Lo stile dei Don Vecchi

Io sono amante dell’arte e per molti anni ho condiviso con tanti artisti della nostra città le problematiche che li tormentano nella ricerca di poter esprimere al meglio il sogno di tradurre nelle forme e nel colore i loro progetti di bellezza e di armonia. Io non dipingo, ma sono invece angosciato dal sogno e dal desiderio di tradurre nella sensibilità del nostro tempo la proposta di Gesù Cristo, costituita dal comandamento della solidarietà umana, quel valore che fino a qualche decennio fa era denominato: la carità, parola forse un po’ caduta in disuso.

Esco subito allo scoperto affermando con estrema chiarezza che i Centri don Vecchi sono nati dal dovere, per noi cristiani, di tradurre in termini di attualità uno dei diversi modi di esprimere oggi l’amore verso il prossimo. Il messaggio della fraternità universale è estremamente più vasto e complesso. Però noi ci siamo riservati il compito di dar vita solamente ad una tessera minuscola di questo grande mosaico, cioè quella dell’aiuto serio, dignitoso e in linea con la sensibilità odierna, di offrire un domicilio agli anziani poveri in perdita di autosufficienza. Prima conclusione: i nostri centri nascono esclusivamente dal dovere di mettere in pratica il messaggio di Gesù offrendo ai nostri fratelli più fragili una soluzione coerente con l’annuncio evangelico.

Chi dirige e chi beneficia degli alloggi della Fondazione Carpinetum deve sapere che queste realtà nascono dal pensiero di Gesù e chi chiede di abitarvi, sia credente o meno, cristiano o di altra religione, deve adeguarsi allo stile e alla finalità di questa proposta cristiana. Nessuno sarà mai costretto a compiere atti religiosi particolari, ma ognuno deve assolutamente adeguarsi a questo modo di leggere e di vivere la propria vita. Tutto quello che si discostasse da questa scelta sappia che non solo non è gradito, ma anche che non è bene che tenti di inserirsi nelle nostre strutture perché verrebbe a trovarsi come un pesce fuor d’acqua!

La richiesta di un alloggio in uno dei nostri centri presuppone, richiede spirito di altruismo, di collaborazione, di rispetto della persona, di dignità, di correttezza di linguaggio e di comportamenti, di tolleranza e di ricerca del bene comune. Abitare al Don Vecchi non è come abitare in qualsiasi ostello, residenza collettiva o struttura ricettiva; suppone invece, già dalla richiesta, una scelta di carattere ideale che si rifà, tutto sommato, ai valori essenziali del messaggio cristiano.

Chi non accettasse o non condividesse questi presupposti sappia che non è opportuno che domandi un alloggio al Don Vecchi, perché questa richiesta non può ridursi ad una scelta di convenienza economica o di comodità, ma esige una convinzione di ordine ideale, in linea con chi ha dato vita a questa esperienza particolare, che ha sognato e sognerà sempre il tentativo di realizzare una piccola comunità che si rifaccia nella sostanza al pensiero cristiano. Capisco le difficoltà, ma questo è il nostro progetto; chi non lo condividesse, è bene che cerchi altrove la risposta a ciò di cui ha bisogno. Per parlarci chiaro e a scanso di equivoci: lui stesso rischierebbe seriamente di trovarsi a vivere da persona fuori contesto e per noi ci sarebbe un sicuro motivo di disagio, perché la sua presenza suonerebbe come una stonatura rispetto al perseguimento di queste nostre finalità. (12/continua)

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