Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA’”– 29 ottobre 2017

Da “Comunità Parrocchiale SS.TRINITA’”– 29 ottobre 2017
settimanale della comunità cristianadi via Terraglio

Se s’avverasse l’utopia di stampare un solo periodico per tutte le parrocchie di Mestre, composto da una parte dedicata al pensiero e alle problematiche teologiche e pastorali e da una parte fatta di notizie delle singole parrocchie, credo che l’editoriale di don Angelo Favero dovrebbe apparire ogni settimana nella prima parte di questo “periodico chimera”, perché questo parroco tratta sempre temi validi con intelligenza e documentazione.

Questa settimana don Favero affronta, nella prima parte dell’articolo, il tema del senso del vivere e del morire, nella seconda parte le vicende che hanno condotto alla riforma protestante. Tutti e due i discorsi sono seri ed importanti.

Questo nostro tempo

Che destino abbiamo? Che senso ha la nostra vita compresa tra due poli irrinunciabili: nascere e morire? L’arco che comprende il nascere e il morire ci accomuna a tutto il mondo animale, ma il nostro arco di vita ha la stessa dimensione o gode di un valore diverso? L’avvicinarsi del periodo dell’anno dedicato ai Santi e ai Defunti non permette di sfuggire agli interrogativi più radicali intorno alla nostra esistenza umana. Ricercare il senso del nostro esser-ci è impegno dell’intera vita, è il ruolo fondamentale dello strumento più prezioso di cui godiamo, l’intelligenza; e la ragione, che ha la funzione di elaborare quanto la nostra intelligenza viene a conoscere su questo tema, è in continua ricerca. Perché ci sono e non ci sono? chiederebbe Heidegger; è la domanda principe e due sono le risposte fondamentali possibili: sono un semplice caso, come una cartaccia sperduta sulla strada della vita sbattuta dai colpi di vento, direbbe Sartre, o appartengo ad un disegno provvidenziale di cui costituisco un punto di un complesso intelligente che supera le mie capacità di comprensione? Capita proprio in questa settimana di ricordare una scadenza fondamentale della storia della Chiesa e anche della storia dell’intera Europa. Il 31 Ottobre 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero, professore di Teologia, esponeva le sue 95 tesi appendendole al portale della chiesa del castello di Wittenberg; si trattava di un costume dei professori universitari di allora: esporre le tematiche che poi avrebbero trattato nelle lezioni cattedratiche. Si trattava di tesi che sconvolgevano non solo i concetti teologici di base ma soprattutto sconvolgevano l’intera Chiesa anche nel suo aspetto istituzionale. Occorre riconoscere che la Chiesa viveva un momento particolarmente difficile e nessun buon esempio veniva dall’alto. Celebri personaggi come il veneziano card. Contarmi continuavano a ripetere che occorreva una radicale riforma della Chiesa in consonanza con l’autentica fede in Cristo: Ecclesia semperreformanda in capite ed in membris. Papa Giulio II, cui dobbiamo l’avvio della costruzione della basilica di S. Pietro nel 1505, era in origine un francescano ma forse era più bravo come condottiero di eserciti che come papa; Venezia stessa ha avuto con questo Papa scontri bellici memorabili. Nel 1513 diviene Papa Leone X, figlio di Lorenzo de Medici, un papa più dedito alle arti che alla fede. Insomma la Chiesa era veramente mal diretta e il caso scoppiò proprio con la vendita delle indulgenze; per far soldi per la costruzione della basilica di s. Pietro Leone X hasvenduto l’arcivescovado di Magonza con tutte le conseguenze che ne derivarono. La ribellione di Lutero fu fin dall’inizio un grido di allarme e soprattutto una spinta alla revisione della vita, dei costumi, della teologia, della fede della Chiesa in quel momento. In nome dei soldi si tradiva dapprima la teologia presentando l’indulgenza come un toccasana meccanico per la salvezza eterna invece di una revisione della pena in forza della fede nel merito della croce di Cristo. Ma la cosa ancor più grave stava nel fatto che il popolo, gravemente ignorante, si fidava di predicatori che ingannavano l’umile gente con discorsi dal sapore farisaico. Questo grido di Lutero, che si ribellava ad una concezione teologica gravemente deformata, non sopportava l’inganno in nome dei soldi. L’interesse finanziario si trasformò in una spaccatura grave della Chiesa con un rifiuto prolungato delle parti di incontrarsi e discutere. La situazione si aggravò con l’intromissione delle parti politiche che per un verso vedevano la pericolosità della spaccatura che comprometteva l’unità dell’impero, come l’imperatore Carlo V, e per altro verso vedevano la possibilità di una religiosità autonoma da Roma con la conseguenza di non dover più versare denaro a Roma e nel contempo di entrare in possesso dei beni della Chiesa locale, come Federico di Sassonia. Dopo 500 anni siamo chiamati, sulla scia del Concilio, a ripensare a tutta questa storia di fratture che ha spezzato la comunità cristiana sotto alcuni aspetti in modo irreparabile. E’ difficile il dialogo ma è l’unica strada possibile.

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