Sono veramente numerose le società, le parrocchie, i Comuni ed enti vari che si sono dimostrati interessati alla dottrina dei Centri don Vecchi, perché ai più queste realtà appaiono evidentemente una soluzione ottimale per gli anziani meno abbienti e soprattutto soli in città nelle quali i cittadini vivono pigiati quanto mai ma che di fondo rimangono assolutamente soli. Avere un alloggio, che sia a portata di tutte le tasche, in un ambiente signorile e tutto sommato che offra la sensazione di non essere isolati e soli, ma avendo accanto a sè dei coetanei che sono nella stessa situazione e soprattutto, essendo garantita una assistenza, seppur leggera, ma pronta a dare soccorso immediato alle varie urgenze, rappresenta una cosa di non poco conto.
Tutti capiscono quanto grandi sono i vantaggi e gli enti che si interessano alle situazioni esistenziali delle nostre città non possono non essere curiosi, o meglio ancora interessati a queste soluzioni di carattere sociale. Ogni volta però che ho avuto modo di rispondere a questo interesse, come battuta finale m’è sempre giunta la domanda a come s’è risolto il problema del finanziamento. Le imprese capiscono subito che non è affar loro perché è evidentemente esclusa ogni forma di reddito. I Comuni si mostrano interessati ma, come avviene sempre, l’ente pubblico è lento, e inceppato da molti vincoli della burocrazia. Le parrocchie si dimostrano di primo acchito più disponibili, ma poi quando sentono le mille difficoltà e i mille rischi nell’intraprendere questa avventura, la stragrande maggioranza rimanda, e tenta di dimenticare. è sempre più facile e più comodo aspettare e sperare in un “miracolo” che non è facile incontrare.
In un recente opuscolo, scritto ancora una volta per informare la comunità sulla progettazione e sull’iter di questa avventura, ho sempre riservato qualche riga per informare su come si è risolto il finanziamento di ognuna delle sette strutture delle quali disponiamo a tutt’oggi. Non mi pare che gli interlocutori ogni volta si dimostrassero convinti delle soluzioni che ho escogitato per risolvere il problema finanziario, che in realtà non è proprio cosa da poco conto.
Dato che la Fondazione dei Centri don Vecchi s’è una volta ancora impegnata in un’altra avventura che fa parte del mondo della solidarietà, tenterò di illustrare come stiamo tentando di risolvere il problema del relativo finanziamento. Per l’acquisto dell’area abbiamo scelto di acquistare un terreno a destinazione agricola perché infinitamente meno costoso di quello edificabile. Poi abbiamo chiesto al Comune un cambio d’uso forti della destinazione sociale del nuovo edificio. Un giovane geometra membro del Consiglio di amministrazione, esperto in quel che riguarda l’edilizia ha scelto, ha trattato con un’impresa seria che si accontentava di un guadagno onesto. Abbiamo messo via qualche risparmio fatto con una gestione oculata e leggera delle nostre strutture. Ancora una volta, ho messo nel mercato le “azioni” di questa struttura, ed ancora una volta i concittadini hanno cominciato sapientemente ad acquistarle essendo garantito che valgono anche per la salvezza eterna! Ho deciso che tutti i proventi che ottengo nella mia chiesa, “la favolosa cattedrale tra i cipressi”, saranno destinati a questo scopo, sperando che la parrocchia di Carpenedo faccia altrettanto. Infine ho passato alla divina Provvidenza il preventivo di due milioni e mezzo, che costerà l’ipermercato della carità. Non conosco ancora a che persona la Provvidenza abbia affidato il compito di saldare il debito, ma questo non è affar mio, ma quello della Provvidenza. Sono sicuro però che comunque sono in una botte di ferro!