La Voce – Anno 1 – n° 10 – 13 dicembre 2020

IL CUORE DEL VANGELO DI QUESTA DOMENICA

Ognuno di noi credenti deve dare voce a Giovanni perché gridi “nel deserto” delle nostre città e delle nostre chiese che il Signore è ancora tra noi affinché anche gli uomini d’oggi confessino le proprie colpe e si facciano perdonare dal buon Dio.

BREVI RIFLESSIONI DI UN PRETE ULTRANOVANTENNE

Le vecchine della chiesa

Molti anni fa mi è capitato di leggere un articoletto frizzante e quanto mai simpatico di Piero Bargelli, un famoso scrittore fiorentino, che ha illustrato con tocchi di penna quanto mai felici un argomento che non mi aspettavo da un autore di grido come lui.
L’articolo s’intitolava “Le vecchine della chiesa” e mi ha incuriosito lo stile brioso e scorrevole con il quale incorniciava le signore ormai anziane solite a frequentare la chiesa del rione non solo per il precetto festivo, ma pure per le messe feriali. Donne vestite di nero, un po’ curve, che ascoltavano messa con la corona in mano, facevano il giro degli altari per dire una preghiera, per ricevere la grazia particolare che, si diceva, concedessero ognuno dei santi che dimorava nella loro chiesa.
Le “vecchine” con mano delicata, sistemavano i fiori, salutavano il priore e non disdegnavano quattro chiacchiere sottovoce con le amiche, prima di uscire dalla chiesa.
Anche a me, specie nei primi anni da parroco, ai Gesuati, a San Lorenzo e a Carpenedo, capitava di osservare con simpatia queste pie donne.
I cristiani un po’ supponenti le definivano bigotte, mentre in realtà loro consideravano la chiesa una seconda casa, il luogo che le aveva accompagnate per tutta la vita.
Provo una notevole simpatia, nostalgia e invidia per i vecchi preti che ogni giorno avevano almeno una ventina di queste care creature, perfino troppo devote, che partecipavano con fede ai divini misteri.
Quanto le sogno, quando nella mia chiesa i fedeli si possono contare sulle dita di una mano o quando, tra molti fedeli, nessuno apre bocca o quando sto per distribuire la comunione e nessuno esce dai banchi per ricevere il Signore.
Ora che le donne terminano la loro giovinezza attorno agli ottant’anni e diventano vecchie verso i novanta, quando non riescono più a stare in piedi, la chiesa diventa più solitaria e deserta.
Nella mia “cattedrale”, in verità, c’è ancora una di queste “vecchine” che risponde a voce alta, che si alza dalla sedia non appena dico “ecco l’Agnello di Dio”, che mi saluta con affetto e che durante i funerali “religiosi”, solamente perché fatti in chiesa, aiuta con le sue risposte a voce alta chi ha ancora qualche dimestichezza col rito eucaristico, ad unirsi alla sua preghiera convinta.
Spero, lo confesso a chi mi legge, che almeno una dozzina di vecchine mi scaldino il cuore con la loro fede e la loro pietà e mi rivolgo a tutte le donne anziane che vengono numerose a pregare sulla tomba dei loro cari: prima o dopo la visita ai vostri cari defunti, venite pure nella nostra cara chiesa per lodare e ringraziare il Signore per questo povero mondo che si illude di vivere bene anche senza ricordare che tutto quello che ha è un dono del Padre comune.

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