Da “INSIEME” – 25 febbraio 2018
settimanale della parrocchia di San Giovanni Evangelista della Bissuola
In occasione del cinquantesimo della fondazione della parrocchia (1968-2018) il periodico esce in maniera assai elegante e a colori.
Di particolare il periodico pubblica, a firma di Andrea Piccolo, una bella testimonianza su “Mamma e papà”, i suoi genitori. Il padre attraverso una serie di foto che ritraeva momenti belli e importanti della loro famiglia, risponde alla ragazza del bar che chiedeva “come si fa a stare cinquant’anni assieme?” “Visto come?”
don Armando
La posta di Margherita
La creazione della donna
L’ultima volta ci siamo soffermati sulla solitudine dell’uomo nel Paradiso Terrestre, prima del peccato originale; solitudine per il fatto che non trovava tra tutte le creature nessuna PERSONA. Vale a dire che non c’era nessuno simile a lui con cui comunicare.
Allora Dio, vedendo ciò, decide di fargli un aiuto simile a lui e crea la DONNA (Gn.2,21-24) Giovanni Paolo II approfondisce questo passo soffermandosi su tre punti:
1) “Dio fece cadere un torpore sull’uomo che si addormentò“; a proposito di questo “sonno” il Papa fa un lungo commento in cui fa capire come il torpore sia sempre segno di un qualche intervento divino radicale che prepara un’ Alleanza fra Dio e l’uomo.
Il terrore esistenziale che accompagna questo torpore nasce dalla posta in gioco di ciò che sta per accadere come conseguenza della libera risposta dell’uomo, perché Dio vuole che questa alleanza sia sancita proprio dalla libera risposta dell’uomo (così accade anche quando Dio sigilla la sua promessa mediante il patto con Abramo (GN.15,9-12) e quando, nel Getsemani, i discepoli si assopiscono mentre sono con Gesù, angosciato in preghiera (MT.26,36-68) Il “sonno” dell’edam è infatti un contraccolpo nei confronti di tutta la storia dell’umanità, momento in cui si realizza l’Alleanza radicale fra Dio e l’uomo ed è anche il momento più solenne di tutta la creazione (che fino a quel momento non è ancora realizzata): l’uomo non è ancora immagine di Dio, non lo sarà che dopo la creazione della donna.
2) “gli tolse una delle costole e (…)plasmo’ una donna”. Il fatto che Dio modella la donna partendo dalla COSTOLA dell’edam (che da quel momento possiamo chiamare Adamo), significa che essa è tratta dalla sua stessa vita e che essa condivide con lui in maniera totale la medesima umanità: è dunque la sua perfetta uguale (da notare che nella scrittura sumerica ,il segno cuneiforme che indica la costola significa anche vita e ancora come hanno sottolineato i rabbini, se Dio avesse voluto che la donna fosse schiava dell’uomo l’avrebbe creata dai suoi piedi; se l’avesse voluta dominatrice l’avrebbe creata dalla testa di Adamo; creandola dal suo fianco parte nobile del corpo e indispensabile per vivere, perché sede del cuore l’ha destinata a essere la sua compagna, in tutto e per tutto alla pari )
3) “Osso delle mie ossa e carne della mia carne” è il primo canto nuziale.
Per ben capire quest’espressione bisogna ricordare che la lingua ebraica al posto del superlativo (che non esiste nella sua grammatica) duplica la parola. Inoltre gli ebrei non distinguono l’anima dal corpo: le ossa esprimono l’essenza stessa dell’essere umano (vedi Salmo 139) e la carne esprime tutta la personalità. Perciò la donna è “l’essere del mio essere”, il mio “altro io”, la persona della mia persona, pur avendo caratteristiche somatiche diverse. E questo che suscita quell’esultanza da cui sgorga questo CANTO D’AMORE con cui l’uomo celebra la dimensione del corpo, nei segni stessi della mascolinità e della femminilità, perché, dopo la dolorosa esperienza dell’angoscia esistenziale della solitudine, trova un altro se stesso e finalmente potrà donarsi, e realizzare così la sua vocazione di persona che è la comunione e la comunione mediante il corpo.