L’acqua, i politici e i gabbiani

Leggo volentieri il periodico della parrocchia di San Giuseppe in Viale san Marco a Mestre. Questa settimana desidero segnalare due articoli: il primo di Alessandro Seno che ogni settimana tiene una rubrica di attualità, intelligente e scorrevole. Questa settimana tratta il problema dell’acqua ed apprendo che lo spreco di questa preziosa risorsa sta, oltre ad un uso personale senza controllo, ad una mancata manutenzione delle condutture da parte di comuni e regioni che discutono su questioni di lana caprina e sciupano denaro a piene mani.

Nella seconda parte dell’articolo scopro che il 33 percento dei nostri parlamentari, cioè ben 501 onorevoli, ha cambiato casacca e partito in questa legislatura. Mi domando: la persona che ho votato perché ritenevo più vicina alle mie idee, quale tesi sta portando avanti ora?

Il secondo articolo, “Il gabbiano di Rovigno”, a firma R.Z., è una rilettura in chiave attuale della pagina del Vangelo “guardate gli uccelli dell’aria….”. A mio parere una pagina serena e riposante che costituisce un prezioso invito alla saggezza.

UNO SGUARDO SULLA SETTIMANA
a cura di Alessandro Seno
Vogliamo “immergerci” nel problema siccità? Oppure scriviamo sul termine tutto italiano di “Trasformismo” applicato però ai deputati italiani? Sono due argomenti che mi hanno colpito questa settimana, purtroppo in negativo.
Non si può non soffermarsi sul gravissimo problema di mancanza di piogge che sta colpendo la nostra penisola; è una situazione difficile ma non imprevista, del resto che il clima sia cambiato lo riscontriamo oramai da svariati anni e, come ampiamente predetto, muterà ancor di più nei prossimi decenni – alla faccia di chi si è “sfilato” dagli accordi di Parigi… – e sicuramente non in meglio!
Se a questo ci aggiungiamo il nostro folle consumo idrico, la media nazionale è di 245 litri al giorno A TESTA, capite bene che dobbiamo correre ai ripari al più presto. E il primo “guasto” che dobbiamo riparare è quello delle condutture che approvvigionano le città, basterebbe una manutenzione precisa e funzionale degli impianti idrici per garantire il 30% in più sui rubinetti della penisola e addirittura il 44% su quelli della capitale.
Mi chiedo come mai questi interventi si facciano sempre quando esplode il caso e non preventivamente ma se così fosse non ci sarebbe neanche l’emergenza e allora di cosa si parlerebbe sui giornali o al bar?
Forse de! malcostume tutto nazionale de! cambio di casacca? E non mi riferisco al trasferimento di questo o quel calciatore, ma del voltabandiera che i politici eletti dal popolo a guida del paese in un determinato partito finiscano poi la legislatura in un altro che spesso, sta dalla parte opposta a quello di provenienza.
Ma come? Io ho votato Mario Rossi per le sue idee di sinistra sulle pensioni e adesso me lo ritrovo a destra dove sullo stesso argomento la pensano esattamente all’opposto! Vi sembra normale?
Naturalmente questa malsana pratica coinvolge tutti i partiti e quello sopra esposto è solo un esempio; vi basti riflettere su questi nudi dati: dall `inizio della legislatura ad oggi hanno cambiato schieramento ben 501 parlamentari, un TERZO di quelli eletti! Un TERZO! Il 33% ! Ognuno è libero di fare le proprie scelte e di sbagliare ma un detto popolare recita che “Chi sbaglia paga” mentre qui a pagare sono solo gli italiani, visto che questi personaggi stanno bellamente sulle loro nuove sedie e continuano regolarmente a percepire stipendi e quant `altro.
Decidi di cambiare partito? Ti di metti dalla carica di deputato e la prossima legislatura ti ricandidi con i nuovi colori! Purtroppo questo non si può fare poiché mancherebbe il numero legale di parlamentari ma allora dovresti “blindare” gli eletti che per tutto il periodo nel quale sono in carica non possono cambiare schieramento.
L `Italia, paese baciato da svariati mari, si ritrova così ad avere una situazione paradossale: bagnata nei suoi contorni ma asciutta, quasi arsa, all’interno e poi invasa dai profughi, non solo quelli che fuggono giustamente da guerre e carestie ma anche da quelli che, all’interno vogliono sempre salire sulla nave… dei vincitori politici!

IL GABBIANO DI ROVIGNO
Da alcuni anni trascorriamo qualche giorno di vacanza a Rovigno, la bella località balneare della Croazia.
Ogni anno torniamo a posizionarci con sedie e lettini negli stessi posti e anche loro sempre lì, chi in piedi su uno scoglio, chi a cullarsi sull’onda, chi a svolazzare da un posto all’altro. Sono sempre loro, i “Gabbiani di Rovigno”, sono belli, sani, con le piume gonfie e pulite e a guardarli, sono anche sereni e tranquilli.
Ritroviamo anche “Jonatan”, un nome di fantasia che abbiamo dato ad un gabbiano facilmente riconoscibile per un problemino ad una zampa. Quasi per scherzo ci scappa una simpatica considerazione “questi gabbiani fanno proprio una bella vita”: sono in vacanza tutto l’anno, si alzano quando vogliono, vanno a dormire quando e dove gli pare, a pranzo e a cena mangiano pesce fresco e quando vogliono assaggiare qualcosa di diverso, fanno una passeggiata tra i bagnanti che danno loro anche il dessert.
Sono semplicemente liberi.
All’ improvviso scatta istintivamente il confronto con la nostra vita.
Io per poter fare questa settimana di ferie ho dovuto compilare 5 mesi prima il famoso “piano ferie”, e trascorrere quei mesi con l’ansia che un problema improvviso possa far revocare questi cinque agognati giorni di vacanza.
Inevitabile poi allargare il confronto alla vita quotidiana, alla sveglia che suona implacabile tutte le mattine, al lavoro fino sera, agli straordinari, al capo… al tempo libero che non c’è! Un pensiero va ai giovani, alle loro difficoltà per trovare un lavoro stabile, a farsi una famiglia, la casa e una volta rattoppata una soluzione, la necessità di dover lavorare entrambi per sopravvivere al muto e alle necessità personali.
Per non parlare dei problemi nel caso volessero avere un bambino. Dove lasciarlo mentre loro non ci sono, la ricerca di un asilo, la ricerca di una sistemazione alternativa quando gli asili chiudono, i centri estivi, il mal di pancia, il pediatra, il tutto da coordinare con le spese al supermercato, la pulizia della casa, il bucato, il cambio turno improvviso.
Vivono talmente sotto pressione che qualcuno arriva a dimenticarsi il figlio in macchina.
Ancora per un po’ potranno avere un supporto dai nonni ma attenti giovani, tra qualche anno la categoria nonni non esisterà più.
Con il meccanismo perverso dello spostamento in avanti dell’età pensionabile in conseguenza dell’ allungamento dell’aspettativa di vita, i vecchi più fortunati passeranno direttamente dal lavoro all’ospizio, per gli altri la fine arriverà ancora prima. Si sono inventati anche gli ipermercati sempre aperti, così anche in quelle poche ore di stacco obbligato che potevamo avere, adesso siamo veicolati agli acquisti anche durante le feste e, cosa più grave, costringendo al lavoro perpetuo i giovani che non sanno a chi lasciare i bambini.
Non c’è tregua, e questi sono solo alcuni dei condizionamenti a cui siamo sottoposti tutti i giorni.
Per farla breve, ci stiamo imponendo uno stile di vita opprimente che ci tiene sotto pressione all’inverosimile rasentando il masochismo.
Però in questa analisi c’è qualcosa che non torna, una conclusione così sfavorevole sulla qualità della vita è in antitesi col fatto che noi siamo gli esseri più intelligenti, i più progrediti, i più civilizzati del pianeta.
Nel frattempo vedo Jonatan venire verso di me con la sua personale andatura zoppicante, è tranquillo e ha un aspetto riposato, si ferma, mi guarda intensamente con i suoi occhi grandi e tondi, sembra abbozzare un sorriso e capisco cosa mi vuole dire:
“che allocchi che siete voi umani”.
R.Z.

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