Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 24 settembre 2017

Da “COMUNITA’ E SERVIZIO” – 24 settembre 2017
settimanale della parrocchia di San Giuseppe di viale San Marco

Questo foglio è normalmente ricco di contenuto. Don Natalino, il parroco, stimola continuamente i suoi fedeli alla verifica dell’impianto pastorale. In questo numero mi par degno di segnalazione l’articolo di fondo della copertina in cui il parroco spinge i suoi parrocchiani a verificare, a riflettere e a cercare soluzioni adeguate sulla funzione e sulla gestione del patronato.

Don Natalino dà molta importanza al patronato. Penso che tutti i parroci dovrebbero porsi questo problema perché molti patronati sopravvivono stentatamente.

Segnalo poi l’articolo di Alessandro Seno che, brillante come al solito, affronta il problema dell’educazione stradale e il trafiletto “Grazie agli animatori” in cui si viene a sapere che in questa parrocchia l’attività dei Centri estivi è durata 11 settimane, quindi tre mesi, e non come avviene in certe parrocchie in cui questa attività estiva dura due settimane, esclusi i sabati e le domeniche, tanto per dire che si è fatto il grest!

Prendere l’iniziativa e coinvolgersi

Metti una domenica pomeriggio soleggiata e ventosa dopo una settimana di pioggia… Che avresti voglia di fare? Una passeggiata al parco, un’uscita in laguna, una veloce scampagnata. Invece quaranta persone – molte coppie di sposi – hanno scelto di fermarsi insieme per tentare risposte ad una domanda: «I patronati sono Chiesa in uscita?». Quest’ora e mezzo di dibattito, vivace e serrato, ha concluso la Fiera dei patronati ospitata dalla parrocchia di San Pietro Orseolo in viale don Sturzo. Nessuno aveva risposte pronte in tasca. Ci siamo resi conto che i patronati – come tutta la Chiesa – si trovano in un cambiamento d’epoca. La memoria dei bei tempi ci sostiene, ma non basta più. Con essa ora ti trastulli e ora ti deprimi. Piuttosto bisogna prendere iniziativa e coinvolgersi, come insegna Papa Francesco, per uscire e non solo lasciar entrare. Uscire incontro alle persone, intercettando i loro bisogni e le loro domande, per dar vita ad un ambiente dove si fanno esercizi di vita buona. Le diverse esperienze messe in campo ci hanno suggerito che vi possono essere molte opportunità su cui investire, dai più piccoli fino agli anziani. Sarebbe illusorio voler farcela da soli, come se non aver bisogno di nessuno fosse un merito pastorale. E’ saggio piuttosto fare insieme, camminare insieme, intrecciare una rete di relazioni e di scambi. Ecco il perché la Fiera: non un evento esaurito nell’arco di un giorno, ma l’aprirsi di un processo che speriamo sempre più partecipato. Certo, anche dai giovani che questa volta non abbiamo saputo attrarre.

Don Natalino Bonazza

Uno sguardo sulla settimana

È ufficialmente diventato uno sport estremo alla stregua del Free Climbing (l’arrampicata libera col solo uso delle mani e delle gambe), del Bungee Jumping (il salto dai ponti con l’elastico attaccato ai piedi) o del parapendio (lanciarsi con un paracadute da una collina); a cosa mi riferisco?
Ma all’Attraversamento Pedonale che diamine non l’avevate capito? In effetti sembra che passare sulle strisce al giorno d’oggi sia quasi più pericoloso che fare immersione subacquea senza bombole o discesa in canoa su torrenti impetuosi, hai le stesse probabilità (anzi ben maggiori) di incappare in qualche incidente…
È notizia della scorsa settimana quella di un’anziana signora travolta, mentre stava regolarmente transitando sull’attraversamento stradale, da una moto che l’ha investita; la malcapitata è morta un paio di giorni dopo per le ferite riportate. Volete sapere quanti incidenti ci sono stati in Italia da gennaio ad agosto di quest’anno? Pensate un numero, ecco tipo tremila o quattromila vero? Bene, aggiungeteci uno zero e il gioco e fatto! Oltre 48.000 scontri si sono verificati in 8 mesi, una media di 200 al giorno!
Ovviamente non tutti sono legati ai pedoni e alle “zebre ” poste sul manto stradale ma un buon 30% riguarda persone senza motorizzazione cioè a piedi o in bicicletta.
Nella mia quotidianetà mi trovo ad attraversare la strada almeno un paio di volte al giorno e sono stato anch’io quasi vittima di un incidente legato alla fretta di alcuni automobilisti che appena vedono il rosso veneziano del tram non capiscono più niente e si lanciano in sorpassi che hanno dell’incredibile; se vuoi far valere i tuoi diritti di pedone sulle strisce sai di poter incappare in spiacevoli guai poiché se attraversi davanti al tram e punti ali ‘altro lato della strada senza avere un minimo accenno di indecisione nel guardare a sinistra, rischi di trovarti sul radiatore di qualche Suv…Se poi fai notare al cortese conducente che sta superando (contromano, cioè sula corsia opposta al suo senso di marcia) un veicolo lungo e fermo per far scendere delle persone, ti guardano come fossi un insetto da schiacciare e cominciano a diventare paonazzi dalla rabbia di non poter scendere (perché in errore ovviamente) e gonfiarti di ceffoni.
Bisogna imparare ad essere civili, il rispetto delle regole, stradali o sociali che siano, dovrebbe essere nel DNA ma purtroppo sembra che i nostri cromosomi non siano più in grado di recepire cosa è giusto e cosa non lo è col risultato che passiamo bellamente col rosso oppure posteggiamo sulle aiuole senza farci alcuno scrupolo.
Aggiungiamo a questa situazione poi delle pubblicità di automobili che mostrano una donna che mentre guida l’auto si distrae a vedere una vetrina di abbigliamento o un’altra (sempre con una donna al volante, chissà come mai) che viene distolta dalla vista della strada da un banale contrattempo ed entrambe vengono salvate dal sistema frenante delle macchine guidate che si attiva automaticamente all’avvicinarsi di qualche ostacolo (furgone o bambina sulle strisce).
Le tecnologie ci cambiano la vita, adesso è tempo che l’uomo cambi il proprio cervello facendo del rispetto di persone e cose un valore fondante!

Alessandro Seno

A.A.A. volontari cercasi

Proprio qui a Mestre, e proprio qui in viale San Marco, a fianco della nostra chiesa esiste da alcuni anni una realtà che forse molti o forse pochi di noi conoscono: Casa Aurora.
Potrebbe sembrare una realtà «strana», se ci fermiamo ai classici luoghi comuni: madri sole, bambini in difficoltà… e invece, se proviamo ad entrare, si possono incontrare volti. Volti di ragazze che soffrono e cercano, nonostante le prove della vita, di andare avanti e guarire provando a metterci volontà e impegno. Ma per chi questa volontà? Per i loro figli.
Entrando, un po’ più in là, possiamo incontrare anche volti innocenti di bambini capaci di donarci molto con i loro sorrisi e i loro giochi. Ed è per questo che il volontario o la volontaria a Casa Aurora può aiutare e anche contribuire, nella sua semplicità, a costruire un futuro, a regalare un’opportunità di crescita. Non con grandi cose, ma con strumenti semplici: una ninna nanna, una filastrocca, una fiaba, un balletto… Molto spesso si torna a casa con un movimento di emozioni e di domande che ci stimolano a riflettere, assaporando, seppur in una situazione di difficoltà, il gusto della vita. Crediamo proprio che da piccoli gesti possano nascere grandi azioni in un presente che è già futuro… che è già domani. Noi educatori di Casa Aurora avremmo piacere di farvi conoscere questa realtà a voi vicina ed è per questo che se qualcuno ha piacere di donare anche solo un pizzico del suo tempo a uno di questi volti, saremmo ben lieti di aprire la nostra porta e farvi entrare.
Vi aspettiamo.

d.r.t

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