Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 17 dicembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale san Marco

Il parroco don Natalino coniuga il discorso liturgico dell’Avvento come chiave di lettura e di preparazione all’incontro di fine vita con nostro Signore, ed invita i fedeli ad avere il coraggio di riflettere su questi temi esistenziali.

Segnalo ancora una volta l’articolo di Alessandro Seno nella sua rubrica “Uno sguardo sulla settimana”. L’argomento sembra futile mentre in realtà è tragico: il pericolo di fallimento della fabbrica di pandoro Melegatti. Noi preti, almeno a parole, siamo preoccupati del “magico Natale” fitto di tante leccornie e poca fede. Però di fronte al pericolo della perdita del posto di lavoro di tanti concittadini, almeno per quest’anno facciamo una tregua. Cosa che, in realtà, non solo non ci costa molto, anzi ne siamo lusingati.

Mi pare quanto mai interessante ed invito a leggerlo, l’articolo a firma R.Z., su “Natale tra incoerenza ed ipocrisia”.

Infine segnalo pure l’iniziativa di recapitare la rivista parrocchiale “Il villaggio” a tutte le famiglie della parrocchia. Purtroppo in quasi tutte le parrocchie ci si impegna esclusivamente a favore dei praticanti, mentre vengono trascurati coloro che ne avrebbero bisogno, ossia i cristiani che non frequentano. I bollettini parrocchiali, piuttosto che esporli in chiesa per quel dieci per cento che frequenta, dovrebbero essere portati a casa a quel novanta per cento che non pratica la chiesa.

don Armando

NELL’ATTESA DELLA SUA VENUTA

di don Natalino

In quattro anni da parroco a San Giuseppe ho avuto più di duecento e settanta funerali. La cifra è impressionante. Del resto, la curva demografica piega decisamente in basso. Qui il rapporto tra nati e morti è di uno a tre: indice dell’incredibile inettitudine culturale e della miseria epocale delle politiche sociali in Italia durante gli ultimi trent’anni. Mi soffermo su un altro aspetto. In due settimane di Avvento abbiamo celebrato le esequie di otto persone. Che cosa ci sta dicendo il Signore? Che cosa si attende da noi? Guai a pensare che questi avvenimenti in certo modo stonino con le prossime feste natalizie!

A mostrarsi inopportuno e superficiale è piuttosto il clima da favola che ci imbambola. In realtà l’Avvento è tempo liturgico che sostiene la nostra speranza, anzi come prega la Chiesa, «la beata speranza» della venuta del nostro Salvatore Gesù Cristo: è Lui che viene e che verrà. Ogni volta che il nostro passo giunge quasi sulla soglia di quel mistero, in cui entrano i nostri cari con la morte, occorre ricordarci di Gesù Cristo. Del suo venire incontro a noi, Figlio di Dio fatto uomo, del suo farsi vicino con tutto se stesso fino alla morte di croce, del suo attirarci alla vita nuova nella risurrezione, che germoglia in noi grazie allo Spirito Santo.

È proprio vero che il Signore viene «in ogni uomo e in ogni tempo». Credere significa riconoscerlo: di questa fede il prete ne ha bisogno – come ogni discepolo – per essere pastore del popolo che gli è affidato.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Ma allora e ‘è ancora speranza! E non solo perché fra poco il figlio di Dio ritornerà sulla terra non se n’è mai andato, siamo noi che lo ricordiamo due-tre volte l’anno…) ma anche per dei piccoli segni che mi fanno credere che un futuro più attento alle reali necessità umane possa avverarsi.

Una di queste avvisaglie positive, riguarda una notizia proveniente dalla nostra regione che coinvolge un’azienda storica di pandori, il dolce tipico veronese che fa concorrenza al milanesissimo panettone: come molti di voi sapranno la Melegatti, fabbrica che ha dato proprio i natali (e quindi restiamo in tema…) al soffice “pane d’oro” versava in una profonda crisi tanto da dover sospendere la produzione e di paventare il fallimento; rimessa faticosamente in piedi da un prestito comune fra lavoratori e in fondi d’investimento stranieri, ha :iniziato a sfornare il loro prodotto principe nella speranza di poter ricavare dalla totale vendita di tutte le scorte il denaro necessario per far ripartire in maniera stabile l’intera produzione, in particolare modo la catena legata alle colombe pasquali del 2018. Sappiamo benissimo quanti concorrenti ci siano in questo periodo dell’anno che si scatenano sui dolci tipici natalizi, si va dal panettone senza canditi passando per il pandoro senza glutine arrivando a decine (forse centinaia) di varianti dolciarie; cioccolato, zabaione, fichi, super morbido, extra-ricoperto, aromatizzato con vari liquori ecc. ecc. Il tutto moltiplicato per almeno dieci, quindici marchi storici che si contendono le nostre tavole festive; senza mettere nella partita i prodotti da forno o da pasticceria….

Insomma, le prospettive non erano rosee per la Melegatti vista la concorrenza ma fortunatamente è scattata la solidarietà: partita con un appello vìa Social – che per una volta hanno svolto un servizio eccezionale in quanto precisione e “profondità ” del messaggio – la campagna di salvataggio legata allo slogan d’esistenza ha fatto letteralmente il botto. L’obiettivo era di vendere 1.500.000 pezzi per le festività e questo traguardo è stato raggiunto in meno di venti giorni! Nella maggior parte dei supermercati veneti, e in particolare in quelli veronesi, il pandoro dell’azienda in crisi non si trova più e la richiesta è ancora fortissima; le persone hanno capito che acquistando il prodotto davano un segnale di solidarietà e, ringraziando Dio, questo segnale è arrivato forte e chiaro!

Possiamo chiamarlo miracolo di Natale? Anche no, magari meglio “speranza rinata”, nel genere umano soprattutto!

NATALE TRA INCOERENZA E IPOCRISIA

Migliaia e migliaia di persone festeggeranno il Natale, ma quanti, si stanno preparando alla festa con la consapevolezza del significato vero del Natale?

Pochi… pochissimi, la maggior parte delle persone si è mobilitata da tempo per dedicarsi alle spese, ai regali, al pranzo, alla vacanza, ma alla nascita di Gesù nessun cenno, se tutto va bene ci penseranno il giorno prima ma nemmeno per molto perché, quel giorno, ci saranno tantissime altre cose da fare. Oramai, dai media il Natale ci viene presentato come la “festa del regalo”.

Proviamo a fare insieme una rapida riflessione sui comportamenti delle persone.

Cominciamo dal mondo del commercio, una “istigazione alle spese” spasmodica e martellante, in nome di una generica e anonima festa di nome “Natale”, gli specialisti del far spendere sanno benissimo che non troverebbero un così ampio consenso se proponessero spese pazze motivandole con la festa per la nascita Gesù.

Ma questo è niente rispetto al comportamento degli atei, loro dedicano energie e soldi per preparare la festa di una ricorrenza che secondo loro non è mai esistita, assurdo vero? Ma questi posa festeggiano? NULLA! ! Sono degli autentici “infilati” in una festa con la quale non hanno nulla a che fare eppure sono lì, in prima fila, talmente coinvolti che il 25 dicembre molti di loro si scambiano anche gli auguri di buon Natale.

Poi ci sono i cristiani, quelli per i quali la festa dovrebbe avere un solo significato, ma anche qui troviamo le eccezioni, per esempio ci sono i “cristiani non praticanti.

Ma cosa significa non praticante? Non ci sono vie di mezzo, o ci sei. o non ci sei. Mi torna in mente quel mio amico che si dichiara appassionato di pesca ma siccome praticare questo hobby richiede qualche impegno, a pesca non ci va mai.

Molti dei non praticanti penseranno al significato del Natale il 24 dicembre, quando pianificheranno la partecipazione alla messa del giorno dopo. Le chiese saranno affollate di molti “cristiani occasionali” che avranno il solo scopo di smarcare un impegno e sentirsi in regola fino a Pasqua. Poi, ci saranno milioni di scambi di auguri ma, anche qui, che razza di auguri saranno? Poiché Natale significa nascita di Gesù, quando ad una persona auguriamo un sereno Natale, più o meno, dovremmo avere in mente un messaggio di questo tipo ” … che la nascita di Gesù sia per te un motivo di gioia, di serenità, di forza, che sia per te di buon auspicio per tante cose belle, che Gesù ti stia vicino e ti custodisca”. Invece, la maggior parte degli auguri saranno la ripetizione, un “copia-incolla” per chi userà i “social” di una formula standard e sterile, ripetuta fino all’esagerazione, solo perché a Natale è consuetudine scambiarsi questa frase. Nella speranza che sia ancora possibile, impegnandosi, vivere questo periodo pienamente e in coerenza con la propria fede, porgo a tutti un sentito augurio di Buon Natale.

R.Z

«IL VILLAGGIO»
IN DISTRIBUZIONE

Il periodico parrocchiale (numero 55) viene consegnato ad ogni famiglia in questi giorni. Grazie ai volontari, giovani e adulti, e ai gruppi di catechismo e ACR, che provvedono la diffusione capillare. All’interno del fascicolo è inserita una piccola busta, con la quale è possibile fare un’offerta a favore delle opere parrocchiali. Questo gesto fraterno di partecipazione viene proposto con discrezione e nel rispetto delle possibilità di ciascuno.

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