Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 20 maggio 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 20 maggio 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Don Angelo, grazie alla sua pluridecennale presenza al Liceo Franchetti, analizza con rigore e motivazioni fondate il disagio quanto mai rilevante che purtroppo si registra nella scuola, specie quella di Stato, che anche in questo campo zoppica peggio di sempre. Don Angelo inizia la sua “lezione” citando le scelte di Trump, l’espressione più nota del qualunquismo, del populismo e del niente o, peggio ancora, rappresentato dal pressante americano che purtroppo fa scuola a persone vuote, velleitarie ed inconcludenti come lui.

Mi pare doveroso segnalare l’articoletto sul Patriarca Cè e quello di Graziano Duse che interviene spesso su questo foglio circa “l’intelligenza artificiale” che non sarà mai superiore a quella dell’uomo.

don Armando

Domenica 20 maggio 2018 Festa di PENTECOSTE

Questo nostro tempo
Non c’è lìmite alla follia!

L’avete sentita l’ultima sparata di Trump? Ha proposto di fornire armi agli insegnanti: molto probabilmente siamo di fronte ad un nuovo pedagogo che ha trovato la soluzione dei gravi problemi della scuola, dell’educazione del mondo giovanile, della preparazione alla crescita della fascia adolescenziale del nostro mondo.

E’ pur vero che la scuola sta soffrendo di un male universale che affligge la gioventù odierna, ma l’impegno dell’intelligenza è quello di indagare sulle cause che hanno prodotto e producono attualmente tale disagio. Ci rende inquieti il sentire che anche in Italia si vanno moltiplicando i casi di bullismo in cui si trovano vittime i più deboli; ci sono alunni che si oppongono con violenza anche fisica nei confronti degli insegnanti, ci sono stravolgimenti inquietanti nello svolgimento della didattica. In America poi, ove tutto appare di un’enorme grandezza, la scuola risulta in un subbuglio che mai si era verificato in passato.

Questo disagio del mondo giovanile ha delle cause precise: dapprima risulta evidente la responsabilità della famiglia d’origine; spesso la famiglia non ha messo in atto quella autorevolezza che è necessaria in ogni forma di educazione, i genitori sembrano depotenziati e disabilitati di fonte all’irruenza di un uso della libertà che appare priva di ogni forma di razionalità. La disgregazione della famiglia non favorisce certamente una crescita equilibrata dei nostri adolescenti.

E dopo la famiglia viene la scuola stessa che talora presenta maestri non consoni con l’attività educativa; spesso non sanno dare un esempio di vita, talora indicano ai giovani vie di vita deviami e qualche volta sono giunti in cattedra senza la necessaria preparazione didattica sia nei contenuti della propria materia sia nella capacità di offrire adeguatamente il proprio insegnamento.

In ultimo posto si trova, come responsabile di questa situazione giovanile, la nostra società che ormai priva di valori umani e religiosi non è stata in grado di costruire una laicità capace di offrire modelli di vita rispettosi delle persone, dei ruoli, delle strutture democratiche. In particolare il ruolo dell’insegnante dovrebbe apparire come un valore fondante dell’intera società: il docente va continuamente sollecitato a saper essere capace di insegnare e di valutare e nel contempo deve essere rispettato per ruolo che svolge. Ed ecco che appare sulla scena il Trump americano. Ha già prodotto a livello internazionale dei guasti per ì quali si troverà forse a lungo tempo una sanatoria: basterebbe pensare a tutti i guasti che sta combinando in Israele ed in Iran, Paesi ove con notevole fatica ci si muoveva da anni gradatamente verso una situazione di pace. Era notorio che Trump godeva dell’appoggio delle lobbys dei fabbricatori d’armi fin dal momento della sua elezione, ma l’ultima trovata è di una eccezionale stoltezza: fornire di armi gli insegnanti nella scuola ove svolgono la loro attività. Nella mente dì questo statista l’attività educativa e didattica va salvaguardata con la pistola puntata alla tempia degli alunni. Mentre il mondo del buon senso si va sempre più orientando sul disarmo, Trump intende estendere l’uso universale delle armi addirittura nelle scuole. Non me la prendo tanto con Trump quanto con gli americani che l’hanno eletto.

In ricordo del patriarca Cè

E’ uscito in questi giorni un testo che raccoglie vari scritti del Patriarca Cè la cui memoria rimane in benedizione presso la Chiesa veneziana. Il testo porta come titolo “Lampada per i miei passi è la tua parola”. Nell’introduzione è stata riportata una riflessione del Cardinale ritrovata nel suo archivio personale: “Più volte alcuni sacerdoti mi hanno posto il problema della loro solitudine spirituale e talora della mancanza d’un tracciato lungo cui camminare, di cui peraltro sentivano forte il bisogno. Sono stato toccato dai loro colloqui; essi hanno rinnovato in me la coscienza d’un problema vivo, realmente esistente e grave. Vorrei testimoniarvi la mia esperienza. Anch’io sulla mia strada ho sperimentato la povertà della mia situazione e il freddo della solitudine”. E ancora il patriarca card. Marco Cè scive: “Io sono innamorato del mio essere prete diocesano; vedo che per me è ‘la strada’, la strada della mia santità”.

Caro don Angelo,
La meccanizzazione delle attività umane è cominciata agli esordi della vita umana. Oggi siamo arrivati a macchine estremamente complesse, ai computer e ai robot. Permettono all’uomo di fare cose altrimenti impossibili, come volare, comunicare ovunque, spostarsi velocemente anche oltre l’atmosfera, memorizzare quantità immense di informazioni e prontamente ritrovarle, eseguire correttamente calcoli complicatissimi in tempi infinitesimi, ecc.

I robot hanno comportamenti da sembrare umani. C’è chi pensa che i robot potranno un giorno pensare, amare, provare sentimenti, addirittura prendere il sopravvento sull’uomo. Ma per quanto si possano sviluppare, sono e resteranno solo macchine, opere umane, non sono vivi. Non esiste tecnologia che possa rendere una macchina intelligente, dotata di emozioni e di autocoscienza. Una singola cellula è infinitamente più complessa del più progredito dei robot. Non si sa esattamente cosa sia la vita, ma di certo l’uomo non la sa creare, può solo trasmetterla riproducendosi, secondo il progetto di Dio. Pensiero, amore, sentimento, volontà, sono capacità che non appartengono alle macchine. La consapevolezza, affine ad anima, spirito, coscienza, è qualcosa di immateriale, di miracoloso, di cui Dio ha dotato solo gli umani. La pretesa di un robot di essere umano è paragonabile a quella dell’uomo di credersi Dio.

(Graziano Duso)

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