Da “INSIEME” – 12 novembre 2017
settimanale della parrocchia San Giovanni evangelista
Trovo interessante il fatto che la parrocchia abbi organizzato un incontro perché i suoi ragazzi non partecipassero alla festa pagana di Halloween. I fatti sono più efficaci delle parole e delle prediche.
Trovo pure interessante l’articolo “L’equivoco dell’accoglienza”, articolo in cui si invita ad accogliere i profughi con mentalità evangelica piuttosto che utilitaristica ed economica.
don Armando
Una festa alternativa…
• Martedì 31 Ottobre in molte parti del mondo, ma anche attorno a noi, si festeggia la “notte di Halloween”: tradizione apparentemente innocua, ma che dietro al “dolcetto o scherzetto” proposto dai bambini ,cela un’esaltazione del diavolo e della morte che spesso spaventa proprio gli ignari piccoli. E’ quindi una notte che può diventare pericolosa anche per i nostri figli e così i catechisti della 4° elementare, che si appresta quest’anno a ricevere il Sacramento della Prima Comunione, al termine della messa delle 18.30, hanno organizzato una cena in patronato che è stato un momento di allegria e condivisione anche tra noi genitori. A seguire, i bambini sono stati protagonisti di uno spettacolo In aula Magna sulla vita, le opere e le testimonianze di un ragazzo dei nostri giorni: Carlo Acutis, Servo di Dio.
Mi ha molto colpito la storia di questo ragazzo, morto all’età di 15 anni, così vicina al Signore, e il suo desiderio di combattere la buona battaglia della fede…. Carlo infatti diceva: “La nostra meta deve essere l’Infinito , non il finito. L’infinito è la nostra patria. Da sempre siamo attesi in Cielo. Proprio per raggiungere un’intimità con Dio, Carlo si serviva di una bussola speciale: la Parola di Dio e di potenti mezzi : la preghiera e i Sacramenti, in particolare l’Eucarestia, di cui si cibava quotidianamente e che considerava la sua “autostrada verso il Paradiso”. Infine, la sua frase “tutti nascono come originali ma molti muoiono come fotocopie” è stato un invito a non lasciarci trascinare dalle mode senza flettere sul loro vero significato, che non poteva essere più adatto a questa serata.
Marco Cazzador
• Quest’anno i catechisti di mio figlio di quarta elementare ci hanno proposto un modo alternativo di trascorrere la serata del 31 ottobre, lo e mio marito, con alcuni dei nostri figli, abbiamo accolto volentieri quest’invito nella serata in cui molti attorno a noi festeggia halloween. L’appuntamento era in chiesa alle 18.30 per celebrare tutti insieme la celebrazione di tutti i Santi con i nostri figli che hanno animato la messa che ci ricordava quanti santi ci hanno preceduto. Abbiamo potuto cenare insieme in patronato e assistito ad una piccola recita dei nostri figli sulla vita di Carlo Acutis che ci ha aiutato a riflettere su come la santità non è una cosa d’altri tempi e solo per adulti super eroi. Quest’anno i nostri figli hanno potuto festeggiare una bella festa dei Santi piena di luce a differenza di chi vicino a loro festeggiava fantasmini e scheletri.
Mariagrazia
L’equivoco» dell’accoglienza
• Tre africani vanno in bicicletta in autostrada, qualcuno li fotografa e sul web si inizia a ironizzare: “Ecco le risorse per l’Italia di domani!”. Sono quotidiane le critiche all’aspetto dei richiedenti asilo: “Hanno muscoli da palestra e i palmari in tasca”. Persino dalle comunità di accoglienza a volte giungono segnali di preoccupazione: “Gli abbiamo offerto pastasciutta, ma loro pretendono il loro cibo tradizionale”. Qualcuno, sull’altro fronte, si premura di smentire le accuse, sottolineando che gli immigrati sono sempre laureati, non vedono l’ora di lavorare e quando vogliono qualcosa chiedono sempre “Per favore”. Dove sta la verità? Probabilmente è come al solito equidistante dalle ideologie parziali. Quasi tutti i migranti con cui sono entrato in relazione (insieme abbiamo fatto ultimamente uno spettacolo teatrale) di mestiere vogliono fare il calciatore, danno più credito a un parrucchiere che a un insegnante, sono tutt’altro che puntuali. A conti fatti, non sono giovanotti migliori dei loro coetanei italiani, con un po’ meno di mezzi culturali. Eppure continuiamo a stupirci di queste imperfezioni, come se chi chiede soccorso dovesse presentarsi già sorridente e in abito scuro, come a un colloquio di lavoro. Noi sbagliamo quando gettiamo in mare salvagenti per ripescare il frutto delle nostre aspettative. Se salviamo gli africani perché coi loro contributi ci pagheremo le pensioni, non stiamo mettendo in pratica le Beatitudini, ma un piano aziendale. Lo straniero è un investimento se ci ricorda la domanda urgente di accoglienza che brucia dentro a ogni essere umano. Se è malato, maleducato, sfinito, l’urlo è disperato, ma più chiaro. Farci carico di chi alla fine ci darà una delusione, è mandato del nostro Fondatore: “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete?”. Gesù, a chi lo segue, chiede un passo ulteriore. Ricorda ai suoi discepoli che non sono una associazione filantropica non governativa, ma gente scriteriata e eccessiva.
di Emanuele Fani