Il Don Vecchi di Marghera

Dopo l’apertura del secondo Centro don Vecchi, la stessa dottoressa Francesca Corsi, benemerita funzionaria del Comune di Venezia, mi fece osservare ch’era opportuno “coprire” tutti i quartieri della città in modo da permettere agli anziani di vivere il più vicino possibile ai luoghi nei quali erano sempre vissuti, per poter mantenere le relazioni già consolidate nel tempo. Mi parve quindi opportuno pensare anche ad altre zone della città, nelle quali il problema della casa per gli anziani poveri era allo stesso modo presente e urgente.

Conobbi per caso l’architetto Giovanni Zanetti, che a quel tempo aveva costruito la scuola materna della Gazzera, il quale mi informò che quella parrocchia avrebbe avuto del terreno per costruire una struttura del genere. Alla Gazzera era allora parroco monsignor Luigi Stecca, mio compagno di classe, motivo per cui mi fu facile aprire un dialogo, anche perché egli mi sembrò favorevole a una iniziativa del genere. Sennonché il progetto andò a monte perché il Consiglio pastorale della sua comunità fu più propenso a pensare ai ragazzi che agli anziani. Però lo stesso architetto, che a quel tempo stava realizzando la chiesa dei Santi Francesco e Chiara a Marghera, la cui edificazione era rimasta bloccata a metà per mancanza di fondi, mi disse che il relativo parroco, don Ottavio Trevisanato, avrebbe potuto mettermi a disposizione un’area prospiciente la chiesa in costruzione, purché io l’avessi aiutato a portare avanti la costruzione della sua chiesa.

L’approccio fu subito positivo e la conclusione fu uno dei più begli esempi di “affari” tra preti. Lui mi disse che avrebbe avuto bisogno di quattrocentocinquanta milioni di vecchie lire e io, senza contrattare per nulla, gli diedi questa somma. Lui, pur senza contrattare, mi diede in cambio quattromila metri quadri di terreno per costruire quello che sarebbe diventato il Don Vecchi ter. L’architetto fu giustamente Giovanni Zanetti, persona alla quale sempre la Provvidenza aveva dato il compito di portare avanti questa nuova avventura.

E i soldi per tirarlo su? In quell’occasione disponevo dell’eredità della villetta all’inizio di via Santa Maria dei Battuti, che la signora Maria Gianmanco mi aveva destinato. E disponevo altresì di un’altra eredità lasciatami da un’anziana di Marghera, persona che mi aveva aiutato in precedenza tante altre volte e che ha concluso la sua vita buona e generosa lasciandomi per opere di bene l’appartamento in cui abitava e un grande negozio. Un farmacista, anch’egli di Marghera, acquistò questi due immobili e sapendo come avrei impegnato il ricavato, mi offrì una somma più che generosa.

Le cose andarono un po’ per le lunghe e io andai in pensione alla fine di quell’anno, il 2005. Mi subentrò in parrocchia don Danilo Barlese, al quale lasciai tutta la somma occorrente per pagare la nuova struttura che comprendeva e avrebbe messo a disposizione degli anziani ben 57 alloggi.
Inaugurò il fabbricato, poi denominato “Don Vecchi tre”, l’allora Patriarca, il cardinale Angelo Scola, nel 2008. (8/continua)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.