All’inizio del 2017 tutti i Centri vivevano una vita ormai serena e, più o meno bene, s’erano create delle équipes di responsabili per ogni struttura. Migliorare è sempre possibile e doveroso, ma il Consiglio della Fondazione Carpinetum poteva “dormire sonni” abbastanza tranquilli.
V’era tuttavia un problema estremamente impegnativo e urgente da risolvere. Infatti, fortunatamente, al Don Vecchi di Carpenedo in maniera sorprendente era cresciuto un complesso di associazioni di volontariato che, passo dopo passo, era diventato una splendida realtà e che io ho chiamato con enfasi “Il polo solidale del Don Vecchi”. Infatti si sono reclutati un paio di centinaia di volontari, s’è creata una struttura efficiente, s’è aperto un vasto numero di “fornitori” e uno ancora maggiore di “clienti”. Mi riferisco ai gruppi di volontariato che gestiscono la raccolta e la distribuzione di indumenti, mobili, arredi per la casa, ausili per i disabili, generi alimentari, frutta e verdura e ogni altro bene che può dare risposta alle attese dei poveri. In parole povere è sbocciata una bella primavera della carità nel Centro di Carpenedo.
Inizialmente gli spazi, seppur angusti, erano sufficienti. Ora però sono assolutamente inadeguati all’attività a cui devono servire. E’ nato così il sogno di una struttura ad hoc che possa rispondere a questo scopo. La Fondazione, amante come me delle parole e delle immagini in grande, ha cominciato a parlare di un Ipermercato della solidarietà. Per arrivare a realizzare questo sogno c’erano e ci sono tantissimi problemi, uno dei quali è il terreno per fabbricare una struttura del genere. Andate a monte alcune trattative, si è cominciato ad ipotizzare che tale struttura potesse realizzarsi in località Arzeroni presso i due Centri già esistenti. C’erano anche problemi per l’acquisto, per il cambio di uso dell’area e infine c’era il pericolo di andare alle calende greche.
Quindi il Consiglio della Fondazione decise di procedere prima con il settimo fabbricato, già che tutto era pronto. Questo Centro sarebbe stato praticamente il prolungamento del fabbricato numero 6 sempre in località Arzeroni e si prevedevano 56 appartamentini bilocali con terrazza e ripostiglio destinati ad anziani poveri e autonomi, più una dozzina di stanze singole “formula uno”. Questo Centro don Vecchi sette è stato inaugurato lo scorso 29 giugno.
Anche per questa struttura l’intervento della Provvidenza è stato pronto, generoso ed efficace. Due anziani coniugi di Mestre, Milena e Giulio Rocchini, hanno lasciato in eredità alla Fondazione il loro appartamento, un garage e contanti per un totale di quasi un milione e mezzo di euro. La signora Malvestio ci ha donato quasi mezzo milione di euro. A queste donazioni si aggiungono le “azioni” che i mestrini continuano a sottoscrivere, il contributo delle associazioni di volontariato, ancora qualche offerta, quale un lascito della signora De Rio, e il dono del parziale arredo da parte dell’Associazione “Vestire gli ignudi”.
Il progetto è sempre quello dell’architetto Giovanna Mar e delle sue giovani colleghe Francesca Cecchi e Anna Casaril, le quali hanno destinato quasi tutto lo spazio ad abitazione, mentre hanno ritenuto opportuno utilizzare gli spazi del sesto Centro, quanto mai abbondanti, per la socializzazione e la vita comunitaria. La città sappia che sono a disposizione questi altri 56 appartamenti per anziani, giovani coppie e una dozzina di stanze per soggiorni temporanei di persone di altre città che lavorano a Mestre o per chi abbia una necessità temporanea.
Anche questa avventura, per gloria di Dio, per la generosità dei mestrini e per la bravura del Consiglio della Fondazione Carpinetum, è giunta a lieto fine. (13/continua)