Da “COMUNITÀ E SERVIZIO” – 7 gennaio 2018
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco
Il parroco, don Natalino, nel suo articolo di fondo denuncia certi interventi di persone irrequiete che creano scompiglio, imbrattano musi e sbraitano in maniera chiassosa in luoghi pubblici. Si chiede però se la colpa di questo disagio non sia della società con le sue ingiustizie e la mancanza di valori.
Giusto! Però credo che chi è preposto al buon vivere civile, oltre ad auspicare costumi più sani, debba pure intervenire e castigare con pene (non la prigione) per far rinsavire questa gente. La cura degli sculaccioni mi pare ancora valida!
Segnalo anche l’articolo di Alessandro Seno che nella rubrica “Uno sguardo sulla settimana” fa un’autoanalisi ed un’autocritica sui suoi articoli ed auspica che qualcuno lo sostituisca per poter ascoltare voci nuove e diverse. A parer mio quella di Seno è una pia illusione: di mosche bianche ce ne sono purtroppo poche. Continui pure, che lo leggeremo sempre volentieri.
Credo sia opportuno leggere la relazione sulle due “San Vincenzo”. Questa associazione è una delle poche che danno continuità agli aiuti e seguono personalmente le famiglie in disagio sociale.
don Armando
SEGNI DEL DISAGIO
di don Natalino
Piazze e sagrati sono luoghi nei quali viene spontaneo darsi appuntamento, stare insieme e fare festa. Sono lo spazio condiviso di un bene comune, il loro valore va ben oltre la funzionalità. Qui una comunità si racconta, nelle sue riuscite e nelle sue miserie. Ai nostri giorni ci vuole così poco perché una piazza o un sagrato diventino teatro di comportamenti insulsi, specie di notte e durante le feste. E’ fenomeno recente, balzato alla ribalta della cronaca locale. Chiedetelo al parroco del Duomo o della chiesa di Altobello, confratelli ai quali va la mia solidarietà.
Occorre andare oltre il comprensibile moto di indignazione e lasciarci interrogare da questi fatti non facili da decifrare e da affrontare. Lo sballo e le sbornie, l’imbrattamento dei muri e altri atti vandalici sono gesti di una notte e lasciano un danno che si può ripulire o togliere. Invece le persone che li compiono restano e forse si portano ancora dentro un disagio, non riescono a togliersi di dosso il loro malessere. L’eccesso fatto in pubblica piazza, spaccando o sbraitando, ha un che di provocatoria esibizione, che bisogna pur saper ascoltare. Assomiglia allo strillo di chi vuole attirare l’attenzione e affermare di esserci. Forse perchè si sente escluso? Forse perchè non sopporta che la sua condizione sia ignorata? Forse per rivalsa verso i più che hanno ciò che lui non ha? Attenzione ai nostri giudizi moralistici: potrebbero servire a farci sentire a posto nei nostri caldi salotti dove siamo tutti buoni, gradevoli e belli.
UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno
Anno nuovo scrittore nuovo!
Ridendo e scherzando sono quasi due anni e mezzo che vi rompo le scatole con questa rubrica. Eh già, sembra ieri che scrivevo dell’Expo milanese, vi ricordate l’evento? Mi auguro di si per diamine!
In questo periodo trascorso assieme spero di avervi incuriosito almeno una volta e mi auguro che la noia non vi abbia assalito; del resto le notizie approfondite in queste righe spesso erano tra loro molto simili e purtroppo non allegre, ho cercato di bilanciare la deriva pessimistica che purtroppo irrompe dai quotidiani o dai giornali tv con sortite legate prevalentemente ad argomenti leggeri al limite del banale ma trattati con un piglio scanzonato (anche troppo penserà qualcuno a ragione…) e senza prendermi troppo sul serio. Ho ricevuto molti complimenti e di cuore ringrazio chi me li ha fatti, spero siano tutti veri ma se anche così non fosse fanno veramente molto piacere comunque. Qualche critica è stata riportata nero su bianco vicino a questa rubrica e anche quella mi ha lusingato dato che qualcuno si è preso la briga di leggermi e di armarsi di carta e penna (o tastiera e mouse forse) e ribattere in maniera garbata e senza polemica alcuna. Mi rendo conto che anche leggendo molto ed essendo parecchio interessato a ciò che succede nel grande mondo (la terra) e in quello piccolo (“el Vìal” con la V maiuscola) alla fine viene fuori il tratto distintivo di chi commenta, che nel mio caso è questo battere insistentemente sulla “civiltà ” intesa come responsabilità umana, sociale e cristiana nei confronti di chi ci sta accanto, siano persone o cose.
Trovo fastidioso che la gente posteggi sulle aiuole tanto quanto una persona che bestemmia in tram o un tizio che getta per terra una carta o un mozzicone; reputo ignoranti le persone che non riescono a interagire con altre se non sono del loro stesso colore della pelle ma altrettanto mi sale il sangue alla testa quando nel giro di 200 metri mi chiedono 4 volte la carità! Rileggendo un pò’ a caso gli articoli scritti in questo periodo di tempo salta fuori tutto questo, uno “stile ” di fondo che batte più o meno gli stessi tasti di onestà, correttezza ecc. ecc.
Non so se sia un bene o un male ma ritengo giusto che magari qualche altro possa dare un “taglio personale” a fatti, vicende e particolari facendoci scoprire magari punti di vista inusuali, interessanti e affascinanti.
Quindi passo la palla a voi lettori, spero che qualcuno abbia la curiosità di provare a scrivere qualcosa e di aiutare chi legge a vedere le cose da un’altra angolatura, solo così potremo godere di uno spettacolo a tutto tondo. Un ringraziamento particolare alla redazione di questo bollettino parrocchiale, grazie a loro ho potuto dare sfogo a una mia passione e me l’hanno lasciato fare senza nessun tipo di vincolo o paletto, in assoluta libertà; se qualche volta sono partito per la tangente – come si usa dire – è solo ed esclusivamente colpa mia.
Ancora grazie della vostra attenzione, è il miglior carburante per i viaggi sulla tastiera!
UN ANNO DI SAN VINCENZO
Nelle nostre due parrocchie sono attive fin dagli inizi altrettanti gruppi della San Vincenzo. Ecco il bilancio della loro attività caritativa.
Al Corpus Domini, grazie all’aiuto e alla solidarietà di tutta la comunità parrocchiale, è stato possibile acquistare derrate alimentari per un valore di € 6.000 e provvedere alla consegna settimanale a persone in bisogno, inoltre è stato sostenuto il pagamento di mensilità di affitto, di utenze domestiche, di ticket sanitari e farmaci per un totale di circa € 8.000. Una speciale attenzione è stata riservata a bambini in età scolare per dotarli di materiale scolastico ed anche di un aiuto economico per la partecipazione ad attività extrascolastiche. Alcune persone hanno contribuito donando pasta, pane, frutta e carne per arricchire la borsa del venerdì. C’è chi ha donato tempo: tempo per fare la spesa, tempo per allestire il mercatino e le altre attività, tempo per mantenere i rapporti con gli assistenti sociali. C’è molto bisogno di tempo e per questo a tutti si chiede, se possibile, di donarne un po’.
A San Giuseppe grazie alle provvidenze ricevute sia in occasione della domenica della carità con la raccolta delle borse della spesa, sia mediante il carrello lasciato accanto alla cassa del supermercato Famila, la San Vincenzo ha potuto predisporre borse di alimenti a persone nel bisogno. Inoltre sono stati acquistati ancora alimenti da dispensare per un totale di € 2.100. Lungo l’intero anno sono state distribuite circa 500 borse a sostegno di 25 nuclei familiari. Nelle messe dei funerali sono state raccolte offerte per un totale di € 5.920, con le quali è stato possibile venire incontro a nuclei familiari in difficoltà, aiutandoli nel pagamento delle utenze per un totale di € 6.000 e in qualche caso nell’acquisto di materiale scolastico per i bambini. Infine in soccorso di casi particolari sono stati destinati € 2.700. Il progetto «CiSoFare» per bambini, realizzato da personale qualificato di Casa Aurora nel patronato parrocchiale, è stato sostenuto con € 1.500. Occorre riconoscere che alle necessità di base si accompagnano nuovi bisogni, perché la povertà cambia volto. E si nota che prima di tutto c’è bisogno di volti e di mani, quindi di nuovi volontari, che diano disponibilità anche solo per due o tre ore la settimana.