Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 28 gennaio 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA’” – 28 gennaio 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

Il parroco, dottor Angelo Favero, non lo scrive, ma lascia fin troppo bene intendere che gli aspiranti nuovi parlamentari fanno promesse che neanche il gatto e la volpe del Collodi fanno al povero burattino Pinocchio, pur sapendo che la stragrande maggioranza degli italiani hanno un’intelligenza ben più consistente di quella del burattino di legno.

Don Angelo elenca con sarcasmo ed infinita tristezza le rocambolesche promesse degli aspiranti parlamentari di ogni partito. L’articolo è puntuale, documentato ed intelligente; il guaio è però che neppure don Angelo se la sente di indicare un partito almeno un po’ meno fanfarone e sfrontato degli altri.

Io sto disperatamente pregando per avere questa illuminazione dal Cielo, ma per ora niente, proprio niente!

Sottolineo pure il “Caro don Angelo” di Simone Carraro circa la Bonino, che proviene da una dottrina ben poco immacolata e cito pure l’altro “caro don Angelo”, di Claudio Zago che tenta di transitare sull’infida asse di equilibrio della censura, ma comunque tocca un problema alquanto difficile. A questo intervento fa seguito quello di un altro lettore che si firma Engel che, pure con garbo, dissente, ma suggerisce comunque la misura e il rispetto.

don Armando

Questo nostro tempo

Era facile immaginarlo e sotto questo profilo ero stato facile profeta: per due mesi, quelli che precedono le prossime elezioni politiche del 4 marzo, saremo stati immersi nella sagra delle sparate senza senso, della competizione che evidenzia chi le spara più grosse, delle bugie talmente grandi ed accattivanti che sembrano vere.

Alcune di queste proposte sono del tutto talmente arretrate che non le voglio neppure pensare in atto come quella di abolire l’obbligo dei vaccini.

Forse Salvini e Di Maio non leggono neanche i giornali per cui non sanno che l’amico Zaia, che voleva sospendere quest’obbligo, si è preso una sonora sberla dalla Corte Suprema.

E il Berlusca che vuole togliere il Jobs act forse non sa bene di cosa parla: il suo precedente governo si è incagliato proprio sulla abolizione dell’art. 18 e non ci è riuscito: adesso vuole scavalcare a sinistra Renzi il quale ha ben capito che le riforme di destra le può fare solo la sinistra.

Non parliamo poi dei pentastellati che vogliono abolire una valanga di leggi senza sapere con precisione dove sbattere la testa. Chi ha avuto la pazienza di seguire tutte le sciocchezze uscite dalle bocche -solo dalle bocche- parlanti di questi esponenti politici ed ha tradotto in cifre le promesse ha svelato che la messa in atto di tante promesse esigerebbe una spesa di molti miliardi. Sembra di essere capitati nel Paese del bengodi, sembra che chi finora ci ha governato abbia lasciato una vagonata di miliardi che dovrebbero essere subito impiegati a risanare la nostra economia al punto che a tutti viene assicurato di avere uno stipendio mensile di almeno discreto livello, l’assistenza sanitaria ottima per tutti senza code di attesa al pronto soccorso, con specialisti che ti visitano il giorno dopo la prenotazione, senza spese ulteriori rispetto alle normali trattenute sullo stipendio; i trasporti saranno adeguati con treni e pullman puliti e a basso costo; anche Roma avrà assicurata la raccolta dei rifiuti per cui abitanti, turisti e pellegrini non dovranno più turarsi il naso quando attraversano la capitale. Questi esponenti non si rendono conto che sparare a salve queste palle produce un’enorme confusione nella testa della gente al punto che il notevole rischio è quello di aumentare l’astensionismo. Eppure basterebbe poco: assicurare che i candidati, che troveremo nelle liste del proporzionale o quelli che troveremo già indicati nel maggioritario, siano persone oneste, prive di conflitti di interessi e soprattutto capaci nel settore della pubblica amministrazione. Il resto è chiacchiera e semplicemente banale e inutile retorica.

don Angelo Favero

Caro don Angelo,
con parole più chiare delle mie le due lettere di protesta oggi pubblicate esprimono bene quanto ti scrissi di recente e cioè che secondo me non tutto ciò che ti viene mandato debba obbligatoriamente essere pubblicato. Chi invia scritti farneticanti deve essere aiutato, non per forza condiviso e le sue considerazioni diffuse. Hai un compito gravoso, ma mi hai insegnato tu che abbiamo l’obbligo di discernere e di certo sei in grado di distinguere la censura (da evitare) dalla opportunità di evitare che alcune rozze idee trovino cassa di risonanza nel tuo sempre ottimo foglio di riflessioni.

Claudio Zago

Caro don Angelo,
avvicinare la Bonino a Riina e postulare il suggerimento di abortire che la prima avrebbe suggerito alla Madonna è parso azzardato anche al sottoscritto. Ma santificarla come baluardo del progresso sociale, come del resto già fatto con Pannella, e schernirsi per chi osa metterlo in discussione lo è altrettanto.

Ho già scritto il mio pensiero sulla presunta emancipazione femminile e sull’aborto.

Conviene forse meditare sui risultati che quelle cosiddette conquiste politiche hanno portato sul lungo termine. Il primo è il problema demografico su cui spesso lei si sofferma; il secondo è il livello minimo, ben sotto quello di guardia, in cui è precipitato il valore della famiglia in Italia e nel mondo. Con buona pace di chi giudicherà che questo abbassi il livello del nostro foglio.

Simone Carraro

Vale la pena di sapere
Ho sempre inteso il nostro foglio settimanale come un luogo aperto al confronto di una pluralità di posizioni. In particolare se una posizione non appare soddisfacente le si oppone un’altra riflessione in grado di contestare quanto è stato in precedenza affermato. In democrazia le idee si combattono con le idee. Avrei paura di essere l’unico che esprime le proprie posizioni sia nell’ambito politico che in quello ecclesiale; preferisco che altri intervengano, anche con idee molto diverse dalle mie; preferisco che nel rispetto reciproco ci si confronti, talora anche aspramente, in un clima di intelligente confronto e quindi di maturazione umana ed anche cristiana. Purtroppo esiste in alcune persone un gran desiderio di censurare ciò che non coincide con le proprie idee, con il proprio modo di pensare. Ho l’impressione che si tratti di una mentalità di carattere inquisitorio che in buona sostanza appartiene purtroppo alla fin fine ad una impronta di stampo clericale. Vi assicuro che su questa linea non mi ritrovo; sono un uomo libero, almeno nella testa, e tale voglio rimanere.

Engel

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