da “L’INCONTRO” – 6 agosto 2017
settimanale della Fondazione Carpinetum
La redazione del settimanale mestrino più letto in città ha chiesto al prof. Roberto Stevanato, docente a Ca’Foscari e presidente del Centro di Studi Storici di Mestre, un parere sulla vessata questione della separazione di Mestre da Venezia. Il parere del professore è un po’ di parte perché da sempre egli auspica l’autonomia di Mestre, però credo che le sue argomentazioni ci possano essere utili per fare una scelta più responsabile al prossimo referendum.
“Mestre ha la sua dignità”
di Alvise SperandioIl presidente del Centro Studi storici Roberto Stevanato sottolinea come la terraferma abbia bisogno di riscoprire la sua storia e di costruire un futuro con le sue potenzialità
Presidente Stevanato: perché un Centro Studi storici di Mestre?
“Nell’immaginario collettivo Mestre è la città del Novecento. Chi scopre che invece ha una storia millenaria, ne resta meravigliato. Ci sono indizi su origini ancora più lontane dell’epoca romana. Adesso viviamo una città frutto degli stravolgimenti del secolo scorso, ma in realtà partiamo da molto più lontano per cui c’è tanto da studiare. Bastano poche, chiare indicazioni lavorando sulle scarse testimonianze del passato rimaste, per capire che la nostra è una comunità nata in tempi remotissimi che poi ha avuto il suo percorso di sviluppo e di crescita”.
A che punto è questo lavoro di riscoperta e consapevolezza?
“La gente sta capendo sempre di più che Mestre è città e non un’appendice di Venezia verso la quale, però, c’è ancora molto timore reverenziale. La terraferma riconosce l’eccellenza e l’unicità mondiale della città d’acqua, ma vive un po’ come il figlio che ha grandi capacità e voglia di mettersi in gioco e alla fine non riesce a crescere perché davanti a sé ha un padre di grandissima personalità e troppo autoritario”.
Perché è importante costruire un Museo della storia di Mestre?
“Perché sarebbe il punto di riferimento dove prendere atto delle proprie origini, del proprio sviluppo, delle proprie potenzialità e dei propri punti di forza che ancora non vengono valorizzati. Noi lo immaginiamo e lo proponiamo all’ex scuola De Amicis in via San Pio X che è abbandonata. Lì si potrebbero esporre tantissimi oggetti e materiali che sono custoditi a Venezia, Padova e Altino d’intesa con le Soprintendenze. Purtroppo ci viene sempre risposto che non ci sono fondi per realizzarlo: il fatto è che quando si deve mettere dei soldi a Venezia è un investimento, a Mestre sempre una spesa”.
Come sono i rapporti col Comune?
“Il Comune, oggi, è il sindaco che ha avocato a sé tutte le decisioni e tolto anche le deleghe alle Municipalità. Il modello dell’uomo solo al comando non funziona perché blocca la macchina amministrativa. Più volte ci siamo confrontati con gli assessori, ma poi i progetti si bloccano tutti finché il primo cittadino non li vaglia e mette la sua ultima parola. Anche lui, come i predecessori, non crede al Museo e per lui sostenere l’assenza di risorse è solo un pretesto”.
Cosa manca, oggi, a Mestre?
“Non c’è una cultura dell’identità cittadina. Sindaco, assessori e uffici devono rendersi conto che stanno amministrando due città diverse, Venezia e Mestre. Già trent’anni fa,assieme a Piero Bergamo, auspicavamo due progetti distinti per il centro storico e per la terraferma. Ora tutto il Comune paga le conseguenze della mancanza di un piano per l’area insulare. La prima cosa da fare sarebbe nominare due vicesindaci e dividere la competenza territoriale degli assessorati dopo aver accorpato materie simili tra loro. Così forse cadrebbero le motivazioni autonomiste che la stessa logica dell’uomo solo al comando sta alimentando”.
Cosa ne pensa del referendum separatista, se mai si dovesse votare?
“Mestre è ancora considerata periferia e questo è il motivo di fondo per cui la sua storia millenaria viene negata, come sottolineava Bergamo. La verità è che Mestre è nata come città, ma è stata ridotta a periferia. La separazione amministrativa le ridarebbe la dignità che le spetta. Il fatto che finora sia sempre stata bocciata è la ragione per cui i problemi di Mestre sono rimasti irrisolti e quelli di Venezia sono peggiorati”.