Da PROPOSTA – 4 giugno 2017
periodico della parrocchia di Chirignago
Le vacanze estive sono ormai alle nostre spalle, comunque mi pare opportuno proporre una pagina del diario relativo ad una “gita-pellegrinaggio” di una settimana compiuta a maggio da una cinquantina di parrocchiani di questa comunità cristiana assieme al loro parroco.
Per esperienza personale posso affermare che una soluzione del genere, nella quale si coniugano preghiera, riflessione, visita a luoghi di fede, con l’aggiunta di un clima amichevole ed incontri conviviali gioiosi, a livello pastorale è più producente di un corso di esercizi spirituali. So che sia la comunità di Carpenedo che questa di Chirignago fanno ogni anno un’esperienza del genere. Ci si può quindi facilmente informare sulle modalità presso i relativi parroci.
NORMANDIA
Si arriva a Mont Saint Michel attraversando la campagna bretone. La famosa abbazia, infatti, sorge proprio sui confini tra Bretagna e Normandia. E la campagna bretone è tanto diversa dalla nostra e a suo modo infinitamente bella. Dai noi i fazzoletti di terra sono segnati da fossi e da siepi e disseminati di case. In Bretagna gli spazi sono illimitati, e lo sguardo arriva all’infinito senza incontrare una fattoria e senza cambiar coltivazione: immense distese di colza, di un giallo vivacissimo, e poi altrettanto infinite piantagioni di grano … ogni tanto un villaggio di quattro case, tutte uguali, (in Francia le città sono più o meno come le nostre, ma i paesi di campagna sono completamente diversi: le case sembrano fatte con lo stampo, senza eccezioni, tutte uguali, ma veramente uguali).
Ad un tratto si vede, da lontanissimo, come una piramide. Altissima, avvolta nella nebbia. E’ Mont Saint Michel, quel complesso monastico che sorge su una rupe alta 80 metri sul livello del mare, un mare che in certe ore della giornata la avvolge completamente, ed in altre, quando la marea si ritira, la fa sembrare un gigante piantato su una palude.
Io mi ero fatto un’idea del tutto diversa dalla realtà a proposito di questo monastero. Pensavo che sulla sommità della roccia fosse stata costruita l’abbazia, e che si potesse raggiungerla con una stradina affiancata da tanti negozietti per i turisti. Tutto diverso.
Alla base della immensa roccia ci sono sì dei ristorantini e dei negozi di souvenir, ma poi bisogna affrontare una serie di scale, scalette, scaloni, che portano su, su, su e che sembra non finiscano mai. Ma siamo saliti tutti, anche Mafalda sorretta dal fedelissimo Egidio, e siamo arrivati davanti alla chiesa abbaziale da cui si contempla l’oceano. Entrati in chiesa abbiamo visto che davanti all’altare alcuni monaci ed alcune monache erano seduti per terra in attesa di cominciare a cantare il Vespero. E quando è arrivato il momento, una giovanissima e bellissima sorella si è attaccata ad una grossa corda e ha cominciato a suonare la campana che chiamava alla preghiera. Da lì è cominciata la visita al monastero che non sorge solo sulla cima, ma scendendo per altrettante scale e scalette, e attraversando un’infinita di sale e saloni, non finisce più.
E qui l’aura di mistero ti avvolge, perché ti sembra di essere ritornato ad un lontanissimo passato, fatto di silenzi, di antiche melodie, di misteri, di magie. Saloni immensi con caminetti ancor più immensi (dove si potrebbe tranquillamente bruciare un pezzo di bosco). E nonostante la stagione di primavera avanzata, le pareti ed i soffitti, altissimi e di pietra, trasmettono una intensa sensazione di freddo: come avranno fatto d’inverno a sopravvivere i monaci in queste ghiacciaie? Insomma ricordate il libro ed il film il “nome della ro¬sa”? Così.
Mont Saint Michel ti immerge in quel mondo lontano, misterioso ed affascinante.
Qualcuno del gruppo ci ritorna (stregato?) anche dopo cena. Io conservo nel cuore l’impressione di essere ritornato indietro nei secoli e la figura bella, pulita ed edificante della giovane suora attaccata alla corda della sua. Credo che qualcuna di noi mai abbia prima gustato una simile attenzione e un simile buongusto da parte di quattro cavalieri senza pari: Piero, Gianni, Luigino e don Roberto ci hanno gratificate oltre ogni dire con queste ed altre attenzioni, non ultima quella di servirci a tavola da esperti ed eleganti camerieri, dall’antipasto al liquore ammazzacaffè!
Non abbiamo parole per dire noi grazie, grazie, grazie per la serena giornata di calore, di amicizia, di doni e leccornie (per le quali siamo riconoscenti anche a qualche amico parrocchiano che ha voluto offrirceli!).Con affetto Nadia