Il Don Vecchi è una struttura destinata agli anziani autosufficienti, questa è stata la scelta lucida che abbiamo fatto ancor prima di definire la struttura dei Centri Don Vecchi oggi esistenti. Avevamo anche previsto un comma inserito nella domanda d’accoglimento ai Centri secondo cui, nel caso di sopraggiunta mancanza di autosufficienza, i familiari avrebbero dovuto portare l’anziano nella propria casa o inserirlo in una casa di riposo. Le cose però sono andate molto diversamente. A ottant’anni il passaggio tra autosufficienza e non autosufficienza è più rapido che mai e le motivazioni per cui un essere umano dovrebbe abbandonare un ambiente signorile, che offre autonomia e nel contempo amicizia e sollievo, non sono facili né da far capire né tantomeno da far accettare a chi si è affezionato alla vita presso uno dei nostri Centri. La scelta iniziale della dismissione è diventata ogni anno più difficile da far accettare e il colpo di grazia a questa regola lo ha inferto la dottoressa Francesca Corsi, funzionaria illuminata e amica vera dei poveri e dei vecchi, quando un giorno mi disse: “Don Armando perché un anziano non può decidere di vivere ed anche desiderare di morire nella propria casa?”. Questa domanda ci ha indotto ad offrire ai nostri residenti la possibilità di vivere e morire al Don Vecchi, nella loro dimora come tutti i comuni mortali. Decidere di offrire a tutti l’opportunità di continuare a vivere al Don Vecchi ci ha imposto di ricorrere ad un’assistente disponibile sia di giorno che di notte, è sufficiente che l’anziano componga al telefono il numero 333 e dopo poco arriva l’assistente per prestare un primo aiuto.
Ieri notte l’assistente è stata chiamata e si è presentata alla porta della residente chiedendo cosa fosse successo. Sbalordita si è sentita rispondere: “Sono tanto turbata perché ho sentito dire che al Don Vecchi sarà accolta una famiglia di profughi, io però non sono assolutamente d’accordo”. Quando mi sono state riferite le pretese che questa anziana signora aveva espresso nonostante l’accoglienza ricevuta, dapprima sono rimasto interdetto e poi ho pensato a quel Salvini che per un pugno di voti va spargendo una zizzania tanto meschina. Il segretario della Lega, dopo aver governato una dozzina d’anni assieme a Berlusconi facendo fallire l’Italia, ora offre frottole e cattiverie. Di fronte a questo fatto mi è venuto da pensare che dovremmo inserire nel contratto di accoglienza ai Centri Don Vecchi una clausola: chi non crede alla solidarietà non può essere accolto perché è solo grazie alla solidarietà che è stato possibile realizzare le nostre strutture.