Da “SAN NICOLO’ E SAN MARCO” – 1° ottobre 2017
settimanale delle relative parrocchie di Mira
Una volta ancora segnalo la rubrica “Gli appunti di don Gino”, rubrica tenuta dal parroco, che si trova in ogni numero del periodico. Gli interventi di questo parroco si leggono sempre volentieri perché sono scritti in modo scorrevole e perché trattano con molta saggezza problemi di viva attualità alla luce del sentire cristiano.
Segnalo anche una rubrica, pure settimanale, che riporta un intervento di Papa Francesco su argomenti diversi. Questa settimana c’è il commento al brano evangelico di domenica 24 settembre tenuto all’Angelus in piazza san Pietro. I giornali e la televisione riportano spesso il pensiero del Papa, ma lo fanno in maniera sommaria e sottolineando solamente i passaggi che fanno più colpo sull’opinione pubblica, mentre ritengo che sia più utile che i fedeli conoscano direttamente ed in maniera più completa la parola del Santo Padre nel foglietto parrocchiale.
LA PAROLA DEL PAPA
Nell’odierna pagina evangelica (cfr Mt 20,1-16) troviamo la parabola dei lavoratori chiamati a giornata, che Gesù racconta per comunicare due aspetti del Regno di Dio: il primo, che Dio vuole chiamare tutti a lavorare per il suo Regno; il secondo, che alla fine vuole dare a tutti la stessa ricompensa, cioè la salvezza, la vita eterna. Il padrone di una vigna, che rappresenta Dio, esce all’alba e ingaggia un gruppo di lavoratori, concordando con loro il salario di un denaro per la giornata: era un salario giusto. Poi esce anche nelle ore successive – cinque volte, in quel giorno, esce – fino al tardo pomeriggio, per assumere altri operai che vede disoccupati.
Al termine della giornata, il padrone ordina che sia dato un denaro a tutti, anche a quelli che avevano lavorato poche ore. Naturalmente, gli operai assunti per primi si lamentano, perché si vedono pagati allo stesso modo di quelli che hanno lavorato di meno. Il padrone, però, ricorda loro che hanno ricevuto quello che era stato pattuito; se poi Lui vuole essere generoso con gli altri, loro non devono essere invidiosi. In realtà, questa “ingiustizia” del padrone serve a provocare, in chi ascolta la parabola, un salto di livello, perché qui Gesù non vuole parlare del problema del lavoro o del giusto salario, ma del Regno di Dio!
E il messaggio è questo: ne! Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina – non umana, per nostra fortuna! -, cioè la salvezza che Gesù Cristo ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione. Una salvezza che non è meritata, ma donata – la salvezza è gratuita -, per cui «gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Con questa parabola, Gesù vuole aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Si tratta di lasciarsi stupire e affascinare dai «pensieri» e dalle «vie» di Dio che, come ricorda il profeta Isaia, non sono i nostri pensieri e non sono le nostre vie. I pensieri umani sono spesso segnati da egoismi e tornaconti personali, e i nostri angusti e tortuosi sentieri non sono paragonabili alle ampie e rette strade del Signore.
Egli usa misericordia -non dimenticare questo: Egli usa misericordia -, perdona largamente, è pieno di generosità e di bontà che riversa su ciascuno di noi, apre a tutti i territori sconfinati del suo amore e della sua grazia, che soli possono dare al cuore umano la pienezza della gioia. Dio che non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, del nostro Dio che è Padre.
(Angelus 24 settembre 2017)Appunti… di don Gino
BAMBINI
Papa Francesco ha concluso il suo viaggio in Colombia con un occhio nero. Scherzando ha detto ai giornalisti: “Qualcuno mi ha dato un pugno, ma sto bene”.
In verità ha sbattuto contro il vetro della papamobile mentre si sporgeva per salutare la folla.
Ma, nel viaggio di ritorno, nel consueto dialogo con i giornalisti, ha voluto dare una bella testimonianza di questo viaggio pieno di gesti di fede e di riconciliazione.
“Quello che più mi ha colpito è che i papà, le mamme alzavano i loro bambini per farli vedere al Papa e perché il Papa desse loro la benedizione. Come dicendo: “Questo è il mio tesoro, questa la mia speranza, questo il mio futuro, io ci credo. Bellissimo, bellissimo!
Questo è un simbolo, simbolo di speranza di futuro. Un popolo che è capace di fare bambini e poi mostrarli, come dicendo “Questo è il mio tesoro” è un popolo che ha speranza e futuro. E’ una testimonianza bella e commovente. Il nostro paese si avvia a diventare un paese di vecchi, forse perché stiamo perdendo la convinzione che la via sia il tesoro più bello?UN AVVIO FATICOSO
Abbiamo completato anche quest’anno le iscrizioni alla catechesi con numeri notevoli che ci costringono ad una grande fatica per organizzare i diversi gruppi, trovando i catechisti e gli orari idonei con gli spazi che abbiamo a disposizione. Ma la partecipazione delle famiglie e dei ragazzi alla Messa della Domenica, giorno del Signore, rimane piuttosto deludente. E’ una grande amarezza. Diciamo in tutte le occasioni che l’Eucaristia è il centro della vita cristiana ed è il primo catechismo, ma troviamo una “sordità” che ci preoccupa e ci amareggia.
Talvolta c’è in noi un senso di delusione che potrebbe toglierci la gioia in quello che facciamo per i nostri ragazzi e per le nostre famiglie. Eppure ci impegniamo con tutte le nostre forze per donare il meglio; per rendere l’Eucaristia della Domenica un momento bello, sereno e gioioso, ma troviamo su questa strada degli ostacoli che sembrano insuperabili: la pigrizia, la superficialità, lo sport, i centri commerciali, la gita domenicale e mille altre diavolerie. Non ci resta che affermare con forza e convinzione l’importanza dell’Eucaristia nel cammino della formazione cristiana e pregare il buon Dio che ci dia una mano.LA DROGA DELLA PAURA
Ci sono un’infinità di spacciatori della “droga della paura” verso lo straniero, il diverso, il povero. Ma nessuno dà la caccia a questi spacciatori, anzi sembra conquistino sempre più terreno. La proposta di integrare chi vive nel nostro Paese da tanto tempo, ha un lavoro e una casa, ha figli nati nel nostro territorio, parla la nostra lingua, è rispettoso delle nostre leggi, sta incontrando difficoltà insormontabili per cui l’accoglienza e l’integrazione sembrano la peggiore disgrazia che ci possa capitare. Ed è invece l’unico modo perché ognuno conosca ed usufruisca di diritti e di doveri. Calcoli politici legati alle prossime elezioni stanno facendo affossare una proposta di integrazione seria e ragionevole che, con le dovute garanzie, potrebbe sconfiggere gli spacciatori di paure e di sospetti irragionevoli.Don Gino Cicutto