Io ho sempre creduto alla necessità di usare al meglio i mezzi di comunicazione per offrire, alla gente del nostro tempo, il messaggio di Gesù. Quando penso che tutti i preti di Mestre riescono a parlare di Dio solamente al dieci per cento dei mestrini vengo colto da vertigini e da angoscia.
Nella mia vita sacerdotale, in tutte le attività pastorali affidatemi, ho sempre cercato di instaurare un dialogo con il maggior numero possibile di concittadini. Quando più di una quarantina d’anni fa mi fu affidata la San Vincenzo, che allora poteva contare solo su un numero assai modesto di persone e che praticamente viveva ai margini del pubblico interesse, diedi vita ad un mensile che chiamai “Il Prossimo”, in linea con l’impegno dei vincenziani nel creare un mondo di fratelli e di “farsi prossimo” soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più bisognosi ma purtroppo, con mio grande dispiacere e disappunto, questa testata è stata chiusa. A mio umile parere “Il Prossimo” aveva fatto rifiorire la S. Vincenzo e questa aggregazione di cristiani ha dato voce ai più poveri di Mestre e fatto nascere belle e promettenti realtà.
Un mese fa il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Carpinetum ha deciso di unificare i gruppi di volontariato di quello che io ho sempre chiamato, con una certa enfasi: “Il Polo Solidale del Don Vecchi”, realtà diventata ormai la struttura caritativa di gran lunga più importante di Mestre e al suo posto è stato creato un nuovo ente no-profit in cui sono confluiti tutti i gruppi di volontariato. In quell’occasione ho suggerito immediatamente di chiamarlo “Il Prossimo”, un po’ per onorare la memoria della vecchia e gloriosa testata a cui ero molto affezionato ed un po’ perché i volontari fossero più consapevoli di lavorare per il prossimo e non per altri scopi.
Io ho condiviso la scelta della Fondazione, volta a creare una maggiore sinergia tra i vari comparti per abbassare le spese e per razionalizzare questa significativa entità di ordine solidale, ma nel mio animo c’è anche la segreta speranza che la nuova struttura organizzativa aiuti a rinvigorire i vincoli di fraternità cristiana fra i duecento volontari e soprattutto li renda maggiormente coscienti che l’obiettivo fondamentale è quello di amare concretamente il nostro prossimo.