Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 22 ottobre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 22 ottobre 2017
settimanale della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco

Il “fondo”, come al solito, è del parroco il quale, rifacendosi alla 48^ settimana dei cattolici, in pratica si dimostra critico sull’impegno reale della Chiesa, e della parrocchia in particolare, nei riguardi del problema lavoro. Don Natalino esprime, tutto sommato, un giudizio positivo su quanto le parrocchie vanno facendo per i ragazzi e per i vecchi, mentre si dimostra molto perplesso per quanto concerne il mondo del lavoro. Da parte mia gli sarei molto riconoscente se in un ulteriore intervento facesse un cenno, seppur sommario, su come la pensa lui su questo problema e quali soluzioni prospetterebbe.

Più realistico l’articolo di Alessandro Seno sulle reazioni degli studenti “costretti” ad impegnarsi in aziende senza essere pagati, mentre in verità dovrebbero essere loro a pagare chi li aiuta ad imparare per inserirsi nel mondo del lavoro. Per me sarebbe tempo che si cominciasse a pretendere di più dagli studenti e a tollerare meno le loro reazioni ad una scuola che, pur con molte perplessità, parrebbe che volesse finalmente impegnarli più seriamente.

Terzo articolo quanto mai interessante “Qualche numero dal nostro sito”, ossia la risposta, o meglio l’interesse, che destano nei parrocchiani gli interventi del parroco e dei giornalisti della parrocchia. Io non sono in grado di valutare quanto è riferito nell’articolo perché sono nato nel 1929, però sono assolutamente convinto che farsi delle domande sui risultati ottenuti è assolutamente importante, anzi necessario e sono altrettanto assolutamente convinto che nessuna parrocchia almeno tenta di venire a conoscenza di questi dati.

don Armando

IL LAVORO CI INTERESSA?
di don Natalino Bonazza

Nei prossimi giorni a Cagliari si svolgerà un importante appuntamento ecclesiale. È la 48ma Settimana sociale dei cattolici italiani. Mentre le cronache raccontano che la ripresa c’è, ma la disoccupazione giovanile persiste, e che la produzione sale ma non proprio il numero di occupati, sembra fin troppo audace e pure idealistico proporre: «il Lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale». E’ proprio questo il tema che sarà affrontato a Cagliari e sono curioso di conoscere che cosa ne uscirà fuori. Un appello ai princìpi? Troppo poco. Uno scambio dì buone pratiche? Pur utile, risulterebbe insufficiente se poi non seguisse altro.
La mia attesa è molto semplice, di base: mi aspetto che nella comunità ecclesiale sì affermi un reale interesse per il lavoro o, per meglio dire, per le persone che del lavoro sono il soggetto. Non è affatto scontato che questo avvenga in parrocchia. La nostra pastorale ordinaria sembra funzionare bene per bambini e ragazzi da una parte e per pensionati e anziani dall’altra. Agli uni costruisce belle parentesi ricreative, per gli altri garantisce buoni ambienti di ritrovo. Ma spesso sembra bypassare l’ambito fondamentale del lavoro, che è un problema lasciato ai singoli (in sostanza, se la vedano loro). Proprio questa settorialità rischia di perdere la dimensione sociale dell’evangelizzazione e di trascurare la missione educativa della Chiesa.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno

Il lavoro nobilita l’uomo…ma non lo studente sembrerebbe! Al grido di “Siamo studenti, non siamo operai ” la scorsa settimana in tutta Italia si sono svolte manifestazioni nelle piazze italiane contro “l’alternanza scuola-lavoro”, una delle parecchie novità apportate dal decreto La Buona Scuola che da un paio d’anni cerca di rinnovare il sistema educativo nazionale. Per cosa hanno protestato gli studenti? Fondamentalmente perché si trovano a dover fare i conti con un mondo lavorativo che, secondo loro, li sfrutta senza dar niente in cambio e anzi con parecchie spese in più.
Faccio un passo indietro e cerco di spiegare in cosa concerne questa “alternanza”: a partire dalla terza superiore gli studenti dovranno obbligatoriamente sostenere un numero di ore “lavorative”presso aziende convenzionate dove inizie-ranno a prendere confidenza con un mondo che, di lì a poco, li dovrebbe accogliere e integrare; si tratta di 200 ore per i licei e di 400 per gli istituti tecnici.
Naturalmente queste ore saranno conteggiate come tempo effettivo scolastico e svolte proprio durante il normale calendario accademico alternando quindi settimane di studio a settimane di lavoro; il tutto entro tre anni.
L’operazione si svolge con il completo monitoraggio da parte del Ministero dell’istruzione e di quello del lavoro che coordinano un gruppo di Tutor (professori che si interfacciano con le aziende) e assistenti (addetti delle parti lavorative che si occupano delle problematiche dei ragazzi all’interno delle ditte che offrono lo stage).
Va da se che non sono state scelte realtà operative completamente estranee all’ambito scolastico in cui operano i ragazzi per cui chi studia lingue farà l’alternanza in hotel o agenzie turistiche mentre chi ha scelto un istituto tecnico si troverà ad operare in contesti legati a qualche disciplina studiata tipo officina per chi apprende meccanica e così via.
Tutto bello no? Peccato che qualcosa non funzioni, come in tutte le operazioni che richiedono sforzi congiunti di parecchie persone e che sono nate da pochissimo tempo, per cui può succedere che un ragazzo si trovi in una realtà operativa che non riesce a valorizzarlo a dovere oppure che non si riesca a trovare situazione lavorative per tutti con conseguente intasamento delle ore di lavoro nell ‘ultimo anno di scuola.
Sono problemi che naturalmente vanno risolti con l’esperienza e la calibratura delle attività ma quello che mi stupisce è che questi ragazzi si sentono …sfruttati…perché svolgono il lavoro di altri senza essere pagati!
Come come? Senza essere pagati? E il tempo speso dagli organizzatori aziendali? E le ore perse dai lavoratori occupati per spiegare ai ragazzi il proprio ruolo? E i consigli, l’occhio e l’orecchio attento alle problematiche degli studenti, in poche parole l’esperienza delle persone che seguono il progetto? Ancora una volta, a mio giudizio, i “Millenials ” hanno perso un ‘occasione per farsi vedere pronti e svegli a nuove esperienze; ma forse lo sciopero era per saltare il compito di Fisica…

QUALCHE NUMERO DAL NOSTRO SITO

Qualche giorno fa in redazione ci è venuta la voglia di andare a vedere qual è il gradimento delle pubblicazioni che offriamo alla nostra comunità ma anche, grazie a internet, a chiunque nel mondo abbia voglia di leggerle. Oltre al settimanale «Comunità e Servizio» ed a «Il Villaggio» da un paio d’anni il nostro sito web offre anche la catechesi in formato mp3, registrata “live” da don Natalino nella cappella di Sant’Antonio. Gli argomenti trattati sono stati diversi: Le opere di Misericordia, Le Beatitudini, Le virtù Cardinali, Le sette ultime parole di Gesù Cristo in croce e I sette doni dello Spinto Santo. Quest’anno invece stiamo affrontando Le litanie lauretane. Curiosando tra i numeri è evidente che c’è un pubblico di affezionati che ogni settimana scarica o consulta «Comunità e Servizio» dato che ogni numero ha oltre 100 visualizzazioni. Ogni catechesi invece viene scaricata circa 150 volte, con picchi di oltre 1000 download. Chi la fa da padrone però è sempre «Il Villaggio», che viene scaricato almeno 400 volte, con un picco pazzesco di 10.241 download per Pasqua 2016. Cogliamo l’occasione per ricordarvi che tutti i file della catechesi e gli ultimi trenta di «Comunità e Servizio» e de «Il Villaggio» sono disponibili nel sito web.
Vi lasciamo con una piccola curiosità: «Comunità e Servizio» è stato scaricato 7 volte dal Belgio e 3 dalla Romania… Chissà chi sono questi fratelli lontani.

La redazione

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