Sto purtroppo constatando che il mio ultimo volume – “Le mie esperienze pastorali 1954-2020” – ha provocato tanti “militi ignoti” quanti ne ha provocati la prima guerra mondiale! Durante la reclusione della quarantena per la pandemia, è nato, forse troppo in fretta, il volume con il quale ho voluto raccontare, ai miei amici, fedeli, collaboratori e concittadini, le vicende dei miei 66 anni di sacerdozio. Già allora avevo temuto di correre il rischio di dimenticare qualche nome di persone coinvolte nelle mie imprese pastorali, infatti ho anche ufficialmente chiesto scusa per eventuali dimenticanze. Lo potete costatare anche a pagina 102 del volume! Però, ora non passa giorno che mi dica: come ho fatto a dimenticare quella persona che ha dedicato tempo e fatica per dare consistenza ai miei sogni a i miei progetti? Ora che le mille copie del volume stanno già circolando, sto scoprendo ogni giorno “vittime insigni”: persone che hanno collaborato in maniera determinante in quella che è stata per me una bella e intensa storia e che io non ho citato nel mio scritto. Ora sto arrossendo per il timore che la mia dimenticanza possa essere giudicata come una mancanza della dovuta riconoscenza, e mi sto aggrappando al fatto che il libro è nato in un mese, che ho novantun anni compiuti e che è stato certamente per me un azzardo impegnarmi in un’opera per la quale non sono attrezzato!
Per tutto questo sento il bisogno di farmi perdonare di queste dimenticanze che mi appaiono sempre più imperdonabili. Ne racconto una delle tante! Qualche settimana fa un parroco di Genova mi ha telefonato per chiedermi se potevo mandargli L’incontro perché gli interessava questa iniziativa pastorale. Gli chiesi istintivamente come avesse scoperto la testata e il mio nome, dato che per me Genova è sconosciuta come l’America.. Questo prete mi rispose come cosa assolutamente ovvia: “Internet”! Raccontai a suor Teresa questo episodio, per me sorprendente, ed ella, dopo aver pigiato alcuni tasti del suo computer, mi ha fatto scorrere sullo schermo una serie infinita di titoli e articoli che mi riguardavano e che io avevo assolutamente dimenticati!
Solo allora ho capito che uno dei miei “militi” che ho lasciato “ignoti” era Gabriele Favrin, un giovane ormai adulto che ho conosciuto fin da bambino e che da più di vent’anni trasferisce le vicende della parrocchia di Carpenedo e le mie personali in quella “enciclopedia” pressoché infinita, rappresentata da Internet, perché il mondo intero conosca le nostre imprese pastorali. Gabriele Favrin penso che a Mestre sia uno dei migliori esperti in questo settore e per me uno dei più generosi volontari a cui debbo la mia “notorietà”. Infatti, guardando la stampa cittadina, quando parla di me e delle mie imprese, cita solamente il mio nome come fossi “un personaggio” noto a tutti! “Scusami Gabriele!” Io non sarei “don Armando” e tanti concittadini non si sarebbero fidati e non mi avrebbero aiutato tanto, se tu non mi avessi messo sul capo “un’aureola” per me di certo non meritata. Purtroppo nel mio volume di “Gabriele” ve ne sono tanti, forse troppi! “Scusatemi!” Vi prometto che nel prossimo volume, che di certo non scriverò, non rimarrete più ignoti! Anzi, vi dico che se spingerete nei tasti di Internet, troverete che il vostro nome è già scritto nel “Libro del Regno!”