammirate per la dedizione ai più poveri di quella Città, e per servire il Signore mediante la sua disponibilità ad aiutare i poveri ed annunciare il Vangelo di Gesù. Questa Suora compì la sua formazione religiosa in Francia nella casa Madre delle suore di Nevers chiamata “Saint Gildard” dove la sua “sorella di fede” Suor Bernadette Soubirous, la santa a cui è apparsa La Madonna, ha come lei appreso ad amare e servire il Signore, ed è rimasta presente con il suo corpo intatto, per testimoniare la grande potenza di Dio e la sua misericordia per tutta l’umanità.

Completata la sua formazione religiosa fu destinata di nuovo nella sua terra tunisina per occuparsi soprattutto delle ragazze arabe abbandonate, insegnando loro le prime nozioni di civiltà, “come cucinare, prendersi cura del loro corpo, imparare a leggere e scrivere ecc. ecc.” Sempre con grande rispetto per le loro tradizioni di fede. Ha insegnato arabo in una scuola tenuta dalle suore per le ragazze di estrazione francese.

Nel 1960 fu destinata in Italia nella parrocchia di San Giuseppe in Viale San Marco, comunità appena sorta e quindi bisognosa di anime generose che l’aiutassero a diventare una vera comunità di fede. In quegli anni ebbe il compito di fare l’economa della comunità e della scuola materna, elementare, e media, e il servizio alla parrocchia.

Nel 1976, ha seguito il bisogno di aggiornamento, stimolato dal Concilio Ecumenico e dalla contestazione del 68; accettò la proposta dei suoi superiori di attuare un nuovo modo di apostolato: ossia quello di creare delle piccole comunità inserite nelle parrocchie a loro totale servizio. E soprattutto per avere il modo di ritornare alle origini della fondazione per cui il Fondatore, un “benedettino Francese” don Jean Baptiste Delaveyne, le aveva pensate per testimoniare la Carità di Cristo verso le persone bisognose a completa disposizione delle parrocchie. Questa esperienza trovò attuazione nella parrocchia di Carpenedo, ove si trasferì, in una normale abitazione, assieme a suor Teresa e ad altre suore che si avvicendarono lungo i venti anni di permanenza. A Carpendo, dopo aver frequentato e acquisito il diploma di assistente geriatrica, suor Michela guidò il gruppo San Camillo a servizio degli ammalati, si dedicò al catechismo parrocchiale, diede vita a “il Ritrovo”, la struttura e la relativa associazione degli anziani, ed impegnò tutto il resto del suo tempo al servizio liturgico; furono innumerevoli i funerali, i matrimoni e le funzioni religiose nelle quali mi fu accanto. Suor Michela fu pure protagonista della nascita e dello sviluppo della Villa Asolana, che la parrocchia gestì a favore degli anziani poveri, arrivando ad offrire un paio di settimane di svago e di riposo a più di 400 anziani poveri ogni anno.

Nel 2005, quando cessai il mio servizio nella parrocchia di Carpenedo, lei mi seguì, con suor Teresa, al don Vecchi, mettendosi ancora una volta a disposizione dei 200 residenti in questa struttura; per terminare la sua vita, dopo un’infinita “Via Crucis” sopportata con coraggio e fede, assistita con immenso amore filiale da parte di suor Teresa, che ha totalmente condiviso questa splendida e innovativa esperienza pastorale.

Questa è stata la bella ed entusiasmante esperienza di apostolato di questa suora in linea con i tempi nuovi della Chiesa e della Società. Suor Michela fu una donna forte, intelligente, determinata e fedele alla sua missione tanto diversa da quella sperimentata nella sua giovinezza. Per molti aspetti fu una suora che accettò di fare da apripista al nuovo modo di essere suora nel terzo millennio; pur salvaguardando le radici della sua formazione, si aprì al mondo nuovo con fiducia e coraggio, scegliendo un alloggio, un vestito, una casa ed una modalità di servizio totalmente in linea con la sensibilità di questo nuovo mondo, che cambia in modo quanto mai veloce. Suor Michela ha scelto di riposare assieme ai resti mortali di religiosi e suore della città che la nostra comunità ha predisposto per loro nel nostro Camposanto perché i cittadini vi poggino sopra un fiore e dicano una preghiera per queste creature di Dio che hanno scelto di spendersi totalmente per la sua gloria e per il bene dei fratelli.

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