L’ultimo libro

Ho terminato da poco di leggere il volumetto “Frugalità” del prof. Paolo Legrenzi e spero, rifacendomi alle conclusioni di questo volume, di essere in grado di offrire almeno un piccolo contributo allo stile di vita dei miei amici.

Ho già confidato la mia fatica nell’arrivare alla fine di questo volume il cui autore è professore di psicologia presso l’università Ca’ Foscari. L’elevato livello intellettuale del testo mi fa pensare che probabilmente si tratta di un’opera diretta ad una platea di specialisti. Legrenzi non si è limitato ad utilizzare un linguaggio impegnativo per chi non conosce la materia ma cita anche il pensiero di una serie di autori a me assolutamente sconosciuti.

La tesi di fondo che emerge, e che non mi trova evidentemente d’accordo, è questa: “Molti di noi sanno che la nostra storia è qui, sulla nostra terra, che non ci sono altri mondi, né un futuro garantito da ideologie o religioni. Possiamo quindi dare solamente una nuova direzione alle nostre vite individuali e così facendo salvare il pianeta dalla spogliazione sistematica delle risorse formatesi in milioni di anni”.

Pur non essendo d’accordo sulla premessa, perché a parer mio la vita non ha né giustificazione né senso se non nella prospettiva dell’eternità, concordo sulla conclusione e cioè che non abbiamo il diritto di sprecare le risorse del Creato, a danno delle generazioni future, col nostro consumismo esasperato ed assurdo. L’autore continua poi sostenendo che dobbiamo prendere coscienza dei debiti che abbiamo contratto a causa dei danni provocati dai nostri sperperi, frutto di una vita innaturale a cui ci siamo abituati ritenendo lecito e perfino necessario quello che non lo è affatto. L’emerito professore suggerisce di riflettere su questo argomento per avviarci verso quella frugalità necessaria per educarci e per educare ad uno stile di vita più sobrio e meno artificioso. L’illustre psicologo ci suggerisce di imboccare la strada della frugalità invece di perseverare in modi di vivere impostici subdolamente dal consumismo che produce sprechi e riduce drasticamente la disponibilità di risorse per il futuro. Invita poi a sostituire i nuovi piaceri fittizi della vita contemporanea con i piaceri antichi in linea con la natura ma per cominciare questo processo, prima di decidere che non possiamo fare a meno di qualcosa, dobbiamo imparare a domandarci: “Ne abbiamo proprio bisogno? E se ne facessimo a meno?”. Queste simulazioni, a parere dell’autore, potrebbero avviarci nella giusta direzione. Questo discorso a me non risulta nuovo perché ci viene riproposto ogni anno dalla Quaresima. Mi auguro che le tesi espresse in questo volume, grazie al ruolo dell’autore, sortiscano effetti migliori di quelli che abbiamo ottenuto noi sacerdoti in tanti anni di prediche.

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