Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” DI Via Terraglio – 3 settembre 2017

Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” DI Via Terraglio – 3 settembre 2017

Questo settimanale è diretto dal dott. Don Angelo Favero, già preside del liceo classico Franchetti di Mestre ed ora in pensione dalla scuola. Il periodico si qualifica soprattutto per gli articoli di fondo del parroco, sempre contrassegnati dalla cultura seria e profonda di chi li sorregge.

Questo sacerdote che è ben noto a Mestre soprattutto dalla classe dirigente uscita dal liceo che egli dirigeva, spesso commenta gli eventi più importanti di questo mondo che appassionano l’opinione pubblica con approfondimenti seri e documentati, per cui il periodico “vola alto”.

Di questo numero segnalo la rubrica “Questo nostro tempo”, sempre curata dal parroco. In questo numero don Angelo disquisisce sulle problematiche che l’irruzione dell’Islam nel mondo occidentale sta provocando nella cultura, nel pensiero e nella prassi religiosa.

La conclusione dell’articolo mi pare sia questa: bisogna lasciar decantare il fondamentalismo dei musulmani, cosa che avverrà lentamente nel confronto col mondo moderno, come che è avvenuto anche per il cristianesimo.

Questo nostro tempo

Viviamo ormai da parecchio tempo in Europa immersi nel clima creato dal terrorismo che appare in modo sempre più evidente essere di origine islamica. Quanti detengono il potere sulla faccia della terra erano convinti che, distrutto l’Isis, il califfato che voleva la coincidenza tra Stato e Religione islamica, si fosse trovata la soluzione dei problemi della convivenza in Europa tra cristiani e musulmani; i fatti di Barcellona e della Finlandia, per citare solo gli ultimi di una lunga serie, sono la dimostrazione più chiara che questo non si è realizzato. Il terrorismo ha un sottofondo culturale-religioso su cui si è radicato e tende a produrre i suoi nefasti esiti nei Paesi cosiddetti civili. Ci sono degli elementi che non ci possono sfuggire: questi terroristi sono di fatto europei, seppur di origine orientale o mediorientale, portano il vessillo di Maometto per cui gridano e inneggiano ad Allah akbar, in nome di Maometto e del Corano sono disposti all’omicidio e al suicidio spesso anche di massa. In realtà la provenienza prevale sulla formazione europea che hanno acquisito da due o tre generazioni; infatti hanno frequentato le nostre scuole, lavorano presso aziende nostrane, parlano correntemente le nostre lingue neolatine; ma portano una cultura di base che interpreta la religione islamica come fonte necessaria per identificare le loro persone; in questo clima la religiosità islamica tenta di rivalutarsi nei confronti della civiltà occidentale e purtroppo corre il rischio di trasformarsi in fanatismo. Si tratta della forma cieca, priva di razionalità, che ricorre alla violenza pur di imporre le proprie idee e la propria visione di vita. Dobbiamo tuttavia riconoscere che sarebbe un nostro errore madornale far coincidere la religione islamica con il fanatismo islamico. Proviamo a riflettere sul fatto che la fede cristiana, che da due millenni continua ad alimentare la nostra civiltà occidentale, ha saputo misurarsi con la sviluppo del pensiero che da Socrate in poi ha contrassegnato questo nostro mondo. La grande teologia medievale, che ha trovato dei vertici incancellabili non solo nella Chiesa ma anche in tutto il pensiero filosofico, ha avuto come direttiva fondamentale il pensiero di s. Anselmo: fides quaerens intellectum; la fede si intreccia con la razionalità umana, la supera ma non la contraddice. Eppure nella storia della Chiesa troviamo non poche volte l’oscuramento della razionalità con il fanatismo religioso. Penso con notevole smarrimento quanto spesso il dogma cristiano si è irrazionalmente imposto attraverso l’oppressione, la forza e talora anche la violenza nel tentativo di far prevalere a tutti i costi la cosiddetta verità religiosa sul libero arbitrio umano che per natura è sempre alla ricerca non solo nel campo razionale ma anche in quello della fede. Penso al rogo in cui fu spenta l’intelligenza di Giovanni Hus, il prete teologo rettore dell’Università di Praga, al Concilio di Costanza nel 1415; penso alla figura di Giordano Bruno, frate domenicano di grandissima capacità intellettuale seppur non privo di stramberie, che fu bruciato nel 1600 nel rogo di Campo dei fiori a Roma; penso al travaglio di Galileo nella prima metà del 1600 impegnato nella ricerca scientifica nel tentativo di comporre i due libri che Dio ha scritto: la Bibbia ad usum plebis e la natura a caratteri matematici. I tempi moderni ci hanno riservato dei momenti che hanno ancora qualche sapore di fanatismo per il prevalere della verità religiosa sulla persona umana: penso a papa Gregorio XVI con l’enciclica Mirari vos del 1832, a Pio IX con il Sillabo del 1864, a Pio X con la lotta al modernismo. Mi sento fortunato di vivere in una Chiesa che ha fatto passi da gigante nella via della purificazione della fede con il Concilio giovanneo. Viene spontaneo pensare alla forza dirompente e rinnovante nei confronti della fede cristiana espressa nelle famose 95 tesi di Lutero pubblicate alle porte della chiesa del castello di Wittemberg il 31 Ottobre 1517; occorre dire però che ci siamo accorti noi cattolici della grandezza di questo rinnovamento a quasi 500 anni di distanza. Purtroppo l’Islam contiene ancora vaste zone di fanatismo che avrebbero bisogno di una profonda purificazione culturale; la religione islamica avrebbe bisogno di un impatto con la razionalità illuministica e nel contempo avrebbe bisogno di riconoscere la piena liceità dello Stato civile. Insomma avrebbe bisogno di trovare l’autentica fede liberata dall’oppressione fanatica.

Don Angelo Favero

Una risposta a “Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE SS. TRINITA’” DI Via Terraglio – 3 settembre 2017”

  1. Vorrei ricordare a Don Angelo Davero che nell’anno 2000 gli chiesi cosa ne pensasse la Chiesa della globalizzazione e lui rispose che era d’accordo. Oggi , trascorsi 18 anni , stiamo ad osservare commenti negativi di quello che ha prodotto . A suo tempo gli dissi che non eravamo preparati ed oggi ancor meno la Chiesa. Il termine globalizzazione ha stravolto il ns modo di vivere e di essere. Chiedo a don Favero di vedere , da cattolico e ex docente , oltre la realta’ e la filosofia. Grazie

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