Da “IL DIALOGO” – 21 gennaio 2018
settimanale della parrocchia San Michele Arcangelo di Quarto d’Altino
Mi pare opportuno e lodevole che la parrocchia ricordi il suo vecchio parroco, don Carlo Scattolin, in occasione del trentesimo anniversario della sua morte. Le comunità cristiane devono molto ai loro parroci, i quali hanno donato gran parte della loro vita per i membri della parrocchia spesso senza alcun contraccambio.
Segnalo pure un reportage su un pellegrinaggio in Terrasanta ed una iniziativa molto più banale: “Pranzo comunitario pro restauro”. Questa soluzione “mangereccia” per raccogliere offerte mi pare molto adottata dalle parrocchie della nostra città e dalle relazioni pare abbastanza positiva sia come socializzazione che come rendimento.
don Armando
DON CARLO SCATTOLIN: COSTRUTTORE DI FEDE e DI OPERE
Un ricordo a trent’anni dalla morte
Don Carlo Scattolin, parroco dal 1937 al 1976 presso la parrocchia di Quarto d’Altino, era un sacerdote severo, duro con se stesso, esigente con gli altri, non accettava compromessi. Attivo, energico e sofferente, fragile fisicamente nello stesso tempo, scomodo per alcuni, gradito ad altri, amava parlare a tutti. Egli avviò alcuni progetti importanti per la parrocchia, quali il campanile, la scultura dell’arcangelo San Michele e le campane, la scuola materna ecc, realizzate dimostrando coraggio, abilità, competenza e tanta umiltà. Oltre che costruttore di opere per la comunità, era un vero costruttore di fede tra il suo gregge e aperto al dialogo soprattutto con chi era lontano dalla Chiesa. Nel 1972, giunse a sostenerlo il nuovo vicario don Mario Ronzini che divenne poi parroco nel 1976. Per problemi di salute infatti don Carlo fu costretto a dare le dimissioni.
In una lettera indirizzata agli ex parrocchiani, pubblicata sul “Dialogo” del 29 aprile 1979, esprime non a caso, una piena e serena tristezza: “Pensare alla famiglia nella quale uno è vissuto per molti anni e si è trovato bene perché ci si capiva e si amava, è questo un ricordo che porta sollievo, anzi gioia (…) Non posso dimenticare quelle persone care che, per tanti anni, furono oggetto delle mie più assillanti preoccupazioni (…) Voi lo sapete già, quando sarà la mia ora riposerò sempre in mezzo a voi (…) Formate una comunità in cui vi considerate tutti come fratelli (…) Il sentire che in parrocchia siete un cuore ed un’anima sola e vivete gli uni per gli altri, mi riempie di gioia”. Don Carlo morì a Venezia nel gennaio del 1988.
Tratto da alcuni scritti di Alfio Bonesso
PELLEGRINI NELLA TERRA DI GESÙ
A seguito dei disordini accaduti nella martoriata terra di Palestina, mai pensavamo sarebbe stato possibile visitare la Terrasanta, meta principale per ogni cristiano. Invece, la Divina Provvidenza ha reso ciò possibile; oltre un anno e mezzo fa, I’ IRC, il centro diocesano insegnanti di religione, dopo un pellegrinaggio ai Sacri Monti, ha lanciato I’invito.
Pur essendo perplessi, abbiamo subito accolto I’invito, ritenendolo un segno. Anche se il percorso di organizzazione è stato molto travagliato la forza che ci ha permesso di andare avanti è stata la convinzione che Gesù ci stesse aspettando! Sono stati nove giorni molto intensi e faticosi, ma carichi di esperienze. Non sapevamo cosa ci aspettasse, tuttavia, nonostante i luoghi dove ha vissuto il nostro Signore non sono più quelli di duemila anni fa e che specialmente nelle basiliche della Natività e del Santo Sepolcro, molto frequentate, non ci fosse stata la possibilità di un raccoglimento intimo, abbiamo incontrato Gesù altrove.
Lo abbiamo incontrato nel silenzio del Lago di Tiberiade navigandolo in barca, lo abbiamo incontrato nel monte degli ulivi, sulla collina della Domus Flevit dove Gesù pianse davanti al panorama di Gerusalemme, per la sua prossima distruzione, sulla via del Calvario a Gerusalemme durante la via Crucis, nella grotta di San Girolamo nella cripta della Basilica della Natività, nel sito dedicato all’ Olocausto Yad Washem in particolare nel labirinto buio illuminato solo da migliaia di piccole fiammelle e dove continuamente vengono pronunciati i nomi dei circa 500.000 bambini ebrei uccisi dalla follia antisionista, nel deserto di Giuda, un posto magico che ci ha fatti entrare in una dimensione fuori dal tempo e dello spazio, nel sito di Qumram, un altro posto magico sul Mar Morto, nel Fiume Giordano dove abbiamo rinnovato le nostre promesse battesimali.
Per finire un’ esperienza commovente I’ abbiamo avuta a Jerico visitando la Scuola dell’ Infanzia Santa Maria retta da tre suore francescane di cui due ultraottantenni.
La scuola accoglie circa 600 bambini dalla scuola materna alla terza media, di cui solo 4 sono cristiani, essendo una scuola paritaria senza alcun sussidio esterno, deve mantenersi solo con una piccola retta (circa 50 euro al mese) che non tutti possono pagare. Alcune volte, noi cristiani critichiamo la nostra Chiesa generalizzando un sentimento di inadeguatezza; I’esempio della Scuola di Jerico, riassume invece la possibilità di una Chiesa aperta alle periferie, pensiamo solo che, al suo interno, nonostante un sito cristiano, viene garantita I’educazione religiosa sia ai pochi cristiani che alla stragrande maggioranza musulmana.
Dopo avere vissuto un’ esperienza così forte, pensiamo che il vero pellegrinaggio comincerà adesso, dopo avere metabolizzato le sensazioni provate.
Giuseppina e Pietro
LA PARROCCHIA SI STA ADOPERANDO PER ORGANIZZARE UN PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA DAL 23 AL 30 AGOSTO 2018
PRANZO COMUNITARIO PRO RESTAURO
PASTA, MUSETTO E LENTICCHIE
Domenica 4 febbraio – ore 12.30
Contributo base € 15 a persona (fino a 6 anni: gratis)