Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” – 17 dicembre 2017
settimanale della parrocchia omonima del Terraglio
Ancora una volta sento il dovere di spezzare una lancia in favore di questo settimanale. Il parroco don Angelo affronta sempre, in maniera intelligente e documentata, un argomento di attualità, ma che verte sempre su tematiche assolutamente importanti per la vita sociale e personale di ogni individuo.
In questo numero affronta il tema del biotestamento in maniera pacata, rispettosa di ogni posizione culturale, dichiarando l’estrema difficoltà del Parlamento di legiferare su queste materie. Il suo articolo è da leggersi perché, pur lasciando aperto il tema alla discussione, rimane chiara la sua posizione che è quella che lo Stato garantisca a tutti la libertà, permettendo ad ogni linea di pensiero di dare in maniera costruttiva il suo apporto.
Nota infine estremamente positiva del periodico è certamente quella di suscitare la discussione; infatti in ogni numero ci sono interventi seri di vari lettori, cosa che non accade quasi mai negli altri periodici.
Per me, in questo momento storico, la Chiesa ha più che mai bisogno di discussione se vogliamo che emergano orientamenti capaci di interessare ed orientare la proposta cristiana, superando gli schematismi ormai morti del passato.
Segnalo alcuni interventi su argomenti diversi, ma ottimali, degni di attenzione anche se non sempre convergenti tra loro.
don Armando
Domenica 17 dicembre 2017 Terza di AVVENTO
Questo nostro tempo
Non possiamo trascurare qualche riflessione sul biotestamento anche perché tutto il dibattito di questi giorni presenta un notevole sapore ideologico e politico più che una sensibilità nei confronti di quanti soffrono di malattie inguaribili e irreversibili. Mi rendo conto che legiferare su questo argomento da parte di un parlamento, espressione di una società pluriculturale, è impresa decisamente molto difficile; si tratta di affrontare il tema dell’interpretazione della vita, del senso dell’apparire sulla scena di questo mondo, del valore dell’esistenza umana intesa nella totalità di spirito e di corporeità. Per un credente la vita è un dono di Dio e secondo la Weltanschaung cristiana questa vita va vissuta con un radicale impegno di cui si dovrà rendere conto a Dio stesso nel momento in cui si deve concludere; d’altra parte ci sono coloro che ritengono che la vita si debba racchiudere entro un ciclo biologico che si svolge interamente tra il nascere e il morire. E’ chiaro che riuscire a dare regolazione della conclusione della vita appare impresa ardua poiché il nostro parlamento rappresenta ambedue queste posizioni e ciascuna si presenta con la pretesa si essere decisiva. E allora che fare? Approvare la formula del biotestamento sembrerebbe semplice ma questo documento si scontra negli effetti pratici con il doveroso rispetto della volontà di chi in fin di vita volesse ritirarlo ma non possedesse più capacità espressive. In ogni caso il rispetto di ogni persona prevede l’esclusione chiara dell’eutanasia. Non so se semplifico troppo ma a me sembra che a voler legiferare su tutti i fenomeni della vita è un’opera che non ha senso. La morte rappresenta la conclusione della vita e va rispettata come tale, ma volerla irretire con delle regole rigide non sembra possibile.
Gesù Cristo ci avverte che verrà come un ladro e il ladro intelligente non avvisa circa l’ora e le modalità del suo intervento. Tutto sommato a me sembra che il biotestamento sia uno strumento insufficiente e forse inutile, mentre ritengo fondamentale la scelta del proprio medico che è chiamato ad agire in scienza e coscienza. È il medico, che investito del sapere che finora è stato acquisito dalla medicina, deve dire quando esistano ancora speranze di vita o quando ci si trovi nel versante dell’accanimento terapeutico. E allorquando ci si trova nell’accanimento occorre lasciare che la natura faccia il suo corso alleviando tuttavia il più possibile con opportuni analgesici le sofferenze che si accaniscono sul degente. E il problema della nutrizione e dell’idratazione? Se rientrano nell’accanimento terapeutico vanno sospese poiché non è semplicemente umano protrarre inutilmente le sofferenze di una persona. Non si tratta di eutanasia ma di quel “lasciatemi andare” che Papa Giovanni Paolo II ha espresso negli ultimi respiri della sua vita.
Siamo alle soglie del Natale
E’ il Dio con noi, è la grande novità di tutta la storia umana abituata nella sua presunzione ad innalzare la povera natura umana al livello della divinità. L’antica tentazione del serpente “eritis sicut deus” (sarete come Dio) oggi viene definitivamente sconfitta: è Dio che si fa uomo, che assume tutte le nostre caratteristiche, quelle più umili e semplici quali quelle del nascere, del godere e del soffrire, del morire. Vi dirò con grande semplicità che non riesco a capire quegli insegnanti che hanno paura di fare il presepio tradizionale, di cantare e far imparare le belle canzoni natalizie ai nostri bambini; la scusante sta nel fatto che nelle scuole dell’infanzia ed elementari sono presenti bambini di altra religione, di altra etnia, di diversa provenienza culturale. Ma per favore non diciamo sciocchezze: l’accoglienza nei confronti di persone di altra religione o di altra etnia impone il rispetto reciproco che non implica ovviamente la perdita o il nascondimento della propria identità. Torniamo dunque volentieri al presepio in famiglia, a scuola, in ambienti pubblici; si tratta di un richiamo alla poesia del Natale, alla gioia di vivere, alla speranza che la vita sia sempre accompagnata dalla presenza del Dio che ha abbandonato la pacifica esistenza del paradiso per farsi carico delle nostre vicende umane.
Certo linguaggio di preti
Su questo foglio settimanale don Angelo ha già accennato al calo di sacerdoti nel nostro tempo. Vi sono molte parrocchie in Italia senza parroco e c’è bisogno di importare preti dal terzo mondo. Tuttavia la maggioranza del clero è costituita da uomini di fede, intelligenti e generosi, ispirati al Vangelo, alcuni fino al martirio, come in Sicilia Diana e Puglisi, e da noi don Ciotti fondatore di Libera contro la mafia. Nella cesta tuttavia può non mancare qualche mela marcia, come il truffatore o il pedofilo, non ci dobbiamo scandalizzare. Come – per fare qualche esempio -quello che non prova pietà per le ragazze stuprate affermando che se lo sono cercato. O come quello che in questi giorni ha paragonato Emma Bonino a Totò Riina, autore di stragi e condannato a ventisei ergastoli per centinaia di omicidi. A questi preti dirgli stupido è fargli un complimento. La radicale Emma Bonino non si è mai battuta per l’aborto, ma per la sicurezza e l’incolumità delle donne in questo tempo di femminicidio quasi quotidiano e in ultima analisi per la dignità della donna.
(don Luigi Trevisiol)
II Regno dei Cieli
E ciò che viene oggi proclamato
e che ora riproponiamo a noi stessi
con le parole di un cantore del Regno di Dio:
Quando il Figlio dell’uomo verrà,
chiunque tu sia, o giusto, non piangere,
e quanti avete diviso il pane, l’acqua,
la sorte con tutti i suoi poveri…!
Per voi saranno le dolci parole:
Voi, benedetti del padre, venite!
Oh, quanti che certo neppure sapevano
d’essere dentro il Regno saranno salvi!
Oh, quanti invece pensavano di sentirsi dentro,
gente che per lui aveva suonato il flauto,
gente che diceva di saper tutto di lui,
quanti si troveranno ad essere fuori!
O Re dell’Universo, che non sia così di noi! Amen
Davide Maria Turoldo
Caro don Angelo,
mi sorprende sfavorevolmente che in ambito cattolico si alimentino simpatie per un personaggio quale Che Guevara. Le intenzioni dichiarate del marxismo erano nobili, mutuate dal Vangelo, ma erano solo il fumo negli occhi per quanti ingenuamente potessero cadere nel tranello di quell’ideologia i cui frutti sono stati davanti agli occhi di tutti, almeno di quanti volessero vedere la realtà, senza lasciarsi offuscare dai malefici fumi di satana. Lo diceva Paolo VI che il fumo di satana stava entrando nella Chiesa! Lo vediamo anche oggi, che le ideologie ecologiste e migrazioniste entrano a distorcere il messaggio evangelico, che la difesa delle comunità islamiche appare prioritaria rispetto a quelle cristiane, ben più perseguitate delle prime e soprattutto proprio dai musulmani. Se dentro alla capanna del presepe si mettono i migranti invece di Gesù bambino, c’è un grave stravolgimento che nega l’origine della salvezza in Gesù. Proporrei il monito affidato da Giovanni Paolo II ad un sacerdote nel marzo 1993: «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali». In quella visione il Santo pontefice indicava anche il rimedio: la fede salda e forte in Gesù Cristo e la difesa dei valori della Cristianità da questa offensiva mortale, che sembra avere il sopravvento su tutto, anche sul buon senso e sulla storia.
Graziano Duso
Caro don Angelo,
parlando di calcio nel suo ultimo foglio parrocchiale è riuscito a risvegliare in me la grande rabbia da cui sono stata presa il giorno in cui il Telegiornale Rai 2 apriva, dando come prima notizia l’esclusione dell’Italia dai Campionati mondiali di calcio. Non mi fraintenda. La rabbia non per l’esclusione dell’Italia (per la quale sono dispiaciuta), ma per i quasi 10 minuti dedicati dal Tg2 a questo evento. Per me, definire questo fatto vergognoso è poca cosa. Con tutti i problemi, da lei peraltro ricordati, il telegiornale si dilungava su questo argomento, commentando la partita nei dettagli delle azioni e delle prestazioni dei giocatori. Mi sono chiesta se facessero sul serio. Purtroppo era vero! Per fortuna, le altre reti televisive si sono limitate a dare un equilibrato risalto alla notizia, inserendola dopo altre più importanti e significative sul piano della problematica umana, politica, sociale.
Lauretta Pellegrinelli Vianello