Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 11 marzo 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio
Il parroco don Angelo purtroppo, come tutti, manifesta delusione per i risultati delle elezioni che probabilmente ci condanneranno a subire, nei prossimi mesi, trattative bizantine ed inconcludenti. Ma don Angelo analizza e mette a fuoco le cause profonde e lontane di questa prassi politica preoccupata, quasi esclusivamente, del successo del partito e molto meno del bene della collettività.
Don Angelo sogna ed auspica politici del livello di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Io invece vado più in là e sogno un san Francesco un Martin Lutero e perfino un Savonarola.
Infine il parroco cita una critica di questa mia rassegna e questo mi fa sperare di non faticare invano. C’è infine un bilancio in attivo, cosa rara tra le parrocchie.
don Armando
Domenica 11 marzo 2018
quarta di Quaresima
Questo nostro tempo
E adesso vediamo come andrà a finire. Finalmente si è conclusa una campagna elettorale di bassa qualifica, dominata da un’infinità di parole inutili, di personaggi inconsistenti, di sparate di balle incredibili. Mi vengono i brividi al pensiero di essere governati da tali personaggi. Eppure ho sempre sognato di avere governanti illuminati, di avere a capo del governo un Cavour, un Giolitti, un De Gasperi, persone capaci e sagge. E tuttavia occorre fare i conti con quanto il convento in questo momento passa. Ci muoviamo in un quadro sostanzialmente certo di democrazia che trova le sue lontanissime origini nella polis greca, ma soprattutto per noi europei trova la sorgente nel seicento e soprattutto nell’illuminismo del settecento; la rivoluzione francese con i suoi diritti-doveri dell’uomo e del cittadino è una tappa irreversibile della civiltà umana. Abbiamo sconfitto i totalitarismi del fascismo, del nazismo, del comunismo che hanno dominato con un prezzo umano indescrivibile la scena del novecento, ma ora ci troviamo non tanto senza ideologie quanto piuttosto senza idee; soprattutto ci mancano uomini-guida in grado di orientare al meglio la nostra società con il riconoscimento dei diritti civili e con la capacità di strutturare un sistema economico a misura d’uomo. Eppure abbiamo all’inizio del rinascimento italiano le indicazioni del Principe di Machiavelli che ha segnato in modo determinante la figura di chi è preposto alla società. Il Principe è “metà golpe e metà lione”; è una pessima interpretazione vedere in chi presiede il furbo (volpe) e prepotente (leone). Dal Principe di Machiavelli emerge il fatto che chi presiede alla guida di un popolo, di una nazione, deve essere fornito di intelligenza, di competenza, di capacità di capire le esigenze della gente per imboccare una strada di giustizia erga omnes e nel contempo deve avere determinazione nel prendere le decisioni corrette, nel perseguire gli abusi, nel punire le prepotenze. Qualcosa di analogo troviamo nelle laboriose pagine di Gramsci nei Quaderni del carcere allorquando tratta dell’intellettuale organico: chi comanda deve avere chiara cognizione degli obiettivi cui tendere e impegnarsi nella realizzazione. Staremo a vedere come sarà il nuovo parlamento e il nuovo governo; in ogni caso il giudizio non sarà tenero per nessuno.