La Voce – Anno 1 – n° 2- Domenica 18 ottobre 2020

IL CUORE DEL VANGELO DI QUESTA DOMENICA

Il cristiano deve essere sempre corresponsabile e compartecipe alle esigenze della vita della società in cui vive dando il suo contributo in base alle sue possibilità.

BREVI RIFLESSIONI DI UN PRETE ULTRANOVANTENNE

L’ultimo amore

● L’ultimo splendido dono che il Signore mi ha fatto durante i miei 66 anni di sacerdozio è di certo il servizio religioso nella “Cattedrale tra i cipressi”, chiesa intima e bella. Liturgie domenicali sempre affollate e partecipi, catechesi pressoché quotidiane, durante le celebrazioni del “commiato cristiano”, sui principali “misteri” della nostra fede. A queste catechesi partecipa quasi sempre un numero abbastanza consistente di fedeli particolarmente disponibili nei confronti della Parola del Signore perché coinvolti dall’evento della morte, un suffragio che sempre si traduce in carità a favore dei poveri.
Amo, amo tanto la mia chiesa del cimitero, l’amo più di quanto io abbia amato quella di Eraclea, il paese in cui sono nato, quella della Madonna della Salute nella quale mi sono preparato al sacerdozio o il Duomo di San Lorenzo dove ho vissuto le prime esperienze da sacerdote e perfino più di quella di Carpenedo nella quale sono stato parroco per 35 anni. Amo di più la mia “cattedrale” perché sarà di certo il mio ultimo amore!

Don Roberto, Parroco doc

● Io ho un fratello più giovane di 20 anni che è pure lui sacerdote e parroco a Chirignago: don Roberto.
Qualche giorno fa ho letto sul suo settimanale “Proposta” questi titoli:
“Cento giovani sul Monte Grappa per l’inizio della loro vita associativa – 70 adulti in pellegrinaggio, 20 chilometri a piedi al santuario di Sesto al Reghena.
Quattro cori parrocchiali: coretto dei bambini – Corale Perosi, il coro dei giovani e il coro delle mamme.
Ripresa del catechismo: 35 gruppi di catechismo dalla seconda elementare alla terza media, con altrettante catechiste per non parlare poi dei gruppi di formazione giovanile, del centinaio di scout, della catechesi per gli adulti, delle visite alle famiglie, dei 15 gruppi d’ascolto che si riuniscono nelle loro case.
Mi vien da concludere: nonostante il coronavirus, la vita parrocchiale è ancora possibile, nonostante parecchi preti non la pensino cosi.

La serenità delle mie scelte

● Le testimonianze positive sono un dono di grandissima importanza.
Ho raccontato ancora un episodio, che pur essendo passati almeno trent’anni e più, mi sta aiutando ancora.
Eccovi il fatto: m’ero recato in un grande magazzino di indumenti gestito da un parrocchiano che sapevo gravemente ammalato di cancro. Incontrandomi egli s’accorse che ero a conoscenza del suo male e che ero sorpreso che, malgrado le sue condizioni, fosse ancora in bottega.
Mi disse allora: ”Don Armando voglio che la morte mi incontri vivo! Anche per questo voglio sognare ed impegnarmi per quanto posso, come se avessi vent’anni.
Pur essendo convinto che non ho più un organo che funzioni a dovere, voglio impiegare anche gli avanzi”

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