Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 31 dicembre 2017

Da “LA VOCE DELLA RIVIERA” – 31 dicembre 2017
settimanale dell’unità pastorale delle parrocchie del Sacro Cuore di Gesù di Ca’ Sabbioni e di San Pietro in Bosco e Santa Maddalena di Oriago

A questo periodico assegnerei la categoria “A” tra i bollettini parrocchiali per l’impostazione grafica, per i contenuti e per il numero di pagine.

Come sempre segnalo le riflessioni del parroco, don Cristiano Bobbo, il quale offre ai suoi parrocchiani una bella testimonianza di spiritualità sacerdotale.

Mi pare pure edificante la scelta di una famiglia che invece di partecipare alla messa della Natività nella sua parrocchia in cui c’è folla, fervore e spiritualità, si reca alla messa di mezzanotte in una parrocchia poco frequentata e solitaria. Questa scelta è espressione di vera fraternità.

don Armando

Lungo il fiume
di don Cristiano Bobbo

A piccoli passi
Ai tempi del liceo, quando traducevo i testi classici degli autori greci e latini, amavo raccogliere in un quaderno le espressioni che ritenevo particolarmente significative, soprattutto quelle che potevano diventare delle utili massime sapienziali da tener a portata di mano, pronte all’uso, per ogni evenienza. Questa mattina, conversando con una coppia di sposi che, a un certo punto, mi chiedeva come intendessi procedere con il nuovo incarico affidatomi e, soprattutto, come avrei affrontato la notevole mole degli impegni che si presenteranno, mi è tornata in mente un’affermazione dello storico greco Plutarco (l sec. d.C.) che, più o meno, se non ricordo male, dice che molte cose unite insieme sono indomabili, ma cedono quando uno le affronta poco per volta.

Non possiedo un programma preconfezionato da applicare ma sono convinto che la legge dell’impegno perseverante, compiuto un po’ alla volta, passo dopo passo, sia ben più efficace delle dichiarazioni programmatiche generali.

Ed è questa la via che ho già intrapreso, modesta ma impegnativa, quella dei piccoli passi per non perdere nessuno di quanti mi sono stati affidati.

Attesa?
Una giovane mamma mi ha detto che dalla metà del mese di Novembre la sua casa è già tutta preparata, con addobbi, luci e festoni colorati, per il Natale visto che per lei è la più bella festa dell’anno e vorrebbe che non finisse mai… Intanto oggi è il primo giorno dell’Avvento e il Natale lo sentiamo tutti un po’ più vicino. Ma anche se tutto ormai ci parla di festa e di regali, forse c’è da chiedersi che cosa cambierà nel nostro modo di vivere.

C’è, infatti, un clima ben diverso non solo nella società civile che non aspetta più nulla fuori di se stessa, china com’è sui suoi beni, sui piaceri, sulle cose da possedere, sull’orizzonte dell’utile e dell’immediato. Ma non c’è talora attesa vera neppure nella stessa comunità cristiana, quando ripete i riti natalizi quasi fossero tradizioni obbligate e scontate.

Mi domando se, come parroco, sarò in grado di lasciarmi trasformare da una rinnovata attesa o mi limiterò a ripetere le mie liturgie e i miei programmi pastorali secondo una routine dagli esiti prevedibili. Forse per necessità siamo diventati un po’ tutti esperti di equilibrismo: siamo costantemente così rinchiusi nello stretto orizzonte delle nostre faccende, che arriveremo a Natale riservando a Dio solo il tempo indispensabile per non compromettere l’equilibrio tra interessi esteriori e rispetto religioso.

E invece dovremmo essere tutti più consapevoli di aver bisogno di lasciare a Dio uno spazio libero, ampio e sgombro perché egli possa giungere a noi e in noi. Anzi, attendere Dio dovrebbe essere una legge costante delle nostre giornate perché Dio è infinito e i suoi doni sono sempre nuovi. Per questo lo dovremo sempre aspettare e le sue sorprese non cesseranno mai.

Il tempo che passa
Ho fatto anche quest’anno i miei propositi per l’Avvento. Nonostante tutto, continuo a farli anche se mi accorgo di essere ancora lontano dall’aver attuato tanti propositi e progetti fatti in precedenza, così come sono distante dalla meta che pure, prima o poi, con sforzo e fedeltà, spero di raggiungere. Posso dire, però, di non essere quello di prima. Ossia, non mi pare di essere ritornato indietro, camminando a ritroso sulla via del bene, abbandonando posizioni conquistate, arretrando per comodità e inerzia. E, grazie a Dio, spero di poter continuare a rivolgere il mio sguardo in avanti, verso un orizzonte più alto, quello appunto che ci mostra come dovremmo essere. Il cristianesimo, d’altronde, è per eccellenza attesa e tensione perché non abbiamo qui la patria definitiva. E il tempo che scorre continua a ricordarmelo.

Le tre campane
Avvisi della Collaborazione Oriago – Ca’ Sabbioni

NATALE IN… COLLABORAZIONE
Santo Natale 2017… Quest’anno la nostra famiglia ha sentito il desiderio di partecipare alla messa della notte di Natale a Ca’Sabbioni, questa comunità a noi un po’sconosciuta ma in un certo senso così vicina e così lontana. Dopo un arrivo quasi In sordina ed in punta di piedi, dove eravamo solo noi e altre due signore, ci ha aperto la porta della Chiesa Don Giuseppe, che, come ci avesse conosciuti da sempre, ha raccontato ai nostri bambini un aneddoto di quand’era bambino e di quanto severa fosse una suora insegnante avuta alle scuole elementari. L’atmosfera Natalizia e questa accoglienza così intima, ha rotto il ghiaccio del nostro sentirsi estranei e acceso il calore del sentirsi In famiglia. Abbiamo preso posto in una chiesa ancora vuota, ci siamo messi a disposizione per le letture vista la poca affluenza di persone e Don Giuseppe ci ha tenuto in considerazione assegnandoci la seconda lettura. La chiesa un po’ alla volta si è riempita di fedeli e la liturgia ha preso inizio.

Un bella e semplice omelia ci ha ricordato la nascita del Salvatore e l’apprezzamento e l’importanza della collaborazione pastorale fra parrocchie, esemplare abbattimento di muri e barriere fra cristiani che devono imparare a camminare assieme, mettendosi a disposizione l’uno dell’altro, perché solo uniti si può vincere l’invidia dell’egoismo e rinnovare lo slancio del cammino cristiano nella gioia del sacrificio per l’altro, aiutando con le capacitò e le disponibilità di ognuno di noi, le comunità più deboli. Con la testimonianza vitale e concreta dei gruppi consolidati delle nostre realtà parrocchiali più fortunate, possiamo davvero fungere da volano per fare ripartire chi è ‘più in difficoltà e che si sente abbandonato. Don Giuseppe ha voluto ricordare la nostra presenza di fedeli di San Pietro ai suoi parrocchiani e poi tutto è terminato con lo scambio degli auguri. Davvero una bella esperienza di condivisione!!

Fam. Donati

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